Fraternità San Pio X

Ancora scivolamento – I

Ancora scivolamento – I on Novembre 2, 2019

Ci sono stati segni che hanno fatto sperare che la Fraternità San Pio X non scivolasse più sotto il potere e il controllo dei conciliari uomini di Chiesa a Roma, ma tali segni sono soverchiati da prove contrarie. Per esempio, il 12 settembre il nuovo Superiore Generale (SG), che è stato votato per sostituire Mons. Fellay nel luglio dello scorso anno, don Davide Pagliarani, ha reso pubblica un’intervista in cui ha detto molte cose buone, tanto da far gioire almeno una lettrice di questi “Commenti” per il fatto che lo scivolamento della Fraternità faceva marcia indietro. Purtroppo, un recente rapporto proveniente del Quartier Generale della Fraternità in Svizzera ci fa temere che Don Pagliarani dica delle cose conservatrici per ingannare tutti i Tradizionalisti che non guardano le sue azioni. Ecco il retroscena e il rapporto –

La Tradizione cattolica, in Francia, ha tre case dirette da tre Ordini di monaci e frati provenienti dal passato della Chiesa: i Benedettini a Bellaigue, i Domenicani ad Avrillé, i Francescani a Morgon. Tutti e tre sono stati incoraggiati e aiutati a iniziare il loro percorso da Mons. Lefebvre, ma egli non ha mai rivendicato l’autorità su alcuno di essi, anzi ha rifiutato positivamente di farlo, perché non vedeva la Fraternità come avente una qualche missione monopolizzatrice della Tradizione o una funzione di controllo su tutte le iniziative Tradizionali. Dalla loro fondazione, tutte e tre le case indipendenti sono fiorite, relativamente parlando, e nel 2019, come è normale per monaci e frati, tutte e tre esercitano un’influenza particolare sui Tradizionalisti, si potrebbe dire nel mondo intero.

Tuttavia, con il grande cambiamento di direzione della Fraternità, divenuto pubblico nel 2012, le relazioni di queste case con la Fraternità sono diventate problematiche, perché i capi della stessa Fraternità hanno naturalmente voluto che anche questi religiosi influenti cambiassero direzione. Alcuni anni fa la FSSPX ha interrotto i rapporti con i Domenicani di Avrillé, considerati troppo indipendenti, mentre i Francescani hanno avuto bisogno nello stesso periodo di tempo per adottare una politica attentamente bilanciata tra cooperazione e indipendenza. Per quanto riguarda i Benedettini, il loro giovane Superiore in Brasile, Dom Placide, ha subito dallo scorso agosto una particolare pressione della Fraternità.

Convocato a Menzingen da don Pagliarani, è stato rimproverato per la sua mancanza di cooperazione con la Fraternità, e gli è stato sottoposto un documento con cui avrebbe dovuto cedere alla Fraternità il controllo totale del Monastero benedettino! Quando – per dirla gentilmente – egli rifiutò l’offerta, è stato minacciato che sarebbe stato comunicato al mondo intero che la FSSPX avrebbe interrotto tutti i rapporti con il Monastero. Dom Placide rispose che spettava al SG fare quello che riteneva meglio, e la minaccia cambiò. Essa divenne un avviso che la Fraternità avrebbe inviato a tutti suoi priorati ordinando loro di non inviare più vocazioni a Bellaigue. E questa minaccia è stata attuata. Dom Placide si è rifiutato di rimanere a pranzo a Menzingen.

