sedevacantismo

Malattia inimmaginabile

Malattia inimmaginabile on Marzo 7, 2015

Nell’estate del 1976, “calda” per la Fraternità San Pio X, dopo che Paolo VI “sospese” Mons. Lefebvre per aver ordinato 14 sacerdoti per la Tradizione, lo scontro tra il Papa e la Tradizione cattolica fu così aspro che in agosto si verificò uno dei due momenti nei quali Monsignore prese in considerazione seriamente la possibilità che la Sede di Roma potesse essere vacante. Come si può ascoltare dalla registrazione delle parole da lui pronunciate, egli era angosciato per lo scontro: com’era possibile che un vero Vicario di Cristo potesse distruggere così la Chiesa? Alla fine Monsignore non adottò mai la soluzione sedevacantista, ma vediamo con quanta chiarezza egli espose il problema, e poi suggeriamo una volta di più una linea di soluzione che la sua mentalità avrà appena potuto immaginare. Ecco una sintesi delle parole da lui pronunciate nell’agosto del 1976:

La gente mi chiede cosa penso di Papa [Paolo VI]. È un mistero incredibile. Il vero Papa è l’unità della Chiesa, ispirato dallo Spirito Santo e protetto dalla promessa di Nostro Signore a sostegno della Fede. Ma a partire dal Vaticano II, Paolo VI sta sistematicamente distruggendo la Chiesa. Nulla è risparmiato: catechismo, università, Congregazioni, seminari, scuole. Ogni cosa cattolica viene distrutta. Si cerca una soluzione.

Diverse false soluzioni possono essere scartate a priori, ad esempio, Paolo VI è prigioniero, drogato, vittima di suoi subalterni, ecc . . . . Quando ha benedetto i Carismatici o baciato il piede del Patriarca Ortodosso, aveva una pistola puntata alla testa? Nelle udienze pubbliche, l’ho visto parlare con abilità, presenza di spirito, pertinenza e con l’intelligenza di un uomo nel pieno possesso delle sue facoltà. Il Cardinale Benelli mi ha detto che è stato il Papa stesso a scrivermi quelle lettere [che frantumano la Tradizione], che egli è pienamente informato, che sa esattamente quello che sta facendo, è la sua volontà, sono le sue decisioni. Il Cardinale ha detto che egli riferisce al Papa tutti i giorni e l’avrebbe fatto di nuovo subito dopo la nostra conversazione.

Quindi, può Paolo VI non essere un vero Papa? Questa è un’ipotesi possibile. I teologi hanno studiato il problema. Io non lo so. Non mi si faccia dire quello che non dico. Ma il problema sembra teologicamente insolubile.

Monsignore parlava di Paolo VI, ma il problema è essenzialmente lo stesso per tutti e sei i Papi conciliari (eccetto forse Giovanni Paolo I). Dividiamo il problema in due: come può il vero Dio permettere tale distruzione della Sua Chiesa? Come possono i Suoi veri Vicarii essere i principali distruttori?

Quanto a Dio Onnipotente, in primo luogo la distruzione sarà ancora peggiore alla fine del mondo ( Lc. XVIII, 8). In secondo luogo, facilmente Dio starebbe purificando la sua Chiesa per preparare il Trionfo del Cuore Immacolato di Sua Madre. In terzo luogo, Dio ha impedito che Paolo VI distruggesse del tutto la Chiesa, quando, per esempio, “per caso” poté accorgersi di un piano per dissolvere il Papato, contenuto nel testo della Lumen Gentium; così che il Papa poté bloccare il piano aggiungendo al testo la Nota Praevia.

Per quanto riguarda i Vicarii, Mons. Lefebvre sembra che non abbia considerato la seguente linea di soluzione, cosa che può costituire il motivo per cui in quell’agosto anche lui sembra sia rimasto quasi inchiodato ai corni del dilemma: o sedevacantista o liberale. Ma se ogni anno il liberalismo riesce a confondere la mente di sempre più uomini sulla terra, come potrebbero evitare i Papi la malattia universale di essere in errore in “sincerità”? Perché sono degli uomini istruiti? Ma il liberalismo regna soprattutto nelle scuole e nelle università. Quindi, se i diseducati Papi conciliari sono “sinceramente” convinti che la “verità” evolve, neppure con i loro gravi errori negherebbero con pertinacia la Verità cattolica che sanno essere definita, perché secondo loro anche la Verità definita, per essere “verità”, deve necessariamente evolvere, nel senso inteso da loro.

Kyrie eleison.

