“Postmodernita’” – II
“Postmodernita’” – II on Agosto 31, 2019
A rischio di affaticare i lettori con variazioni sul tema della Verità, questi “Commenti” commenteranno ulteriormente la sintesi della Cultura come religione; l’interpretazione postmoderna del rapporto tra cultura e religione, di Wojcieck Niemczewski, già citata la scorsa settimana. Infatti dobbiamo salvare le nostre anime, e un pericolo profondo nel modo di salvare le nostre anime è l’accecamento della nostra più alta facoltà, che è la nostra mente, a cui segue immediatamente la corruzione del nostro cuore. E il pericolo più profondo per le nostre menti oggi è il presupposto universale che le idee non contino, che la verità non sia importante. Guardate come il Vaticano II ha preferito la modernità al cattolicesimo fedele, in particolare nel documento conciliare Gaudium et Spes, e poi come la Fraternità San Pio X ha preferito i Romani conciliari al loro fedele Fondatore, e comunque, come la grande maggioranza dei sacerdoti e dei laici li hanno seguiti.
Cominciamo con l’esporre in ordine i pensieri di Niemczewski, per vedere da dove egli parte e dove sta andando: 1 Non c’è Dio oggettivo perché “Dio” è una elaborazione soggettiva dentro ognuno di noi. 2 Perciò le vecchie “verità” della religione e della filosofia di ieri non hanno più alcun fondamento. 3 Inoltre non si adattano più al mondo reale di oggi, che sta cambiando in tutti i domini e più velocemente che mai. 4 Peggio ancora, tali verità stanno bloccando il progresso moderno, o la “cultura della scelta” che ci permette di adattarci al cambiamento e che garantisce la libertà di ognuno di noi di mettere insieme il proprio stile di vita. 5 Per rimanere adattabile alla modernità, l’uomo postmoderno deve accettare questa non universale e non obbligatoria “cultura della scelta”, che non impone all’uomo né norme né alcuno superiore a lui. 6 In conclusione, la verità deve lasciare il posto alla libertà, la religione alla cultura e la direzione alla deriva. 7 Quindi abbasso la Verità, e viva la “cultura della scelta”!
Purtroppo, per l’uomo postmoderno, c’è una realtà al di fuori della sua mente, così vicina a lui come le sue stesse braccia e gambe, e questa realtà extra-mentale ha leggi proprie, che non dipendono in alcun modo dalla sua mente. Per esempio, se ha mal di denti, egli dovrà andare dal dentista e non dal pescivendolo. E queste leggi non sono solo fisiche, ma anche morali. Per esempio, se una povera ragazza ha un aborto, non sarà in grado di evitare i rimorsi di coscienza, per quanto lo vorrebbe. Il libero arbitrio di ognuno di noi esseri umani è indiscutibilmente libero – da qui la possibilità della “cultura della scelta” di Niemczewski – ma tale cultura della scelta può funzionare solo all’interno e non al di fuori del quadro strutturato delle leggi della realtà extra mentale, fisica e morale. Così sono libero di scegliere per l’eternità il Cielo o l’Inferno, ma non sono libero di scegliere di infrangere seriamente la legge morale e tuttavia andare ancora in Cielo.
Gli antichi greci al loro apice, hanno preceduto di centinaia di anni l’Incarnazione di Nostro Signore, per cui non hanno potuto beneficiare né della grazia soprannaturale né dell’illuminazione. Ma, naturalmente, essi osservavano – non hanno per noente inventato – le gravi e inevitabili conseguenze della crescita di esseri umani contro la struttura morale della vita umana, e a tale crescita hanno dato un nome – “hybris”, che oggi chiameremmo “orgoglio”. Così la presentazione di Niemczewski della “cultura della scelta” inizia con la negazione di Dio e finisce con la sfida a Dio, ma mentre egli può piegare la mente degli uomini a favore della sua “cultura”, è tuttavia incapace di piegare l’eterna e ineffabile Esistenza di Dio, o l’eterna e assoluta necessità della Verità. Per esempio, se non esiste una cosa come la verità, ne consegue che questo stesso assunto è una verità. Quindi, nel negare ogni e qualsiasi dogma, nessuno è così dogmatico come i Massoni, e nel loro soggettivo minare ogni dottrina, nessuno è così dottrinale come i modernisti e i neomodernisti.
In breve, un uomo come Niemczewski si rifiuta di riconoscere che nell’ambito della scelta dell’umanità esiste uno spazio di realtà che non è di sua scelta. Gli ecclesiastici del Vaticano II si rifiutano di riconoscere che il Deposito della Fede non può essere modernizzato. E i capi della NeoFraternità San Pio X si rifiutano di riconoscere che i Romani conciliari sono mercanti di fantasia. La “cultura della scelta” finirà per costare caro a tutti loro. Può costare loro l’eternità se non riescono a riappropriarsi del loro senso cattolico.
Kyrie eleison.