Consacrazioni episcopali del 1988

Dichiarazione di Sostegno

Dichiarazione di Sostegno on Giugno 27, 2020

Vostra Eccellenza, Monsignor Viganò,

Alcuni giorni fa uno dei quattro vescovi che si adoperano all’interno della Chiesa per mantenere la difesa della Fede secondo l’esempio di Monsignor Lefebvre, le ha scritto una lettera di congratulazioni e di sostegno per la sua lettera del 9 giugno, nella quale ha fatto risalire al Concilio Vaticano II (1962–1965) l’attuale crisi della Chiesa. Con questa ulteriore lettera, tutti e quattro questi vescovi desiderano esprimere pubblicamente le stesse congratulazioni e il medesimo sostegno a lei nelle sue attuali difficili circostanze. In sostanza ripetiamo ciò che Monsignor Tomás le ha scritto, solo un po’ abbreviato –

È come un dovere di coscienza di fronte a tutta la Chiesa che questa lettera le presenta il pubblico sostegno nella sua recente denuncia della crisi che sta travolgendo la Chiesa, le cui origini stanno nel Concilio Vaticano II. San Tommaso d’Aquino insegna che non c’è obbligo di professare la Fede in ogni momento, ma quando la Fede è in pericolo, allora è un grave dovere professarla, anche a rischio della propria vita.

Si può oggi negare la crisi senza precedenti della Chiesa, che colpisce profondamente il sacerdozio cattolico? Eppure i sacerdoti veramente cattolici sono assolutamente necessari per il Santo Sacrificio della Messa e per il mantenimento della santa dottrina. Quando le legittime autorità della Chiesa si rifiutano di agire in linea con le intenzioni della Chiesa, nessun vescovo può semplicemente resistere nella Fede, come può fare un laico. Davanti a Dio, dal quale riceviamo il nostro episcopato, noi affermiamo con la nostra consacrazione con la pienezza degli Ordini sacri che nella crisi attuale non solo è lecito, ma è nostro dovere vincolante usare questi poteri per il bene delle anime.

Nella sua lettera del 6 giugno, con ammirevole chiarezza e sincerità, Vostra Eccellenza riconosce come il clero e i fedeli cattolici siano stati ingannati quando il Concilio ha introdotto nuovi orientamenti che hanno avuto origine dalla cospirazione anticristiana. È doloroso osservare la deplorevole cecità di tanti colleghi nell’episcopato e nel sacerdozio che non vedono, o non vogliono vedere, la crisi attuale e la necessità di resistere al modernismo che ora regna supremo e alla setta conciliare che si è radicata ai più alti livelli della Chiesa. Questa resistenza è del tutto legittima e conforme alla immutabile volontà della Chiesa. Infatti, un vescovo deve compiere la missione che gli è stata affidata: tramandare tutto ciò che può e deve essere tramandato dalla pienezza dei suoi Ordini per la custodia della Fede: “Tradidi quod et accepi”.

Con il loro antiliberalismo e antimodernismo, nel giugno del 1988 Monsignor Marcel Lefebvre e Monsignor Antonio de Castro Mayer, per salvare il tesoro della Tradizione cattolica dal modernismo, dalla Nuova Messa e dalle riforme conciliari, hanno proceduto alla consacrazione di quattro vescovi nella cosiddetta “Operazione di sopravvivenza”, garantendo così che la grazia e l’immutabile dottrina continuassero ad essere tramandate. Come loro eredi, desideriamo esprimere la nostra sincera adesione alla posizione di Vostra Eccellenza, dettata dalla sua fedeltà alla Chiesa di tutti i tempi. Così facendo non vogliamo fare altro che bere alla stessa fonte, che è la Santa, Cattolica e Apostolica Chiesa Romana, al di fuori della quale non c’è salvezza.

E se qualcuno ci chiede quando ci sarà un accordo con le autorità di Roma, la nostra risposta è semplice: quando Roma tornerà a Nostro Signore. Il giorno in cui i funzionari romani riconosceranno di nuovo Nostro Signore come il Re di tutti i popoli e di tutte le nazioni, quel giorno non saremo noi stessi a tornare alla Chiesa, ma saranno coloro che hanno tentato di rovesciare la Chiesa cattolica che noi non abbiamo mai lasciato. Nel frattempo giudichiamo che, opponendoci apertamente e resistendo agli errori del Concilio e a coloro che li promuovono, rendiamo il servizio più necessario alla Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo.

