Tag: Fraternità San Pio X

Scarse Vocazioni

Scarse Vocazioni posted in Commenti Eleison on Dicembre 1, 2007

Nella prossima edizione di « Credidimus Caritati », bollettino trimestrale del seminario latino- americano della Fraternità San Pio X (FSSPX), verranno pubblicate alcune interessanti osservazioni di un diacono argentino che sarà ordinato sacerdote tra tre settimane. L’intervistatore gli chiede a cosa pensa sia dovuta l’attuale scarsità di vocazioni. Ecco la sua risposta:—

“penso che si possa parlare di scarsità di vocazioni sia tra i cattolici legati alla FSSPX, sia tra i cattolici che per qualsiasi motivo sono più o meno lontani dalle posizioni della Fraternità.

“Tra questi ultimi, è facile vedere che più lontani sono dalla vera dottrina e dalla Fede, meno vocazioni hanno, perché il mondo moderno tiene più facilmente agganciati a sé quegli uomini o quelle donne che appartengono di più al mondo e meno a nostro Signore. In generale, le Congregazioni religiose più vicine alla FSSPX sono quelle che hanno più vocazioni.

“Tra i cattolici della FSSPX, penso che i giovani nati e cresciuti in seno alla FSSPX, con poche lodevoli eccezioni, sviluppano una personalità divisa, da un lato tradizionale e dall’altro moderna. Il lato tradizionale viene dai genitori, parenti e amici che hanno lottato per mantenere la Fede come meglio potevano e hanno voluto che i loro figli seguissero le loro orme, continuando la battaglia. Il lato moderno, è ovvio, deriva dal fatto che il mondo odierno impantana i giovani in ogni tipo di allettanti novità per legarli a sé. I giovani sono consapevoli dello scontro presente nelle loro vite e cercano di combinare i due lati come meglio possono. Se si aggiunge la mancanza di una seria vita di preghiera e la mancanza del ricorso ai sacramenti, il risultato è che i ragazzi crescono abituandosi a vivere con una doppia personalità, che finisce con l’apparire normale, perfino confortevole, e chi vorrebbe lasciare una condizione confortevole?”

Semplice. Chiaro. Qual è la soluzione? I padri di famiglia devono rafforzare così tanto la vera religione in casa, soprattutto con il proprio esempio, che il falso fascino del mondo sia messo fuori gioco e perda la sua forza di attrazione. Questo comporta uno sforzo reale, ma può essere fatto. San Giuseppe, Patrono della Chiesa e delle vocazioni, aiutaci!

Kyrie eleison.La Reja, Argentina

“Scomuniche”

“Scomuniche” posted in Commenti Eleison on Novembre 24, 2007

Dal momento che circola la voce che Roma potrebbe rimettere le “scomuniche” dei quattro vescovi della Fraternità San Pio X, comminate dal cardinale Gantin in occasione della loro consacrazione episcopale da parte di Mons. Lefebvre nel 1988, può essere opportuno mettere le cose in chiaro su uno o due punti.

Primo e più importante, quelle “scomuniche”, fin dal momento in cui vennero comminate, non furono né valide né degne di essere prese sul serio. Una valida scomunica della Chiesa può essere positiva ( ferendae sententiae ) o automatica ( latae sententiae ): positiva, quando le autorità della Chiesa dichiarano con una sentenza canonica (nei buoni tempi andati con la solenne cerimonia della “campana, libro e candela”) che l’autore del reato non appartiene più alla Chiesa; automatica, quando l’autore del reato viola così chiaramente certe leggi della Chiesa da incorrere nella scomunica con la sua sola azione ( ipso facto ) con la quale si è posto da sé fuori dalla Chiesa.

Ora, nel 1988, non vi fu alcuna sentenza canonica o cerimoniale di scomunica. Né vi fu, in base al diritto canonico, una qualsivoglia scomunica automatica, perché Monsignore agì per il bene della Chiesa (Nuovo Codice, Canone 1323, numero 4), e anche se egli avesse oggettivamente sbagliato nel pensarla così, non sarebbe incorso nel pieno rigore della legge, in questo caso la scomunica, perché era sicuramente e soggettivamente convinto di agire per il bene di tutta la Chiesa (Nuovo Codice, Canone 1324, § 1, numero 8). Pertanto non vi fu affatto scomunica.

