Commenti Eleison

L’eredità di Monsignore – I

L’eredità di Monsignore – I on Marzo 26, 2016

Ieri, 25 marzo, è stato il 25° anniversario della morte di un grande uomo di Dio, Monsignor Lefebvre, verso cui hanno un grande debito i tanti cattolici che oggi conservano la Fede grazie a lui. Quando nel 1960 i demoni rivoluzionarii del mondo moderno riuscirono a portare sotto il loro gioco la massa degli uomini di Chiesa, durante o dopo il Concilio Vaticano II (1962–1965), fu Monsignore che quasi da solo mantenne in piedi quella Verità cattolica che l’Autorità cattolica, accecata o intimidita, stava abbandonando. In effetti, fu per ubbidire a questa Autorità ormai votata ai principi della Rivoluzione, che tanti cattolici finirono con l’abbandonare la Verità dell’immutabile Tradizione della Chiesa. Diversamente, per rimanere fedeli a quella Verità, tanti altri dovettero decidere di “disubbidire” alle Autorità della Chiesa.

Naturalmente né Monsignore, né la Fraternità San Pio X da lui fondata nel 1970, furono veramente “disobbedienti”, perché l’Autorità cattolica è la serva indispensabile della Verità cattolica: indispensabile, perché la Verità senza l’Autorità si frantuma in mezzo alle conflittuali opinioni degli uomini fallibili, e sopra tutto serva, perché l’Autorità è il mezzo e non il fine, il mezzo per proteggere e preservare quell’infallibile Verità di Cristo che sola può salvare le anime. Fu a questa immutabile Tradizione della Chiesa che Mons. Lefebvre rimase fedele fino alla fine, pur senza disprezzare o sfidare quelle Autorità della Chiesa che pure lo condannarono fino alla fine. Al contrario, allo scopo di aiutare queste Autorità a tenere presente la Verità e a servirla per il bene dell’intera Chiesa, egli fece tutto quello che poteva fare, e in realtà, per sua stessa ammissione, in un dato momento anche più di quello che avrebbe dovuto fare, ma invano.

Fu così che quando nel giugno del 1988, per garantire la sopravvivenza della Verità della salvezza, egli consacrò quattro vescovi senza il permesso delle Autorità della Chiesa, come è normalmente necessario, queste sperarono senza dubbio che il suo operare senza il loro permesso avrebbe significato la rovina della sua Fraternità, ma al contrario essa fiorì, perché ormai un numero significativo di anime aveva abbandonato la pre-conciliare “obbedienza”, avendo compreso che la Verità deve avere la precedenza, e che vescovi veritieri sono essenziali per la sopravvivenza della Verità della Chiesa.

Ma cosa è successo alla Fraternità, che egli lasciò alla sua morte due anni e mezzo più tardi? La sua saggezza cattolica e il suo personale carisma non erano più lì a proteggerla dall’attrazione magnetica dell’”obbedienza” pre-conciliare, che prese la forma di apparenti ragionevoli proposizioni di compromesso diplomatico tra l’Autorità conciliare e la Tradizione cattolica (GREC). La falsa “obbedienza”, da cui l’aveva preservata Monsignore, preferendo l’Autorità alla Verità, si è insinuata al vertice della Fraternità, e nel giro di pochi anni quella che era la sua Fraternità divenne difficilmente riconoscibile, quando i suoi falsi dirigenti andarono a Roma, col cappello in mano, per elemosinare il riconoscimento ufficiale da parte di quelle Autorità della Chiesa.