La Santissima Vergine Santissima, la Madonna, che come nostra Madre a Fatima ci ha avvertito della gravità dell’ora presente, conceda al Papa e ai vescovi di tutto il mondo le grazie necessarie per la Consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato, e per la devozione della Riparazione dei primi cinque sabati da diffondere in lungo e in largo, affinché il modernismo sia abbandonato e le anime ritornino alla Fede Cattolica, intatta e inviolata, senza la quale è impossibile compiacere Dio.

Che Dio benedica Vostra Eccellenza Monsignor Carlo Maria Viganò,

Kyrie eleison.

Monsignor Jean-Michel Faure
Monsignor Tomás Aquinas
Monsignor Richard Williamson
Monsignor Gerardo Zendejas

La Francia si Attiva

La Francia si Attiva on Luglio 26, 2014

Molti di voi sanno che martedì e mercoledì della settimana scorsa si è tenuta nel convento domenicano di Avrillé vicino ad Angers, nel nord-ovest della Francia, una riunione di sacerdoti resistenti giunti dai luoghi dove la “Resistenza” è attiva e funzionante, ma soprattutto dalla Francia. Era la terza riunione del genere di sacerdoti francesi svoltasi ad Avrillé dall’inizio dell’anno, ed è stata la più importante. Questa volta essi hanno cominciato a coordinare e ad organizzare le loro attività in Francia, un paese che è stato spesso decisivo per la Chiesa in vari modi.

Il merito per aver convocato questi incontri va al Priore di Avrillé, P. Pierre-Marie. Per diversi anni Avrillé ha offerto sostegno e rifugio ai sacerdoti della Fraternità San Pio X che hanno trovato sempre più difficile la loro vita sacerdotale sotto la sua attuale dirigenza, la quale continua a perseguire implacabilmente, nonostante la dissimulazione e le smentite, l’obiettivo della riconciliazione con la neo-Chiesa di Roma. Solo poche settimane fa, e stato segnalato che il Secondo Assistente della Fraternità avrebbe detto: “Il treno per Roma è in partenza e coloro che vogliono scendere lo facciano”. Il P. Pierre-Marie ha cercato per quanto possibile di non interrompere i rapporti con la FSSPX ufficiale, ma all’inizio di quest’anno è arrivata la lettera di Mons. Fellay che ha determinato la rottura. Questo era inevitabile, a meno che Avrillé non tradisse anch’essa la Tradizione.

Originariamente P. Pierre-Marie, per questa riunione della scorsa settimana, aveva pensato ai soli sacerdoti francesi, ma io gli ho suggerito che anche i sacerdoti resistenti fuori dalla Francia avrebbero potuto essere invitati, per un doppio motivo: i sacerdoti provenienti dall’esterno sarebbero stati incoraggiati nel vedere che la “Resistenza” si attiva in Francia, dove c’è stato poco movimento – apparente – fin’ora, mentre i sacerdoti francesi avrebbero potuto prendere atto che a resistere non c’è solo la Francia. P. Pierre-Marie ha accettato il mio suggerimento, ed è così che alla riunione vi erano circa 18 sacerdoti in tutto.

L’incontro è andato molto bene. Si è guardato poco al passato e non c’è stata alcuna amarezza, si è invece guardato molto al futuro. (Si sarebbe potuto pensare che se un certo vescovo, non presente, fosse stato lì come muto e inavvertito spettatore, si sarebbe reso conto di come non venga preso sempre sul serio!). Il primo giorno ha interessato in gran parte i sacerdoti francesi. Essi hanno iniziato nominando come coordinatore Don De Mérode, un sacerdote belga con 30 anni di esperienza nella Fraternità San Pio X, in tutto il mondo. Poi, per la loro nascente organizzazione hanno scelto il nome di “Unione Sacerdotale Marcel Lefebvre”, un nome che esprime chiaramente l’orientamento. E infine Don De Mérode ha cominciato ad organizzare una rete di centri di Messa in tutta la Francia – tornando cosí agli anni 1970, ma in condizioni più difficili e con risorse molto limitate, almeno per il momento.

