Narrazione del Natale
Narrazione del Natale on Dicembre 23, 2017
Il seguente momento culminante di una narrazione certamente appropriata al tempo natalizio, è stato posto sulla bocca della Madre di Dio mentre ella rientra nella sacra grotta di Betlemme e descrive agli amici che l’accompagnano la nascita umana di Dio, nel luogo stesso in cui essa è avvenuta. E’ stato un coraggioso scrittore ad arrischiarsi a descrivere la scena e a metterne le parole sulla bocca della Madre. Non tutti i lettori di questi “Commenti” potranno convenire che questo tentativo abbia avuto successo. Poco importa. Altri lettori potranno trovare molto gradita questa scena, che comunque è realmente accaduta e che si deve essere svolta in un modo simile; ed è per questi ultimi lettori che viene qui riproposta:—
«Maria si rialza ed entra nella grotta dicendo: “Tutto, tutto come allora! . . . Ma allora era notte . . . . Giuseppe fece lume al mio entrare. Allora, solo allora, smontando dall’asinello, sentii quanto ero stanca e gelata . . . . Un bue ci salutò, andai ad esso, per sentire un poco di calore, per appoggiarmi al fieno . . . . Giuseppe qui, dove io sono, stese il fieno a farmi letto e lo asciugò per entrambi, Gesù e me, alla fiammata accesa in quell’angolo . . . perché era buono come un padre nel suo amore di sposo-angelo . . . . E tenendoci per mano, come due fratelli spersi nel buio della notte mangiammo il nostro pane e cacio, e poi egli andò là, ad alimentare il fuoco, levandosi il mantello per fare ostacolo all’apertura . . . . In realtà egli calò il velo davanti alla gloria di Dio che scendeva dai Cieli, Gesù, e con Gesù io stetti sul fieno, al tepore dei due animali, ravvolta nel mio mantello e con la coperta di lana . . . . Caro sposo mio! . . . In quell’ora trepida in cui ero sola davanti al mistero della prima maternità, sempre colma di ignoto per una donna, e per me, nella mia unica maternità, colma anche del mistero di che sarebbe stato vedere il Figlio di Dio emergere da carne mortale, egli, Giuseppe, mi fu come una madre, un angelo fu . . . il mio conforto . . . allora, sempre . . .
“E poi il silenzio e il sonno che caddero ad avviluppare il Giusto . . . perché non vedesse ciò che era per me il quotidiano bacio di Dio . . . . E per me, . . . ecco le onde smisurate dell’estasi, venienti dal mare paradisiaco, e che mi sollevavano di nuovo sulle creste luminose sempre più alte, portandomi su, su, con loro, in un oceano di luce, di luce, di gioia, di pace, di amore, fino a trovarmi persa nel mare di Dio, del seno di Dio . . . . Una voce dalla terra, ancora: ‘Dormi, Maria?’. Oh! così lontana! . . . Un’eco, un ricordo della terra! . . . E così debole che l’anima non si scuote, e non so con che rispondo, mentre salgo, salgo ancora in questo abisso di fuoco, di beatitudine infinita, di preconoscimento di Dio . . . fino a Lui, a Dio, a Dio stesso . . . . Oh! ma fu Gesù che nacque in me, o sono io che sono nata dai Fulgori della Santissima Trinità, quella notte? Sono io che ho dato alla vita Gesù, o fu Gesù che mi ha aspirata per dare la vita a me? Non so . . .
“E poi la discesa, di Coro in Coro, di astro in astro, di strato in strato, dolce, lenta, beata, placida come quella di un fiore portato in alto da un’aquila e poi lasciato andare, e che scende lentamente, sulle ali dell’aria, fatto più bello per una gemma di pioggia, per un briciolo di arcobaleno rapito al cielo, e si ritrova sulla zolla natia . . . . Il mio diadema: Gesù! Gesù sul mio cuore . . .
“Seduta qui, dopo averLo adorato in ginocchio, Lo ho amato. Finalmente ho potuto amarLo senza barriere di carne, e da qui mi sono mossa per portarLo all’amore di quel Giusto che come me era degno di amarLo fra i primi. E qui, fra queste due rustiche colonne, io Lo ho offerto al Padre. E qui Egli ha riposato per la prima volta sul cuore di Giuseppe . . . . E poi Lo ho fasciato e insieme Lo abbiamo deposto qui . . . . Io Lo cullavo mentre Giuseppe asciugava il fieno alla fiamma e lo teneva caldo poi mettendolo sul petto del Bambino, e poi li, ad adorarLo tutti e due, curvi su di Lui, come io ora, a bere il Suo respiro, a vedere a che annichilimento può condurre l’amore di Dio per gli uomini, a piangere le lacrime che si piangono certo in Cielo per la gioia inesausta di vedere Dio».
Kyrie eleison.