Abbiamo il diritto di speculare su una tale conversazione. Se vogliamo mantenere le nostre speranze su Don Pagliarani personalmente, possiamo ipotizzare che egli sia stato indotto ad usare queste tattiche da prepotenza sul capo relativamente giovane dei Benedettini. Ma non si può evitare di dargli la responsabilità di aver almeno acconsentito a fare la parte del prepotente. Più seriamente, la tattica della prepotenza suggerisce che Roma e Menzingen stanno complottando insieme per raccogliere sotto la Fraternità tutti i gruppi tradizionali attualmente indipendenti, per poi ristrutturare la Fraternità e sostituirla con una Prelatura Personale sotto il completo controllo della Roma conciliare. Questo avrebbe due vantaggi per la guerra di Roma contro la Tradizione: in primo luogo l’indipendenza e le ultime tracce di Mons. Lefebvre nella struttura della Fraternità da lui progettata scomparirebbero, e in secondo luogo Roma potrebbe poi strangolare dolcemente, insieme alla Fraternità, tutti i gruppi e le iniziative tradizionali in un colpo solo. Né gli attuali capi della Fraternità disapprovebbero una tale capitolazione, al contrario, perché, pur cadendo morti per lo strangolamento, avrebbero almeno quel riconoscimento ufficiale per il quale si sono sforzati per tanto tempo.

Questo per quanto riguarda quelli che stanno ingannando la Fraternità. Ma che dire dei suoi aderenti chierici e laici?

Kyrie eleison.

Don Bruehwiler

Don Bruehwiler on Ottobre 26, 2019

La seguente analisi della situazione attuale della Neofraternità San Pio X è apparsa nel bollettino parrocchiale di San Gallo n. 3 di Don Aloïs Bruewihler nell’autunno di quest’anno. Don Bruewihler è un ex-sacerdote della Fraternità che ha lasciata nel 2015, perché non ha potuto conciliarsi con la falsa direzione presa dalla Neofraternità, che sta ancora perseguendo il riconoscimento da parte delle autorità della Neochiesa a Roma, anche se questi Romani insistono sempre sull’accettazione da parte della Neofraternità dei documenti profondamente anticattolici del Vaticano II come condizione indispensabile di tale riconoscimento. L’articolo di Don Bruewihler è qui adattato alla lunghezza A4 di ciascuno di questi “Commenti”.

In un tempo di grave crisi, in cui le stesse fondamenta della vita vengono attaccate, scosse e persino rovesciate, un cattolico deve in tutta umiltà, con fiducia nella protezione di Dio Onnipotente, concentrarsi sull’”unica cosa necessaria” (Lc X, 42), senza chiamare Dio in questione, ma accettando umilmente la prova che la Sua Eterna Sapienza ha permesso (o addirittura istituito?) come un mezzo carico di grazia per punire o purificare o santificare o salvare noi, corpo e anima.

Poiché Madre Chiesa, umiliata e in catene fin dal Vaticano II, è occupata e sommersa come sempre dai sinistri poteri massonici stabilitisi all’interno della “Chiesa conciliare”, la Provvidenza di Dio ha dato ai cattolici un fedele successore degli Apostoli, Mons. Lefebvre, per garantirci, nel nostro estremo e continuo bisogno, una fonte di emergenza della dottrina di Cristo non adulterata. Più il Neovaticano parla e agisce sotto l’influenza del “fumo di Satana”, più i cattolici devono prestare attenzione all’eredità dottrinale lasciataci dal Fondatore della Fraternità di San Pio X, se vogliono salvare le loro anime. Infatti, come san Paolo ha avvertito i Corinzi di attenersi al Vangelo come egli lo aveva predicato loro e come lo aveva ricevuto da Cristo (I Cor. XV, 1–3, ecc.), così oggi abbandonare l’insegnamento di Monsignore Lefebvre sulla Nuova Messa e il Concilio significa esattamente abbandonare l’insegnamento di Cristo.

