Sofferenza di Cristo

La vigilia della Domenica delle Palme è sicuramente un buon momento per considerare con San Tommaso d’Aquino (IIIa, Q46, art.5,6) come la sofferenza di Cristo abbia superato ogni altra sofferenza. Naturalmente Cristo non poteva soffrire nella sua impassibile natura divina, ma scelse la sua natura umana perfetta, concepita per opera dello Spirito Santo e nata dalla Vergine Maria, per fornirsi di uno strumento di sofferenza incomparabilmente sensibile, in anima e corpo, per riscattare tutti noi e per salvarci dall’Inferno, se lo vogliamo.

Per quanto riguarda il Corpo di Cristo, ogni parte di esso, dal capo coronato di spine ai piedi trafitti dai chiodi, fu tormentata nella Sua Passione, culminante nei dolori lancinanti della morte in Croce, tre ore di tormento tra i crampi per spingere sui piedi inchiodati per respirare, e la dispnea o il soffocamento per reggersi sulle mani inchiodate per alleviare i crampi. La crocifissione era stata studiata appositamente perché fosse atroce – entrambe le parole [in inglese: crucifixion (crocifissione) e excruciating (atroce)] derivano dal latino crux, crucis, “croce”.

Per quanto riguarda l’ Anima di Cristo, con la sua gamma di percezione molto più ampia di quella dei semplici sensi corporei, quantunque perfetti, St. Tommaso indica tre ordini di sofferenza.

In primo luogo, per la scienza infusa, Cristo vide tutti i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi, e scelse di pagare col suo sacrificio per tutti quei peccati in generale. In altre parole Egli usò le sue doti sovrumane, non per evitare la sofferenza, ma per soffrire di più. Eppure, allo stesso tempo ha voluto soffrire non solo con un calcolo divino, in base al quale una semplice puntura della Persona divina sarebbe stata un pagamento infinito e più che sufficiente, ma con un calcolo umano, subendo Egli solo come le esecuzioni di innumerevoli criminali!

In secondo luogo, con la normale conoscenza umana, Cristo soffrì nella sua anima osservando i diversi tipi di persone che contribuirono alla sua Passione: Ebreo e Gentile, uomo e donna (ad esempio, la serva che beffeggia Pietro), capi e popolo, amici e nemici. In particolare, dice San Tommaso, Cristo ha sofferto nella sua anima per essere stato odiato dal suo stesso popolo, allora ancora il Popolo Eletto da Dio, e – peggio di tutto – per essere stato abbandonato e tradito dai suoi stessi Apostoli. In terzo luogo, come ogni uomo, Cristo soffrì nella sua anima per il dover morire, e quanto più innocente e perfetta fu la sua vita, tanto più acutamente soffrì per il doverla perdere e per l’ingiustizia di questa perdita.

Ora, quale altro essere umano, o massa di esseri umani, ha vissuto una vita perfetta e innocente; ha scelto di darla via con una morte così orribile come con la crocifissione; è stato in grado di vedere tutti i peccati di tutti gli uomini e ha desiderato pagare per loro; e infine ha constatato l’abbandono di tutti intorno a lui, al punto di sentirsi abbandonato anche da Dio (“ lama, lama, sabactani ”)? Ci sono stati sei milioni di questi uomini, ma non si potrebbe pretendere che il loro sacrificio sia stato motivato da qualcosa come la carità di Cristo, con il suo travolgente amore divino e umano per tutti noi poveri peccatori. Quindi il loro sacrificio non potrebbe essere lontanamente paragonabile al suo.

Kyrie eleison.