Ora, la Verità non può essere posta nella condizione di elemosinare una qualsiasi cosa ad un gruppo di bugiardi – “Il cattolicesimo è rivoluzionario” è una bugia terribile – ma i falsi dirigenti della Fraternità, allora come oggi, giustificano il loro umiliare la Verità appellandosi all’esempio di Monsignore. Per anni, dicono, egli scese a Roma in cerca di un’approvazione ufficiale della Fraternità, e loro ne starebbero seguendo l’esempio. Ma quello che potrebbe sembrare verosimile, in realtà è del tutto diverso. Mentre loro scendono a Roma alla ricerca di un qualche accordo politico per il cuale, come è diventato chiaro al più tardi nella primavera del 2012, sono pronti ad un compromesso dottrinale; al contrario, Monsignore andava a Roma sempre e solo per il bene della Fede e della Chiesa. Per lui l’approvazione ufficiale della Fraternità da parte dell’Autorità della Chiesa, era sempre e solo un mezzo per aiutare quella stessa Autorità a ritornare alla Tradizione e alla Verità; e quando quella Autorità nella primavera del 1988 dimostrò una volta per tutte il suo rifiuto di tornare alla Tradizione, Monsignore interruppe ogni negoziato e ogni rapporto diplomatico, e dichiarò fermamente che li avrebbe ripresi solo quando Roma sarebbe ritornata alla Verità della dottrina. In definitiva, i successori di Monsignore non lo hanno mai capito. E oggi? Lo vedremo nei “Commenti” della prossima settimana.

Kyrie eleison.

Terzo Vescovo

Terzo Vescovo on Marzo 19, 2016

Il giorno della consacrazione, a Dio piacendo, di Dom Tomas de Aquino come terzo vescovo cattolico dell’odierna “Resistenza”, sembra opportuno riprodurre la testimonianza di un suo intimo amico, il Professor Carlos Nougué, che oggi dirige una Casa di Studi collegata al Monastero della Santa Croce di Dom Thomas. Questa testimonianza, che molti di voi possono non aver visto, è solo leggermente adattato dall’originale, che è accessibile sull’eccellente sito messicano, Non Possumus. Si noti in particolare la buona influenza di Corção, la stretta connessione con Mons. Lefebvre, il rifiuto dell’avvicinamento alla Roma neo-modernista e i metodi staliniani di Mons. Fellay.

Kyrie eleison.!

Miguel Ferreira da Costa è nato a Rio de Janeiro, in Brasile, nel 1954. Prima di iniziare la sua carriera in giurisprudenza, ha studiato al Collegio San Benedetto di Rio de Janeiro, dove ho avuto l’opportunità di essere suo compagno di classe per un breve periodo. Ha preso parte al movimento tradizionalista e anti-modernista organizzato intorno a Gustavo Corção e alla rivista Permanencia ; poi ha iniziato la sua vita di “fedele combattente e veterano della battaglia post-conciliare per la fede” – ha abbandonato la giurisprudenza per diventare monaco col nome di Tomas de Aquino, nel monastero francese di Le Barroux, dove in quel tempo era Priore Dom Gérard, ed è stato ordinato sacerdote nel 1980, a Ecône, da Mons. Lefebvre. Lì ha goduto dell’amicizia, dell’esempio e dell’insegnamento del Fondatore della FSSPX.

Nel 1987, da Le Barroux, è venuto in Brasile con un gruppo di monaci per fondare il monastero della Santa Croce a Nova Friburgo, posto sulle colline alle spalle di Rio de Janeiro, Brasile. Ma nel frattempo Dom Gérard, nonostante i pesanti avvertimenti di Monsignore, si mosse verso un accordo con la Roma conciliare, a cui Dom Tomas de Aquino come Monsignore era contrario. La spaccatura era inevitabile. Il Monastero della Santa Croce, con il sostegno di Mons. Lefebvre, divenne indipendente nel 1988, pur mantenendo buoni rapporti con la FSSPX. Tuttavia, su parere scritto di Monsignore, la FSSPX non ebbe giurisdizione su di lui, perché come Priore del Monastero doveva avere la sua autonomia.

Parere provvidenziale, perché i rapporti fra la FSSPX e il Monastero finirono col deteriorarsi, soprattutto con l’avvicinarsi della FSSPX alla Roma neo-modernista. Dom Tomas si rifiutò di cantare nella Messa della Domenica il Te Deum chiesto da Mons. Fellay per festeggiare il Motu Proprio sulla Messa di Benedetto XVI. Allo stesso modo, in occasione della “revoca delle scomuniche” attuata dallo stesso Papa, Dom Tomas scrisse a Mons. Fellay una lettera dicendo che si rifiutava di seguirlo verso un accordo con la Roma conciliare. Allora, io stesso vidi Mons. De Galarreta e Don Bouchacourt quando vennero al Monastero per dire a Dom Tomas che aveva 15 giorni di tempo per lasciare il Monastero stesso, se voleva che questo continuasse a ricevere l’aiuto e i sacramenti (tra cui le Ordinazioni) dalla FSSPX.

