Paolo VI

Ancora la carota

Ancora la carota on Luglio 5, 2008

Così, sembra che la settimana scorsa io abbia indovinato.

Da un lato la Fraternità San Pio X non ha rispettato l’”ultimatum” del 5 giugno del Cardinale Castrillón, come voleva il Cardinale; ha invece risposto con una lettera di Mons. Lefebvre a Papa Paolo VI, in cui nel 1975 Monsignore spiegava perché stava difendendo la Tradizione, ma senza mancare del rispetto previsto verso le autorità della Chiesa di Roma. Ancora una volta, la Fraternità potrebbe aver sollevato qualche apprensione, ma non ha “dato il via al negoziato”.

Dall’altro lato, il Cardinale non ha proceduto ad alcuna ulteriore esorcizzazione ufficiale della Fraternità, ma – a quanto riferito – ha dichiarato di non aver mai inteso che il suo testo del 5 giugno dovesse essere un “ultimatum”. E così la situazione ritorna com’era prima. Penso che possiamo aspettarci che si ripeta il copione passato. Il figlio amorevole continuerà a cercare di avvicinarsi alla madre lebbrosa, la madre lebbrosa continuerà a cercare di abbracciarlo, il figlio amorevole continuerà a farsi indietro, poi cercherà di avvicinarsi di nuovo, e così via.

Che confusione! Un noto giornalista italiano non riesce a capire di rigetto da parte della Fraternità delle “generose offerte” di Roma. Egli riporta che il Papa Benedetto XVI e il Cardinale Castrillón sarebbero stati entrambi sinceramente feriti dalle recenti dichiarazioni provenienti dalla Fraternità su Roma o sui Romani affetti dalla lebbra. “Che cosa? Lebbrosi?? Noi???”, “Ahi, è questo il problema”, diceva Amleto. La lebbra è un simbolo dell’eresia già dal Vecchio Testamento, e il Vaticano II non è solo eresia, è una completa nuova religione.

Un cattolico è un cattolico principalmente per la sua Fede. Sceglie con la sua mente di aderire ad una serie di proposizioni vere, che sono soprannaturali, cioè oltre la portata della sua mente meramente naturale. La sua volontà è quindi necessaria per indurre la sua mente a sottomettersi a queste verità che sono sopra di essa. Ma queste verità non sono solo desiderii del pensiero. Esse sono rivelate da Dio e trasmesse dalla Chiesa, e non possono essere manomesse. Il Vaticano II, le ha o non le ha manomesse? E Amleto, di nuovo: “È questo il problema”.

Il capo dei Redentoristi tradizionali che hanno sede nelle isole Orcadi, a nord della Scozia, che ha appena indotto molti di loro a seguirlo nelle braccia della Roma conciliare, scrive estaticamente di come sia “dolce” “assaporare” ancora una volta “la pacifica e indiscussa comunione” con il Vicario di Cristo.

Buona fortuna, caro Padre, speriamo che scansi la lebbra! Ma alla fine, bisogna pur dare qualche consolazione al Cardinale Castrillón! Che confusione!

Kyrie eleison.

Ricostruzione

Ricostruzione on Agosto 25, 2007

Il dibattito continua – non dirò imperversa -, ma certamente ritorna sempre sul recente Motu Proprio di Benedetto XVI, che riconosce che il Rito Tridentino della Messa non fu mai abrogato e che garantisce ai preti ovunque nella Chiesa una certa libertà per celebrarla. Persone serie condannano il documento per il suo linguaggio ambivalente e vedono in esso niente di più che un’esca per attirare i cattolici tradizionali nelle sabbie mobili della Chiesa conciliare.

Per quanto riguarda il linguaggio ambivalente, che favorisce ora il cattolicesimo ora il conciliarismo, non v’è dubbio in proposito. Eppure, cos’altro ci si può aspettare da chi si potrebbe definire come un papa duplice? Benedetto XVI, come Paolo VI e Giovanni Paolo II prima di lui, non può sicuramente accorgersi che crede contemporaneamente in due religioni contraddittorie. Così che egli finisce col promuoverle entrambe simultaneamente. A meno di un miracolo, Benedetto XVI porterà avanti questa linea fino alla tomba. Si tratta di una linea fortemente storta, ma riguardo al Motu Proprio egli è interessato, e certo non è questo il punto principale.

