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Ri-Orientamento della FSSPX

Ri-Orientamento della FSSPX posted in Commenti Eleison on Gennaio 23, 2021

Lo scorso Novembre don Pagliarani, Superiore Generale della FSSPX, ha scritto una lettera per commemorare il 50 ° Anniversario di fondazione della Fraternità. Don Edward MacDonald, sacerdote della “Resistenza” in Australia, ha scritto un prezioso commento a quella lettera, riassunto qui sotto:

1. Don Pagliarani chiede: “È ancora viva la fiamma (della carità senza paura) trasmessa dal nostro Fondatore? Esposta ad una crisi indefinitamente prolungata sia nella Chiesa che nel mondo, questa preziosa torcia non rischia di indebolirsi e spegnersi?”. Ma nella sua lettera, Don Pagliarani non risponde alla sua stessa domanda.

2. In tutta la sua lettera Don Pagliarini accenna appena al Concilio Vaticano II. Tuttavia, se non ci fosse stato il Vaticano II, non ci sarebbe stato bisogno della FSSPX. La Roma moderna è la fonte di tutti gli errori di Fede, dottrina e morale contro i quali la FSSPX ha combattuto. I Papi postconciliari hanno implementato gli insegnamenti del Concilio. Il Vaticano è la sede dell’apostasia. Don Pagliarani non fa cenno agli errori del Vaticano II. Perché no? Per lui quella battaglia è finita. La FSSPX è ora con il Vaticano II e la Chiesa Conciliare, contro il movimento della “Resistenza”.

3. Don Pagliarani riduce la lotta alla “vita spirituale”. Per l’Arcivescovo Lefebvre il regno di Nostro Signore Gesù Cristo è il primo fine e portare la vita spirituale nelle anime ne è la conseguenza. Ma Don Pagliarani considera primaria la vita spirituale, dicendo: “la nostra lotta è permettere a Nostro Signore Gesù Cristo di essere l’asse della nostra vita spirituale, la fonte di tutti i nostri pensieri, di tutte le nostre parole e di tutte le nostre azioni”.

4. Secondo Don Pagliarani, è stato detto tutto. Non è rimasta alcuna battaglia dottrinale da intraprendere. La FSSPX continuerà a parlare, presumibilmente ripetendo vecchi argomenti, contro gli errori del Vaticano II. Infatti la FSSPX non sta parlando contro gli errori del Vaticano II. Ci sarebbe molto da dire di nuovo su come il Papa continui a trarre nuovi errori dai documenti del Vaticano II. La risposta ad Amoris Laetitiae è completa? Se la FSSPX non ha nulla di nuovo da dire è perché ha cessato di combattere gli errori Vaticani.

5. Monsignor Viganò sta trovando molte cose nuove da dire sugli errori della Chiesa Conciliare. La FSSPX non può dire queste cose perché ha capitolato ed è stata messa a tacere. Essa non può più difendere i diritti di Nostro Signore Gesù Cristo. Nel Novembre 2020 Don Daniel Themann, Superiore del Distretto della FSSPX in Australia, ha proibito ai membri di protestare pubblicamente contro un pubblico rito satanico nel Queensland. Fecero riparazione discretamente nella loro cappella.

6. Nella lettera di Don Pagliarani la stanchezza è un tema ricorrente. Ma la stanchezza non appartiene ai santi. Essi non si stancano mai, non si stancano mai della battaglia. Monsignor Lefebvre non si stancò mai della lotta. Era già in pensione quando si rese conto che doveva prendere le armi in una nuova battaglia contro la Chiesa Conciliare. La FSSPX è stanca e affaticata ed ha deposto le armi. Non ha “niente di nuovo da dire”.

7. Negli ultimi quindici o più anni i seminari della FSSPX non hanno più fornito ai seminaristi la formazione dottrinale necessaria per combattere gli errori moderni. Il modernismo e il liberalismo sono stati promossi nei seminari. Gli ordinandi sono disposti a scendere a compromessi sulla verità. Collaborano con entusiasmo e si sottomettono ai vescovi diocesani modernisti. Don Wegner, ex Superiore del Distretto degli Stati Uniti, una volta si vantava di aver stretto accordi con quaranta vescovi statunitensi, tutti liberali, conciliari e modernisti.