Papi viventi

Papi viventi on Novembre 29, 2014

Il 29 gennaio 1949, Papa Pio XII fece le seguenti osservazioni sull’importanza del Papa: “ Se mai un giorno – parlando del tutto ipoteticamente – la Roma materiale dovesse venire meno; se mai questa Basilica Vaticana, simbolo della sola e unica vittoriosa Chiesa cattolica, finisse col seppellire sotto le sue macerie gli storici tesori e le sacre tombe che essa racchiude, neanche allora la Chiesa sarebbe in alcun modo demolita o spaccata. La promessa di Cristo a Pietro sarebbe ancora valida, il papato durerebbe per sempre, come la Chiesa, uno e indistruttibile, essendo fondato sul Papa allora vivente .

Dal momento che queste parole appartengono alla dottrina classica della Chiesa (è stata aggiunta solo la sottolineatura), basate come sono sulle parole di Nostro Signore ( Mt. XVI, 16–18), c’è poco da meravigliarsi se, fin dal 1962, quando i Papi viventi divennero conciliari, milioni e milioni di cattolici sono stati spinti a diventare ugualmente conciliari e liberali. L’unica via d’uscita dal problema che possono vedere i sedevacantisti, è di negare che i Papi conciliari siano stati interamente Papi, cosa che può apparire di buon senso, ma alla maggior parte dei cattolici appare essere ancor più di buon senso che la Chiesa voluta da Dio come basata sul Papa vivente, non possa essere esistita senza di esso per un intero mezzo secolo (1962–2014).

È facile vedere come il declino della civiltà cristiana dalle altezze del Medioevo abbia portato all’attuale corruzione dei Papi viventi. È facile vedere come Dio possa aver permesso questa spaventosa corruzione per punire tale spaventoso declino. Ciò che è meno facile da vedere è come la Chiesa possa ancora vivere mentre i Papi viventi su cui essa si fonda sono convinti che il liberalismo, la guerra a Dio, sia cattolico. Per le parole stesse di Nostro Signore: Un albero buono non può produrre frutti cattivi e un albero cattivo non può produrre frutti buoni ( Mt. VII, 18).

Ma un albero mezzo buono, e mezzo cattivo, può produrre frutti per metà buoni, e per metà cattivi. Ora preso nel suo insieme, un misto di bene e male è male, ma questo non significa che preso una parte per volta, le parti buone dell’insieme siano così male come le parti cattive. Il cancro al fegato mi ucciderà, ma questo non significa che io ho il cancro ai polmoni. Ora nessun uomo di Chiesa vivente, al pari di qualsiasi uomo vivente, è totalmente buono o totalmente cattivo. Fino al giorno della nostra morte, siamo tutti un miscuglio altalenante. Quindi ci può mai essere stato un Papa vivente i cui frutti siano stati interamente cattivi? La risposta può essere solo no. In questo caso la Chiesa cattolica, negli ultimi 50 anni, può aver vissuto sulla metà dei frutti buoni dei Papi conciliari, con una mezza esistenza permessa da Dio per purificare la Sua Chiesa, ma Egli non avrebbe mai permesso che questa si spingesse così avanti da distruggere la Sua Chiesa.

Così, ad esempio Paolo VI pianse per la mancanza di vocazioni. Benedetto XVI anelava alla Tradizione. Anche Papa Francesco intende sicuramente portare gli uomini a Dio quando trascina giù Dio in mezzo agli uomini. Così, i Papi conciliari sono terribilmente in errore nelle loro idee, fatalmente ambigui nella Fede laddove dovrebbero essere assolutamente inequivoci. La Chiesa è stata, ed è, morente sotto di essi, ma quelle parti che in loro sono ancora buone hanno permesso alla Chiesa di persistere, ed essi sono stati necessari come capi viventi perché il corpo della Chiesa continuasse a vivere, come disse Pio XII. Quindi non dobbiamo temere che sarà permesso loro di distruggere la Chiesa, ma ognuno di noi faccia la sua parte per combattere il loro liberalismo con le unghie e con i denti, e per pregare per il loro ritorno alla sanità cattolica, perché noi abbiamo bisogno di essi per la vita della nostra Chiesa.

Kyrie eleison.

Contesto mutato

Contesto mutato on Settembre 20, 2014

Partendo dall’argomento contro il sedevacantismo visto come un miope errore in una complessiva situazione anomala, un amico italiano (CC) ha una visione più ampia di questa questione. Senza essere sacerdote o teologo, egli avanza l’opinione che il sedevacantismo sia solo uno dei numerosi tentativi nella Chiesa per inquadrare la crisi di oggi nelle categorie di ieri. Non si tratta di un cambio della teologia cattolica, ma della situazione reale in cui questa teologia deve essere applicata in seguito al cambiamento di rotta sopraggiunto col Vaticano II. Ecco un punto chiave circa questo mutamento della realtà:—

“Non è normale il mondo attuale, per il suo rifiutare la realtà oggettiva dell’esistenza di Dio e della necessaria sottomissione alle Sue leggi; e non è normale la compagine cattolica attuale che è giunta a subordinare la centralità di Dio alla centralità dell’uomo; e a questa anormalità, nella Chiesa si è giunti non con una svolta improvvisa, ma dopo aver seguito un lungo e complesso processo di allontanamento da Dio, i cui effetti dirompenti si sono manifestati col Vaticano II. Da alcuni secoli nella Chiesa sono stati allevati i germi della dissoluzione e gli uomini portatori di tali germi, e si è permesso che essi andassero ad occupare tutti i posti della gerarchia, fino al Soglio di Pietro.”

