Discussioni rinnovate? – III
Molti lettori di questi “Commenti” potranno non essere contenti se per la terza volta consecutiva ci si occupa di quelli che possono loro sembrare semplici argomenti tra sacerdoti, in particolare l’incontro del 22 novembre a Roma fra il Cardinale Ladaria e Don Davide Pagliarani. Ma ogni essere umano, cattolico o no, soffrirà eternamente nell’Inferno se non salva la sua anima. Questo può essere fatto solo in accordo con la dottrina cattolica, e quindi la dottrina deve essere mantenuta pura. Fin dagli anni ‘70 il più fedele difensore della dottrina cattolica contro la confusione del Vaticano II all’interno della Chiesa cattolica, è stata la Fraternità San Pio X. Ma dal 2012 anche la Fraternità ha oscillato nella sua fedeltà a questa dottrina. Quindi è cosa che riguarda ogni essere umano vivente se le rinnovate discussioni con Roma metteranno o non metteranno fine alla fedeltà della Fraternità alla Chiesa e alla dottrina dell’unico e solo Salvatore degli uomini, Nostro Signore Gesù Cristo.
Due settimane fa questi “Commenti” (CE 594) hanno presentato in generale il comunicato stampa del 23 novembre in cui il Quartier Generale della Fraternità a Menzingen, in Svizzera, ha descritto l’incontro del giorno precedente tra il nuovo Superiore Generale della Fraternità, Don Davide Pagliarani, e il capo romano della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Cardinale Ladaria. Una settimana fa, ancora questi “Commenti” (CE 595) hanno presentato il testo completo del terzo e del quarto paragrafo di questo comunicato stampa, con il loro barlume di speranza per il fatto che la Fraternità tornerà sulla scia del suo Fondatore a difendere la dottrina della Fede. Ma quando il quinto paragrafo conclude che le discussioni dottrinali con Roma dovrebbero essere riaperte, il barlume si è fatto scuro, non solo perché le discussioni dottrinali fra Roma e la Fraternità si sono già svolte tra il 2009 e il 2011 (CE 594); non solo perché i neo-modernisti come i Romani di oggi non possono pensare in modo retto (CE 595); ma anche perché Roma ha un solo scopo nel discutere con la Fraternità: porre fine alla storica resistenza della Fraternità contro l’instaurazione del loro Nuovo Ordine Mondiale di Satana.
In effetti, ogni volta che i comunisti volevano conquistare un paese, il principale ostacolo sulla loro strada era sempre la Chiesa cattolica, che respinge completamente – dottrinalmente – il materialismo ateo degli stessi comunisti. Ma i comunisti hanno imparato a non combattere i cattolici sulla dottrina, dove i fedeli cattolici sono troppo forti: e hanno invece invitato i cattolici a unirsi a loro in un’ azione congiunta, apparentemente in nome del popolo, perché una volta che i cattolici e i comunisti finivano col collaborare nell’azione, questi ultimi sfruttavano i rapporti pratici per aggirare il blocco dottrinale. L’unica cosa che i comunisti non volevano era che i cattolici interrompessero ogni contatto, in quanto così essi non avrebbero più potuto influenzarli.
Fu così che accadde dieci anni fa quando il Cardinale Castrillón era l’uomo di Roma per trattare con la Fraternità; egli usò fondamentalmente la stessa tattica: “Per prima cosa mettiamoci insieme, e fatto questo risolveremo in seguito tutti i problemi dottrinali. L’importante è innanzitutto un accordo pratico”, affermava il Cardinale. Al contrario, Mons. Lefebvre ha sempre insistito affinché la dottrina cattolica venisse per prima. I suoi successori hanno pensato che loro capissero meglio, e di volta in volta hanno cercato il contatto con gli apostati Romani, che, logicamente, questi sono stati ben felici di acconsentire, col risultato che la difesa della Fede da parte della Fraternità ha continuato a venire meno costantemente dal 2000. II sale sta perdendo il suo sapore. A meno che la Fraternità non cambi seriamente rotta, essa finirà col diventare buona solo per essere gettata via e calpestata (Mt V, 13).
Un altro problema è se la Fraternità vuole le discussioni per ottenere il permesso ufficiale per la consacrazione di una nuova generazione di vescovi, di cui ha bisogno per il suo apostolato mondiale. Ma se non vuole consacrarli senza il permesso di Roma, allora può solo accettare le condizioni di Roma, perché la Fraternità sta diventando la mendicante e Roma colei che sceglie. Ma in tal modo la Fraternità sta decisamente mettendo i Romani conciliari al posto di guida, dove per la difesa della Fede essi sono assolutamente fuori posto. Quindi ci si chiede: il nuovo Superiore Generale vuole riaprire le discussioni con l’intento di ottenere un permesso romano? Dio lo sa. In ogni caso, per il Superiore Generale discutere con Roma significa danzare con lupi. Occupazione pericolosa.
Kyrie eleison.