Quello che Roma fece, fu di dichiarare, senza sentenza canonica o cerimonia, che le scomuniche erano automatiche, mentre invece per la legge della Chiesa non lo erano. Ne consegue che la Fraternità non può chiedere che le “scomuniche” vengano rimesse con una qualche forma che comunque potrebbe implicare che fossero valide.

D’altra parte ogni remissione unilaterale delle “scomuniche” da parte di Papa Benedetto XVI, qualunque sia la forma che possa avere, potrebbe essere, in queste circostanze, un coraggioso atto di giustizia. Tutti i neo- modernisti lo odierebbero per questo, a meno che non sperino che possa aiutare a dissolvere la resistenza della Tradizione, ma Dio Onnipotente potrebbe certamente ricompensarlo per il suo ripristino della verità, soprattutto se la sua intenzione fosse retta.

Signore Gesù Cristo, abbi pietà della tua Chiesa!

Kyrie eleison.La Reja, Argentina

Accordisti – II

Accordisti – II posted in Commenti Eleison on Novembre 10, 2007

L’argomento a favore della Fraternità San Pio X, “rientrare dall’isolamento” e “ritornare nella Chiesa”, può anche essere espresso in questa sorta di doppia proposizione: tutti i grandi scontri nella Chiesa sono sempre finiti in una sorta di compromesso – quale altra soluzione è possibile per la perdurante discordia tra la FSSPX e la Roma conciliare?

Per quanto riguarda la prima parte della proposizione, si potrebbe convenire con un qualche compromesso, se non fosse che alla base di questa discordia c’è la Fede. Per aiutare il Papa o per ripristinare il buon nome o lo stato canonico della FSSPX, potrebbe essere concepibile qualche compromesso, ma non se la posta in gioco è la Fede, perché la Fede cattolica è quel corpo di oggettive verità soprannaturali senza la cui credenza (almeno in modo rudimentale) nessuna anima può essere salvata (Eb XI, 6).

Ma è la vera Fede ad essere coinvolta nei finora 37 anni di lotta della FSSPX? Sì, dice un illustre teologo tedesco, il Professor Johannes Dörmann, che è del tutto indipendente dalla FSSPX. Dopo uno studio prolungato e competente dei discorsi completi e degli scritti di Giovanni Paolo II, egli ha riconosciuto e dichiarato che il “Lefebvrismo” non riguarda solo il latino o la liturgia, ma i fondamenti della Fede. Anzi. Essendo un’altra forma di soggettivismo, il neo-modernismo trasforma qualsiasi roccia della verità in plastica.

Per quanto riguarda la seconda parte della proposizione, al non esserci altra soluzione possibile se non un qualche tipo di compromesso, si può rispondere che ci sono problemi che l’uomo può porre e che solo Dio può risolvere. Un elefante può cadere in una grossa buca che lo intrappola, ma non può uscirne. Al tempo di Noè, l’uomo aveva così “corrotto la sua via” (Gen. VI, 12), che il Signore Iddio fu indotto a spazzarlo via e praticamente a ricominciare tutto da capo.

Nella Sodoma della Chiesa e del mondo di oggi, non si determinano soluzioni meramente umane ugualmente impossibili? Quando nelle miserie del prossimo futuro, abbastanza esseri umani cadranno in ginocchio per implorare il Signore Iddio che li salvi, Egli lo farà per mezzo di Sua Madre. Nel frattempo, il dovere di tutti i cattolici appartenenti al “resto scelto per grazia” (sottolineo “per grazia” – Rm XI, 5), è di non permettere che alcunché, amore per Roma, famiglia, vita o qualsiasi altra cosa, abbia la precedenza rispetto alla salvaguardia della vera Fede, che è l’obbedienza per, e l’amore per, il vero Dio. Signore Gesù Cristo, abbi pietà di noi!