8. Ogni sacerdote che è rimasto nella FSSPX dopo la sua capitolazione ha deciso esplicitamente, o almeno tacitamente, di accettare questo nuovo orientamento della FSSPX. Non sono più Cattolici militanti. La Chiesa è indefettibile. La FSSPX non lo è mai stata. Ha disertato.

9. Ora non c’è più nessuna importante organizzazione che si opponga alle forze del male atee e comuniste all’assalto e alla conquista della società. La sterilizzazione della FSSPX ha spento l’ultima grande fonte di grazia e benedizioni per il mondo. Le poche sacche di resistenza rimaste sono incapaci di fermare, o anche solo di ostacolare, la schiavitù comunista del mondo.

Kyrie eleison.

Due vescovi

Due vescovi posted in Commenti Eleison on Dicembre 21, 2019

Fin dall’estate e dall’autunno del 2012, quando divenne chiaro che due dei tre vescovi della Fraternità San Pio X non stavano più prendendo posizione nei confronti dei rapporti della Fraternità con Roma, come avevano fatto con la loro lettera del 7 aprile al quartier generale della Fraternità, molti componenti della Fraternità, sacerdoti e laici, si sono chiesti perché. Alcune persone, allora o da allora, avranno pensato che il cambiamento di posizione dei vescovi fosse una questione di persone o personalità. Ma poiché la lettera metteva in guardia severamente contro l’abbandono del chiaro rifiuto di Mons. Lefebvre di tenere contatti con la Roma non convertita, la maggior parte delle persone prese il cambiamento dei due vescovi per quello che era, cioè la conversione dei due vescovi al nuovo principio del Superiore Generale di stabilire dei contatti con Roma prima della sua conversione. Eppure, dal momento che la Roma conciliare dal 1988 al 2012 non era cambiata se non in peggio, come mai i due vescovi sono cambiati?

La domanda mantiene oggi tutta la sua importanza. Cos’ha da guadagnare la Fraternità per la Fede – non la Fede per la Fraternità! – attraverso i suoi contatti amichevoli con i Romani conciliari ancora impegnati a fondo nel loro ecumenismo del Vaticano II, fino ad includere la venerazione del Papa per l’idolo di Pachamama negli stessi giardini del Vaticano? Una cosa sembra certa: negli ultimi 20 anni la Fraternità ha basato tutto il suo futuro su questa amicizia, e rinunciarvi ora significherebbe ammettere che questi 20 anni sono stati tutti un grande errore. Comunque, la Fraternità, che ha un grande bisogno di nuovi vescovi per il suo apostolato tradizionale mondiale, non può scegliere e consacrare dei vescovi tradizionali di suo gradimento, perché questi non sarebbero certo graditi ai Romani conciliari. E’ per questo che i due vescovi, nel 2012, hanno posto una pesante croce sulle loro proprie spalle, ogni anno sempre più pesante, in quanto hanno contribuito a spingere la Fraternità in un vicolo cieco, al punto che nel 2019 essa non può avere e non avrà dei vescovi proprii.

Delle recenti informazioni aiutano a fare luce sulla mantenuta decisione dei due vescovi di abbandonare la linea di Monsignore: conversione prima dei contatti. Per quanto riguarda Mons. de Galarreta, veniamo a sapere che non appena venne diffusa su Internet la lettera del 7 aprile, egli si affrettò a chiedere scusa al Superiore Generale per tale diffusione, smentendola assolutamente; ma come ha potuto rifiutare la diffusione della lettera senza dissociarsi anche dal contenuto? Sembra che tale pubblicazione gli abbia fatto temere l’imminente implosione della Fraternità, più che il vicolo cieco in cui si cacciava la Fraternità con il sostanziale abbandono della difesa della fede tenuta come primaria da Monsignore. La sopravvivenza della Fraternità era quindi più importante di quella della fede?

