Grandezza di Dio

Francesco Senza Dio

Francesco Senza Dio on Ottobre 19, 2013

I cattolici che mantengono un qualche reale senso della loro fede, sono scandalizzati dalle parole e dalle azioni dell’uomo seduto attualmente sulla Cattedra di Pietro. Viene quasi da chiedersi se sia stato messo lì per distruggere ciò che rimane della Chiesa cattolica. Come un vero figlio del Vaticano II, egli si sta allontanando da Dio e sta andando verso l’uomo. A mo’ d’esempio, ecco le prime nove citazioni tratte (non da me) dal resoconto dell’udienza concessa da Francesco, il 24 settembre, al direttore ateo di un giornale italiano.

Le citazioni da 2 a 5 riguardano la Chiesa (io riassumo): 2 L’amministrazione della Chiesa dev’essere più orizzontale e meno verticale. 3 La Curia romana è troppo egoista. Deve volgersi al popolo. 4 Il Papa non dev’essere più un re circondato da cortigiani adulatori. 5 Troppi preti sono egoisti e ostacolano la Cristianità. Ora, citazioni come queste vogliono, ovviamente, compiacere il moderno pubblico democratico che dalla Chiesa non ha mai voluto sentirsi dire cosa fare, ma sono oneste e giuste verso gli innumerevoli Papi, Curie, Amministrazioni e Preti che prima di Francesco, per 1900 anni, hanno mantenuto la struttura della Chiesa per la salvezza delle anime? Francesco invece, lascerà dietro di lui delle strutture ancora in piedi e delle anime salvate?

Le citazioni 1 e 6 riguardano il mondo: 1 Con me la Chiesa starà fuori dalla politica. Per lasciare che gli uomini democratici si gettino all’Inferno? 6 Oggi i due più gravi problemi del mondo sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine dei vecchi. Ora, questi sono due dei reali problemi dell’uomo di oggi, ma perché? Non è forse perché gli uomini di Chiesa come Francesco lasciano, appunto, la politica ai politicanti, mettendo di fronte ai giovani i soldi? E anche perché gli uomini di Chiesa come lui si rifiutano di imporre quelle leggi della Chiesa che, tenendo insieme la famiglia, l’aiutano ad accudire le persone anziane?

Le citazioni 7 e 9 riguardano la religione: 9 Gesù ci ha dato una sola via di salvezza, l’amore reciproco. Ma l’amore per il prossimo senza l’amore per Dio si trasforma presto in odio per il prossimo, per esempio il comunismo. 7° Convertire la gente è un non senso. È invece il più sensato dei sensi se, com’è il caso, nessuno può andare in Cielo senza credere in Dio e nel Suo Divino Figlio, Gesù Cristo! 7b Noi dobbiamo metterci insieme e muoverci l’un l’altro verso il Bene. Ma noi dobbiamo muoverci l’un l’altro verso Dio. Cos’altro è il Bene? Se Francesco non nomina Dio, chi crederà in Dio?

La citazione 8 è la più grave di tutte: 8a “Io credo in Dio, non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico”. Questo è gravemente fuorviante. Certo, Dio è Dio di tutti gli uomini, ma Egli ha istituito per tutti gli uomini una religione, e solo una religione, e questa è la religione cattolica. Quindi il Dio del cattolicesimo è l’unico e solo vero Dio. 8b “Gesù è la sua incarnazione, il mio maestro e il mio pastore, ma Dio, il Padre, Abbà, è la luce e il Creatore”. Ancora gravemente fuorviante. Quel “ma” indica che Gesù non è il Creatore? Francesco crede che Gesù sia niente di più che un semplice uomo? 8c “Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce”. Questo non è neanche fuorviante, è la negazione di ogni morale oggettiva, la negazione di tutti i principii della morale cattolica. Questo è un invito per tutti gli uomini a fare ciò che pare a loro. Venendo dall’uomo che è secondo tutte le apparenze il Papa cattolico, è pura follia.

Papa Francesco può invocare il fatto che sta cercando di porsi in contatto con l’uomo moderno, ma mettersi in contatto con lui senza Dio è come saltare in un fiume vorticoso per aiutare uno che sta annegando, senza la corda legata alla riva. Si finirà annegati con lui. Santità, Lei non sta aiutando, ma annegando!

Kyrie eleison.

Dannazione Eterna? – I

Dannazione Eterna? – I on Maggio 18, 2013

Un lettore ha sollevato ancora una volta un classico problema che, direttamente o indirettamente, è sorto un paio di volte in questi “Commenti”, ma esso è talmente grave che merita di essere trattato di nuovo a parte. Egli scrive: “Trovo difficile essere il cattolico che vorrei a causa della dottrina della dannazione eterna. Non riesco ad accettare l’idea che un’anima possa essere tormentata incessantemente per l’eternità. È semplicemente troppo orribile. Ci dev’essere una qualche dottrina cattolica che non sia così tranciante e aspra.” In breve, com’è possibile che anche una sola anima possa essere condannata giustamente ad un’eternità di tormento spaventoso?