Io scrissi a Mons. Fellay per lamentarmi di questa ingiustizia; ed egli mi rispose che Dom Tomas aveva un problema mentale, e fintanto che non avesse lasciato il Monastero, non avrebbe ricevuto l’aiuto della Fraternità. Io risposi: “Devo avere anch’io lo stesso problema mentale, perché vivo da dodici anni con Dom Tomas e non me ne sono mai accorto”. E’ stato davvero come con lo stalinismo, con i suoi ospedali psichiatrici per gli oppositori al regime stalinista. Ma Dom Tomas esitò: se avesse lasciato il monastero sarebbe stata la rovina per la Fede, se fosse rimasto, il monastero sarebbe stato privato degli aiuti necessarii. Allora Mons. Williamson scrisse a Dom Tomas e promise al Monastero tutti i sacramenti di cui avrebbe avuto bisogno. Questo significava che Dom Tomas poteva restare.

Tanto è bastato a tutti noi per iniziare a reagire: fu l’inizio di quello che oggi è conosciuto come la Resistenza, che aveva come primo organo il sito web chiamato SPES, oggi non più attivo. Il monastero divenne da allora un centro di accoglienza per i sacerdoti provenienti dalla FSSPX che non avevano un posto dove vivere. Fu qui che venne consacrato Mons. Faure, ed è qui che sarà consacrato adesso Dom Tomas de Aquino Ferreira da Costa, mio padre spirituale e l’amico più vicino che Dio potesse darmi.

Pace e guerra

Pace e guerra on Marzo 12, 2016

Ecco alcune piccole buone nuove e qualche grande brutta novità, anche se si può dire che l’equilibrio viene ristabilito dal fatto che la cattiva viene dal mondo, mentre le buone dalla Chiesa. Per prime le tre buone nuove.

All’inizio di febbraio presso il seminario della “Resistenza” intitolato a San Grignion de Montfort, sito nei pressi di Angers, in Francia, c’è stata una riunione della mezza dozzina di sacerdoti francesi dell’Unione Sacerdotale Marcel Lefebvre (USML). Essa è stata presieduta da Mons. Faure e coordinata da Padre Bruno, monaco benedettino. L’USML non ha ancora una vera e propria struttura, come peraltro non ne ha avuto il resto dei sacerdoti fedeli sopravvissuti al disastro del Vaticano II e del NOM, ma l’accalorata discussione sulle azioni da intraprendere dall’USML non ha impedito un incontro delle intelligenze. La Fede riesce a tenere ancora insieme gli amici dell’USML.

Successivamente, il giorno seguente, cinque giovani, tre francesi, un inglese ed un italiano, hanno ricevuto la talare dalle mani di Mons. Faure nel corso di una Messa Pontificale celebrata nella chiesa del convento domenicano di Avrillé. Sotto l’impulso del USML il Seminario ha aperto lo scorso autunno con otto seminaristi, uno solo dei quali non c’è più. Essi ricevono gran parte della loro istruzione quotidiana nello stesso convento, dai sacerdoti domenicani, che così ripagano il debito delle loro origini con la Fraternità di Mons. Lefebvre e il seminario di Ecône, dove i loro tre pionieri, ancora oggi loro capi, hanno ricevuto la loro iniziale scolarizzazione in filosofia e teologia alla fine degli anni ‘70 e nei primi degli anni ‘80. In verità, “si raccoglie ciò che si semina”. Dalla neo-Fraternità di Mons. Fellay, compromessa verso un patto diabolico con la Roma conciliare, questi domenicani l’anno scorso si sono prudentemente separati.