Il secondo giorno è stato dedicato alle preoccupazioni internazionali per la difesa della Fede, e qui naturalmente è sorto il problema delle consacrazioni episcopali, perché io per primo desideravo conoscere l’intendimento dei sacerdoti presenti. Esso è stato relativamente unanime. I lettori saranno incoraggiati dal sapere che i sacerdoti ritengono che il tempo per le consacrazioni non sia ancora giunto, e tuttavia esso potrebbe non essere troppo lontano. In effetti, al momento è molto difficile immaginare che uno dei tre vescovi rimasti all’interno della FSSPX possa consacrare qualcuno senza l’approvazione di Roma, ed è impossibile immaginare che la Roma neo-modernista approvi un candidato anti-modernista! Pazienza.

Preghiamo, sia per il tranquillo successo della nascente Unione Sacerdotale, sia perché Dio ci dia a suo tempo, i vescovi in più che siano necessarii per la difesa della fede.

Kyrie eleison.

Progressi Della Resistenza

Progressi Della Resistenza on Luglio 13, 2013

La celebrazione negli Stati Uniti del Giubileo d’Argento delle consacrazioni episcopali del 1988, è stata un grande successo. Una dozzina di sacerdoti con un vescovo hanno celebrato due Messe pontificali il 29 e il 30 giugno, nel giardino della canonica di Don Ronald Ringrose, a Vienna, in Virginia, alla presenza di 250–300 fedeli per ogni Messa. Liturgicamente, le cerimonie possono aver lasciato un po’ a desiderare, perché nessuna parrocchia ha le risorse di un seminario pienamente operativo. Tuttavia, cosa molto più importante, lo stato d’animo dei presenti era tranquillo, senza tracce di amarezza o rabbia, solo con la chiara consapevolezza che qualcosa è andata seriamente storta con la Fraternità San Pio X, e che per mantenere la Fede devono fare qualcosa a riguardo. Per assistere alla S. Messa, molti sono venuti da molto lontano negli Stati Uniti, e anche dall’estero.

Il giorno prima, Don Ringrose aveva tenuto nella sua canonica una giornata d’incontro per gli stessi sacerdoti, venuti da Brasile, Canada, Colombia, Inghilterra, Francia, Messico e Stati Uniti. Non è stata costituita alcuna nuova organizzazione, né è stata posta in essere alcuna nuova struttura amministrativa, è stata solo approntata un’altra Dichiarazione, che chiude con una lunga citazione di Mons. Lefebvre, sulla ricostruzione della Cristianità a partire da zero. Lo stato d’animo dei sacerdoti era come quello dei fedeli, tranquillo e risoluto, con una unità d’intenti circa la semplice determinazione di salvare ciò che possono di quello che la dirigenza della Fraternità sta oggi tradendo.

Tradendo? Ma il 27 giugno, gli altri tre vescovi della FSSPX, Monss. Tissier, Fellay e de Galarreta, non hanno rilasciato una Dichiarazione che sembra in gran parte tornare a ciò per cui la FSSPX si è sempre distinta? Facciamo attenzione. Come dicevano i Latini, “il veleno è nella coda”. L’11° dei 12 paragrafi afferma che i tre vescovi intendono seguire la Provvidenza “sia che Roma ritorni presto alla Tradizione . . . sia che essa riconosca esplicitamente alla Fraternità il diritto di professare integralmente la fede e di rigettare gli errori che le sono contrari”.

Ora, Don Ringrose è stato un compagno d’armi della FSSPX in USA per circa 30 anni, ma non vuole più proseguire con questa compagnia lungo tale percorso suicida. Ecco quello che ha scritto nel suo bollettino parrocchiale sulla forma mentale espressa da questo 11° paragrafo:

“Quindi, anche se Roma rimane modernista, dovremmo raggiungerla in ogni caso. Saremmo soddisfatti di essere un altro dei componenti del panteon conciliare, insieme con eretici, ecumenisti, panteisti o chiunque altro ci sia. La Dichiarazione suona come se si fosse tornati a ciò per cui la FSSPX si è sempre distinta, ma resta aperta la porta ad un accordo (tra la FSSPX e Roma). Nulla è realmente cambiato. Solo il suono è diverso. La sostanza resta sempre la stessa. Solo l’etichetta esterna sembra un po’ più simile a Mons. Lefebvre”.