Si noti che in una grotta che è ancora possibile visitare a Segovia, in Spagna, un grande Santo come San Domenico, su questa domanda trascorse una notte agonizzante in preghiera. Ma vediamo di stabilire subito che non si può trattare di mettere Dio Onnipotente alla sbarra, come se Egli meritasse di essere condannato o avesse bisogno di essere assolto. Se la Sua Chiesa insegna, come fa, che un peccato mortale può condannare un’anima al fuoco eterno dell’Inferno, se io non sono d’accordo è perché sono io che sbaglio e non la Sua Chiesa. Perché sbaglio?

Per una o per entrambe due ragioni connesse. O io non colgo la grandezza e la bontà di Dio, cosa facile da fare, perché la mia piccola mente è finita e Dio è infinito; o io non colgo la gravità del peccato, cosa altrettanto facile da fare, dato che il peccato offende primariamente Dio, solo secondariamente me stesso e successivamente il mio prossimo. Quindi, se non riesco a cogliere la grandezza di Dio offeso dal peccato, naturalmente non coglierò la gravità del peccato.

La domanda diventa allora: il grande e buon Dio ha dato ad ogni essere umano vissuto e vivente i mezzi sufficienti perché nel corso della sua breve vita terrena possa sapere che Dio esiste, che può essere offeso, che la tal cosa Lo offende e quanto sia grave offenderLo? Su tutti e quattro i punti, la risposta può essere solo affermativa.

* Non ho bisogno della fede soprannaturale per conoscere l’esistenza di Dio. La sola retta ragione dice che dietro tutte le cose buone della vita di un uomo vi è un Essere Sommamente Buono. Solo la ragione che l’orgoglio svia dal vero, o che è oscurata dal peccato, può non parlare di questo Essere, ma ogni sviamento o oscuramento sono colpa mia, non di Dio, e meritano una punizione proporzionata a tutto il bene di cui ho fatto esperienza in questa vita, bene che fa sì che io sia “inescusabile” ( Rom I, 20) per non averlo attribuito a Dio.

*Le realtà del libero arbitrio è un’esperienza giornaliera, e ognuno di noi ha il lume naturale della coscienza che ci dice che dobbiamo adorare l’Essere Supremo, e che rifiutare questa adorazione significa offenderLo. Così il primo Comandamento, che non abbisogna della fede per essere conosciuto.

* La coscienza naturale mi parla anche degli altri nove Comandamenti, che non fanno che precisare la legge naturale, e mi dice anche che infrangerli significa offendere non solo il mio prossimo, ma anche e primariamente l’Essere Supremo.

* Infine, più la mia coscienza è limpida e più chiaramente mi dice quanto sia grave offenderLo. Il problema è che siamo tutti peccatori e ogni peccato contribuisce ad oscurare la nostra coscienza. Ma il nostro peccato è colpa nostra, non di Dio, ed Egli è del tutto giusto nel punirci per come noi oscuriamo le nostre menti.

Va bene, si potrebbe obiettare, a tutti gli uomini è dato in questa vita di conoscere abbastanza Dio da meritare la punizione dopo questa vita in maniera proporzionata a come Lo hanno offeso. Ma come può un semplice uomo offenderLo tanto gravemente da incorrere in una punizione eterna e inimmaginabile? Il “Commento” della settimana prossima proverà a avvicinarsi a questo mistero che è quasi profondo quant’è profondo Iddio.

Kyrie eleison.

Grandezza di Dio

Grandezza di Dio on Febbraio 21, 2009

Un famoso sonetto, proveniente dall’amore di Dio, mostra l’originalità del poeta inglese e sacerdote gesuita, Gerard Manley Hopkins

(NdT: gli aspetti tecnici del testo non consentono una adeguata traduzione; per facilitare il senso di alcuni passi, abbiamo riportato la poesia di Hopkins sia nel testo noto in italiano, sia nell’originale inglese)

Per celebrare il ritorno di un nativo nella sua patria inglese dopo 35 anni di peregrinazioni all’estero, diamo un breve sguardo ad un famoso sonetto del sacerdote e poeta gesuita del XIX secolo, Don Gerard Manley Hopkins. Molto adeguatamente il sonetto rievoca la grandezza di Dio. Chi non si è mai imbattuto in Hopkins si prepari ad un percorso accidentato, ma lo affronti tranquillamente, perché la corsa vale la pena. Ecco “La grandezza di Dio”:

Il mondo è carico della grandezza di Dio.?

Darà fiamma, come fulmine da lamina vibrata?

si raccoglie a ingrandirsi, come il gocciolio d’olio?franto.

Perché l’uomo ora non teme la sua verga??

Generazioni hanno pestato, pestato, pestato;?

e tutto è seccato dal commercio; ?oscurato, macchiato dalla fatica;?

e porta chiazze d’uomo e puzza d’uomo: il suolo?è nudo ora, né sente piede, perché calzato.?

Ma non per questo la natura è spenta;?

vive in fondo alle cose la freschezza più cara;?

e sebbene l’ultima luce dal nero occidente se ne sia andata?

oh, il mattino, dall’orlo bruno d’oriente, sgorga ?

perché lo Spirito Santo sopra il curvo?mondo

cova con caldo petto e con oh! ali di luce.