L’ultima delle buone notizie dalla Francia è che non tutti i sacerdoti del Distretto francese della FSSPX stanno ciecamente seguendo i loro cattivi capi. E come potrebbero, quando l’attuale capo della Roma conciliare commette, un giorno dopo l’altro, in parole e opere, oltraggi contro la Fede cattolica, come se fosse dedito alla distruzione dell’intera Chiesa? La Fraternità di Mons. Lefebvre è in procinto di affondare, e può davvero affondare in questa travolgente tempesta di liberalismo e neo-modernismo, ma non è ancora affondata. Dobbiamo pregare Monsignore perché possa salvare la sua Fraternità dai liberali illusi che al momento la tengono in mano.

La cattiva notizia dal mondo (vedi http://​www.​tfmetalsreport.​com/​blog/​7422/​dangerous-moves-new-cold-war) è che la guerra fredda tra l’Occidente e la Russia si è nuovamente accesa e può diventare più pericolosa di quando ci fu la crisi dei missili di Cuba nel 1961. In particolare, alla fine di gennaio il governo degli Stati Uniti ha annunciato la sua decisione di collocare una brigata di combattimento completamente attrezzata, mobile ma permanente, nei paesi dell’Est Europa che confinano direttamente con la Russia, dagli Stati Baltici fino alla Siria. Mai una forza militare USA è stata piazzata così vicino alla Russia. Il precedente più simile fu a Berlino. E la corsa agli armamenti è ripresa. Entrambe le parti stanno modernizzando le loro armi nucleari, oggi molto più costose e pericolose, essendo più piccole, più precise, più controllabili e quindi più “utilizzabili”. Mentre l’orologio nucleare si approssima all’ora fatidica – e segna le 11 e 57, dicono alcuni – non si vede alcun dibattito.

Com’è possibile che i media occidentali non rendano nota una situazione che si sviluppa in modo così drammatico? È perché essi sono controllati da nemici di Dio e dell’uomo, che vogliono la Terza Guerra Mondiale che deve apportere a loro la dittatura mondiale a cui sono convinti di avere diritto. C’è l’umana speranza di poter impedire che costoro infliggano a tutti noi la loro follia criminale? Non dipende da loro, ma da Dio Onnipotente, che si serve di essi come di un flagello contro noi stessi: umanità che rifiuta Dio. Che ognuno di noi reciti il Rosario e compia il proprio dovere quotidiano. Non possiamo fare di più. Non dobbiamo fare di meno.

Kyrie eleison.

Vescovi validi? – III

Vescovi validi? – III on Marzo 5, 2016

Presentare gli argomenti proposti da don Calderón circa il fatto che il neo-Rito della Consacrazione episcopale sia “molto probabilmente valido”, non significa difendere il Novus Ordo nel suo complesso, né che con questo neo-Rito non ci sia alcun problema. Significa che il problema deve essere valutato non sulla spinta delle emozioni, ma sulla base della teologia sacramentale della Chiesa, dominio dove si applica il proverbio: “Solo gli sciocchi si precipitano dove gli angeli non osano andare”. Ecco quindi gli argomenti di don Calderón, sempre sommariamente riassunti:—

Ciò che è necessario per garantire la validità di un Rito sacramentale è l’approvazione di lunga data da parte della Chiesa. Poiché il neo-Rito della Consacrazione Episcopale (NCE) è interamente nuovo, fabbricato sotto Paolo VI sulla scia del Vaticano II, esso non ha tale garanzia. Inoltre, lo spirito anti-liturgico del Concilio, la collegialità quasi eretica e lo spirito antiautoritario, che costituiscono il contesto in cui venne fabbricato il NCE, concorrono a sollevare un dubbio sulla sua validità: la nuova Materia nel NCE è mutata fino al punto di invalidare il sacramento? Il NCE rende chiaro che la neo- Intenzione Rituale del suo promulgatore fosse quella di fissare un Rito col quale i vescovi consacrati facessero “ciò che fa la Chiesa” (e che ha sempre ha fatto)? E la Forma, è stata ufficialmente stabilita dalla Chiesa, ed esprime a sufficienza, se non necessariamente la grazia del vescovado, almeno il conferimento dell’ordine episcopale, che implica necessariamente tale grazia?