Kyrie eleison.

Accordisti – I

Accordisti – I posted in Commenti Eleison on Settembre 29, 2007

Un argomento avanzato spesso in favore della Fraternità San Pio X che si avvia ad un qualche tipo di accordo con i neo-modernisti di Roma, si articola in qualcosa del genere: “Non ci si può aspettare che Roma torni improvvisamente alla vera Fede. In tutta la storia della Chiesa tali ritorni hanno avuto bisogno di decine o centinaia di anni. Volete che aspettiamo l’intera nostra vita prima di poter essere ricevuti di nuovo nella Chiesa? Sembra che vi piaccia il proverbio – ‘mezza pagnotta è meglio di nessuna pagnotta’. Innumerevoli anime aspettano che la Fraternità si muova.”

In effetti, qui si avanzano diverse argomentazioni. Prendiamole una ad una:

* Cosa io mi aspetti che Roma faccia o non faccia è di nessuna importanza. Al contrario la vera Fede, intera, è importante quanto la salvezza eterna o la dannazione. La vera Fede, perché “Senza la fede è impossibile piacere a Dio” (San Paolo agli Ebrei). Intera, perché chi nega un solo articolo della Fede ha perso la Fede del tutto (dottrina cattolica), e il neo-modernismo riduce in poltiglia ogni singolo articolo della Fede.

* Sarà stato necessario molto tempo perché le passate eresie fossero spazzate via dall’insieme della Chiesa, ma se i cattolici che dovevano fronteggiare l’eresia ariana avessero accettato il semi-arianesimo o anche un quarto di arianesimo, come sarebbe sopravvissuta la Chiesa? La Chiesa è sopravvissuta grazie ai cattolici come Sant’Atanasio, che ha insistito perché fosse spazzata via dalla Chiesa l’intera eresia ariana: si legga il Credo di Sant’Atanasio.

* Un’attesa di 30 o 50 anni o anche più, è di poca importanza rispetto alla purezza della Fede. Come disse notoriamente Sant’Atanasio: “Essi hanno gli edifici, noi abbiamo la fede.” Sono coloro che, per grazia di Dio, hanno la fede che “ricevono di nuovo”, per così dire, quelli che l’hanno ridotta in poltiglia (nessun aderente alla FSSPX che sia sano di mente presume che essa non abbia alcun tipo di monopolio su questa Fede).

* Mezza pagnotta è sempre pane e nient’altro che pane. Al contrario, una mezza verità è necessariamente accompagnata da una velenosa falsità, altrimenti non sarebbe nient’altro che la verità.

Se la FSSPX conducesse mai delle anime ad una verità cattolica mista all’errore, sarebbe meglio per esse se fossero uscite prima dall’esistenza. Non sia mai che si arrivi a tanto!

Kyrie eleison.Dall’Italia

Motu Proprio III

Motu Proprio III posted in Commenti Eleison on Agosto 4, 2007

Un certo numero di anime che tengono alla Tradizione cattolica, non sono soddisfatte dal Motu Proprio di Papa Benedetto XVI di quattro settimane fa, nonostante il suo essere apparentemente benevolo, con le parole e con i fatti, nei confronti dell’antica e vera Messa della Chiesa cattolica.

Riguardo alle parole, costoro dicono che il Motu Proprio e la lettera ai vescovi che l’accompagna, sono pieni di contraddizioni che ne vanificano la benevolenza. Riguardo ai fatti, dicono che la supposta liberalizzazione della Messa tridentina è ancora così vincolata da restrizioni che non è affatto una liberalizzazione. In breve, il Motu Proprio sarebbe un’altra manovra modernista per ingannare in particolare la FSSPX e per abbattere la sua persistente resistenza all’inventata religione conciliare.