Il mio amico prosegue dicendo che se non si riesce a prendere in considerazione questa complessiva anomalia dello stato attuale della Chiesa, che è incredibilmente eppure realmente peggiorata come non mai, si corre il rischio di trattare con una realtà che non esiste più, seguendo dei riferimenti non più applicabili. Così, ad esempio, i sedevacantisti diranno che gli uomini di Chiesa odierni devono sapere che cosa stanno facendo, perché sono uomini intelligenti e istruiti. Non è così, dice CC: la loro predicazione e la loro pratica possono benissimo non essere più cattoliche, ma essi sono convinti di essere del tutto ortodossi. Tutto il mondo è impazzito. Essi sono semplicemente impazziti con esso, non per la perdita della ragione, ma perché hanno abbandonato l’uso di essa, e dal momento che la loro fede cattolica diviene sempre più debole, ecco che è sempre meno possibile impedire che finiscano col perderla del tutto.

Ma allora, si potrebbe obiettare, Dio deve aver abbandonato la sua Chiesa. Per rispondere, CC si rifà a tre citazioni della Scrittura. In primo luogo, Lc. XVIII, 8, dove Nostro Signore chiede se al suo ritorno ci sarà ancora la Fede sulla terra. Ovviamente un piccolo resto di sacerdoti e di laici (forse con alcuni vescovi) sarà sufficiente per garantire l’indefettibilità della Chiesa fino alla fine del mondo (si pensi alle presenti difficoltà della “Resistenza” a prendere forma). Allo stesso modo, in secondo luogo, Mt. XXIV, 11–14, dove si prevede che molti falsi profeti inganneranno molte anime, e la carità si raffredderà. E in terzo luogo, Lc. XXII, 31–32, dove Nostro Signore assegna a Pietro di confermare i fratelli nella fede, dopo essersi convertito, indicando chiaramente che la di lui fede sarà prima venuta meno. Così, quasi l’intera gerarchia può fallire, incluso Pietro, senza che con questo la Chiesa cessi di essere indefettibile, come quando gli Apostoli fuggirono tutti nell’Orto del Getsemani ( Mt. XXVI, 56).

In conclusione, la visione di CC della Chiesa di domani o dopodomani assomiglia fortemente a quella di Padre Calmel: che ognuno di noi faccia il suo dovere secondo il proprio stato di vita, e partecipi alla costruzione di una rete di piccole fortezze della Fede, ognuna con un sacerdote per assicurare i sacramenti, ma senza alcuna ormai inapplicabile teologia della Chiesa, né alcuna approvazione canonica ormai inottenibile, né alcun muro divisorio ormai superato, sopra il quale potrà scorrere la Fede. Queste fortezze saranno unite dalla Verità e avranno reciproci contatti di carità. Il resto è nelle mani di Dio.

Kyrie eleison.

Papi fallibili

Papi fallibili on Settembre 13, 2014

Né i liberali né i sedevacantisti hanno piacere di essere considerati come testa e croce della stessa medaglia, ma è cosí. Per esempio, nessuno dei due ammette una terza alternativa. Basta vedere, ad esempio, come nella sua Lettera ai Tre Vescovi del 14 aprile 2012, Mons. Fellay non riesca a vedere alcuna alternativa al suo liberalismo, se non il sedevacantismo. Parimenti, per molti sedevacantisti, se si accetta che qualsiasi Papa conciliare sia stato veramente Papa, si può essere solo liberali, e se si critica il sedevacantismo, si starebbe promuovendo il liberalismo. Ma non è così!

Perché no? Perché entrambi fanno lo stesso errore di esagerare l’infallibilità del Papa. Perché? Forse perché entrambi sono uomini moderni che credono più nelle persone che nelle istituzioni? E perché si dovrebbe trattare di una caratteristica degli uomini moderni? Perché, a partire più o meno dal protestantesimo, le istituzioni hanno sempre meno cercato realmente il bene comune, mentre hanno sempre più guardato ad un certo interesse privato come il denaro, cosa che naturalmente diminuisce il nostro rispetto per loro. Per esempio, degli uomini buoni hanno impedito per un po’ che la marcia istituzione della banca moderna avesse immediatamente tutti i suoi effetti cattivi, ma i marci banchieri alla fine hanno dimostrato che l’istituzione della riserva bancaria frazionaria e delle banche centrali era, di per sé, cosa malvagia fin dall’inizio. Il Diavolo è nelle strutture moderne, grazie ai nemici di Dio e dell’uomo.

