La Saggezza di Monsignore

Lavorando sulle lettere mensili dal Seminario di Winona tra gli anni delle consacrazioni episcopali (1988) e l’anno della morte di Mons. Lefebvre (1991), ho avuto modo di leggere una serie di citazioni dirette di quegli ultimi anni della sua vita. Che chiarezza di visione!

Ecco alcuni esempi di metà giugno 1988, cioè dopo aver preso la decisione fare le consacrazioni, ma prima che le consacrazioni avessero luogo effettivamente:

“Non è vero che tra noi e Roma vi è solo una questione di dettagli da negoziare. Il problema di fondo è sempre lì – liberalismo e modernismo di Roma. Essi [gli uomini di Chiesa romani] intendono portare noi e tutte le nostre opere sul Concilio, mentre ci si lascia un po’ di Tradizione . . .”

Il cardinale Ratzinger [come poi avvenne] “mi ha messo davanti una lettera al Papa che avrei dovuto firmare, chiedendo scusa per i miei errori! Ma siamo noi che dovremmo interrogarli sulla loro fede! Dovremmo chiedere loro di pronunciare il giuramento antimodernista . . . . Ma ogni volta che io ho messo avanti loro liberalismo e il loro modernismo, non hanno mai risposto. Hanno continuato a persistere nei loro errori”.

“Più ci si pensa, più ci si rende conto che le loro intenzioni non sono buone . . . . Non possiamo metterci nelle loro mani . . . . Abbiamo fatto un onesto tentativo per continuare la Tradizione sotto la protezione di Roma, ma non ha funzionato . . . . Non hanno mai inteso assicurare un posto alla Tradizione in seno alla Chiesa. Ho intrapreso questi negoziati” (maggio 1988) sulla base “della debole speranza che questi uomini di Chiesa fossero cambiati. Essi non sono cambiati, se non in peggio” In conclusione: “Non credo che si possa dire che la Roma non abbia perso la fede”.

E nel 2007 e 2008, abbiamo visto qualcosa che venisse da Roma che ci persuadesse del contrario?

Se qualcuno la pensa così, che ci mostri la sua prova.

Kyrie eleison.