E la gente sembra decidere con la propria testa. Secondo quanto riferito, alla celebrazione a Écône per il Giubileo d’Argento della Fraternità, erano presenti solo 200–300 persone, e alle annuali ordinazioni sacerdotali a Écône quasi la metà delle sedie era vuota. Questo certo significa che è come se il tradimento stesse rendendo la Fraternità sempre più debole, mentre, con i sacerdoti e i fedeli che aprono gli occhi su ciò che sta succedendo, la Resistenza si appresta a crescere con sempre più forza.

Kyrie eleison.

Importante Decisione

Importante Decisione on Ottobre 27, 2012

Così, l’esclusione dalla Fraternità San Pio X di uno dei quattro vescovi consacrati nel 1988 da Mons. Lefebvre per servirla, è adesso ufficiale. Si tratta di una decisione importante da parte dei capi della FSSPX, non tanto per motivi personali, quanto perché equivale alla rimozione di ciò che molte persone pensano essere stato il più grande ostacolo dentro della FSSPX a qualsiasi falsa riconciliazione fra la Tradizione cattolica e la Roma conciliare. Ora che l’ostacolo è rimosso, la FSSPX potrà più facilmente continuare il suo slittamento verso il liberalismo più comodo.

Se il problema fosse stato la persona, non ci sarebbero state serie conseguenze. Si tratta infatti di un 72enne (“più o meno rimbambito”) con ancora non tanti anni di attività davanti a sé. Egli avrebbe potuto essere tranquillamente ignorato o ulteriormente screditato se necessario, lasciato a sbraitare e a farneticare nel suo isolato ritiro. Ma se invece la sua esclusione significa il rigetto dell’opposizione a Roma Conciliare che egli rappresentava, la FSSPX è in difficoltà, e lungi dal risolvere le sue tensioni interne per mezzo dell’esempio dato con lui, adesso rischia di essere dilaniata dal dissenso silenzioso o dall’aperta contestazione.

Questo perché Mons. Lefebvre ha fondato la FSSPX per resistere alla distruzione della Chiesa: della fede cattolica operata dal Concilio con i suoi 16 documenti, e della pratica della fede soprattutto tramite la nuova Messa. La resistenza al Concilio fece parte, dall’inizio, della natura della FSSPX. Ora, non si può cancellare la natura di una cosa senza cancellare la cosa. Ne consegue che con questa esclusione, la FSSPX di Mons. Lefebvre è sulla buona strada per essere cancellata ed essere rimpiazzata con qualcosa di diverso. In realtà, questa trasformazione la si è potuta osservare da diversi anni. L’esclusione è semplicemente un colpo finale.

Non che Monsignore fosse primariamente o solo contro il Concilio. Innanzi tutto era cattolico, un vescovo cattolico, un vero pastore d’anime, come si evince chiaramente dai suoi scritti anteriori al Concilio. Ma una volta che quello disastro indicibile della Chiesa ebbe fine, egli si accorse che il compito più urgente in difesa della fede, era resistere alla rivoluzione del Vaticano II, che stava contaminando milioni e milioni di cuori e menti cattoliche. Da qui la fondazione nel 1970 della FSSPX, che avrebbe utilizzato esclusivamente il rito tridentino della Messa. Da qui la sua famosa dichiarazione del novembre 1974, che fu come una carta dei principi cattolici che ispiravano la resistenza della FSSPX. Solo l’inversione e la conversione delle autorità della Chiesa alla vera fede può giustificare l’abbandono di questi principi. Tale inversione o conversione ha avuto luogo? Nient’affatto. Al contrario.

