colloqui dottrinali

Prima la Fede

Prima la Fede on Novembre 23, 2013

La grande lezione impartita da Mons. Lefebvre (1905–1991) ai cattolici che avevano orecchie per intendere, fu che la Fede è superiore all’obbedienza. La triste lezione che da allora abbiamo appresa è che l’obbedienza continua ad essere superiore alla Fede. Questi “Commenti”, che dall’odierna confusione nella Chiesa, nel mondo e nella Fraternità San Pio X, hanno indirizzato continuamente verso un ritorno ai fondamentali, hanno tentato spesso di spiegare perché la Fede deve venire prima.

Si prendano per esempio le argomentazioni di un “buon” sacerdote della FSSPX che recentemente mi ha inviato una e-mail accusandomi di valutare erroneamente lo stato attuale della FSSPX. Egli dice che la mia resistenza alla neo-Fraternità – come la chiamo io – è: 1) troppo personalisticamente motivata, 2) dimentica del bene della Chiesa, 3) incoerente con le posizioni da me assunte prima, 4) mancante di realismo cattolico, 5) contraria all’indefettibilità della Chiesa, 6) perché ognuno sia papa a se stesso, 7) per una visione modernista della Chiesa, 8) protestante, 9) contraria all’unione con Roma e infine 10) che spinge le anime lontano dalla Chiesa.

Ora, io non sono Mons. Lefebvre, e non pretendo di esserlo, ma il mio collega si rende conto che tutti questi argomenti (tranne il terzo) li avrebbe potuto applicare trent’anni fa alla resistenza di Mons. Lefebvre contro le autorità ufficiali della Chiesa a Roma? Infatti, la resistenza di Monsignore era 1) motivata solo dall’urgente necessità di difendere la Fede, 2) per il bene della Chiesa universale, 4) una condotta totalmente realistica (come hanno dimostrato i frutti cattolici della sua Fraternità), 5) non svilente ma comprovante, con tale sua resistenza, l’indefettibilità della Chiesa, 6) perché la misura per i Papi fosse la Chiesa di sempre, 7) contraria ad ogni follia neo-modernista, 8) contraria alla ripresentazione modernista del Protestantesimo, 9) per l’unione con la Roma cattolica di sempre, e infine 10) in grado di aiutare molte anime veramente cattoliche a mantenere la fede invece di perderla.

E cos’è che giustificava la resistenza di allora di Monsignore? Cos’è che dimostrava anche che egli, a dispetto delle apparenze, non fosse un ribelle come Lutero, ma un vero cattolico e un grande servitore della Chiesa? La sua dottrina, la sua dottrina e ancora la sua dottrina! Mentre Lutero negò una miriade di insegnamenti cattolici, Monsignore affermò ognuno di essi. Fu in nome della dottrina della Fede che Monsignore assunse la sua posizione contro i papi conciliari e le autorità della Chiesa che stavano minando alla base tale dottrina, rinnovando ed adottando i terribili errori del modernismo.

Quindi, cos’è che giustifica oggi una certa resistenza alla dirigenza della FSSPX? In che modo, coloro che resistono possono sostenere di essere i veri servitori della FSSPX? Dottrina, dottrina e ancora dottrina! La Dichiarazione di metà aprile del 2012 è stata la prova di uno spaventoso deficit dottrinale al vertice della FSSPX, e mentre la Dichiarazione è stata ritirata, il suo contenuto non è stato ritrattato, ma perfino difeso, come per esempio con quel “troppo sottile”! Né i documenti ufficiali della FSSPX del 14 luglio 2012 o del 27 giugno 2013 ne hanno opportunamente annullato il danno. Prova ne è, che la politica di governo del quartier generale della FSSPX non è cambiata. Caro collega, la nostra Fraternità è stata fondata anteponendo la Fede all’apparente obbedienza, e tu ora vorresti difendere quella Fraternità anteponendo l’apparente obbedienza verso questa Fraternità alla Fede? Studia i documenti e osserva i comportamenti!

Kyrie eleison.P.S. Nel frattempo, se qualcuno ha una raccolta completa delle traduzioni in spagnolo o francese di questi “Commenti” da quando hanno iniziato a comparire, ce lo faccia sapere, per favore.

