Madiran la Filosofia

Madiran la Filosofia on Ottobre 17, 2020

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Come Papa Pio X nella sua grande Enciclica anti-modernista del 1907, “Pascendi”, Jean Madiran nel suo libro “L’eresia del XX secolo” parte dalla filosofia, perché per entrambi il motivo che ha reso le menti moderne incapaci di comprendere il cattolicesimo è di natura filosofica piuttosto che teologica. Così la prima delle sei parti del libro di Madiran ha come titolo “Preambolo filosofico”. Sorprendentemente, l’autore stesso dice ai lettori che possono saltare il Preambolo se vogliono, probabilmente per risparmiare tempo a coloro che sono giustamente allergici alle delinquenziali assurdità che provengono dalle cosiddette “università” contemporanee. In effetti, il tema del libro di Madiran è tanto dipendente dalla vera filosofia quanto indipendente dalla “filosofia” odierna, o pseudo-filosofia.

Ma perché e come la Fede soprannaturale dipende dalla filosofia, che è lo studio razionale di tutta la realtà naturale, o l’elevazione, per così dire, del (vero) buon senso dal livello amatoriale al livello professionale? La Fede sopranaturale non è infinitamente superiore alla filosofia intrinsicamente naturale? Risposta: La produzione di buon vino da parte di un vignaiolo non dipende dalle bottiglie di vetro pulite e intatte, anche se senza di esse il produttore non riuscirà a mandare avanti la sua attività, perché se le bottiglie sono sporche o crepate nessuno acquisterà il suo vino, a prescindere dalla sua bontà. Quindi il viticoltore dà per scontato di essere fornito di bottiglie pulite e intatte. Rispetto al vino, la bottiglia di vetro non vale quasi nulla quando è vuota, ma è assolutamente necessario che sia senza crepe o sporcizia per poter contenere il vino.

Ora la ragione umana è come la bottiglia. Seppur sia solo una facoltà naturale, quando essa giungerà alla morte dovrà, pena l’eterna condanna, necessariamente contenere il vino soprannaturale della Fede (Mc. XVI, 16). La Fede è un dono supremo di Dio mediante la quale la ragione di un uomo è soprannaturalmente elevata a credere, ma se quella facoltà di ragione è viziata da errori e miscredenze umane allora, come la bottiglia sporca, rischia di sporcare il vino della Fede di Dio, per quanto divina di per sé sia quella convinzione. E il modernismo è un errore così radicale che rovinerà, o minerà, qualsiasi Fede, per quanto pura, riversata in quella mente. E come il vino versato in una bottiglia sporca non può fare a meno di essere rovinato, così la Fede cattolica versata in una mente moderna non potrà che essere minata. Questo insegnano Pio X, de Corte, Calderón e Madiran, insieme a tutti i maestri che hanno colto l’oggettiva malizia di una mente soggettivista.

E come ha fatto Madiran a dimostrare che i vescovi francesi negli anni ‘60 erano privi della ragione cattolica? Egli parte da una loro dichiarazione ufficiale del dicembre 1966 (p. 40) dove affermano che “per una mente filosofica” le parole “persona” e “natura”, cruciali per la cristologia (teologia cattolica di Cristo), hanno cambiato il loro significato fin dai tempi di Boezio (che ha elaborato la definizione di “persona”) e dell’Aquinate (che ha rafforzato la definizione di “natura”). In altre parole, per i vescovi francesi la filosofia moderna ha superato e sostituito la filosofia classica, da sempre incorporata nella dottrina immutabile della Chiesa, rendendo il tomismo obsoleto e impraticabile “per una mente filosofica”.

Ma in una Chiesa in cui la dottrina si è sempre adeguata a ciò che non cambia mai nella realtà extra-mentale, questa prospettiva dei vescovi francesi si configura essere assolutamente rivoluzionaria. Può solo significare, dice Madiran (43), che stanno aderendo alla rivoluzione copernicana filosofica di Immanuel Kant (1724–1804) che ha posto la “realtà” non più fuori ma dentro la mente. Tuttavia (45, 46), non vi è alcun obbligo, tranne che nell’ambito della filosofia kantiana, di accettare questa interiorizzazione della realtà. Solo, sulla base di soggettive premesse si arriva inevitabilmente a irreali conclusioni. La scelta (im)morale da parte dei vescovi francesi di seguire Kant e abbandonare l’Aquinate, dimostra la loro apostasia implicita (50) e l’adesione ad una religione anti-naturale. Stavano dichiarando la loro indipendenza dalla verità di Dio attraverso il loro rifiuto della realtà di Dio e dell’Ordine che Egli a impiantato nella Natura (60–63).

Madiran conclude la sua Parte I spiegando che mentre il tomismo corrisponde all’esperienza umana di tutti i tempi e di tutti i luoghi (66), il kantismo ha separato i vescovi francesi dalla realtà, come ha fatto per la mente dell’epoca moderna, alla quale tanto questi vescovi vogliono piacere (67).

Kyrie eleison.