Ma subito dopo la morte di Monsignore nel 1991, i capi della Fraternità hanno intrapreso un nuovo cammino, con il quale hanno sempre cercato di “normalizzare” la posizione canonica della Fraternità all’interno della struttura della Chiesa, come se fosse la Fraternità di Monsignore e non la Chiesa conciliare ad essere anormale. Questo cambiamento di direzione ha cominciato ad apparire chiaramente con il tentativo dei capi della Fraternità nel 2001 di sottomettersi ai Romani Conciliari, ed è emerso ancora più chiaramente nella Lettera che il 7 aprile 2012 è stata inviata a questi capi da tre dei quattro vescovi della Fraternità, uno dei quali è stato subito dopo escluso dalla Fraternità. La Fraternità si divise in due, e chi ha allora approvato tale esclusione oggi deve approvare i nuovi amici della Fraternità, come il Vescovo svizzero della Neochiesa, la cui dottrina sul Concilio e la Messa è ben lontana da quella di Mons. Lefebvre. Così la Neofraternità si sta ora formando sulla base di una unità pratica prima della verità dottrinale, il che è un principio massonico, assolutamente non cattolico. Eppure, sempre più sacerdoti e laici accecati sembrano sperare che un accordo Fraternità-Roma si realizzi.

Il problema risale al Vaticano II (1962–1965) quando i fedeli cattolici, nelle loro famiglie e al lavoro, dovevano imparare a proprie spese cosa significa il allontanamento dei funzionari della Chiesa dalla Verità Cattolica. I cattolici non potevano più seguire o obbedire a quei Papi, vescovi e sacerdoti anche se avevano autorità su di loro, perché l’Autorità Cattolica è al servizio della Fede e della Giustizia. Al contrario, il “Motu Proprio” di Benedetto XVI del 2007, e l’ambiguo e fuorviante comunicato stampa del Superiore Generale della FSSPX, sono due esempi di grave disprezzo per la verità e la giustizia. Come disse Mons. Tissier nel 2016, “La Messa ‘Motu Proprio’ non è la vera Messa”. E noi potremmo aggiungere che la Neofraternità, come si forma costantemente dal 1991, non è più la vera Fraternità.

Kyrie eleison.

Conversione moderna

Conversione moderna on Ottobre 19, 2019

Se oggi qualcuno è tentato di pensare che Dio Onnipotente si è dimesso dal governo della Sua Chiesa o del mondo, ci sono testimonianze che giungono alla sede di questi “Commenti” che mostrano chiaramente – almeno secondo il parere di questo Commentatore – che lo Spirito Santo è ancora all’opera. Un cattolico che aveva abbandonato racconta qui di seguito come è tornato in Chiesa, come ha poi trovato la Tradizione cattolica e subito dopo la “Resistenza”, e che significato ha per lui tutto questo. In mezzo alla confusione e allo scoraggiamento che tutti conosciamo, egli scrive con notevole ampiezza e serenità, segno che è sicuramente guidato da Dio.

Sono un uomo sposato con due figlie, una quasi adolescente e l’altra bambina. È a mia nonna che devo il mio ritorno alla Fede. Un giorno di cinque anni fa ero di passaggio accanto ad una chiesa quando, all’improvviso, ho pensato a lei che recitava il Rosario, e sono stato spinto ad entrare in chiesa per pregare. Da allora ho ricominciato a pregare di nuovo e a partecipare alla Messa. Naturalmente all’inizio si è trattato della Nuova Messa, fino a circa tre anni fa, quando ho scoperto l’esistenza della Tradizione cattolica.

Da allora io e la mia famiglia abbiamo frequentato la locale cappella della Fraternità San Pio X, dove siamo stati accolti con grande gioia dal sacerdote e dalla congregazione. Ma ben presto ho scoperto che c’erano molte divisioni nella cappella, e quindi potete immaginare la difficoltà che ho avuto nel capire cosa stava succedendo. Essendo arrivato da poco tempo alla Tradizione, ho avuto bisogno di molta pazienza, coraggio e perseveranza per poter restare e non andare via nei primi sei mesi! Ma la nostra sete di verità e la ricerca delle radici hanno superato la nostra paura e così siamo rimasti, grazie a Dio.