Momento Fatale

Momento Fatale on Ottobre 5, 2013

La maggior parte dei lettori di questi “Commenti”, probabilmente avrà ormai compreso il grave problema che sta paralizzando la difesa della Fede in capo alla Fraternità San Pio X e potrebbero quindi preferire di leggere dell’altro. Ma è tale lo scompiglio creato nelle menti di milioni di persone dal globale cedimento dalla Fede, che io penso che oggi non si analizzerà mai abbastanza la natura della Fede, la necessità della Fede e come essa venga insidiata. Quindi, senza voler insistere troppo sulle recenti disavventure o misfatti della FSSPX, mi si consenta di ricorrere ad un altro esempio di tale insidia, tratto dalla sua vicenda dell’anno scorso.

Il Capitolo Generale della Fraternità, del luglio 2012, è stato salutato subito dopo, da molti dei suoi partecipanti, come un trionfo dell’unità della Fraternità rispetto al disagio ed alle tensioni dei molti mesi precedenti. Da allora però, una più equilibrata visione del Capitolo ha preso il posto dell’euforia, e un certo numero di coloro che vi presero parte considerano che esso sia stato piuttosto un disastro per la Fraternità. Uno dei partecipanti, o Capitolari, come vengono chiamati, ha descritto il momento fatale quando i 39 sacerdoti a capo della Fraternità (io escluso) misero la loro Fraternità e i Superiori a fronte alla dottrina della Fede, proprio come fece l’insieme dei vescovi cattolici al Vaticano II.

I lavori del Capitolo si aprirono esattamente con un grave attacco dottrinale del Rettore del seminario della FSSPX a Écône sulla Dichiarazione Dottrinale di metà aprile, 2012, con la quale la FSSPX sarebbe stata pronta al compromesso con i neo-modernisti di Roma sul Concilio, sulla nuova Messa, sul Codice di Diritto Canonico e sull’”ermeneutica della continuità” di Benedetto XVI. L’attacco venne espresso in termini moderati e rispettosi, ma sostanzialmente molto pesanti; significava infatti che chiunque avesse redatto la Dichiarazione o avesse spinto per la sua presentazione a Roma, era un incompetente in dottrina cattolica. Se poi si fosse trattato di incompetenza cosciente, si era in presenza di traditori della Fede; se incosciente, di persone inadatte a stare a capo di una Congregazione cattolica fondata in difesa della Fede. A quel punto, sul Capitolo piombò il silenzio, con i capitolari che iniziarono a rendersi conto quanto grave fosse l’accusa implicita contro i loro Superiori.

Ma il Rettore del seminario della Fraternità in Argentina ruppe il silenzio, dicendo che il Capitolo non poteva affibbiare uno schiaffo al suo Superiore Generale con l’esigere che ritirasse la sua Dichiarazione. Tale ritrattazione, disse, sarebbe stata implicita nella Dichiarazione finale del Capitolo. A quel punto altri capitolari avanzarono altri argomenti e il Capitolo passò ad occuparsi di altro. Tuttavia, il problema dottrinale della perfida Dichiarazione di metà aprile non venne correttamente risolto né dalla Dichiarazione finale del Capitolo, né dalle sei condizioni per un futuro accordo con Roma, né tampoco da una qualche successiva ritrattazione da parte dello stesso Superiore Generale, al contrario. E la Fraternità continua ad essere guidata in pratica secondo la stessa politica dell’essere gentili con i nemici della Fede a Roma, che fanno a pezzi la Fede e con essa la Chiesa.

Come poterono non vedere, i capitolari, che il “rispetto per i Superiori” veniva messo a fronte della Fede? Come poterono non insistere sul fatto che il problema dottrinale, di gran lunga più importante per l’intero Capitolo, fosse chiarito, così che tutti loro potessero individuare la necessaria azione da intraprendere immediatamente e non da rinviare astutamente alla fine del Capitolo? La risposta dev’essere che, come i vescovi del Vaticano II, essi sono collectivamente figli del mondo moderno, per i quali la dottrina della Fede non è una necessità vitale, ma solo qualcosa che si impara in seminario per diventare sacerdoti, e che quindi si onora, ma nello stesso tempo più o meno si trascura. Lettori, leggete!

Kyrie eleison.