E il futuro? Per riempire il vuoto lasciato dall’abbandono degli scopi di Monsignore, probabilmente i dirigenti della FSSPX si affretteranno a gettarsi nelle braccia di Roma, specialmente se la coscienza di Benedetto XVI lo muove perché ponga fine prima di morire allo “scisma”. L’esclusione del vescovo può essere stata o meno una precondizione di Roma per un accordo Roma-FSSPX, ma in ogni caso certamente lo favorirà. I sacerdoti della FSSPX che ci vedono chiaro, per il momento potrebbero tenere un profilo basso e aspettare che tutti i nodi vengano al pettine. I laici della FSSPX per il momento potrebbero assistere alle Messe della FSSPX, ma stando attenti al momento in cui la suindicata trasformazione incominci a minacciare la loro fede. Circa il vescovo escluso, tutte donazioni per lui e per la sua causa dovranno aspettare un poco. Bisogna sistemare il metodo per riceverle. Questo è certo: non pensa al pensionamento.

Tenersi stretti, tutti. Siamo in una sarabanda. Che ci si lasci fare un giro in Cielo!

Kyrie eleison.

Resistenza Compromessa

Resistenza Compromessa on Luglio 21, 2012

La buona notizia dal Capitolo Generale della Fraternità San Pio X, che si è chiuso sabato, è che la FSSPX, condotta sull’orlo del suicidio, ne ha ricevuto una dilazione dal Capitolo. Tuttavia, se le seguenti parole pronunciate in una intervista diffusa in tutto il mondo, sono indicative delle intenzioni dei capi ancora in carica per altri sei anni, saranno necessarie ancora preghiere perché tale dilazione si mantenga. Ecco ciò che è stato detto (reperibile su YouTube: Traditionalist leader talks about his movement):—

“Molte persone hanno una comprensione del Concilio (Vaticano II) che è una cattiva comprensione, e oggi ci sono persone a Roma che lo dicono. Noi possiamo dire, nelle discussioni (fra Roma e la Fraternità San Pio X, dal 2009 al 2011), io penso, noi vediamo che molte cose che noi (la FSSPX) avremmo condannato come provenienti dal Concilio, vengono in effetti non dal Concilio, ma dalla comune comprensione di esso.”

Per fare un commento, dobbiamo riandare al Vaticano II. Nel contenere sia verità sia errori, i suoi 16 documenti sono profondamente ambigui e contraddittorii. Al seguito di Mons. Lefebvre, la FSSPX non ha mai detto che i documenti non contengano verità, ma li ha sempre accusati di contenere errori gravi, come per esempio la dottrina che lo Stato non abbia il diritto di reprimere le religioni non cattoliche. La Roma conciliare ha sempre difeso i documenti, per esempio facendo riferimento alle opposte verità in essi contenute, come quella che in materia religiosa ogni uomo deve cogliere e professare la verità. Ma le verità non sono mai state il problema. Il problema sta nell’errore e nella contraddizione. Per esempio, se un insieme di individui, come lo Stato, può essere neutrale riguardo alla religione, perché non dovrebbe esserlo l’individuo singolo? La contraddizione spalanca la porta alla liberazione dell’uomo da Dio – al liberalismo.

I colloqui dottrinali dal 2009 al 2011 si sono svolti per esaminare lo scontro dottrinale tra il soggettivismo conciliare dei Romani e l’oggettivismo dei cattolici della FSSPX. Essi hanno mostrato, naturalmente, che la contrapposizione è profonda e inconciliabile, non tra la verità conciliare e la verità cattolica, ma tra l’errore conciliare e la verità cattolica, in pratica tra la religione dell’uomo e la religione di Dio.

Ed ecco che oggi arriva il portavoce, ad affermare che delle “persone a Roma” hanno ragione, e che siamo “noi” che sbagliamo, cioè la FSSPX, perché “molte cose” che la FSSPX ha condannato costantemente come derivanti dal Concilio, derivano solo dalla “comune comprensione” di questo stesso Concilio. In altre parole, Monsignore e la sua Fraternità avrebbero sbagliato fin dall’inizio ad accusare il Concilio e di conseguenza a resistere alla Roma conciliare. Ne consegue che le consacrazioni episcopali del 1988 sarebbero state una decisione non necessaria, perché i vescovi conciliari sarebbero stati affidabili per prendersi cura della Tradizione cattolica. Eppure, Monsignore chiamò quella consacrazione “operazione sopravvivenza” e definì il fidarsi di Roma “operazione suicidio”.