Ho capito che la FSSPX è veramente una parte santa della vera Chiesa cattolica di Cristo, ed è per questo che almeno per il momento sto all’interno della Fraternità, con la mia famiglia. Ma ascolto sempre quello che hanno da dire i sedevacantisti e i “Resistenti”, per continuare a riflettere. Ho un’enorme ammirazione per Mons. Lefebvre, vero uomo di Dio, santo successore degli Apostoli. Vedere la sua Fraternità vacillare sotto la pressione infernale del mondo è molto difficile da sopportare, e ci impone di pregare ancora di più.

Certamente la Fraternità ha ancora molto da fare, perché può ancora fare molto bene. E lo stesso può fare la cosiddetta “Resistenza” che svolge, a ragione, il ruolo di guard-rail ogni volta che la Fraternità vacilla fuori rotta e vacilla sotto gli attacchi del mondo moderno e le tentazioni degli ecclesiastici conciliari. Sono convinto che la “Resistenza” ha un ruolo vitale da svolgere, e che Nostro Signore la fa esistere per un grande bene, anche all’interno della Fraternità, anche se sembra esserne fuori. Personalmente mi considero un fermo resistente rispetto a tutti quanti non attaccano chiaramente, a testa alta, il Concilio Vaticano II che è stato ispirato dal Diavolo. Dopo tutto, come si può vivere da veri cattolici oggi senza resistere ovunque e continuamente? Così, essere cattolico in questo contesto non è la cosa più dura e più bella che ci sia? Grazie, nonna, per aver pregato Gesù e Maria per me!

In questa vita noi non vediamo mai Dio stesso, ma Lo vediamo all’opera: le preghiere di una nonna; la preghiera di un’anima come primo e più importante passo; la partecipazione alla Messa come passo successivo: la Nuova Messa che porta ancora la grazia, per quanto possa essere strozzata; l’anima cattolica a cui in qualche modo viene mostrata la Tradizione da Dio e quindi gravita verso di essa; il rifugio in una cappella locale della Fraternità, e l’accoglienza, solo per iniziare la prossima severa prova! Prova superata dal bisogno di radici e dall’amore e dalla ricerca della verità, che si fissa nello spirito che rimane desto in mezzo a tutta la confusione, ma ancorato nel rispetto per Monsignore e l’avversione per il Vaticano II, approfittando sia della Fraternità sia della “Resistenza” per ciò che entrambe hanno potuto dargli, senza escludere nessuna delle due; il riconoscimento che ogni cattolico deve nuotare controcorrente, e infine la gratitudine per come Dio lo ha condotto. Tante lezioni in poche parole. Che Dio benedica lo scrivente, e mantenga lui e la sua famiglia fedeli fino alla morte. Hanno buone possibilità.

Kyrie eleison.

Unita’ della “Resistenza”

Unita’ della “Resistenza” on Agosto 3, 2019

Con l’intento di estinguere il fuoco dell’orgoglio, questi “Commenti” scelgono raramente di mettere in evidenza i risultati conseguiti dai sacerdoti e dai laici che dal 2012 operano per assicurare la sopravvivenza dei principi e della pratica cattoliche, soprattutto ma non esclusivamente all’interno della Neofraternità San Pio X, cioè di quella Fraternità che sta scivolando tra le braccia di Roma. Naturalmente, i capi della Neofraternità condannano il cosiddetto movimento della “Resistenza” o della “Fedeltà”, sottolineando in particolare le divisioni sorte tra i vari sacerdoti. Ma è giunto il momento di evidenziare la contrastata unità della “Resistenza” cattolica.

