liturgia

Uccidere gli Errori

Uccidere gli Errori on Settembre 15, 2007

Di recente, un’anima si è lamentata con me per il mio “pensiero dialettico” sul Motu Proprio del Papa del 7 luglio, il che vuole significare che senza dubbio sarei andando avanti e indietro in maniera confusa. Ho risposto che quello che ho detto è sicuramente la semplice applicazione di un vecchio memorabilmente principio cattolico formulato da Sant’Agostino molti secoli fa: “Uccidi gli errori, ama gli erranti”.

Poiché Dio è Verità, non c’è modo che la falsità, o l’errore, possa condurre un’anima nel Suo Cielo. Come l’errore, o la falsa dottrina, conduce al peccato, così solo la verità può portare a Dio. Se quindi voglio andare in Cielo ed aiutare altre anime ad arrivarci, devo essere rigoroso sulla dottrina cattolica. Molte persone non conoscono la Sua verità, ma essa è conoscibile (ed è questo che i liberali negano), e si conosce. Per la mia salvezza e la loro, devo loro comunicarla senza annacquarla né ammorbidirla.

D’altra parte io sono vincolato (in varia misura) dalla carità a desiderare che tutte le anime si conducano al Cielo, e questo è lo scopo per comunicare loro la verità. Perciò io non parlo quando so che ciò che dico può portarle all’Inferno – Gesù rimase in silenzio davanti ad Erode e rimase in silenzio davanti a Pilato. Io posso e devo, a seconda delle circostanze, “regolare il vento sul vello dell’agnello”. Devo amare sia la verità sia le anime. Quindi devo “uccidere l’errore, ma amare l’errante”.

In effetti, più amo la verità, più – e non meno – devo procurare di avere compassione per le anime. Più saldamente sono legato all’albero sulla riva, più sicuramente posso allungare la mano alle anime che stanno annegando in mezzo al guado. Ma guai a me se allungassi la mano senza prima essere saldamente legato! La mancanza della dottrina è il perché i liberali mancano anche della vera carità.

Così, la dottrina di Benedetto XVI nel suo Motu Proprio e nella sua lettera di accompagnamento ai Vescovi, è un miscuglio confuso e deviante di cattolicesimo e di Vaticano II, e io non posso smettere di evidenziare l’errore di questo Concilio che cerca di conciliare la vera Fede con il falso mondo moderno. Per altro verso, quella che viene detta “Messa tridentina” è ricca di dottrina cattolica, per cui posso solo rallegrarmi che il Motu Proprio riconosca che non è mai stata propriamente abrogata e conceda ai sacerdoti una certa libertà di celebrarla. “Nella terra dei ciechi” dove “il guercio è re”, quel riconoscimento e quella limitata concessione sono sicuramente importanti passi in avanti.

Kyrie eleison.La Reja, Argentina

Ricostruzione

Ricostruzione on Agosto 25, 2007

Il dibattito continua – non dirò imperversa -, ma certamente ritorna sempre sul recente Motu Proprio di Benedetto XVI, che riconosce che il Rito Tridentino della Messa non fu mai abrogato e che garantisce ai preti ovunque nella Chiesa una certa libertà per celebrarla. Persone serie condannano il documento per il suo linguaggio ambivalente e vedono in esso niente di più che un’esca per attirare i cattolici tradizionali nelle sabbie mobili della Chiesa conciliare.

Per quanto riguarda il linguaggio ambivalente, che favorisce ora il cattolicesimo ora il conciliarismo, non v’è dubbio in proposito. Eppure, cos’altro ci si può aspettare da chi si potrebbe definire come un papa duplice? Benedetto XVI, come Paolo VI e Giovanni Paolo II prima di lui, non può sicuramente accorgersi che crede contemporaneamente in due religioni contraddittorie. Così che egli finisce col promuoverle entrambe simultaneamente. A meno di un miracolo, Benedetto XVI porterà avanti questa linea fino alla tomba. Si tratta di una linea fortemente storta, ma riguardo al Motu Proprio egli è interessato, e certo non è questo il punto principale.