Danno Persistente – I

Danno Persistente – I on Luglio 27, 2013

Quando si vuol difendere la pessima Dichiarazione Dottrinale (DD), ufficialmente presentata dalla Fraternità San Pio X alle autorità romane nella metà di Aprile dell’anno scorso come base di un accordo pratico, spesso si dice che, siccome Roma ha rifiutato di accettare la DD, la DD non interessa più, e quindi può essere dimenticata. Però, nel numero di questo mese del ‘Recusant’ (un nuovo periodico della Resistenza in Inghilterra) compare un’argomentazione contraria che merita un’ accurata attenzione. Questa argomentazione o viene citata direttamente dall’originale, o viene riassunta:

«La DD, come è evidente sia dal titolo che dal contenuto, è una dichiarazione la quale afferma che un certo numero di posizioni dottrinali su questioni della più grande importanza nella presente crisi della Chiesa sono accettabili dalla Fraternità. Il problema è che molte delle posizioni espresse nella DD non sono accettabili. Per esempio, nel Capitolo Generale della Fraternità di luglio scorso, fu detto da uno dei teologi guida della Fraternità che “questa dichiarazione è profondamente ambigua e pecca per omissione contro il dovere di denunciare chiaramente gli errori principali, i quali infuriano ancora nella Chiesa e distruggono la Fede dei Cattolici. Cosi come è, questa Dichiarazione dà l’impressione che si accetterebbe la cosi detta ermeneutica della continuità.”

Il male fatto dalla DD è, quindi, quello di un’affermazione pubblica dottrinalmente dubbia. Ne è stata ritrattata o rifiutata come tale. Infatti Msgr. Fellay si rifiuta continuamente di ammettere che ci sia qualcosa di dottrinalmente dubbio nella sua dichiarazione. Al massimo, egli ammette che ha cercato di essere “troppo sottile”, ma egli non ammette che su tale sottigliezza ci sia molto da obbiettare in materia che riguarda la difesa della Fede. Mons. Fellay si lamenta che tutto il problema è che egli “non è stato ben compreso” anche dai membri teologicamente più bravi della Fraternità. Egli continua a permettere, fra gli altri, a Padre Themann in USA di difendere la DD nelle conferenze pubbliche che sono registrate e sono state distribuite tra i fedeli.

È vero che le cose avrebbero potuto essere peggiori se Roma avesse accettato la DD, ma questo non diminuisce il danno apportato dalla DD quando presenta ciò che è dottrinalmente accettabile dalla Fraternita. Ora se Mons. Fellay dice che egli “ritira” e “rinuncia” ad essa, sembra che voglia dire che era inopportuna in quel momento, perché poteva provocare la divisione nella Fraternità. “Egli non ha mai neanche insinuato che la DD è dottrinalmente dubbia e inaccettabile. E questo è stato il vero punto della discussione dall’inizio, il punto che è ancora lontano dall’essere risolto: il Superiore Generale sembra rifiutare di fare qualche professione non-ambigua riguardo alla posizione della Fraternità”.

In conclusione, lo scandalo causato dalla DD non è stato ancora riparato. “Cercando di minimizzare la serietà della faccenda allo scopo di mantenere o riguadagnare la pace e la calma tra i fedeli, si corre il rischio di incorragiare la mentalità che la dottrina non importa tanto purché le cose vadano bene, e possiamo mantenere la vera Messa ecc. Tale minimizzazione non farà che peggiorare lo scandalo» (Fine dell’articolo).

Quest’articolo afferma molto moderatamente che il problema della DD non è stato né revocato né ritrattato da Mons. Fellay. Ma come può qualsiasi Congregazione Cattolica mantenere e servire la verità quando è guidata da un Superiore che ostinatamente scalza la Verità? Se la Fraternità è una scialuppa di salvataggio, bisogna o liberarla da questo capitano deludente che, costantemente, cerca di perforare il pavimento della scialuppa, oppure essa si trasformerà in una scialuppa di annegamento. Che Dio nella sua misericordia apra gli occhi della Fraternità.

Kyrie eleison.

