Gladiatrici a Wimbledon
Dal momento che la finestra della mia attuale abitazione si affaccia in lontananza su Wimbledon Park, la scorsa settimana ho visto folle di sportivi così appassionati che spesso si accampavano nella notte per ottenere i posti migliori per il torneo di tennis più importante del mondo che si tiene ogni anno nelle vicinanze. L’esempio è contagioso. Una sera mi ci sono recato per qualche ora.
L’ingresso serale non è né per i posti migliori, né per le migliori partite – mi ricordo sempre che una volta una hostess d’aereo mi disse: “Non si può avere champagne al prezzo della birra”. Così non ho visto alcuna di quelle partite in singolo che sono il più grande spettacolo del nobile sport del tennis: una mente, una volontà e una forza, in singolar tenzone contro un’altra, in un contesto eminentemente magistrale, come fossero due gladiatori, ma senza spargimento di sangue. Tuttavia, ho potuto guardare diverse partite in doppio di uomini e donne, due contro due.
Tutti gli uomini che ho visto giocare erano vestiti con mia grande sorpresa con pantaloncini al ginocchio, perché, si suppone, non possano ostacolare il tennista. Invece il vestito delle giocatrici raggiungeva al massimo la metà coscia. Naturalmente niente sembrava più normale, anzi molte spettatrici erano vestite ancora più succintamente. Ora, faceva caldo, ma com’è che nessuno degli uomini dicesse alle figlie, alle sorelle, alle mogli – alle madri! – che un simile abbigliamento è consono solo per gli occhi del marito?
Ma c’era un altro problema che saltava all’occhio, ancora più grave. Il tennis è uno sport di gladiatori in cui un diritto tonante alla linea di fondo e una volée di respinta portano ad un premio, rendendo indispensabile la forza fisica e la resistenza, lo spirito combattivo e la volontà di dominare. Dal momento che queste sono prerogative maschili, naturalmente le donne fanno del loro meglio per imitare gli uomini, e questo potrà lusingare l’orgoglio mascolino, ma noi uomini ci siamo mai soffermati a considerare come stiamo snaturando le nostre donne ammirandole e incoraggiandole a fare i gladiatori? La sola gladiatrice che si sarebbe potuta vedere aggraziata, l’altra sera si voltò sgraziata nel momento in cui si preparava alla respinta o a ricevere un diritto tonante!
Così che qui si tratta di una questione pratica: quando una donna si impegna in un campionato di tennis o in qualsiasi altro sport che valorizza la mascolinità, potrà mai considerare diversamente da qualcosa di cui sbarazzarsi, quel mensile impedimento, talvolta paralizzante, datole da Dio, che le ricorda che lei è stata concepita per la continuazione della razza umana? Disprezzando o bloccando la sua fertilità, come potrà mai tutelarla per la maternità? Possono quindi i connazionali di Wimbledon, Roland Garros e Flushing Meadows, ecc, essere sorpresi se i loro tassi di natalità sono al collasso? Hanno il diritto di lamentarsi se i loro paesi sembra che stiano per essere rilevati da immigrati, in un futuro non troppo lontano?
Kyrie eleison.