Da parte sua, Mons. Tissier de Mallerais impiegò più tempo per ritirare la sua firma, per così dire, dalla lettera del 7 aprile, ma la sua ritrattazione divenne chiara all’inizio del 2013. Ad un amico egli spiegò la sua posizione da vescovo: oggi la conversione di Roma non può avvenire in un colpo solo; il riconoscimento ufficiale ci permetterà di lavorare molto più efficacemente dall’interno della Chiesa; abbiamo bisogno di pazienza e tatto, di prenderci tempo per non turbare i Romani che ancora non gradiscono le nostre critiche al Concilio, ma ci stiamo facendo strada gradualmente – non è quello che hanno fatto i Santi? Dobbiamo continuare a denunciare gli scandali e ad accusare il Concilio, ma dobbiamo essere intelligenti per capire il modo di pensare dei nostri avversari, che dopotutto includono la Sede di Pietro. La politica di Mons. Fellay non è realmente fallita: il 13 giugno 2012 non è stato firmato alcunché, niente di catastrofico, niente di sorprendente è accaduto negli ultimi 17 mesi. Alcuni sacerdoti ci hanno lasciato, cosa che trovo deplorevole, per mancanza di prudenza e di giudizio da parte loro, ma è stata tutta colpa loro. In breve, si deve cercare di essere più fiduciosi verso gli altri e meno fiduciosi in se stessi, occorre fidarsi della Fraternità e dei suoi capi. Tutto è bene quel che finisce bene. Questo dovrebbe essere lo spirito delle tue prossime decisioni e dei tuoi prossimi scritti.

Qui finiscono le ragioni del vescovo che raccomanda al suo amico di seguire Mons. Fellay. Ma ci si chiede: Mons. de Galarreta o Mons. Tissier de Mallerais o Mons. Fellay hanno pienamente capito le ragioni di Monsignore che lo portarono a interrompere i contatti con i Romani conciliari? Tutti e tre questi vescovi non hanno gravemente sottovalutato la persistente crisi causata degli uomini di Chiesa conciliari che hanno tradito la Verità e la Fede? In che modo il compromesso dottrinale o la politica meramente umana con Roma potranno risolvere questa crisi pre-apocalyptica?

Kyrie eleison.

Ancora Scivolamento – II

Ancora Scivolamento – II posted in Commenti Eleison on Novembre 9, 2019

Nel caso in cui i lettori pensassero che la conversazione di settembre, qui riportata la scorsa settimana, tra Dom Placide di Bellaigue in Francia e le autorità della Fraternità San Pio X in Svizzera, non sia sufficiente a dimostrare che la Fraternità si sta ancora allontanando dalla difesa della vera Fede, ecco un altro rapporto che porta alla stessa conclusione: circa nello stesso momento in cui il Superiore Generale della Fraternità (SG) rilasciava la sua rassicurante intervista del 12 settembre, ha nominato una Commissione di tre persone per recarsi a Roma e riprendere le discussioni teologiche con i Romani conciliari, quelle stesse che si erano già svolte dal 2009 al 2011 senza alcun risultato. E quali sono stati i tre rappresentanti della Fraternità che il SG ha scelto per le discussioni? Non altri che Mons. Fellay, Don Pfluger e Don Nély, il triumvirato che aveva governato la Fraternità dal 2006 al 2018, e nonostante tutti e tre siano stati esclusi dal Capitolo Generale elettivo del luglio 2018! Un piccolo retroscena è di nuovo necessario.

Nel precedente Capitolo Generale elettivo del 2006, i 40 principali sacerdoti della Fraternità rimasero fedeli, meno fedeli che nel 1994 (come ammise una volta Mons. Fellay) ma comunque fedeli al principio di buon senso cattolico di Mons. Lefebvre, che nello scontro tra la Fraternità e Roma erano in gioco questioni così importanti per la Fede che nessun accordo puramente pratico senza un accordo dottrinale avrebbe potuto risolvere tale scontro. Ora, nel 2006, Mons. Fellay aveva da tempo cessato di prendere sul serio la dottrina. Per lui, come per Papa Benedetto XVI, per tutti i modernisti e per la massa degli abitanti del mondo di oggi, la Verità di Dio è meno importante dell’unità degli uomini, ma sapeva che all’interno della Fraternità molti membri seguivano ancora Monsignore nel loro rispetto della Verità di Dio, e così continuò a chiedere a Papa Benedetto che si svolgessero delle discussioni dottrinali affinché la Fraternità e Roma potessero riunirsi.