Dibattito Acceso

Dibattito Acceso on Luglio 6, 2013

Il problema dell’autorità disabilitata (vedi i “Commenti” del 1 e del 29 giugno) ha suscitato alcune vivaci reazioni tra i lettori. Da un lato, dei valenti cattolici mi dicono che io SONO un vescovo, quindi devo AGIRE come vescovo e prendere il comando del movimento di “Resistenza”. Dall’altro, un valido sacerdote con una lunga esperienza di “sedevacantismo”, mi mette sull’avviso di non dare l’avvio a chiese parallele consacrando più vescovi, tranne nel caso di guerra mondiale o di una persecuzione fisica o di una vecchiaia debilitante (beh, ci sono di quelli che sostengono che quest’ultima sia in atto . . . ).

Naturalmente il problema risale al Vaticano II, quando, in coda a 700 anni di cedimento gli uomini di Chiesa conciliari, abbandonando la dottrina della Chiesa, hanno separato la Verità cattolica dalla Dottrina cattolica, screditando così l’autorità ufficiale della Chiesa a tal punto che le anime come quelle menzionate prima non la guardano più come necessaria. Ma, data la naturale diversità e il peccato originale di tutta l’umanità, l’autorità centrale della Chiesa è assolutamente necessaria per assicurare l’unità della Chiesa (e con essa la sua sopravvivenza), non solo nella Verità, ma anche nei sacramenti e nel governo della Chiesa.

È per questo che un vescovo o un sacerdote necessita, non solo del potere sacramentale dei suoi Ordini, potere che nessuno può togliergli per l’eternità, ma anche del potere di giurisdizione, che è il potere di dire (dictio) ciò che accade o ciò che è giusto (ius, iuris). Questo secondo potere non è tutt’uno che i suoi Ordini e egli non può darselo da sé, ma può solo riceverlo dall’alto, normalmente da un Superiore della Chiesa, in ultima analisi dal Papa, e il Papa da Dio. Pertanto, quando quelle anime valenti mi dicono che io SONO un vescovo (per i miei Ordini) e che sarei colpevole se non AGISSI come tale, dicendo (dictio) alla “Resistenza” cosa deve fare (ius), molto verosimilmente confondono i due distinti poteri del vescovo.

Tuttavia, essi possono cogliere istintivamente un’altra dottrina della Chiesa e del buon senso, cioè la dottrina della giurisdizione di supplenza: in caso di emergenza, quando per una qualche ragione i Superiori non esercitano la giurisdizione necessaria per la salvezza delle anime, la Chiesa supplisce a questo. Per esempio, un sacerdote può non avere la giurisdizione per confessare, com’è invece normalmente necessario, ma se un penitente gli chiede di ascoltare la sua Confessione, in caso di necessità il sacerdote può farlo e il sacramento è valido. Ora, è certo ed accertato che la grande emergenza creata nella Chiesa dal Vaticano II, è stata aggravata dalla nota Dichiarazione Dottrinale di metà aprile della dirigenza della FSSPX, che è la prova documentaria del crollo dell’ultima sussistente fortezza della vera Fede.

Ma la giurisdizione di supplenza ha un punto debole: non essendo ufficiale, è più esposta alle controversie. Per esempio, la Roma conciliare nega che nella Chiesa vi sia qualcosa come un’emergenza creata dal Vaticano II, ed esercita una corrispondente pressione, con fin troppo successo, sulla Fraternità San Pio X perché si sottometta all’autorità conciliare. Tanto è il bisogno dell’ufficialità per l’autorità. Anche Mons. Lefebvre perdette forse un quarto dei sacerdoti che aveva ordinato, perché non aveva il potere di impedire che andassero semplicemente via. Tale è questa incredibile crisi della Chiesa. Così, se un sacerdote o un laico mi chiede di dargli degli ordini, egli stesso può poi contestarli pochi mesi dopo o non appena percepisce che si tratti di un ordine a cui non sente il bisogno di obbedire.

Ma la crisi rimane reale ed essa può solo peggiorare fino a quando Dio non interverrà a ricondurre il Papa al suo sentire cattolico, cosa che Dio farà quando ci saranno abbastanza cattolici che lo imploreranno perché apra gli occhi del Papa. Tra oggi e quando l’acuirsi dell’emergenza porterà a fortificare l’autorità non ufficiale, che Dio Onnipotente ci preservi dall’anarchia inutile.

Kyrie eleison.