Il punto, come sembra a me, sta nelle parole del proverbio: “Dio scrive diritto sulle righe storte”. In molti paesi si sente di laici cattolici e di singoli preti – e come è di regola non dei loro vescovi! – che risvegliano per il vero rito della Messa, richiesta di Messali, richiesta di suppellettili sacre, di paramenti, ecc . . . . Io sento una forte protesta! . . . E dico, andiamo piano, andiamo piano, non tutto sarà perfetto tutto in una volta. Si armeggerà con il latino, si armeggerà con le rubriche e così via, ma diamo alla grazia a Dio una possibilità!

Con Dio, una piccola buona volontà porta lontano –

Un sacerdote cattolico non si ricostruisce in un giorno!

Lasciate che vi presenti uno scenario controverso. Non dovete credere in esso, ma eccolo. L’attuale disperata situazione del genere umano può essere paragonata solo a quella del tempo di Noè, appena prima del diluvio. La nostra civiltà tele-idiota, ormai diffusa dappertutto, può solo collassare. Dio non può permettere che milioni di anime vadano come sonnambule all’inferno. Quando essa collasserà, i cattolici andranno correndo per le strade, urlando per avere un sacerdote che confessi i loro peccati. Non andranno alla ricerca dei sacerdoti abbastanza liturgicamente perfetti della S**X che sono sparsi in giro. Quindi Dio sta preparando per quei giorni drammatici un certo numero di sacerdoti – che solo Lui conosce – al di fuori della S**X. Il Motu Proprio, permettendo loro di far proprio il vero rito della Messa, almeno in privato, è un passo importante in questa preparazione. Preghiamo con tutto il cuore per tutti questi sacerdoti e per il Papa!

Kyrie eleison.

Motu Proprio III

Motu Proprio III on Agosto 4, 2007

Un certo numero di anime che tengono alla Tradizione cattolica, non sono soddisfatte dal Motu Proprio di Papa Benedetto XVI di quattro settimane fa, nonostante il suo essere apparentemente benevolo, con le parole e con i fatti, nei confronti dell’antica e vera Messa della Chiesa cattolica.

Riguardo alle parole, costoro dicono che il Motu Proprio e la lettera ai vescovi che l’accompagna, sono pieni di contraddizioni che ne vanificano la benevolenza. Riguardo ai fatti, dicono che la supposta liberalizzazione della Messa tridentina è ancora così vincolata da restrizioni che non è affatto una liberalizzazione. In breve, il Motu Proprio sarebbe un’altra manovra modernista per ingannare in particolare la FSSPX e per abbattere la sua persistente resistenza all’inventata religione conciliare.

Per quanto mi riguarda, concedo subito che i due documenti sono pieni di contraddizioni e di restrizioni e, per quanto riguarda Roma, probabilmente sono stati concepiti – anche sinceramente! – per contribuire ad indurre la FSSPX e i suoi compagni di viaggio “a tornare all’ovile”. Detto questo, oggettivamente resta il fatto che il Papa ha dichiarato che la Messa antica non è mai stata abrogata, cosa questa che è una formidabile ammissione da parte di Roma. Inoltre, oggettivamente, dei singoli sacerdoti in tutto il mondo possono oggi usare il vecchio Messale e celebrare la vera Messa, almeno in privato, senza timore di essere “disobbedienti”, il che apre la strada al fluire della vera grazia privata, con quanto di incalcolabile questo può comportare.

Riguardo al timore che il Motu Proprio sia una trappola, ecco un paragone. La FSSPX (e compagni) occupa una fortezza inespugnabile in cima ad una montagna (l’immutabile dottrina cattolica e la liturgia). Sotto, nella pianura intorno alla fortezza, ci si accorge che improvvisamente il nemico modernista fa un gesto come a non voler distruggere la fortezza, dopo tutto. Non si dovrebbe gioire all’interno della fortezza?

Io dico: certamente! A due condizioni! Primo, la porta della fortezza non dovrebbe essere ancora assolutamente aperta (eccetto che ai reali “disertori” dal modernismo). Secondo, nessuno all’interno della fortezza dovrebbe gioire o comportarsi come se la guerra fosse finita. A meno dell’intervento di Dio, vi è ancora molta strada da fare. Ma su queste due condizioni . . .

Kyrie eleison.

