natura

Grotta Benedetta

Grotta Benedetta on Ottobre 16, 2010

Com’è assurdo separare la grazia dalla natura! I due sono fatti l’una per l’altra!

E quant’è ancora più assurdo concepire la grazia come se facesse la guerra alla natura!

Essa combatte contro i cedimenti della nostra natura decaduta, non contro la natura, che viene da Dio e costituisce il substrato di questi cedimenti. Al contrario, la grazia esiste per preservare questo substrato dai cedimenti e dalle cadute, e per elevarlo alle altezze divine, alla partecipazione alla natura stessa di Dio (II Pt. I, 4)

Ora, la natura senza la grazia può portare alla rivoluzione, ma la grazia che disprezzasse la natura condurrebbe ad una falsa “spiritualità”, come per esempio il Giansenismo, che porta anch’esso alla rivoluzione.

Della gravità di questo errore protestante che indirizza la grazia contro la natura invece che contro il peccato, mi sono ricordato nel corso di una visita di sette giorni in Italia, durante i quali ho visitato quattro luoghi di montagna nei quali si rifugiarono quattro grandi Santi medievali, tutti presenti nel Breviario e nel Messale, per avvicinarsi a Dio . . . nella natura.

Si tratta, in ordine cronologico, di San Benedetto (22 marzo, Subiaco), San Romualdo (7 febbraio, Camaldoli), San Giovanni Gualberto (12 luglio, Vallombrosa) e San Francesco d’Assisi (4 ottobre, La Verna).

Da Camaldoli e Vallombrosa, poste in cima alle colline intorno a Firenze, presero il nome due Ordini monastici, nati lì nell’XI secolo.

A La Verna, in cima agli Appennini toscani, San Francesco ricevette le Stimmate nel 1224.

Tutte e tre queste località sono oggi raggiungibili con relativa facilità in pullman o in auto, ma sono ancora circondate da foreste, e sono così alte sul livello del mare che in inverno devono essere molto fredde.

È qui che questi Santi sono andati per comunicare con Dio, lontano dalle comodità delle città, con la loro “pazza folla”, già pazza abbastanza perfino nelle piccole città di quei giorni.

La località che forse mi ha colpito di più è stata Subiaco, ad un’ora di macchina ad Est di Roma, dove San Benedetto, ancora giovane, trascorse tre anni arroccato in una grotta su una montagna.

Nato nel 580 d. C., ancora giovane studente fuggì dalla corruzione di Roma, e si rifugiò nelle colline all’età di 20 anni, c’è chi dice di 14! – se è vero: che adolescente! A partire dal 1200 d. C. un monastero aggrappato a scalinata ha iniziato ad annidarsi sul fianco della montagna, intorno alla grotta resa sacra da questo giovane, ma si riesce ancora ad indovinare cos’egli allora vi trovò nella sua ricerca di Dio: nuvole e cielo sopra, il fruscio del torrente nella valle molto al di sotto, solo boschi selvaggi sulla montagna di fronte, e per compagnia solo uccelli volteggianti su e giù lungo la ripida parete circostante . . . il giovane solo con la natura . . . la natura di Dio . . . solo con Dio!

Tre anni, solo con Dio . . . tre anni che permisero a questo giovane cattolico di appropriarsi della sua anima, con Cristo, nella natura, e permisero, con la sua famosa Regola benedettina, di mutare il crollato impero romano nella sorgente Cristianità, oggi crollata a sua volta come “civiltà occidentale”.

Dove sono i giovani cattolici oggi, che riappropriandosi della natura, con Cristo, si riappropriaranno delle loro anime e riusciranno così a salvare di nuovo la Cristianità?

Madre di Dio, ispira i nostri giovani!

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Ancora Giovenale

Ancora Giovenale on Novembre 29, 2008

La settimana scorsa “Commenti Eleison” ha richiamato l’attenzione sulla notevole (per un pagano) saggezza naturale circa le questioni spirituali, dimostrata dallo scrittore satirico romano Giovenale, che era nel giusto circa 100 anni dopo la nascita di Nostro Signore, ma senza che egli lo conoscesse (per quanto ho potuto sapere) per non avere contatti con la religione cattolica, cresciuta dopo a Roma.

Una prima lezione tratta da un passo incluso nella Decima Satira, è stata che la grazia è in linea con quella natura che Dio ci ha dato e a partire dalla quale Giovenale scriveva. La grazia è solo non in linea con la nostra natura decaduta, che così divenne con Adamo e che da allora è stata viziata col peccato originale in tutti noi, rendendo fin troppo facile il susseguirsi dei nostri peccati personali. Con questa natura peccaminosa, come peccatore, la grazia è in guerra, ma solo per guarire ed elevare quella natura che Dio ci ha dato e che è necessariamente sottesa alla natura peccaminosa, come necessariamente il marcio sottende la mela. Il fatto che Giovenale, senza l’aiuto dalla grazia, possa scrivere così bene, non solo del marcio umano, ma anche della natura sottesa, confuta la terribile eresia secondo la quale nella natura umana non ci sarebbe alcunché che non sia marcio.