Ad esempio, un osservatore di lunga data dello scenario della “Resistenza” fa le seguenti pertinenti osservazioni: L’argomento principale dei Superiori della Neofraternità contro la “Resistenza” è quello di mettere in evidenza le divisioni tra i sacerdoti Resistenti. Ma mentre vari sacerdoti Resistenti hanno una varietà di doni vocazionali che danno origine a diverse opere della “Resistenza” (ad esempio: un Seminario, un Monastero, un Priorato, una Missione, etc.), tra tutti loro regna una notevole unità riguardo al fine da perseguire: la sopravvivenza della Fede cattolica. Al contrario, la Neofraternità è un gigante con i piedi di argilla, tenuto insieme solo da misure disciplinari, dal timore di sanzioni e da interessi personali, ma quanto al fine perseguito essa è molto divisa: accordo o non accordo con Roma; matrimoni sotto l’autorità ufficiale, o no; flirtare o no con i vescovi conciliari – la Neofraternità è incrinata in tutte le direzioni.

Ancora una volta, quello che vediamo oggi è che tutti i cattolici, senza eccezione, sono minati dalla separazione tra la Verità cattolica e l’Autorità cattolica. E questa separazione è il risultato del tradimento consapevole o inconscio dei 2000 vescovi e dei due papi che hanno progettato e attuato il Vaticano II. Ne consegue che, nel 2019, la “Resistenza”, che tiene alla Verità, soffre di divisioni esteriori dovute alla mancanza di Autorità, perché il bisogno di autorità non può creare dal basso la sua realtà: per definizione l’autorità può venire solo dall’alto. Da parte sua, la Neofraternità, che tiene all’Autorità romana, soffre la divisione interiore per la mancanza di Verità, perché quell’Autorità romana si aggrappa tuttora alle menzogne del Vaticano II.

Ma è la Verità ad essere lo scopo dell’Autorità, e non il contrario. “Pietro, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc. XXII, 32). In altre parole, prima recupera la tua vacillante fede nella Verità, poi esercita la tua Autorità sugli altri Apostoli. Questo perché in un mondo decaduto, la Verità interiore ha bisogno dell’Autorità esteriore per essere difesa, ma se l’Autorità esteriore non difende più la Verità interiore, allora ha perso la sua vera ragione d’essere, e diventa fine a se stessa, in definitiva una tirannia al servizio degli posizioni personali, come con Paolo VI e i successori di Monsignore.

Così, per quanto abbondanti siano le miserie personali dei singoli Resistenti, purché fedeli alla Verità, la “Resistenza” sopravvivrà alla Neofraternità, proprio come la Fraternità di Monsignore, fin quando rimarrà fedele alla Verità, dominerà e alla fine sopravvivrà ai Romani Conciliari. Il problema ultimo non è quello delle persone o dell’Autorità, ma delle dottrine e della Verità. Così, quando all’inizio degli anni 2000 l’allora successore di Monsignore si appellò all’Autorità per risolvere le divisioni all’interno della Fraternità, dimostrò di essere addentro al cammino conciliare: preferendo l’Autorità alla Verità, e la volontà alla ragione. Come risultato, la Fraternità di Monsignore è stata trasformata in una tirannia, e sebbene il tiranno sia stato apparentemente allontanato dalla sede del potere, con l’elezione di un anno fa, in realtà egli è di nuovo tornato lì. Questo è il nostro mondo moderno – le apparenze nascondono la realtà.

Kyrie eleison.

Ancora Huonderland

Ancora Huonderland on Giugno 1, 2019

Il 20 maggio, giorno in cui è scaduto il mandato di Mons. Huonder come capo della grande Diocesi svizzera, quella di Coira, che detiene dal 2007, la controversa questione del suo futuro luogo di pensionamento è stata risolta una volta per tutte da un comunicato firmato congiuntamente dallo stesso Mons. Huonder e dal Superiore Generale della Fraternità San Pio X, Don Davide Pagliarani. Il vescovo vivrà nella scuola per ragazzi della Fraternità a Wangs, nella Svizzera orientale.