Motu Proprio – II

Motu Proprio – II on Luglio 14, 2007

Dopo tante false notizie su un’imminente pubblicazione del Motu Proprio di Benedetto XVI sul rito preconciliare della Messa, finalmente questo è stato emanato il 7 luglio, col titolo Summorum Pontificum .

Tra i cattolici che tengono alla Tradizione cattolica, nell’ultima settimana esso ha incontrato un’accoglienza mista. Da un lato tutta la Fraternità San Pio X, per esempio, ha cantato un Te Deum in segno di gratitudine per tutto ciò che nel documento favorisce e in qualche misura determina la libertà del vecchio rito della Messa. Dall’altro, i cattolici che non nutrono alcuna fiducia in tutto ciò che viene dalla Roma conciliare, alcuni fino al punto di non credere che Benedetto XVI sia anche Papa, hanno qualche difficoltà nello scoprire nel Motu Proprio le numerose contraddizioni che riflettono il vano tentativo di Papa Benedetto XVI di conciliare il cattolicesimo con l’intrinsecamente anti-cattolico mondo moderno.

Ora le contraddizioni ci sono di sicuro, perché mentre il Papa mantiene nel suo cuore la vecchia liturgia della sua infanzia bavarese ante-guerra, con la sua mente conciliare egli crede nella conciliazione degli inconciliabili, come il cattolicesimo e il mondo rivoluzionario che ci circonda. Tuttavia, come dice il proverbio, Roma non è stata costruita in un giorno, e la Roma cattolica non sarà ricostruita in un giorno. Infatti, ci si può chiedere: per lavare il modernismo dalle stalle di Augia di questa Roma, non è necessario nulla di meno che una piena dell’ira di Dio?

Tuttavia, “Il viaggio di mille miglia inizia con il primo passo”. Tenuto conto della terribile persecuzione ufficiale del vero rito della Messa, a partire dal 1969, quando il Novus Ordo fu introdotto, sicuramente almeno due cose nel Motu Proprio valevano un Te Deum . In primo luogo, l’ufficiale, papale, pubblico riconoscimento che la Messa antica non era mai stata veramente soppressa. Noi l’abbiamo sempre saputo, ma oggi questo lo conosce ogni cattolico nella Chiesa universale. Che cambiamento di percezione deve comportare ciò! E in secondo luogo, una certa definitiva libertà per i sacerdoti di rito latino di celebrare la Messa antica, almeno in privato, e in misura maggiore rispetto a prima anche in pubblico.

Preghiamo più che mai per il Papa, se non di più, perché il suo cuore bavarese continui a spingere la sua testa conciliare verso una direzione cattolica!

Kyrie eleison.

Motu Proprio – I

Motu Proprio – I on Luglio 7, 2007

Mons. Williamson ed io, questo pomeriggio abbiamo parlato dell’imminente (così sembra) documento del Vaticano. Avendo inteso dell’ottimismo da parte sua, ho fatto notare che è compito dei giovani (in questo caso io) essere ottimisti, mentre quello degli anziani (lui) è di essere pessimisti. E conoscendo la naturale propensione di Sua Eccellenza al “buio, buio, buio” come dice lui, io mi sono ritrovato di fronte alla insospettata affermazione della famosa allusione di Churchill del trionfo della speranza sull’esperienza.

“Eccellenza, Lei lo dovrebbe sapere bene!” Gli leggo alcune righe della lettera da lui scritta nel 1984:

“Il Decreto del Vaticano del 3 ottobre, pubblicato il 15 ottobre, che libera il Rito Tridentino della Messa, è sicuramente una delle migliori notizie che abbiamo avuto dopo tanto tempo . . . . Supponiamo che (il Papa) voglia sinceramente liberare la Tradizione – quale altro passo ci dovremmo realisticamente aspettare che egli faccia per invertire l’intera direzione di una grande organizzazione come la Chiesa cattolica? . . . Ci sono indicazioni che fanno pensare che questo decreto rappresenti realmente un cambio di direzione, una rottura rispetto al grande blocco anti-tridentino . . . esso dimostra che il salvataggio della Tradizione può giungere a partire dal vertice della Chiesa. La carità crede e spera tutto, e crede e spera che il Santo Padre stia qui governando come noi abbiamo da tempo sperato che facesse . . . . Quindi possiamo aspettarci che il Diavolo combatta appieno questo decreto con le unghie e con i denti, col silenzio, il ridicolo, l’inattività.”