Una seconda lezione adatta ai nostri tempi, è che l’antico pagano satirico che ha promosso la sanità mentale naturale, anche senza alcuna nozione della grazia soprannaturale, era un uomo migliore rispetto alla massa degli apostati pagani post-cristiani, che oggi sono corrotti e stanno corrompendo sia la natura sia la grazia. Allo stesso modo, a chi ha visitato una settimana fa il Museo di Arte Moderna di Washington DC, l’attuale esposizione di antichi pezzi artistici provenienti dalla pagana Pompei, ha offerto molto di più per il cuore e la mente umani che tutte le moderne esposizioni messe insieme.

Una terza lezione, messa in rilievo dai tempi moderni, potrebbe essere il valore che ha la lettura degli autori classici latini come Giovenale. Quando si parla dell’apprendimento del latino, alcune anime pie sostengono che i giovani cattolici dovrebbero immergersi negli abbondanti testi latini dei Padri della Chiesa, pieni di grazia, piuttosto che in quelli pagani, come in Giovenale. È vero, i Padri della Chiesa sono nitidi laddove gli autori pagani sono sempre più o meno scoloriti, ma proprio perché i Padri sono pieni di grazia, di certo non possono testimoniare in pari maniera che la natura data da Dio è a priori, di per sé e non in valore, la grazia data da Dio. Non è questa natura che oggi ha bisogno di tutto l’aiuto possibile?

Kyrie eleison.

Paganesimo intelligente

Paganesimo intelligente on Novembre 22, 2008

Del famoso scrittore satirico romano Giovenale (67–130 dC?), ci sono due citazioni particolarmente note: “ panem et circenses ” – “pane e spettacoli”, e “ mens sana in corpore sano ” – “mente sana in corpo sano”. Il contesto di questa seconda citazione è veramente interessante. Ecco l’intero passo della decima Satira, in una libera traduzione:

“Che gli uomini pregherebbero per niente? Prendete il mio consiglio,

E lasciate che gli dèi stessi giudichino ciò che è meglio

Per noi e per i nostri interessi, poiché da loro ci viene

Non quel che ci piace, ma ciò che più ci conviene.

L’uomo è più caro a loro che a sé stesso;

Dal vano desiderio e dalla cieca bramosia mosso,

Agogna a quel tipo di figlio, a quel tipo di moglie,

Mentre solo gli dei sanno dei giusti figlio e moglie.

“Ma se dovete chiedere qualcosa ai numi

Offrendo carni di cánditi suini,

Pregate gli dei che vi diano

Mente sana in un corpo sano.

Pregate che la morte trovi al momento dato

Il vostro spirito imperturbato,

Non col desiderio di avere

Più di quanto Madre Natura voglia dare,

Uno spirito pronto a sopportare ogni tipo di dolore,

Ignorando la rabbia e ogni voglia di avere,

Preferendo il gravoso e nobile lavoro

Ai piaceri offerti dal centro di ristoro.

Questo avete il potere fare,

La vostra virtù è il solo mezzo per felici campare.

A chi ha buon senso non verrà meno la lena –

“Così ci pone in Cielo un dio della fortuna”.

Ciò che qui è notevole, è come il pagano Giovenale dica tante di quelle cose che hanno detto gli scrittori cristiani. Per esempio, come noi uomini siano amati dall’alto più di quanto noi amiamo noi stessi, come le potenze dell’alto sappiano meglio di noi ciò che ci serve e ci danno solo ciò che ci è veramente necessario. Inoltre, come la virtù sia l’unica strada per la felicità, e come dipenda da noi stessi vivere con saggezza e non con la testa tra le nuvole o in qualcos’altro.

Dalla saggezza della satira romana, ci sono almeno due lezioni da trarre. In primo luogo, la grazia è in linea con la natura che Dio ci ha dato, e non viene meno nel mantenere in linea la natura. Nel vedere come lo scrittore pagano, senza la grazia, riesca a cogliere dalla sola natura così tante verità spirituali, si dimostra che la natura e la grazia sono allineate, anche se la grazia è infinitamente al di sopra della natura, e la natura non ha alcuna pretesa su di essa. Troppi cattolici vedono la grazia della nostra religione come una sorta di poliziotto con un manganello che controlla la nostra tenuta. Allo stesso modo la legge (la buona legge) è un’amica e non una nemica della natura!

Una seconda lezione potrebbe essere che i pagani pre-cristiani, come Giovenale, erano più aderenti alla realtà dei pagani post-cristiani del nostro tempo. Gli apostati di oggi stanno cancellando in loro sia la grazia sia la natura, così che non potranno mai esprimersi col buon senso espresso qui da Giovenale.

Kyrie eleison.