La richiesta era stata intrinsecamente sciocca fin dall’inizio, perché le dottrine della Tradizione cattolica e del Vaticano II non possono essere riunite più che le contrastanti concezioni di 2+2=4 e 2+2=5. Ma sia il Papa sia il SG apparentemente speravano che le due parti potessero accontentarsi di un 2+2= 4,5, perché per entrambi l’unità era più preziosa della verità. E così le “discussioni dottrinali” si svolsero tra quattro rappresentanti per parte, dal 2009 al 2011. Tuttavia, nel 2009 Mons. Fellay aveva ancora dovuto nominare quattro rappresentanti della Fraternità che prendevano sul serio la Verità cattolica, mentre i romani erano fermamente attaccati alle anti-verità del Vaticano II, cosicché le discussioni non condussero da alcuna parte. Allora l’unità non riuscì a prevalere sulla Verità.

Ma al Capitolo Generale provvisorio (non elettivo) della Fraternità del 2012, tra i 40 sacerdoti più importanti della Fraternità l’opinione era cambiata, cosicché il principio di Monsignore che la dottrina veniva prima venne abbandonato, e la Fraternità accettò ufficialmente che venisse prima l’unità. Tuttavia, tra i sacerdoti della Fraternità si sollevò immediatamente un forte movimento di resistenza che minacciò l’unità della stessa Fraternità. E così, quando nel Capitolo elettivo del 2018 i 40 sacerdoti amavano ancora abbastanza la Verità da estromettere dall’incarico Mons. Fellay e i suoi due Assistenti, nondimeno il nuovo SG riprese nuovamente l’idea delle discussioni dottrinali con i Romani conciliari, un’idea ancora intrinsecamente sciocca, ma sempre attraente quanto lo è non solo ritenere la torta desiderata ma anche mangiarla. E quindi il SG andò a Roma alcuni mesi fa, dove lui e i Romani devono aver sognato di nuovo il 2+2= 4,5: è così le “discussioni dottrinali” sono tornate sul tavolo.

Ma mentre nel 2009 Mons. Fellay aveva dovuto scegliere gli amanti della Verità per rappresentare la Fraternità, il nuovo SG sembra aver scelto proprio i tre ufficiali della Fraternità che avevano presieduto il Capitolo del 2012, che aveva posto l’unità prima della Verità! Allora, chi sta ingannando chi? Se il nuovo SG si illude che sia possibile una unità non dottrinale, guai per la Fraternità, ora e per il prevedibile futuro. Se egli non è illuso di per sé, allora sta agendo sotto la pressione di Roma o di Menzingen fellayzzato, o di entrambi? Il che è la stessa cosa, perché Mons. Fellay ha fatto tutto il possibile per mettere Menzingen e la Fraternità sotto il potere di Roma. E’ Roma che sta quindi muovendo il giuoco, strofinando il naso della Fraternità nella sporcizia della stessa Fraternità.

Kyrie eleison.

Lettera dei Vescovi

Lettera dei Vescovi posted in Commenti Eleison on Ottobre 5, 2019

Un lettore chiede quali siano state le circostanze che hanno portato alla lettera del 7 aprile 2012, indirizzata a Mons. Fellay e ai suoi due Assistenti, e scritta dagli altri tre vescovi allora della Fraternità San Pio X. La lettera sta rapidamente diventando storia antica, ma i lettori possono ricordare che essa ha avuto un ruolo importante nel sensibilizzare i cattolici tradizionali sul significativo cambiamento di direzione della Fraternità, surrettiziamente avvenuto nei precedenti 15 anni, e che molti di loro non avevano notato. Ma nel marzo del 2012 era come saltato il coperchio, o tutto era uscito allo scoperto.

In quel mese, su “Cor Unum”, il giornale della Fraternità pubblicato tre volte all’anno per i sacerdoti, il Superiore Generale (SG) scrisse che era tempo che la Fraternità cambiasse la politica di Mons. Lefebvre che escludeva ogni accordo pratico senza un accordo dottrinale, e questo perché l’ostilità degli ecclesiastici romani nei confronti della Tradizione diminuiva e quindi la fiducia della Fraternità nei loro confronti poteva aumentare. In fatti, era dall’inizio degli anni 2000 che sempre più sacerdoti e laici della Fraternità sospettavano che essa fosse guidata in una direzione diversa. Allora ecco che lo stesso SG confermava questi sospetti. Quel numero di “Cor Unum” provocò un certo scalpore all’interno della Fraternità.