Per quanto mi riguarda, concedo subito che i due documenti sono pieni di contraddizioni e di restrizioni e, per quanto riguarda Roma, probabilmente sono stati concepiti – anche sinceramente! – per contribuire ad indurre la FSSPX e i suoi compagni di viaggio “a tornare all’ovile”. Detto questo, oggettivamente resta il fatto che il Papa ha dichiarato che la Messa antica non è mai stata abrogata, cosa questa che è una formidabile ammissione da parte di Roma. Inoltre, oggettivamente, dei singoli sacerdoti in tutto il mondo possono oggi usare il vecchio Messale e celebrare la vera Messa, almeno in privato, senza timore di essere “disobbedienti”, il che apre la strada al fluire della vera grazia privata, con quanto di incalcolabile questo può comportare.

Riguardo al timore che il Motu Proprio sia una trappola, ecco un paragone. La FSSPX (e compagni) occupa una fortezza inespugnabile in cima ad una montagna (l’immutabile dottrina cattolica e la liturgia). Sotto, nella pianura intorno alla fortezza, ci si accorge che improvvisamente il nemico modernista fa un gesto come a non voler distruggere la fortezza, dopo tutto. Non si dovrebbe gioire all’interno della fortezza?

Io dico: certamente! A due condizioni! Primo, la porta della fortezza non dovrebbe essere ancora assolutamente aperta (eccetto che ai reali “disertori” dal modernismo). Secondo, nessuno all’interno della fortezza dovrebbe gioire o comportarsi come se la guerra fosse finita. A meno dell’intervento di Dio, vi è ancora molta strada da fare. Ma su queste due condizioni . . .

Kyrie eleison.

Motu Proprio – II

Motu Proprio – II posted in Commenti Eleison on Luglio 14, 2007

Dopo tante false notizie su un’imminente pubblicazione del Motu Proprio di Benedetto XVI sul rito preconciliare della Messa, finalmente questo è stato emanato il 7 luglio, col titolo Summorum Pontificum .

Tra i cattolici che tengono alla Tradizione cattolica, nell’ultima settimana esso ha incontrato un’accoglienza mista. Da un lato tutta la Fraternità San Pio X, per esempio, ha cantato un Te Deum in segno di gratitudine per tutto ciò che nel documento favorisce e in qualche misura determina la libertà del vecchio rito della Messa. Dall’altro, i cattolici che non nutrono alcuna fiducia in tutto ciò che viene dalla Roma conciliare, alcuni fino al punto di non credere che Benedetto XVI sia anche Papa, hanno qualche difficoltà nello scoprire nel Motu Proprio le numerose contraddizioni che riflettono il vano tentativo di Papa Benedetto XVI di conciliare il cattolicesimo con l’intrinsecamente anti-cattolico mondo moderno.

Ora le contraddizioni ci sono di sicuro, perché mentre il Papa mantiene nel suo cuore la vecchia liturgia della sua infanzia bavarese ante-guerra, con la sua mente conciliare egli crede nella conciliazione degli inconciliabili, come il cattolicesimo e il mondo rivoluzionario che ci circonda. Tuttavia, come dice il proverbio, Roma non è stata costruita in un giorno, e la Roma cattolica non sarà ricostruita in un giorno. Infatti, ci si può chiedere: per lavare il modernismo dalle stalle di Augia di questa Roma, non è necessario nulla di meno che una piena dell’ira di Dio?

Tuttavia, “Il viaggio di mille miglia inizia con il primo passo”. Tenuto conto della terribile persecuzione ufficiale del vero rito della Messa, a partire dal 1969, quando il Novus Ordo fu introdotto, sicuramente almeno due cose nel Motu Proprio valevano un Te Deum . In primo luogo, l’ufficiale, papale, pubblico riconoscimento che la Messa antica non era mai stata veramente soppressa. Noi l’abbiamo sempre saputo, ma oggi questo lo conosce ogni cattolico nella Chiesa universale. Che cambiamento di percezione deve comportare ciò! E in secondo luogo, una certa definitiva libertà per i sacerdoti di rito latino di celebrare la Messa antica, almeno in privato, e in misura maggiore rispetto a prima anche in pubblico.

Preghiamo più che mai per il Papa, se non di più, perché il suo cuore bavarese continui a spingere la sua testa conciliare verso una direzione cattolica!

Kyrie eleison.