“Eccellenza, questa sua lettera è del 1 novembre 1984! Da quello che Le ho sentito dire questo pomeriggio potrei cancellare questa data e metterci quella del 6 luglio 2007!”

“Ma Stephen, questo accadeva 23 anni fa e le cose erano molto diverse. Oggi le cose vanno molto, molto peggio . . .

“Perché allora questo dovrebbe essere meglio? Non è un motu proprio Ecclesia Dei?”

Sono stato così profondamente cinico e sospettoso su questo prossimo documento che mi è venuto da ridere nel vedere che tra tutti coloro che riponevano speranze in esso vi fosse Mons. Williamson, che, egli stesso lo ammetterà, è spesso un cinico per eccellenza.

Noi concordiamo su molte cose, così ho deciso di lasciare che parlasse e ho detto “aspettiamo e vediamo”. In serata la sua risposta, che riporto qui per la vostra considerazione:

Il tanto atteso “Motu Proprio” di Benedetto XVI, volto a liberare parzialmente quello che è noto come Rito Tridentino della Messa, dovrebbe essere pubblicato domani (7 luglio). Ecco quattro domande sull’argomento e le risposte che ha dato sei mesi fa:

Rivarol: Si dice che Benedetto XVI stia per liberare il rito tradizionale della Messa. Questa misura, sarà sufficiente per risolvere la crisi della Chiesa?

Mons. W.: Posso sbagliarmi, ma credo che anche solo una parziale liberalizzazione della Messa tradizionale sarebbe un grande passo in avanti per la Chiesa universale. Il potere della grazia contenuta nella Messa, attualmente strozzato com’è dal rito di Paolo VI, ricomincerebbe a fluire in tutto il mondo. Tuttavia, è necessario molto più che il ripristino del vero rito della Messa per risolvere la crisi della fede nella Chiesa.

Rivarol: Ma non è che questo “Motu Proprio”, finirà col creare più confusione che chiarezza in campo dottrinale?

Mons. W.: Appunto, non è semplicemente permettendo nuovamente il vero rito della Messa che i cattolici impareranno di nuovo a parteciparvi come si deve. Tutto dev’essere ricostruito, così sarebbe necessario cominciare con l’eliminare la confusione, come ad esempio le Messe ibride. Ma la ricostruzione deve cominciare da qualche parte, e penso che abbiamo bisogno di fiducia nel potere intrinseco del vero rito.

Rivarol: I cattolici tradizionali non rischiano di fondersi nelle parrocchie conciliari a scapito della fede integrale?

Mons. W.: Se dopo la liberalizzazione del vero rito, i cattolici tradizionali si fondessero nelle parrocchie conciliari, bisognerebbe chiedersi se hanno mai avuto la Fede integrale. È la fede che è in giuoco. Di conseguenza, dovrebbero essere i capi della Tradizione cattolica a formare in anticipo il loro gregge, in modo tale che il “Motu Proprio” possa fare più bene ai conciliaristi che male ai tradizionalisti. Questo richiede che questi ultimi comprendano chiaramente che il problema basilare è l’intera Fede cattolica, e non solo il rito della Messa.

Rivarol: Non è che la liberalizzazione della Messa tradizionale senza l’abolizione della Messa Novus Ordo, equivarrebbe ad accettare in linea di principio la coesistenza e la parità di valore di ciò che Mons. Lefebvre chiamava “La Messa di sempre” e la “Messa di Lutero”?

Mons. W.: “Ab inimico disce”, imparate dal vostro nemico, dicevano i Latini. Perché vi sono così tanti vescovi conciliari in subbuglio alla mera possibilità della liberalizzazione del vero rito della Messa? Non è forse perché sanno che se l’Arca dell’Alleanza sarà nuovamente permessa nei loro templi, i loro riti di Dagon saranno in pericolo? (Leggi il capitolo V del primo libro di Samuele!). Siamo noi che dovremmo avere paura con il nostro rito di San Pio V, più che loro con il loro rito di Paolo VI?

A torto o a ragione, queste sono ancora le risposte che darei per le stesse domande. Il tempo ci dirà.

Kyrie eleison.