Oggi, il portavoce – coerentemente con le parole su citate – è sicuramente favorevole all’accordo Roma-FSSPX. Per di più, due mesi fa in Austria, egli avrebbe suggerito che questo accordo impegnerebbe la Roma conciliare con la scelta dei futuri vescovi della FSSPX. Quindi, a meno che Roma non abbia smesso di essere conciliare fin dai giorni di Monsignore, e la totale evidenza grida contro una tale illusione, oggi lo stesso Monsignore avrebbe detto che il portavoce si sta facendo promotore dell’”operazione suicidio” della FSSPX – tranne che il portavoce non abbia smentito quelle parole.

Kyrie eleison.

L’ecumenismo di Benedetto – VI

L’ecumenismo di Benedetto – VI on Luglio 14, 2012

Avevamo promesso che nell’ultimo numero di questa serie di articoli di “Commenti Eleison” ispirati dal libro del Dott. Wolfgang Schüler su “Benedetto XVI e l’auto-comprensione della Chiesa”, la principale lezione si sarebbe potuta applicare all’attuale situazione della Fraternità San Pio X. L’applicazione è stata già suggerita: se si può essere cattolici solo appartenendo all’organismo vivente della Chiesa cattolica, allora, appartenendo all’organismo della Chiesa conciliare, si diventerà conciliari.

Benedetto XVI sostiene che pezzi cattolici separati della Chiesa cattolica appartengono ancora alla Chiesa di Cristo. Il Dott. Schüler, seguendo Nostro Signore (Gv. XV, 1–7), sostiene invece che essendo la Chiesa un organismo vivente, i rami tagliati da esso appassiscono e muoiono, perché ciò che dà loro la vita è la pianta. Ne consegue che se la FSSPX s’innesta alla pianta conciliare, che è interamente ammalata della religione dell’uomo del Vaticano II, questa pianta trasmetterà la sua malattia alla FSSPX. Ecco tre citazioni di Monsignore Lefebvre che illustrano questa realtà:—

Nel 1984, ben prima delle consacrazioni episcopali del 1988, egli condannava già l’illusione che la FSSPX “tornando nella Chiesa sarebbe stata in grado di combattere, facendo questo o quello”. E replicava: “Questo è assolutamente falso. Non si può tornare in una struttura, mettersi sotto i suoi superiori e pensare che una volta dentro si possa mettere tutto sottosopra. La realtà è che essi hanno tutto ciò che serve per strangolarci. Hanno tutta l’autorità”.

Nel 1988, appena prima delle consacrazioni, diceva: “Roma vuole che tutto vada verso il Vaticano II, mentre lascerebbe a noi un po’ di Tradizione. ( . . . ). Essi non hanno mutato la loro posizione. Non possiamo metterci nelle mani di queste persone. Sarebbe un prenderci in giro. Non intendiamo lasciarci divorare. ( . . . ) A poco a poco la Tradizione sarebbe compromessa”.

Nel 1989, poco dopo le consacrazioni, rispondeva all’obiezione che la FSSPX avrebbe fatto più bene alla Chiesa stando dentro che rimanendo fuori. E replicava: “Di quale Chiesa stiamo parlando? Se si intende la Chiesa conciliare, noi abbiamo lottato contro il Concilio per 40 anni perché vogliamo che la Chiesa sia cattolica, dovremmo rientrare in questa Chiesa conciliare allo scopo, presumibile, di renderla cattolica. Questa è una totale illusione. Non sono i sottoposti che fanno i superiori, ma i superiori che fanno i sottoposti. In mezzo a tutta la Curia romana, in mezzo a tutti i vescovi del mondo che sono progressisti, sarei rimasto completamente sommerso. Non avrei potuto fare nulla.”

In conclusione, se con un accordo pratico o con la regolarizzazione canonica la FSSPX si mettesse sotto le autorità conciliari della Chiesa, che sono ancora fermamente attaccate alle idee del Vaticano II, come hanno pienamente dimostrato i colloqui dottrinali del 2009–2011, la sua difesa della vera Fede sarebbe “strangolata, divorata, sommersa”. Innestata all’insieme della vivente Chiesa conciliare, la FSSPX non potrebbe apportare alcun aiuto perché riceverebbe da questa Chiesa la malata vita conciliare. Dio non voglia!

Kyrie eleison.