Al tavolo da cena del Priorato della Fraternità a Londra, in Inghilterra, l’editore di questi “Commenti” chiese davanti a tutti se doveva scrivere al SG una lettera di protesta contro il cambio di direzione, e di inviarla a Mons. Tissier perché ne verificasse il contenuto. Un collega sacerdote chiese sempre a tavola se la lettera non dovesse essere presentata anche a Mons. de Galarreta, così che la lettera potesse arrivare alla sede della Fraternità come protesta congiunta contro un allontanamento così grave dalla costante predicazione e pratica di Monsignore circa la “Dottrina prima di tutto”. Il collega aveva ragione, e così nacque l’idea di una lettera firmata dai tre vescovi. Quando fu consultato sul progetto, Mons. Tissier raccomandò di scrivere una bozza della lettera, alla quale, quando gli fu sottoposta, egli diede la sua entusiastica approvazione. La bozza fu poi presentata a Mons. de Galarreta, il quale approvò, ma rafforzò notevolmente il contenuto della bozza riscrivendo l’ultima parte della stessa. Il testo finale fu poi firmato da tutti e tre i vescovi e inviato alla sede centrale di Menzingen con copie per il SG e i suoi due Assistenti.

La loro risposta arrivò solo una settimana dopo. Non per niente la sede centrale aveva cambiato la direzione della Società mascherando il cambiamento. Pensavano veramente che la Roma conciliare stesse diventando più cattolica, al punto che le gravi riserve di Monsignore riguardo alla cooperazione con i neo-modernisti a Roma fossero in effetti superate. Nel 1988, Monsignore aveva detto al Cardinale Ratzinger che la cooperazione era impossibile, perché la FSSPX e Roma stavano lavorando in direzioni opposte: Roma voleva scristianizzare la società mentre la FSSPX cercava di ri-cristianizzare la stessa società. Ma nel 2012 il quartier generale della FSSPX era fermamente convinto che la situazione fosse cambiata, e così, opponendosi ai tre vescovi, era come se non si opponessero a Monsignore. Ma che cosa avrebbe detto quest’ultimo delle scomposte bravate di Papa Francesco? Piuttosto, cosa non avrebbe detto? Tuttavia, in un libro-intervista recente dell’ormai ex-SG, Mons. Fellay scarta con forza anche la minima critica a Papa Francesco.

Fu così che nel giugno 2012, ad una data prestabilita, Mons. Fellay si recò a Roma con un collaboratore di fiducia per suggellare un accordo con Roma che avrebbe finalmente posto fine all’”inutile disputa” di 37 anni tra la stessa Roma e la FSSPX. Inutile? Disputa? La Roma conciliare è in guerra con la Tradizione cattolica! E’ chiaro che i Romani avevano appreso della lettera dei tre vescovi: e così, a che cosa sarebbe servito loro intrappolare la dirigenza ufficiale della Fraternità se gli altri tre dei suoi quattro vescovi avessero evitato la trappola? La Tradizione rischiava di ricominciare tutto da capo. Fu così che nel 2012 il SG tornò da Roma a mani vuote. A quel punto doveva mettersi al lavoro su quei tre vescovi per poterli portare dalla sua parte. Non ha sprecato il suo tempo . . .

Kyrie eleison.

Discussioni rinnovate? – III

Discussioni rinnovate? – III posted in Commenti Eleison on Dicembre 15, 2018

Molti lettori di questi “Commenti” potranno non essere contenti se per la terza volta consecutiva ci si occupa di quelli che possono loro sembrare semplici argomenti tra sacerdoti, in particolare l’incontro del 22 novembre a Roma fra il Cardinale Ladaria e Don Davide Pagliarani. Ma ogni essere umano, cattolico o no, soffrirà eternamente nell’Inferno se non salva la sua anima. Questo può essere fatto solo in accordo con la dottrina cattolica, e quindi la dottrina deve essere mantenuta pura. Fin dagli anni ‘70 il più fedele difensore della dottrina cattolica contro la confusione del Vaticano II all’interno della Chiesa cattolica, è stata la Fraternità San Pio X. Ma dal 2012 anche la Fraternità ha oscillato nella sua fedeltà a questa dottrina. Quindi è cosa che riguarda ogni essere umano vivente se le rinnovate discussioni con Roma metteranno o non metteranno fine alla fedeltà della Fraternità alla Chiesa e alla dottrina dell’unico e solo Salvatore degli uomini, Nostro Signore Gesù Cristo.