Il punto, come sembra a me, sta nelle parole del proverbio: “Dio scrive diritto sulle righe storte”. In molti paesi si sente di laici cattolici e di singoli preti – e come è di regola non dei loro vescovi! – che risvegliano per il vero rito della Messa, richiesta di Messali, richiesta di suppellettili sacre, di paramenti, ecc . . . . Io sento una forte protesta! . . . E dico, andiamo piano, andiamo piano, non tutto sarà perfetto tutto in una volta. Si armeggerà con il latino, si armeggerà con le rubriche e così via, ma diamo alla grazia a Dio una possibilità!

Con Dio, una piccola buona volontà porta lontano –

Un sacerdote cattolico non si ricostruisce in un giorno!

Lasciate che vi presenti uno scenario controverso. Non dovete credere in esso, ma eccolo. L’attuale disperata situazione del genere umano può essere paragonata solo a quella del tempo di Noè, appena prima del diluvio. La nostra civiltà tele-idiota, ormai diffusa dappertutto, può solo collassare. Dio non può permettere che milioni di anime vadano come sonnambule all’inferno. Quando essa collasserà, i cattolici andranno correndo per le strade, urlando per avere un sacerdote che confessi i loro peccati. Non andranno alla ricerca dei sacerdoti abbastanza liturgicamente perfetti della S**X che sono sparsi in giro. Quindi Dio sta preparando per quei giorni drammatici un certo numero di sacerdoti – che solo Lui conosce – al di fuori della S**X. Il Motu Proprio, permettendo loro di far proprio il vero rito della Messa, almeno in privato, è un passo importante in questa preparazione. Preghiamo con tutto il cuore per tutti questi sacerdoti e per il Papa!

Kyrie eleison.

Motu Proprio – I

Motu Proprio – I on Luglio 7, 2007

Mons. Williamson ed io, questo pomeriggio abbiamo parlato dell’imminente (così sembra) documento del Vaticano. Avendo inteso dell’ottimismo da parte sua, ho fatto notare che è compito dei giovani (in questo caso io) essere ottimisti, mentre quello degli anziani (lui) è di essere pessimisti. E conoscendo la naturale propensione di Sua Eccellenza al “buio, buio, buio” come dice lui, io mi sono ritrovato di fronte alla insospettata affermazione della famosa allusione di Churchill del trionfo della speranza sull’esperienza.

“Eccellenza, Lei lo dovrebbe sapere bene!” Gli leggo alcune righe della lettera da lui scritta nel 1984:

“Il Decreto del Vaticano del 3 ottobre, pubblicato il 15 ottobre, che libera il Rito Tridentino della Messa, è sicuramente una delle migliori notizie che abbiamo avuto dopo tanto tempo . . . . Supponiamo che (il Papa) voglia sinceramente liberare la Tradizione – quale altro passo ci dovremmo realisticamente aspettare che egli faccia per invertire l’intera direzione di una grande organizzazione come la Chiesa cattolica? . . . Ci sono indicazioni che fanno pensare che questo decreto rappresenti realmente un cambio di direzione, una rottura rispetto al grande blocco anti-tridentino . . . esso dimostra che il salvataggio della Tradizione può giungere a partire dal vertice della Chiesa. La carità crede e spera tutto, e crede e spera che il Santo Padre stia qui governando come noi abbiamo da tempo sperato che facesse . . . . Quindi possiamo aspettarci che il Diavolo combatta appieno questo decreto con le unghie e con i denti, col silenzio, il ridicolo, l’inattività.”

“Eccellenza, questa sua lettera è del 1 novembre 1984! Da quello che Le ho sentito dire questo pomeriggio potrei cancellare questa data e metterci quella del 6 luglio 2007!”

