Ambiguità Conciliare
Immaginate un fante forte e bene armato che mentre insegue il nemico incappa nelle sabbie mobili. Questo è quello che accade ad un bravo cattolico armato della verità, che si avventura nella critica dei documenti del Vaticano II. Essi sono una palude di ambiguità, esattamente ciò che si voleva che fossero. Se in essi la religione dell’uomo fosse stata promossa apertamente, i Padri Conciliari l’avrebbero rigettata con orrore. Invece la nuova religione è stata abilmente mascherata con documenti elaborati in modo da lasciare aperte opposte interpretazioni. Prendiamo un esempio chiaro e cruciale.
Al n. 8 della Dei Verbum si trova un testo sulla Tradizione che Giovanni Paolo II usò per condannare Mons. Lefebvre nel 1988: A/ “Questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo”. B/ “cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse”. Questo avviene in diversi modi, C/ “sia con la comprensione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro”, D/ “sia con la intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose spirituali”, E/ “sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità”.
Ora, la vera Tradizione cattolica è radicalmente oggettiva. Come il buon senso afferma che la realtà è oggettiva, intendendo che gli oggetti sono quello che sono, fuori di noi e indipendentemente da ciò che qualsiasi soggetto pretenda che siano, così la vera Chiesa insegna che la Tradizione cattolica viene da Dio ed è ciò che Dio ha fatto, così che nessun essere umano può minimamente cambiarne una virgola. Ecco quindi quale sarebbe l’interpretazione cattolica del testo citato: A/ “Col passare del tempo si ha un progresso nel modo in cui i cattolici colgono le verità immutabili della Fede”, B/ “I cattolici possono cogliere in profondità queste verità”, C/ “meditandole e studiandole”, D/ “penetrando sempre più profondamente in esse, e E/ “con la predicazione dei vescovi aspetti inediti delle stesse verità”. Questa interpretazione è perfettamente cattolica perché ogni cambiamento è relativo alle persone, che cambiano nel corso dei secoli, mentre nessun cambiamento è relativo alle verità rivelate, che costituiscono il Deposito della Fede o Tradizione.
Ma vediamo adesso come lo stesso passo della Dei Verbum può essere inteso non oggettivamente, ma soggettivamente, facendo dipendere il contenuto delle verità, cambiandolo, dai soggetti cattolici: A/ La verità cattolica vive e cresce col passare del tempo, perché B/ i cattolici attuali hanno intuizioni che i cattolici del passato non avevano, così che C/ scoprono nei loro cuori, in se stessi , nuove sopraggiunte verità, D/ frutto della loro esperienza spirituale interiore . Inoltre, E/ la verità cattolica cresce quando i vescovi predicano cose prima sconosciute , perché i vescovi non possono raccontare falsità (!). (In altre parole, prendete la religione che vi fa star bene, ma a condizione che si “preghi, paghi e obbedisca” a noi modernisti.)
Ora, sta proprio qui l’enorme problema: se si accusa questo testo della Dei Verbum di promuovere il modernismo, i cattolici conservatori (che conservano poco, ma hanno una gran fede negli infedeli uomini di Chiesa) replicano immediatamente che il reale significato del testo è il primo di cui sopra, quello tradizionale. Mentre invece, quando Giovanni Paolo II in Ecclesia Dei Adflicta usa questo testo per condannare Mons. Lefebvre e insieme le consacrazioni del 1988 , ovviamente ha potuto prendere tale testo solo nel suo significato modernista. Azioni come questa parlano molto più delle parole.
Cari lettori, leggete questo testo più e più volte, insieme alle due interpretazioni, e finirete col cogliere la diabolica ambiguità di questo disgraziato Concilio.
Kyrie eleison.