Due settimane fa questi “Commenti” (CE 594) hanno presentato in generale il comunicato stampa del 23 novembre in cui il Quartier Generale della Fraternità a Menzingen, in Svizzera, ha descritto l’incontro del giorno precedente tra il nuovo Superiore Generale della Fraternità, Don Davide Pagliarani, e il capo romano della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Cardinale Ladaria. Una settimana fa, ancora questi “Commenti” (CE 595) hanno presentato il testo completo del terzo e del quarto paragrafo di questo comunicato stampa, con il loro barlume di speranza per il fatto che la Fraternità tornerà sulla scia del suo Fondatore a difendere la dottrina della Fede. Ma quando il quinto paragrafo conclude che le discussioni dottrinali con Roma dovrebbero essere riaperte, il barlume si è fatto scuro, non solo perché le discussioni dottrinali fra Roma e la Fraternità si sono già svolte tra il 2009 e il 2011 (CE 594); non solo perché i neo-modernisti come i Romani di oggi non possono pensare in modo retto (CE 595); ma anche perché Roma ha un solo scopo nel discutere con la Fraternità: porre fine alla storica resistenza della Fraternità contro l’instaurazione del loro Nuovo Ordine Mondiale di Satana.

In effetti, ogni volta che i comunisti volevano conquistare un paese, il principale ostacolo sulla loro strada era sempre la Chiesa cattolica, che respinge completamente – dottrinalmente – il materialismo ateo degli stessi comunisti. Ma i comunisti hanno imparato a non combattere i cattolici sulla dottrina, dove i fedeli cattolici sono troppo forti: e hanno invece invitato i cattolici a unirsi a loro in un’ azione congiunta, apparentemente in nome del popolo, perché una volta che i cattolici e i comunisti finivano col collaborare nell’azione, questi ultimi sfruttavano i rapporti pratici per aggirare il blocco dottrinale. L’unica cosa che i comunisti non volevano era che i cattolici interrompessero ogni contatto, in quanto così essi non avrebbero più potuto influenzarli.

Fu così che accadde dieci anni fa quando il Cardinale Castrillón era l’uomo di Roma per trattare con la Fraternità; egli usò fondamentalmente la stessa tattica: “Per prima cosa mettiamoci insieme, e fatto questo risolveremo in seguito tutti i problemi dottrinali. L’importante è innanzitutto un accordo pratico”, affermava il Cardinale. Al contrario, Mons. Lefebvre ha sempre insistito affinché la dottrina cattolica venisse per prima. I suoi successori hanno pensato che loro capissero meglio, e di volta in volta hanno cercato il contatto con gli apostati Romani, che, logicamente, questi sono stati ben felici di acconsentire, col risultato che la difesa della Fede da parte della Fraternità ha continuato a venire meno costantemente dal 2000. II sale sta perdendo il suo sapore. A meno che la Fraternità non cambi seriamente rotta, essa finirà col diventare buona solo per essere gettata via e calpestata (Mt V, 13).

Un altro problema è se la Fraternità vuole le discussioni per ottenere il permesso ufficiale per la consacrazione di una nuova generazione di vescovi, di cui ha bisogno per il suo apostolato mondiale. Ma se non vuole consacrarli senza il permesso di Roma, allora può solo accettare le condizioni di Roma, perché la Fraternità sta diventando la mendicante e Roma colei che sceglie. Ma in tal modo la Fraternità sta decisamente mettendo i Romani conciliari al posto di guida, dove per la difesa della Fede essi sono assolutamente fuori posto. Quindi ci si chiede: il nuovo Superiore Generale vuole riaprire le discussioni con l’intento di ottenere un permesso romano? Dio lo sa. In ogni caso, per il Superiore Generale discutere con Roma significa danzare con lupi. Occupazione pericolosa.

Kyrie eleison.

Discussioni rinnovate? – II

Discussioni rinnovate? – II posted in Commenti Eleison on Dicembre 8, 2018

Il comunicato stampa ufficiale del Quartiere Generale della Fraternità San Pio X di venerdì di due settimane fa, relativo all’incontro del giorno precedente tra il Superiore Generale della Fraternità e il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede di Roma, è pieno di buone parole. Resta da vedere come queste parole si tradurranno in atti da parte del nuovo Superiore Generale.