La nuova Materia della NCE non solleva dubbi, perché non è stata significativamente modificata rispetto alla Materia tradizionale. Mentre invece è problematica la nuova Intenzione Rituale del promulgatore, perché Paolo VI sarà pure stato la più alta autorità della Chiesa, ma nondimeno tutte le sue riforme liturgiche sono impregnate del tipico desiderio modernista che vuole fare “ciò che fa la Chiesa” e al stesso tempo non vuole farlo. Questa contraddizione ha caratterizzato quasi tutto il suo pontificato, causando un’indicibile confusione in tutta la Chiesa. Così il NCE, che rivela chiaramente il suo spirito democratico, modifica radicalmente in più punti il concetto tradizionale del vescovo cattolico e della sua autorità. Dunque questa nuova Intenzione Rituale è ambigua.

Dal momento che la nuova Forma del NCE, pur essendo stata istituita dalla più alta autorità della Chiesa, il Papa Paolo VI, non lo fu né con l’infallibilità straordinaria né con l’infallibilità ordinaria della Chiesa (che non rompono mai con la Tradizione), ecco che si rende necessario un pronunciamento definitivo della Chiesa circa la sua validità, da attendersi dopo la restaurazione del sano Magistero della Chiesa, attualmente eclissato. Nel frattempo, come Forma sacramentale essa sembra valida: perché “Accetta lo Spirito Principale” è una forma simile ad altre Forme approvate dalla Chiesa, e ogni ambiguità intrinseca alle parole relative all’ordinazione di vescovi è interamente chiarita dall’immediato circostante Rito estrinseco.

Tuttavia, dal momento che Paolo VI istituì questa neo-Forma intendendo non solo rompere ma anche non rompere con il concetto tradizionale di vescovo cattolico, ne consegue che, secondo la dottrina della “Apostolicae curae” di Leone XIII, se il suo dissolvere l’autorità episcopale fosse stato chiaro ed esplicito, il NCE di Paolo VI sarebbe risultato certamente non valido al pari degli Ordini Anglicani. Così come questo nuovo Rito è, gli errori modernisti sono solo impliciti nel contesto della sua istituzione. Ma si tratta di un’ombra scura che incombe sulla validità della NCE.

La conclusione di don Calderón l’abbiamo riportata qui la scorsa settimana: la Materia, la Forma e l’Intenzione Rituale del NCE sono sicuramente illegittime a causa del loro rompere con la Tradizione, ma sono probabilmente valide in quanto significano ciò che deve essere significato, e la maggior parte dei loro elementi provengono da Riti accettati dalla Chiesa. Tuttavia, tale validità non è certa perché l’Intenzione Rituale di rompere a metà con la Tradizione è cosa illegittima; il NCE è solo simile ai Riti approvati dalla Chiesa; e i cambiamenti vanno tutti in una direzione modernista. Ma i sacramenti richiedono una validità assolutamente certa, specialmente la consacrazione dei vescovi, a cui la Chiesa è ancorata. Pertanto i neo-vescovi, e i neo-sacerdoti ordinati solo da neo-vescovi, sarebbe meglio che fossero riconsacrati e riordinati sub conditione.

Kyrie eleison.

Vescovi validi? – II

Vescovi validi? – II on Febbraio 27, 2016

Un recente studio condotto da un competente teologo della Fraternità San Pio X sulla validità del neo-rito di Consacrazione dei neo-vescovi, introdotto nel 1969, fornisce una conferma notevole del secondo punto del piano in tre punti della Massoneria per distruggere la Chiesa cattolica, piano che il Cardinale Liénart (1884–1973) avrebbe rivelato sul letto di morte. Il Cardinale era uno dei capi neo-modernisti al Vaticano II, e sicuramente egli stesso massone. Prima di citare dalla sintesi della testimonianza del Cardinale, già apparsa in questi “Commenti” (n° 121 del 31 ottobre 2009), ricordiamo ai lettori che la validità di un sacramento cattolico richiede, oltre ad un Ministro valido, altrettante valide Forma e Materia (parole ed azioni centrali della cerimonia), nonché l’ Intenzione sacramentale per fare ciò che fa la Chiesa. Tutte le altre parole pronunciate nel corso della cerimonia, che avvolgono e inquadrano la Forma, costituiscono il Rito