The world is charged with the grandeur of God.

It will flame out, like shining from shook foil;

It gathers to a greatness, like the ooze of oil

Crushed. Why do men then now not reck his rod?

Generations have trod, have trod, have trod;

And all is seared with trade; bleared, smeared with toil;

And wears man’s smudge and shares man’s smell: the soil

Is bare now, nor can foot feel, being shod.

And for all this, nature is never spent;

There lives the dearest freshness deep down things;

And though the last lights off the black West went

Oh, morning, at the brown brink eastward, springs—

Because the Holy Ghost over the bent

World broods with warm breast and with ah! bright wings.

Hopkins nacque nel 1844, primo di nove figli di una coppia appartenente all’anglicanesimo conservatore. Brillante scolaro, ottenne una borsa di studio per il Balliol College di Oxford, dove primeggiò negli studi classici. Sotto l’influenza di John Henry Newman, celebre oxfordiano convertitosi al cattolicesimo 20 anni prima, Hopkins divenne cattolico un anno prima di lasciare Oxford, e all’età di 23 anni entrò nella Compagnia di Gesù. Nel corso dei suoi studi egli approfondì la teologia e la filosofia di Duns Scoto, che accese il suo interesse per la scrittura, e in lui sorse una visione del tutto personale della natura immutabile e della poesia inglese. Nel 1877 fu ordinato sacerdote e svolse il suo impegno parrocchiale in Inghilterra. Nel 1884 fu trasferito a Dublino, dove morì di tifo nel 1889, dicendo: “Sono così felice!”.

Pertanto la vita di Hopkins si svolse interamente all’interno del XIX secolo, tempo del liberalismo e del romanticismo inglesi. Tuttavia, ciò che in lui lo portò a convertirsi al cattolicesimo e a diventare sacerdote, fece sì che il suo romanticismo fosse ben diverso da quello dei suoi contemporanei, che potevano per lo più sentire solo “il malinconico, lungo, affievolirsi del ruggito” della fede, di Dio, della speranza.

“Grandezza di Dio” è piena di Dio e piena di speranza.

Poste in forma di sonetto classico, i primi quattro versi del poema parlano della grandezza di Dio che traspare e trasuda da tutta la Creazione. Ma allora come può l’uomo moderno (versetto 4), prestarGli così poca attenzione? La risposta (l.5–8) è che secoli di vita dediti al denaro (“commercio”) hanno tagliato l’uomo fuori dalla natura, e spogliato di Dio l’uomo e la natura (“il suolo è nudo ora”). Eppure (1.9–14) Dio è ancora lì, nel profondo le cose della natura, come sempre. L’uomo ha voglia di allontanare le luci della civiltà occidentale, Dio ricrea costantemente il mondo con luminosità e calore.

Ad una prima lettura, l’originalità del linguaggio e delle immagini di Hopkins può essere scoraggiante. Chi ha mai sentito parlare ad esempio del Signore Iddio paragonato a lamina vibrata o al petrolio? Ma dentro Hopkins vi è un vino nuovo che non andrà in botti vecchie. Per far passare il suo messaggio, la mancanza di vita dell’uomo moderno, ricorre a ripetizioni (“pestato, pestato, pestato”, “seccato . . . ?oscurato . . . macchiato”), in 12 dei 14 versi, utilizza allitterazioni vecchio stile (“chiazze, puzza”, “piede, sentire”, ecc.).

Circa il ritmo, invece del classico pentametro giambico inglese (te-tum, te-tum, te-tum, te-tum, te-tum), abbiamo una varietà di piedi e un numero variabile di battute per verso, da tre (1.9, 13), a cinque (1.10), per lo più quattro (ad esempio il primo verso).

Tuttavia, che nessuno pensi che Hopkins fosse indisciplinato. Egli scelse la forma del sonetto petrarchesco che permette solo quattro diverse rime per i 14 versi (qui:—od, -oil, -ent and -ings), che per un poeta inglese è abbastanza impegnativo. E si noti come la cura artigianale per l’ultimo verso sia un culmine:—“World broods” accanto a “warm breast” col contrasto di “bright wings”, (wb, wb, bw); mentre gli spondei (tum, tum) “World broods” e “bright wings” inquadrano due anepesti (te-te-tum) “with warm breast” e “and with ah!”.

Si legga il verso lentamente ad alta voce, e si vedrà se c’è una qualche esasperazione in Don Hopkins!

Chiaramente egli non ha alcun interesse all’originalità in se stessa. Piuttosto, nel contesto del liberale XIX secolo, decadente ed esausto, il sacerdote convertito ha una nuova visione della Creazione e del suo Creatore, che richiede ritmi e linguaggio rinnovati.

In verità, chiunque recupera Dio recupererà originalità!

Potessero gli uomini stanchi ritrovare la loro strada verso Dio!

Quanto fresca e luminosa sarebbe l’alba di quel giorno!

Kyrie eleison.