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Il Libero Arbitrio Apprezzato

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A proposito del dramma delle anime che cadono nell’Inferno (e molti scelgono di farlo – Mt . VII, 13; XXII, 14), un lettore solleva il classico problema che può essere inquadrato brevemente come segue. O Dio vuole che le anime si dannino, o non lo vuole. Se lo vuole, è crudele. Se non lo vuole, eppure succede, allora Dio non è onnipotente. Quindi: o Egli è crudele o non è onnipotente? Quale dei due?

Subito vediamo di stabilire che Dio non manda alcuna anima all’Inferno. Ognuna delle molte anime dannate ha condotto se stessa all’Inferno con una serie di scelte che essa ha fatto liberamente durante la sua permanenza sulla terra. Dio ha dato ad essa la vita, il tempo e il libero arbitrio, insieme ad un gran numero di aiuti naturali e di grazie soprannaturali, per convincerla a scegliere di andare in Paradiso, ma se essa le rifiuta, allora Dio lascia che abbia ciò che ha voluto, cioè un’eternità senza di Lui. E per un’anima fatta da Dio solo per possedere Dio, questa perdita di Dio è di gran lunga la più crudele delle sofferenze dell’Inferno. Quindi Dio desidera che l’anima scelga il Paradiso (“vuole che tutti gli uomini siano salvati” – I Tim. II, 4), ma vuole permetterle il male della scelta dell’Inferno, al fine di trarre da questo male un bene maggiore.

Si noti qui l’uso dei due verbi “desiderare” e “volere”. “Volere” qualcosa è più energico che il mero “desiderarla”. È così che un padre di famiglia può anche non desiderare che suo figlio soffra le aspre esperienze della vita, ma in vista di tutte le circostanze egli può volere che il figlio le patisca, perché sa che questo è il solo mezzo perché impari. Allo stesso modo, nella parabola del Figliol Prodigo, il padre non desidera che il figlio più giovane lasci la casa e sperperi i suoi beni, ma vuole lasciarglielo fare perché in effetti il padre sa che da questo può venirne del bene – il ritorno a casa del figlio, ora pentito: un giovane più afflitto, ma più saggio.

Allo stesso modo, Dio desidera per un verso che tutte le anime si salvino, perché è per questo che Egli le ha create, ed è per questo che Egli è morto per tutte loro sulla Croce, dove una gran parte delle sue sofferenze consistette proprio nella sua consapevolezza che molte di esse non avrebbero scelto di approfittare della loro redenzione per salvarsi. Un Dio così in nessun caso può essere considerato o chiamato crudele! Per altro verso, Dio non vuole che tutte le anime si salvino, se loro stesse non lo vvogliono, perché se lo volesse lui sarebbero tutte salve, visto che Egli può tutto: è l’onnipotente. Ma, date tutte le circostanze, questo in pratica significherebbe disprezzare la libera scelta di quelle che, abbandonate a se stesse, sceglierebbero di non essere salvate, significherebbe cioè violare il loro libero arbitrio. E invece, basta vedere con quanta passione gli stessi uomini apprezzino il loro libero arbitrio, come disprezzino il prendere ordini o come amino essere indipendenti. Essi sanno che il libero arbitrio è la prova che non sono animali o robot. Così Dio preferisce che il suo Paradiso sia popolato di uomini e non di animali o robot, ed è per questo che non vuole che tutti gli uomini siano salvati, se loro stessi non lo vogliono.

Ma Dio non vuole che le anime siano dannate, perché questo sarebbe di nuovo una crudeltà da parte sua. Egli vuole solo permettere che esse si dannino, in vista del bene che le anime possano acquisire l’eternità per loro libera scelta, così che Egli avrà un Paradiso di esseri umani e non solo di animali o robot.

E allora, il suo desiderio di salvare tutte le anime significa che Egli non è affatto crudele, mentre la dannazione di molte anime prova che da parte sua non v’è mancanza di onnipotenza, ma la scelta di dar valore al libero arbitrio delle sue creature e l’infinita gioia che prova nel premiare col Paradiso le anime che hanno scelto libremente di amarlo sulla terra.

Madre di Dio, adesso e nell’ora della mia morte, aiutami ad amare tuo Figlio e a scegliere il Paradiso!

Kyrie eleison.