Sopravvivenza in prigione

Sopravvivenza in prigione on Gennaio 20, 2018

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Alessandro Solzhenitsyn (1918–2008) è uno dei pochi scrittori veramente grandi del XX secolo, perché non è senza Dio, ma è tornato a Dio grazie alle sue sofferenze sotto la tirannia totalitaria della Russia comunista, durata dal 1917 al 1989. Il suo maggiore lavoro è Arcipelago Goulag, in tre volumi, nei quali egli descrive ampiamente la propria esperienza, vissuta dal 1945 al 1953 all’interno dell’arcipelago comunista dei campi di prigionia diffusi in tutta la Russia. Egli è sopravvissuto all’esperienza e i suoi scritti comprendono suggerimenti o validi consigli su come sopravvivere nelle moderne prigioni totalitarie di oggi. Si è inteso dire che i globalisti hanno già costruito delle prigioni negli Stati Uniti per rinchiudervi i nemici dello Stato globalista, che sicuramente includeranno i cristiani convinti. I seguenti sette punti per aiutarsi a sopravvivere sono stati ricavati da Arcipelago Goulag e presentati l’anno scorso in Francia:

* All’interrogatorio preliminare , non tentare di raggirare o ingannare gli interroganti quando per una settimana ti è stata data la minima razione di cibo e sonno per la sopravvivenza. Piuttosto fai la parte dell’idiota dall’inizio alla fine, ad es. rispondendo: “non lo so”, “non ricordo”. In ogni caso, non ingannare te stesso, sono gli interroganti che trascrivono l’interrogatorio – il Partito è la loro coscienza ed essi non vogliono perdere i loro posti di lavoro.

* Una volta dentro la prigione , pratica qualsiasi tipo attività della mente in maniera sufficientemente intensa che nessun tipo di sofferenza possa essere in grado di farti perdere l’equilibrio mentale.

* Convínciti il più velocemente possibile che la tua vita passata è finita, perfino la vita stessa. Una volta che non hai più niente da perdere e ne sei convinto, e la tua mente ha fatto quanto è in suo potere, attaccati alla linea che hai deciso, e allora non avrai più paura, automaticamente troverai le risposte giuste e come darle, e loro non avranno più potere su di te, e se devi morire lo farai con dignità e con la coscienza tranquilla. E’ questa la forza morale che essi temono e che fanno il possibile per fiaccare, ad esempio avanzando le false speranze di ricevere un perdono.

* Non attaccarti a niente, sii separato da tutto, e avrai la calma e la libertà mentale per giudicare serenamente le persone e le circostanze. Affidati solo alla tua memoria per ricordare tutto ciò che sai dell’uomo e della natura umana.

* Rinuncia a qualsiasi desiderio di organizzare la tua vita, per preservare la tua tranquillità mentale.

* Non credere ad alcuno, diffida di tutti: dentro il goulag, nessuno fa niente per niente.

* Infine, tieniti vicino ai prigionieri decenti contro i criminali e gli informatori, facendoti giustizia con le tue mani, se necessario. Infatti una delle scoperte più straordinarie nel tuo viaggio attraverso questa scena dell’Inferno è che i tuoi nemici peggiori non sono le guardie della prigione, ma . . . i tuoi compagni di prigione. La legge di questa giungla è: oggi tu tirai le cuoia, domani tocca a me. Tutto quello che puoi fare è colpire prima, anche se ti viene risposto col coltello . . . in breve, fatti rispettare se non vuoi essere sfruttato.

Quanto all’uso della forza fisica per l’autodifesa, la Chiesa insegna che deve essere proporzionata all’attacco minacciato. Ma il punto principale di Solzhenitsyn è la rinuncia a tutte le speranze terrene, il distacco da tutti i beni, la calma della mente, la pace della coscienza, in breve quella forza morale interiore che trasferisce la paura da sé agli avversari. Qui i cattolici sono universalmente riconosciuti come vittoriosi, per la loro vita di preghiera con la quale vivono vicino a Dio. “E’ questa la vittoria che ha sconfitto il mondo, la nostra fede” (I Gv. V, 4).

Kyrie eleison.