“Pii” sogni – I
“Pii” sogni – I on Maggio 12, 2018
Nel giugno dello scorso anno, un confratello in Francia ha redatto un buon articolo sul fatto che la Fraternità San Pio X dovesse o non dovesse ottenere dalle autorità della Chiesa a Roma uno statuto canonico che tutelasse gli interessi della Fraternità. Ovviamente il Quartier Generale della Fraternità a Menzingen, in Svizzera, crede nell’ottenimento di tale statuto, e se l’attuale Superiore Generale verrà rieletto per un terzo mandato a luglio, questo è l’obiettivo che la Fraternità continuerà a perseguire. Tuttavia, è alquanto meno ovvio che tale obiettivo debba essere perseguito. L’argomento svolto su otto intere pagine di Ocampo n. 127 di giugno 2017, è qui di seguito sintetizzato in una singola pagina.
La posizione dell’articolo è che la Fraternità non deve in alcun modo porsi sotto le autorità della Chiesa Conciliare, che hanno in mano tutto il potere e sono imbevute dei principi della Rivoluzione Francese fatti propri dal Vaticano II, perché sono i Superiori che plasmano i soggetti e non viceversa. Mons. Lefebvre fondò la Fraternità per resistere al tradimento della Fede cattolica operata dal Vaticano II. Sottomettendosi ai conciliaristi, la Fraternità si unirebbe ai traditori della Fede.
Le autorità della Chiesa sono i vescovi diocesani e il Papa. Quanto ai vescovi, quelli apertamente ostili alla Fraternità potrebbero essere meno pericolosi di quelli che si dimostrano amichevoli, ma che non hanno compreso le assolute esigenze della Tradizione cattolica, che non sono le esigenze della sola Fraternità San Pio X. Quanto al Papa, se le sue parole e azioni dimostrano che sta lavorando contro quella Tradizione cattolica che è suo dovere sostenere, allora i cattolici hanno il diritto e il dovere di proteggersi sia dal modo in cui egli sta abusando della sua autorità, sia dal loro stesso innato bisogno di seguire e obbedire all’autorità cattolica. Ora, in teoria, un Papa conciliare può promettere una speciale protezione per la Tradizione della Fraternità, ma in pratica le sue stesse convinzioni lo portano a impegnarsi perché la Fraternità riconosca il Concilio e abbandoni la Tradizione. Data la sua grande autorità di Papa, in grado di imporre la sua volontà, la Fraternità deve stare lontana da lui.
L’esperienza dimostra che i tradizionalisti che si ricongiungono alla Roma conciliare possono iniziare semplicemente tacendo sugli errori del Concilio, ma in genere finiscono con l’accettare tali errori. Il loro iniziale consenso a tacere, alla fine si rivela mortale per la loro trasmissione della Fede. E col naturale scivolare da un compromesso all’altro, possono persino finire col perdere la Fede. È la Fede che faceva dire a Mons. Lefebvre che se i Romani conciliari non ritorneranno alla dottrina delle grandi Encicliche anti-liberali dei Papi – cosa che finora non hanno fatto e non faranno – ogni ulteriore dialogo tra Romani e tradizionalisti è inutile, e – si avrebbe potuto aggiungere – decisamente pericoloso per la Fede.
L’articolo elenca anche otto obiezioni a questa posizione, riportate qui in corsivo insieme ad una breve risposta:
1 Con la Prelatura personale Roma offre alla Fraternità una protezione speciale. Protezione forse dai vescovi diocesani, ma non dalla suprema autorità del Papa nella Chiesa. 2 Le richieste di Roma per un accordo sono diminuite. Solo perché le concessioni mirando la cooperazione pratica sono più efficaci per ottenere la sottomissione dei cattolici, come ben sanno i comunisti. 3 La Fraternità insiste per essere accettata da Roma “così come siamo”, cioè Tradizionale. Per i Romani ciò significa “Come sarete, una volta che la cooperazione pratica vi avrà fatto vedere quanto siamo bravi”. 4 La Fraternità continuerà ad attaccare gli errori del Concilio. Nulla cambierà. Roma prenderà tutto il tempo che vuole per insistere su dei cambiamenti sempre più grandi. 5 Ma a Papa Francesco piace la Fraternità! Come al Lupo Cattivo piaceva Cappuccetto Rosso! 6 La Fraternità è troppo virtuosa per farsi ingannare da Roma. Folle illusione! Lo stesso Monsignore fu inizialmente ingannato dal Protocollo del 5 maggio 1988. 7 Diverse comunità tradizionali si sono ricongiunte con Roma senza perdere la vera Messa. Ma molte di esse hanno finito col difendere i maggiori errori del Concilio. 8 Papa Francesco come persona è in errore, ma la sua funzione è sacra. Riconoscere la sacralità della sua funzione non può obbligarmi a seguire i suoi errori personali, cioè l’abuso di questa stessa sua funzione. La vera fede è al di sopra del Papa.
Kyrie eleison.