Veniamo quindi a quanto detto in CE 121:—

Secondo il Cardinale, il primo obiettivo della Massoneria in Concilio fu di violare la Messa, alterando il rito in modo tale da minare alla lunga l’Intenzione del celebrante di “fare ciò che fa la Chiesa”. Gradualmente il rito doveva indurre preti e laici a considerare la Messa più un “memoriale” o un “pasto sacro” che un sacrificio propiziatorio. Il secondo obiettivo fu di rompere la successione apostolica con un nuovo Rito della Consacrazione che alla fine avrebbe minato il potere dell’Ordine dei vescovi, sia con una nuova Forma non automaticamente invalida, ma abbastanza ambigua da seminare il dubbio, sia e soprattutto con un nuovo Rito che nell’insieme alla fine avrebbe dissolto l’Intenzione sacramentale del vescovo consacrante. Questo avrebbe avuto il vantaggio di rompere la successione apostolica così dolcemente che nessuno se ne sarebbe accorto. ( . . . )

Comunque stiano le cose a riguardo della “fonte affidabile”, in ogni caso i riti della Messa e della Consacrazione episcopale della neo-Chiesa odierna, corrispondono esattamente al piano massonico come svelato dal cardinale. Fin da quando questi nuovi Riti sono stati introdotti, alla fine degli anni ‘60 e all’inizio degli anni ‘70, molti bravi cattolici si sono rifiutati di credere che essi potessero essere usati validamente. Ahimè, essi non sono automaticamente invalidi (quanto sarebbe più semplice se lo fossero!). Sono peggio! La loro Forma sacramentale è cattolica abbastanza da convincere molti celebranti che possano essere utilizzati validamente, ma essi sono concepiti come un tutto così ambiguo e così in grado di suggerire un’interpretazione non cattolica, da invalidare nel tempo il sacramento, corrompendo l’Intenzione di ogni celebrante che sia o troppo “obbediente” o insufficientemente attento e orante.

Quindi, Riti abbastanza validi da farsi accettare da quasi tutti i cattolici nel breve periodo, ma ambigui abbastanza da invalidare i sacramenti nel lungo periodo, tali da costituire una trappola satanicamente sottile.

Non c’è abbastanza spazio in questo “Commento” settimanale per rendere giustizia al recente articolo di don Alvaro Calderón, ma cerchiamo di presentare le sue grandi linee (la cui fondatezza verrà esposta in un prossimo numero di questi “Commenti”): il neo-Rito della Consacrazione episcopale è interamente nuovo. Come tale, è valido? Esso è certamente illegittimo, perché nessun Papa ha il diritto di operare una tale rottura con la Tradizione cattolica. D’altra parte, nel contesto del neo-Rito e della sua istituzione, la neo-Materia, la neo-Forma e la neo-Intenzione sono molto probabilmente valide, perché significano quanto dev’essere significato, e la maggior parte dei loro elementi provengono da Riti accettati dalla Chiesa. Ma la validità non è certa perché non è legittima la rottura con la Tradizione, e perché il neo-Rito è solo simile ai Riti approvati dalla Chiesa, e perché tutti i cambiamenti vanno in una direzione modernista. Pertanto l’assoluta necessità di una certa validità nei riti sacramentali entra in gioco fino a quando il restaurato Magistero della Chiesa dichiari che il neo-Rito della Consacrazione è valido. Così, per garantire la validità fino a quel momento, i neo-vescovi dovrebbero essere riconsacrati sub conditione, e i neo-sacerdoti, quelli ordinati solo da neo-vescovi, dovrebbero essere ri-ordinati sub conditione.

Il neo-modernismo è un “un animale singolarmente viscido”. È stato progettato per essere così.

Kyrie eleison.

Vescovi Adeguati

Vescovi Adeguati on Febbraio 20, 2016

Fin dal Capitolo Generale del luglio 2012, quando sotto la direzione di Mons. Fellay la Fraternità San Pio X ha preso una decisiva sbandata verso un accordo di compromesso con la Roma conciliare, i cattolici di Tradizione si sono chiesti da che parte stessero gli altri due vescovi della FSSPX, Mons. Tissier de Mallerais (MT) e Mons. de Galarreta (MG), in quanto entrambi sono stati piuttosto discreti in pubblico da allora. Tuttavia, le ferme parole pronunciate da ciascuno di loro il mese scorso hanno sollevato speranze per il futuro della FSSPX. Sono giustificate tali speranze? I cattolici possono avere bisogno di rimanere in guardia . . .