Erano sorti dei dubbi su dove il Vescovo si sarebbe ritirato, a causa della naturale improbabilità di un vescovo Conciliare che si stabilisse in una casa Tradizionale, ma a fronte dei due cigli dell’abisso dottrinale tra il Concilio Vaticano II e la Tradizione cattolica, è prevalso il sogno antidottrinale di colmare tale abisso. Così, a proposito della sua decisione, lo stesso onorevole Vescovo ha appena scritto: “Secondo gli auspici di Papa Francesco, mi impegnerò (a Wangs) a contribuire all’unità della Chiesa”. È un’intenzione onorevole, ma che non tiene conto del male del Vaticano II.

Visto come va il mondo moderno, e con esso la Chiesa moderna, e con la Neochiesa la Neofraternità, Mons. Huonder è un ecclesiastico decente e ben intenzionato, pieno di buone intenzioni che possono far credere a qualsiasi persona “decente” che egli sia un buono compagno, tanto da poterlo collocare con sicurezza in una scuola “decente”. Certo, si può sperare che tutto quello che è cattolico a Wangs gli faccia del bene.

Ma dal punto di vista di Dio e della vera Chiesa cattolica, egli crede nel Concilio Vaticano II, e quindi crede nel poter lavorare con l’attuale Papa di quel Concilio, Papa Francesco, e insieme a lui con tutti i sostenitori della Tradizione che hanno perso la loro presa sull’oggettiva ambiguità, e sul male di quel Concilio con i suoi sei Papi Conciliari. In effetti, quel Concilio è profondamente privo di Dio e contamina tutto ciò che tocca (si vedano alcuni numeri di questi “Commenti” che saranno presto pubblicati), e stravolge di fatto tutte le persone che credono in esso. Quindi, dal punto di vista della salvezza delle anime – che è lo stesso punto di vista di Dio – Mons. Huonder è, oggettivamente parlando, contaminato e stravolto, non è affatto un buono compagno per i cattolici o per una scuola cattolica, tanto più pericoloso per il suo essere soggettivamente dignitoso, benintenzionato, simpatico e così via.

Né è necessario biasimarlo più o meno che migliaia e migliaia di altri vescovi “decenti”, che a partire dal Vaticano II si siano lasciati ingannare da una serie di Papi Conciliari; né è necessario insultarlo come se fosse un cattivo, né evitarlo socialmente come fosse un paria; ma i cattolici dovrebbero assolutamente evitare ogni tipo di contatto con lui, sociale o altro, che potrebbe portare alla tentazione di stare con lui in materia di Fede, fino a quando lui crede nel Vaticano II. E se per evitare una simile tentazione sarebbe necessario evitare tutta la sua compagnia, allora è meglio escluderla del tutto. Dio e la Fede devono venire avanti e prima di tutto, altrimenti possiamo perdere la nostra anima.

In conclusione, per il suo pensionamento possiamo solo augurare a Mons. Huonder ogni grazia di Dio, perché comprenda la perfidia del Vaticano II, e ogni grazia di Dio per i Tradizionali che risiedono nella Scuola della Fraternità di Wangs, perché lo aiutino con il loro esempio a comprendere il pericolo degli “auspici” di Papa Francesco nei confronti della Fraternità, che un altro esempio ha appena portato alla luce.

La notizia è arrivata da Roma nei giorni scorsi: il sacerdote argentino nominato da Mons. Fellay Economo Generale della Fraternità, su richiesta di Papa Francesco e col consenso del nuovo Superiore Generale della Fraternità, Don Pagliarani, è rientrato nella Chiesa ufficiale, e sempre per volontà di Papa Francesco risiede attualmente nella Casa Santa Marta, dove vive lo stesso Papa; egli sarà incardinato nella diocesi di Roma, in attesa che possa essere nominato vescovo da Papa Francesco. Se una tale notizia fosse vera solo a metà, non rivelerebbe ancora l’incapacità o la mancanza di volontà dei dirigenti della Fraternità di comprendere che Mons. Lefebvre ha combattuto il Concilio Vaticano II per ragioni di Fede?

Kyrie eleison.

