Parassita e ospite – II

Parassita e ospite - II on Febbraio 6, 2016

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Due settimane fa questi “Commenti” sono ritornati su un campo minato perché hanno difeso l’idea che ci sia ancora qualcosa di cattolico in ciò che è diventata la Chiesa cattolica a partire dal Vaticano II. Tale posizione è molto contestata. Per esempio, da un lato gli attuali dirigenti della Fraternità San Pio X agiscono come se la Chiesa ufficiale a Roma fosse ancora tanto cattolica che la FSSPX non potrebbe fare a meno del suo riconoscimento ufficiale. Dall’altro lato, tante anime che hanno veramente la fede cattolica respingono totalmente l’idea che ci sia ancora qualcosa di cattolico nella “Chiesa” guidata oggi da “Papa” Francesco. Quello che segue è solo un tentativo di cogliere quanto ci sia di vero in entrambe le posizioni.

Al cuore del problema c’è il modernismo, malattia essenziale del Vaticano II. Il modernismo è inevitabilmente, per sua natura, un animale singolare e viscido. E questo perché il suo principio basilare è quello di adattare il cattolicesimo all’intrinsecamente anti-cattolico mondo moderno. Papi conciliari come Paolo VI e Benedetto XVI hanno inteso sia rompere sia non rompere con la tradizione cattolica. Cosa questa che per qualsiasi mente sana è impossibile, perché è semplicemente contraddittorio. Dal momento che questi Papi vennero eletti per corrispondere al mondo moderno, le loro menti non erano sane, ma portavano nel sangue la contraddizione. E visto che hanno avuto quasi 50 anni per conformare la Chiesa alla loro follia, sotto ogni aspetto, ciò che è emersa è una Chiesa così diversa dalla Chiesa preconciliare che nella realtà essa merita il nome di neo-Chiesa.

Inoltre, anche se una pratica cattolica pre-conciliare, come ad esempio la Benedizione Eucaristica, viene mantenuta nell’odierna neo-Chiesa, il fondamento mentale su cui essa poggia, nelle menti di coloro che vi assistono, rischia di essere tutt’altro che solido, perché la dottrina della Presenza Reale è al tempo stesso tradizionale e non tradizionale, dato che la consacrazione è affidata a dei sacerdoti aggiornati che sono ancora e non sono più veramente sacerdoti. Mentre, volendo, sono sacerdoti, al tempo stesso, volendo, sono anche solo presidenti. Diventa vero quello che si sente come tale, perché la mente è sganciata dalla realtà oggettiva. Si è immersi in piacevoli sensazioni soggettive, ignari di ciò che si sta facendo, perché tutti (o quasi) lo fanno. Per chiunque abbia la vera Fede, tale mancanza di oggettività, lungi dall’essere cosa piacevole, è nauseante. Non c’è da stupirsi che quelle anime respingono la totalità della neo-Chiesa.

Ma se si rispetta la realtà, si è costretti ad ammettere che ci sia ancora della fede nella neo-Chiesa. Un laico mi dice che suo padre che è stato un fedele frequentatore del NOM negli ultimi 45 anni, ha ancora la fede. Un sacerdote mi dice di ricordare che una laica presentò allo stesso Mons. Lefebvre le ragioni per le quali sentiva necessario assistere al NOM, e questi si limitò ad un’alzata di spalle. E potrei moltiplicare le testimonianze che mi sono pervenute sul persistere della fede cattolica a fronte di tutto ciò che è sbagliato nel NOM. La ragione di queste reali testimonianze dovrebbe essere ovvia. Nonostante sia la parte essenziale della religione soggettiva e ambigua, il NOM può essere ciò che si vuole sia. Un sacerdote può celebrarlo “decentemente”, un cattolico può assistervi “devotamente”. Le virgolette servono a prevenire gli intransigenti che insisteranno nel dire che con il NOM non ci può essere né vero decoro né vera devozione, ma quando essi dicono queste cose, io penso che si stacchino dalla realtà. Grazie a Dio, è Lui il giudice! Non c’è dubbio che il NOM così com’è stia minando ed erodendo da tempo il decoro e la devozione cattoliche, ma da qui a dire che ormai non ci sarebbe più niente di tutto questo nella “neo-Chiesa”, mi sembra essere una grossolana esagerazione.

Non che i capi della FSSPX abbiano ragione a voler essere re-inseriti nella neo-Chiesa, lungi da ciò. Le pecore che in essa non sono ancora infettate dal soggettivismo, sono totalmente esposte a questo terribile pericolo, e neppure i pastori ne sono immuni. Guai ai vescovi che hanno lasciato che il soggettivismo si diffondesse nella Chiesa cattolica. Essi hanno una tremenda responsabilità.

Kyrie eleison.