Il sermone per le Cresime tenuto da MT il 31 gennaio a Saarbrücken in Germania non avrebbe potuto essere più retto o chiaro. Per esempio: Nel confronto tra la FSSPX e Roma, la prima non può mai mirare al compromesso o al doppio gioco. Non potremo mai negoziare con Roma fino a quando i rappresentanti della Neo-Chiesa (sic) rimarranno aggrappati agli errori del Vaticano II. Ogni discorrere dei nostri con Roma deve essere inequivocabile, ed avere lo scopo della conversione dei rappresentanti della neo-Chiesa alla nostra unica e sola verità della Tradizione cattolica. Nessun compromesso o doppio gioco fino a quando non abbiano receduto dai loro errori conciliari, e si siano convertiti alla Verità.

Parole ammirevoli! La rettitudine non è un problema per MT. Non è un uomo politico, che Dio lo benedica. Il suo problema è che quando si tratta di mettere in atto le parole, il suo “cinquantismo” lo porta ad obbedire al suo Superiore e a ritornare in linea con i politici del quartier generale della FSSPX a Menzingen. Nulla indica che questo non accadrà anche questa volta, ma possiamo sempre pregare perché, come dice il proverbio, “Anche un verme si rigirerà”. MT è ben altro che un verme, ma nasconde a se stesso, o veramente non riesce a vedere, l’intera malizia dell’azione di Menzingen. Non è solo l’unità e il benessere della FSSPX che sono in gioco, ma la continuazione della Fede cattolica.

Al contrario MG è un politico. Purtroppo non abbiamo il testo completo della conferenza da lui tenuta il 17 gennaio a Bailly, in Francia, perché ciò che conta sono le sue esatte parole. Possiamo quindi solo citare basandoci su una sintesi dei suoi principali pensieri: le ultime proposte teologiche e canoniche di Roma per un accordo Roma-FSSPX rimangono inaccettabili, ma il Papa vuole certamente un accordo ed è perfettamente in grado di scavalcare i suoi funzionari e di imporre un riconoscimento “unilaterale” della FSSPX. Tale riconoscimento potrebbe sicuramente danneggiare la FSSPX internamente, ma se la FSSPX non avrà fatto alcunché per ottenerlo, allora non c’è nulla che essa possa fare a riguardo. Tuttavia, la Provvidenza potrebbe ancora una volta preservare l’opera di Mons. Lefebvre.

Ma, Eccellenza, Menzingen è ormai da molti anni che sta facendo tutto il possibile perché si giunga ad un negoziato politico e ad un riconoscimento ufficiale da parte di Roma, ed il suo eventuale arrivo “unilaterale” sarebbe un mero pretesto per ingannare i tradizionalisti in modo da svendere la FSSPX potendo rivendicare, senza dubbio con il permesso di Roma dietro le quinte, che sia stata tutta colpa di Roma. Ma resterebbe il fatto che la Fraternità di Monsignore in definitiva sarebbe stata tradita, e Lei con i suoi “No, no, mille volte no . . . ma possibile, sì” dovrebbe rispondere di non aver fatto tutto quello che avrebbe potuto e dovuto fare per bloccare questo tradimento.

In breve, quel sistema di illuminazione di emergenza della Chiesa universale nel buio conciliare, che è la FSSPX, è in fase di sfarfallio e in pericolo di non dare più luce. Quindi, quella squadra di riparazione per sostenere l’illuminazione di emergenza, che è la “Resistenza”, è ancora necessaria, ed essa ha bisogno a sufficienza di buoni capisquadra. È già stato previsto un terzo vescovo per la “Resistenza”, come lo scorso anno per il 19 marzo, nel monastero vicino a Nova Friburgo in Brasile. Si tratta del Priore, dom Thomas Aquinas, combattente fedele e veterano della guerra post-conciliare per la Fede. Che Dio sia con lui, e con tutti gli umili e fedeli servitori di Dio.

Kyrie eleison.