Segno malo

Segno malo on Maggio 25, 2019

Tenetevi forte, cari lettori, per un’altra brutta notizia. Non è la fine del mondo, ma è un altro refolo in un vento malo, un’altra indicazione che il vento soffia nella direzione sbagliata, quando invece speravamo che il vento potesse aver girato nella giusta direzione. Dopo tutto, quando nel Capitolo Generale del luglio dello scorso anno è stato eletto un nuovo Superiore Generale, non è stato un segno che la ferma presa dei liberali sulla direzione presa dalla Fraternità si stava finalmente allentando? Che c’era la speranza che il nuovo Superiore Generale potesse portare la Fraternità in una direzione più sana di quella presa dai due immediati successori di Monsignore Lefebvre?

Questa speranza ha ricevuto un brusco shock quando abbiamo saputo che poco prima della fine del Capitolo, questo aveva creato, accanto al normale organo di governo della Fraternità, che è il triumvirato del suo Superiore Generale e dei suoi due Assistenti, due nuovi posti di Consigliere, per consigliare il triumvirato – e chi è stato nominato a questi due posti? – nientemeno che i due precedenti Superiori Generali! Ma nel caso in cui avessimo paura che questo potesse significare che non ci sarebbe stato alcun cambiamento nell’incubo crescente della Fraternità negli ultimi 20 anni, ci è stata data l’assicurazione che i due nuovi Consiglieri avrebbero consigliato solo l’inclusione o l’esclusione dei membri della Fraternità, o l’apertura o la chiusura delle case della Fraternità. E chiunque ha voluto crederci lo ha creduto.

Ancora per dissipare i timori che al vertice della Fraternità più le cose cambiano e più rimangono le stesse, e che la Fraternità è ancora strettamente ghermita dai suoi nemici interni, ci è stato anche detto che l’ex Superiore Generale non avrebbe soggiornato più nella sede centrale della Fraternità a Menzingen, vicino a Zurigo, ma si sarebbe stabilito nel seminario principale della Fraternità a Écône, con una catena di alte montagne tra esso e Menzingen. Una tale mossa aveva spaventato alcuni di noi per l’ombra che avrebbe gettato su tutto il Seminario la vicinanza dell’ex Superiore Generale, in relazione alla formazione sacerdotale dei futuri sacerdoti francofoni della Fraternità, ma almeno quest’ombra non avrebbe gravato sul suo successore a Menzingen. In questo senso, potevamo sperare che almeno egli lasciasse il suo successore a Superiore Generale libero di determinare da solo la futura politica della Fraternità. Questo è sicuramente ciò che il trasferimento da Menzingen a Écône poteva farci pensare. Ma, ahimè, sembra che ancora una volta siamo stati presi per degli sciocchi.

L’ultima notizia, proveniente da più di una fonte e sicuramente facile da verificare, è che l’ex Superiore Generale ha fatto le valigie a Écône ed è tornato a Menzingen. Sembra che egli abbia considerato o che la sua permanenza nel quartier generale avrebbe provocato solo una scarsa reazione, o che la reazione non ci sarebbe stata, in ogni caso che era meglio per il ragno ritornare al centro della sua tela, perché nessuna delle mosche se ne sarebbe accorta.

Sacerdoti della Fraternità San Pio X di Monsignor Lefebvre, è a suo nome che ci appelliamo a voi: credete se volete che la politica di sottomissione alla Roma conciliare non sia suicida per la Fraternità di Monsignore e per lo scopo per cui lui l’ha fondata, ma certo è che, con le parole di Amleto: “non ponete questo lusinghiero unguento sulla vostra anima” – il cambiamento a luglio del Superiore Generale non ha prodotto una vera differenza in questa politica. Sembra che la stessa mafia dei liberali sia ancora in carica e sia ancora intenzionata – naturalmente con le migliori intenzioni – a disfare quello che ha fatto Monsignore.

Il problema non è da poco, e attiene molto al di fuori della piccola Fraternità – rimanete attenti.

Kyrie eleison.