scomunica

“Scomuniche rimesse”

“Scomuniche rimesse” on Gennaio 24, 2009

Come certamente un gran numero di lettori già sanno, un Decreto del 21 gennaio dalla Congregazione dei Vescovi a Roma (non l’ Ecclesia Dei ) ha “rimesso”, il Decreto di “scomunica” del 1 luglio 1988, così che i quattro vescovi della Fraternità San Pio X, allora dichiarati “scomunicati”, adesso sono “ri-comunicati”. A mio parere quest’ultimo decreto è un grande passo in avanti per la Chiesa, senza essere un tradimento da parte della FSSPX.

Si tratta di un grande passo in avanti per la Chiesa, perché se fin dal Vaticano II il problema della Chiesa è stato la separazione dell’Autorità cattolica dalla Verità cattolica, con questo decreto l’Autorità cattolica ha compiuto un decisivo passo indietro verso la loro riunione. Proprio come dopo il Motu Proprio del luglio 2007, nessuno ha potuto più dire che il vero rito della Messa era stato vietato da Roma, anche se c’è chi si comporta ancora come se lo fosse, così anche adesso nessuno può più dire che i cattolici che tengono alla Tradizione sono “fuori della Chiesa”. Certo, un certo numero di conciliaristi continuerà a comportarsi come se lo fossero, ma sanno benissimo che non hanno più il Papa dalla loro parte. La differenza è enorme!

Naturalmente c’è ancora una lunga strada da percorrere prima che i neo-modernisti a Roma, consci o inconsci, si rendano conto – se mai lo faranno! – di come essi abbiano cambiano la Fede, ma come dice il vecchio proverbio: “Roma non fu costruita in un giorno”, e non verrà riparata in un giorno. Il fatto è che “mezza pagnotta è meglio di niente” – chiedete ad un uomo affamato! -, così nel frattempo lasciatemi dire come ringraziare Dio per questo grande cambiamento di direzione della Chiesa conciliare. Ringraziamo quindi la Beata Vergine Maria, il cui intervento sarà stato decisivo, grazie ai quasi un milione e tre quarti di rosarii offerti a lei con questa intenzione, tra i quali anche i vostri. E ringraziamo e preghiamo per Benedetto XVI e per tutti i suoi collaboratori, che hanno contribuito a far passare questo Decreto, nonostante, ad esempio, il clamore dei media orchestrato e programmato per impedirlo.

Tuttavia, chiedendo e accettando tale riconciliazione con la Chiesa conciliare, non è che la FSSPX corre il rischio di intraprendere la strada verso il Conciliarismo? Niente affatto! Non c’è dubbio che alcuni conciliaristi a Roma sperano che il Decreto servirà a preparare la FSSPX a tornare all’ovile del Vaticano II, ma il Decreto stesso, così com’è, impegna la Fraternità a nient’altro che a quei colloqui nei quali la Fraternità si è impegnata nel 2000, quando propose la liberalizzazione della Messa e la fine delle “scomuniche”, come pre-condizioni preliminari.

E allora, tali colloqui non comportano alcun pericolo? Certo che no! Ma San Pietro dice che dovremmo essere “ pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi ” ( I Pt. III, 15). Come può la FSSPX non gioire per la possibilità di poter presentare a Roma, prima alle stesse autorità romane, le profonde ragioni dottrinali che riteniamo essere alla radice del presente disagio della Chiesa? Guai a noi cattolici della Tradizione, se non fossimo pronti a dare ragione di quella speranza che è in noi per il salvataggio della Chiesa!

Quindi, cari cattolici, continuiamo a recitare il Rosario per la possibile realizzazione e per i risultati di tali colloqui, perché possano servire in primo luogo, e soprattutto, gli interessi di Dio, di Dio, di Dio.

Kyrie eleison.

“Scomuniche”

“Scomuniche” on Novembre 24, 2007

Dal momento che circola la voce che Roma potrebbe rimettere le “scomuniche” dei quattro vescovi della Fraternità San Pio X, comminate dal cardinale Gantin in occasione della loro consacrazione episcopale da parte di Mons. Lefebvre nel 1988, può essere opportuno mettere le cose in chiaro su uno o due punti.

Primo e più importante, quelle “scomuniche”, fin dal momento in cui vennero comminate, non furono né valide né degne di essere prese sul serio. Una valida scomunica della Chiesa può essere positiva ( ferendae sententiae ) o automatica ( latae sententiae ): positiva, quando le autorità della Chiesa dichiarano con una sentenza canonica (nei buoni tempi andati con la solenne cerimonia della “campana, libro e candela”) che l’autore del reato non appartiene più alla Chiesa; automatica, quando l’autore del reato viola così chiaramente certe leggi della Chiesa da incorrere nella scomunica con la sua sola azione ( ipso facto ) con la quale si è posto da sé fuori dalla Chiesa.

Ora, nel 1988, non vi fu alcuna sentenza canonica o cerimoniale di scomunica. Né vi fu, in base al diritto canonico, una qualsivoglia scomunica automatica, perché Monsignore agì per il bene della Chiesa (Nuovo Codice, Canone 1323, numero 4), e anche se egli avesse oggettivamente sbagliato nel pensarla così, non sarebbe incorso nel pieno rigore della legge, in questo caso la scomunica, perché era sicuramente e soggettivamente convinto di agire per il bene di tutta la Chiesa (Nuovo Codice, Canone 1324, § 1, numero 8). Pertanto non vi fu affatto scomunica.

Quello che Roma fece, fu di dichiarare, senza sentenza canonica o cerimonia, che le scomuniche erano automatiche, mentre invece per la legge della Chiesa non lo erano. Ne consegue che la Fraternità non può chiedere che le “scomuniche” vengano rimesse con una qualche forma che comunque potrebbe implicare che fossero valide.

D’altra parte ogni remissione unilaterale delle “scomuniche” da parte di Papa Benedetto XVI, qualunque sia la forma che possa avere, potrebbe essere, in queste circostanze, un coraggioso atto di giustizia. Tutti i neo- modernisti lo odierebbero per questo, a meno che non sperino che possa aiutare a dissolvere la resistenza della Tradizione, ma Dio Onnipotente potrebbe certamente ricompensarlo per il suo ripristino della verità, soprattutto se la sua intenzione fosse retta.

Signore Gesù Cristo, abbi pietà della tua Chiesa!

Kyrie eleison.La Reja, Argentina