Il comunicato stampa contiene sette paragrafi. I primi due paragrafi introducono il Cardinale Ladaria e Don Pagliarani con i rispettivi assistenti, e affermano che è stato il Cardinale ad invitare Don Pagliarani a Roma per discutere lo stato delle relazioni fra Roma e la Fraternità, perché esse potrebbero evolvere dopo l’elezione di Don Pagliarani come nuovo Superiore Generale della Fraternità nel luglio scorso. Il terzo e quarto paragrafo collocano il problema fra Roma e la Fraternità esattamente al suo posto: nell’ambito della dottrina. Eccoli qui, nel testo integrale:—

(3) Nel corso dell’incontro con le autorità romane è stato ricordato che il problema di fondo è esattamente dottrinale e né la Fraternità né Roma possono eluderlo. E’ a causa di questa divergenza dottrinale irriducibile che ogni tentativo di elaborare una bozza di dichiarazione dottrinale accettabile per le due parti non è giunto in porto da sette anni. E questo perché la questione dottrinale rimane assolutamente primaria. (4) La Santa Sede non dice altra cosa quando afferma solennemente che la definizione di uno statuto giuridico per la Fraternità potrà farsi solo dopo la firma di un documento a carattere dottrinale.

Tuttavia, il quinto paragrafo arriva a concludere che “Tutto spinge la Fraternità a riprendere le Discussioni teologiche”, il cui scopo non è tanto di convincere i Romani, quanto di portare davanti alla Chiesa la testimonianza incondizionata della Fede. Gli ultimi due paragrafi esprimono la fiducia della Fraternità nella Provvidenza. Il suo futuro è nelle mani di Dio e della Sua Santissima Madre (Fine del comunicato stampa).

Ahimè, ci si può anche chiedere se sia utile o prudente cercare di riaprire le Discussioni Dottrinali con questi Romani. Uno dei quattro rappresentanti della Fraternità espresse un commento sui quattro rappresentanti romani, dopo l’ultima serie di tali Discussioni tenutesi dal 2009 al 2011: “Sono malati di mente, ma sono loro che hanno l’autorità”. Questo commento non era inteso in maniera personale, ma testimoniava con precisione l’incapacità dei neomodernisti romani di cogliere l’essenza stessa della dottrina cattolica, cioè il suo carattere oggettivo, che non consente alcuna interferenza soggettiva. Dio Onnipotente significa ciò che Egli dice, ed Egli lo dice attraverso la Sua Chiesa, e quindi non si può parlare di rimodulare per i tempi moderni – come ha fatto il Vaticano II – ciò che la Sua Chiesa ha sempre e immutabilmente detto prima del Vaticano II. Come possono allora i Romani di oggi essere fedeli alla Chiesa di Dio e al tempo stesso al Vaticano II senza che le loro menti siano ammalate da contraddizione, o senza che abbiano un’idea completamente falsa della Chiesa?

Stando così le cose, sarà interessante vedere come verrà presentata la prospettiva di una riapertura delle Discussioni dottrinali, se e quando la Santa Sede emetterà un comunicato stampa sulla stessa riunione del 22 novembre. Essi vogliono certamente le Discussioni, nella speranza di attirare il nuovo Superiore Generale fuori dalla sua inespugnabile fortezza della dottrina della Chiesa, ma la loro dottrina conciliare può essere solo falsa in quanto si discosta dalla Tradizione. E così i due grandi argomenti a loro disposizione potranno essere, come sempre, autorità e unità, trascurando la dottrina. Ma che cos’è l’autorità cattolica quando non è più al servizio della Verità? E che cos’è l’unità cattolica se si realizza intorno ad un cumulo di menzogne insidiose (Vaticano II)? Ahimè, l’autorità e l’unità sono le uniche gambe su cui questi Romani conciliari possono stare in piedi.

Perciò, onorevole Superiore Generale, ecco un atto per dare seguito concretamente alle sue parole: perché non rendere pubblica una sintesi chiara e corretta del resoconto delle ultime discussioni dottrinali del 2009–2011? Sosterrà così i suoi bei paragrafi dottrinali del 23 novembre con un vero e proprio atto dottrinale!

Kyrie eleison.