Autorità Disabilitata – II

Autorità Disabilitata – II on Giugno 29, 2013

Vengo di nuovo incalzato da un valente partecipante all’attuale “Resistenza” Cattolica per mettermi a capo di essa. Il motivo avanzato continua ad essere che io sono il solo vescovo che ad oggi ha preso parte a questo movimento di opposizione al collasso interno della Fraternità San Pio X. Ma l’ultimo alito di vera autorità della Chiesa, Dio l’ha dato a Mons. Lefebvre, e di esso i suoi successori hanno crudelmente abusato. Perché dovrebbe darlo di nuovo? Tra il 1970 e il 2010, la crisi della Chiesa è molto avanzata. A rischio di infastidire molti di voi, ecco i principali argomenti di questa bell’anima, con le risposte che propongo a tutti, ma non impongo ad alcuno –

1L’ampia diversità di opinione tra i sacerdoti della Resistenza confonde i laici.

* Ma per controllare le opinioni ci vuole l’autorità (vedi sopra). E forse i cattolici meritano di essere confusi, dopo aver seguito tanto ciecamente il Vaticano II, e oggi altrettanto ciecamente la FSSPX. Forse Dio ne ha avuto abbastanza dell’obbedienza cieca. Forse Egli vuole che i cattolici usino la loro testa e pensino da soli, e non si limitino al cieco “obbedire”, come via indolente per andare in Cielo.

2In particolare vi è confusione se abbandonare o meno la nave, cioè andare o meno a Messa alla FSSPX.

* Ma perché uno stesso ragionamentovarrebbe per i tutti i casi? Ogni tipo di circostanza diversa può condurre a questa decisione. Certo, rimanere nella FSSPX col suo attuale andamento errato, comporta un reale pericolo di graduale cedimento, ma le anime hanno bisogno dei sacramenti e non tutti i sacerdoti della Fraternità sono già dei traditori. In Francia, recentemente, la prima edizione di un libro di 350 pagine, il 90% delle quali costituito da citazioni di Mons. Lefebvre, è andato esaurito in due settimane. Esso è stato composto da un sacerdote della FSSPX, Don François Pivert; e questo è un positivo segno di speranza. Che Dio lo benedica!

3La divergenza tra i sacerdoti della Resistenza potrebbe portare alla sua autodistruzione.

* La divergenza personale tra i sacerdoti c’è sempre stata e sempre ci sarà. Quello che è grave è la divergenza dottrinale . È soprattutto la fedeltà dottrinale che ha mantenuto finora la FSSPX, ed è l’infedeltà dottrinale che oggi la sta distruggendo. È la fedeltà dottrinale che garantirà la nostra unica e sola Fede, che sarà la base della sopravivenza del cattolicesimo sia nella Chiesa o nella FSSPX o nella “Resistenza”.

4Non c’è Chiesa senza un capo o una gerarchia. Dio ci vuole organizzati.

* In effetti, normalmente non c’è Chiesa senza un capo o una gerarchia, ma l’uomo moderno ha creato una situazione anormale . Mentre il centurione romano del Vangelo ( Mt . VIII, 6–10) aveva un senso naturale di come si comanda e di come si ubbidisce (le due cose vanno insieme), l’uomo democratico, in nome della libertà, ha volontariamente disimparato come praticare entrambi. È così che comandi arbitrarii e obbedienza eccessiva stanno oggi distruggendo la FSSPX, come hanno ampiamente distrutto la conduzione della Chiesa. Questo perché, sia ai governanti, sia ai governati, manca il senso e l’amore per la verità oggettiva, che li sovrasta entrambi e, quando è assecondato, facilmente armonizza le rispettive autorità e obbedienza. Forse Dio vuole che noi perseguiamo la dottrina piuttosto che l’organizzazione.

In conclusione, questa eccezionale prova della Chiesa durerà finché Dio lo riterrà necessario per la purificazione della Sua Chiesa. Nel frattempo, a me sembra che in questi primi del XXI secolo non sia più sufficiente la paglia cattolica per fare un mattone cattolico, come avvenne per la FSSPX alla fine del XX secolo. Pazienza. Dio avrà il suo disegno. È la Sua Chiesa, ed Egli sta occupandosene. Pazienza.

Kyrie eleison.