“Ma Stephen, questo accadeva 23 anni fa e le cose erano molto diverse. Oggi le cose vanno molto, molto peggio . . .

“Perché allora questo dovrebbe essere meglio? Non è un motu proprio Ecclesia Dei?”

Sono stato così profondamente cinico e sospettoso su questo prossimo documento che mi è venuto da ridere nel vedere che tra tutti coloro che riponevano speranze in esso vi fosse Mons. Williamson, che, egli stesso lo ammetterà, è spesso un cinico per eccellenza.

Noi concordiamo su molte cose, così ho deciso di lasciare che parlasse e ho detto “aspettiamo e vediamo”. In serata la sua risposta, che riporto qui per la vostra considerazione:

Il tanto atteso “Motu Proprio” di Benedetto XVI, volto a liberare parzialmente quello che è noto come Rito Tridentino della Messa, dovrebbe essere pubblicato domani (7 luglio). Ecco quattro domande sull’argomento e le risposte che ha dato sei mesi fa:

Rivarol: Si dice che Benedetto XVI stia per liberare il rito tradizionale della Messa. Questa misura, sarà sufficiente per risolvere la crisi della Chiesa?

Mons. W.: Posso sbagliarmi, ma credo che anche solo una parziale liberalizzazione della Messa tradizionale sarebbe un grande passo in avanti per la Chiesa universale. Il potere della grazia contenuta nella Messa, attualmente strozzato com’è dal rito di Paolo VI, ricomincerebbe a fluire in tutto il mondo. Tuttavia, è necessario molto più che il ripristino del vero rito della Messa per risolvere la crisi della fede nella Chiesa.

Rivarol: Ma non è che questo “Motu Proprio”, finirà col creare più confusione che chiarezza in campo dottrinale?

Mons. W.: Appunto, non è semplicemente permettendo nuovamente il vero rito della Messa che i cattolici impareranno di nuovo a parteciparvi come si deve. Tutto dev’essere ricostruito, così sarebbe necessario cominciare con l’eliminare la confusione, come ad esempio le Messe ibride. Ma la ricostruzione deve cominciare da qualche parte, e penso che abbiamo bisogno di fiducia nel potere intrinseco del vero rito.

Rivarol: I cattolici tradizionali non rischiano di fondersi nelle parrocchie conciliari a scapito della fede integrale?

Mons. W.: Se dopo la liberalizzazione del vero rito, i cattolici tradizionali si fondessero nelle parrocchie conciliari, bisognerebbe chiedersi se hanno mai avuto la Fede integrale. È la fede che è in giuoco. Di conseguenza, dovrebbero essere i capi della Tradizione cattolica a formare in anticipo il loro gregge, in modo tale che il “Motu Proprio” possa fare più bene ai conciliaristi che male ai tradizionalisti. Questo richiede che questi ultimi comprendano chiaramente che il problema basilare è l’intera Fede cattolica, e non solo il rito della Messa.

Rivarol: Non è che la liberalizzazione della Messa tradizionale senza l’abolizione della Messa Novus Ordo, equivarrebbe ad accettare in linea di principio la coesistenza e la parità di valore di ciò che Mons. Lefebvre chiamava “La Messa di sempre” e la “Messa di Lutero”?

Mons. W.: “Ab inimico disce”, imparate dal vostro nemico, dicevano i Latini. Perché vi sono così tanti vescovi conciliari in subbuglio alla mera possibilità della liberalizzazione del vero rito della Messa? Non è forse perché sanno che se l’Arca dell’Alleanza sarà nuovamente permessa nei loro templi, i loro riti di Dagon saranno in pericolo? (Leggi il capitolo V del primo libro di Samuele!). Siamo noi che dovremmo avere paura con il nostro rito di San Pio V, più che loro con il loro rito di Paolo VI?

A torto o a ragione, queste sono ancora le risposte che darei per le stesse domande. Il tempo ci dirà.

Kyrie eleison.