Orribile Caduta – I

Orribile Caduta – I on Giugno 22, 2013

La parola “orrore” può sembrare troppo forte per qualificare il cambio di direzione nella Fraternità San Pio X, finalmente apparso chiaro un anno fa. Tuttavia, se l’Inferno è orribile; se non lo si può evitare senza la fede; se la fede è entrata in grave pericolo in una Chiesa invalidata dal Vaticano II; se una fortezza della vera fede si è miracolosamente costituita dentro questa Chiesa invalidata; e se infine questa fortezza adesso sta per essere invalidata anch’essa, ecco che la parola “orrore” può non essere troppo forte.

La FSSPX non è ancora caduta del tutto, ma essa ha ceduto per un buon tratto e può cadere completamente. La dirigenza che ha abilmente promosso questa caduta negli ultimi 15 anni è ancora al potere. Essa ha seguito Mons. Lefebvre mentre egli era ancora in vita, ma senza mai comprendere, o scegliendo di cessare di comprendere, perché egli avesse principalmente fondato la Fraternità, e cioè per resistere al crollo degli ecclesiastici conciliari che cercano di armonizzare la Chiesa col fascinoso ma corrotto mondo moderno. Una volta che egli non ci fu più, questi dirigenti sono stati ben presto ri-posseduti dal fascino, tramite GREC fra altri.liberali.

Adesso stanno trascinando con loro un certo numero di anziani sacerdoti della FSSPX e stanno sviando i più giovani. Per quanto riguarda i sacerdoti più anziani, proprio come dopo il Vaticano II, quelli modellati sotto Monsignore possono essere tormentati dalla direzione presa dalla neo-Fraternità che li allontana da quel modello, almeno fino a quando prenderanno la decisione di seguire la nuova direzione, ma da quel momento avranno bisogno di anestetizzare la loro coscienza. Per quel che riguarda i più giovani, anche qui come dopo il Vaticano II, essendo stati normalmente mal-modellati secondo questa nuova direzione, potranno trovare solo da loro stessi la vecchia direzione, perché non viene loro insegnato chi realmente fosse Monsignore. In effetti, i seminari della FSSPX stanno lentamente trasformandosi in neo-seminari. Bisogna fare attenzione a raccomandarli per le vocazioni.

E vicino ai vertici della FSSPX? Ecco il recente pensiero di uno che ha una profonda familiarità con la posizione dottrinale di Monsignore. Per lungo tempo egli è stato il suo difensore, ma visto che i colloqui dottrinali del 2009–2011 hanno provato che Roma persevera nel suo errore dottrinale, adesso anche lui, nel 2013, approva il collasso di principio della Fraternità, quando al Capitolo del 2012 essa ha rinunciato all’accordo dottrinale e ha definito le condizioni per un accordo meramente pratico. Eppure egli è contento che in pratica il collasso non abbia prodotto dei frutti! Sicuramente è stato così solo perché i romani hanno ritenuto che il collasso non fosse sufficientemente completo, ma egli non vede l’ora che i capi della Fraternità rinnovino i contatti con il nuovo Papa, come se, avendo ceduto a metà, essi non rischino di cedere completamente quando torneranno a strisciare a Roma alla ricerca del riconoscimento canonico della FSSPX.

Cos’è successo alla sua mente? Esattamente come a molti buoni sacerdoti sotto il tirannico Paolo VI, dopo il Vaticano II, egli l’ha allontanata dalla dottrina divina e la sta facendo andare secondo l’umana corrente. La sua coscienza può non essere tranquilla, ma probabilmente la sua volontà determina che il bene apparente della FSSPX sia preferibile al bene reale della fede, che è incompatibile con la sottomissione ai suoi potenti nemici. Manifestando la sua solidarietà con i capi della Fraternità che vogliono questa sottomissione, egli può non perdere la fede per se stesso, ma con la sua nuova arrendevolezza verso gli apostati romani, egli rischia quanto meno di rendere più facile ad un certo numero di altre anime di iniziare a perdere la vera fede.

Per quanto riguarda i capi della FSSPX, essi sono sprofondati nella doppiezza, perché fanno credere a loro stessi e agli altri di essere ancora fedeli all’antica religione di Dio e di Mons. Lefebvre, mentre invece sono realmente desiderosi di appartenere all’apparato della Chiesa dedita alla nuova religione dell’uomo. La perdita delle anime e la doppiezza sono un duplice orrore. Cosa si può fare?

Kyrie eleison.