Quindi è comprensibile che i cattolici moderni abbiano la tendenza ad avere troppa fiducia nel Papa e troppo poco nella Chiesa, e in questo sta la risposta a quel lettore che mi ha chiesto perché non scrivo sull’infallibilità nello stesso modo in cui lo fanno i classici manuali cattolici di teologia. Questi manuali sono meravigliosi a loro modo, ma sono stati scritti tutti prima del Vaticano II, e tendono ad attribuire al Papa un’infallibilità che appartiene alla Chiesa. Ad esempio, in questi manuali si tende a presentare il culmine dell’infallibilità come una solenne definizione del Papa, o del Papa col Concilio, ma in ogni caso del Papa. Il dilemma liberal-sedevacantista è la conseguenza e, per così dire, il castigo per questa tendenza a sopravvalutare la persona e a sottovalutare l’istituzione, perché la Chiesa non è solo un’istituzione umana.

Infatti, in primo luogo, la coltre di neve del Magistero Solenne sulla montagna del Magistero Ordinario ne è il vertice solo in modo molto limitato – poiché è totalmente sostenuto dalla sommità della roccia che sta sotto la neve. E in secondo luogo, dal testo più autorevole della Chiesa sull’infallibilità, la definizione del veramente cattolico Concilio Vaticano I (1870), sappiamo che l’infallibilità del Papa viene dalla Chiesa, e non viceversa. La definizione dice infatti che quando il Papa impegna tutte e quattro le condizioni necessarie per l’insegnamento ex cathedra, egli “gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina”. Indubbiamente! Da dove altro può venire l’infallibilità, se non da Dio? Il migliore degli esseri umani, e alcuni Papi sono stati degli ottimi esseri umani, può essere inerrante, o non commettere errori, ma fintanto che ha il peccato originale non può essere infallibile come lo è solo Dio. Se egli è infallibile, tale infallibilità può venire tramite la sua umanità, ma solo dal di fuori, cioè solo da Dio, che sceglie di conferirla attraverso la Chiesa cattolica, e la conferisce solo come un dono momentaneo, limitatamente a quella Definizione.

Pertanto, al di fuori dei momenti strettamente legati all’ ex cathedra, nulla impedisce al Papa di proferire delle sciocchezze come la nuova religione del Vaticano II. Così, né i liberali né i sedevacantisti hanno bisogno o devono tener conto di tali schiocchezze, perché, come ha detto Mons. Lefebvre, essi hanno il tesoro dei 2000 anni d’insegnamento ordinariamente infallibile della Chiesa, per giudicare che di sciocchezza si tratta.

Kyrie eleison.

Infallibilità Della Chiesa – V

Infallibilità Della Chiesa – V on Maggio 31, 2014

Il liberalismo è una guerra a Dio, ed è la dissoluzione della verità. All’interno della Chiesa odierna paralizzata dal liberalismo, il sedevacantismo è una reazione comprensibile, ma esso accredita ancora troppo potere all’autorità rispetto alla verità. Il mondo moderno ha perduto la verità naturale, per non parlare della verità soprannaturale, e qui sta il cuore del problema.

Ai nostri fini, possiamo dividere tutto il magistero pontificio in tre parti. Prima: quando il Papa insegna come Papa, sulla Fede o la morale, in maniera definitoria e in modo da impegnare tutti i cattolici, allora abbiamo il suo Magistero Straordinario (MS), necessariamente infallibile. Seconda: quando egli non impegna tutte e quattro le condizioni, ma insegna in linea con ciò che la Chiesa ha sempre e dovunque insegnato e imposto a credere ai cattolici, allora egli è partecipe di ciò che viene chiamato “Magistero Ordinario Universale” della Chiesa (MOU), anch’esso infallibile. Terza: che comprende tutto il resto del suo insegnamento, il quale, se non è in linea con la Tradizione, non solo è fallibile, ma è anche falso.

Ormai dovrebbe essere chiaro che il MS sta al MOU, come la cima innevata sta alla montagna. La cima innevata non è la cima della montagna, si limita a renderla più visibile. Il MS sta al MOU come un servo sta al padrone. Esso esiste per servire il MOU, chiarendo una volta per tutte cos’è che appartiene o non appartiene al MOU. Ma ciò che rende visibile il resto della montagna, per così dire, è il suo essere riconducibile a Nostro Signore e ai suoi Apostoli: in altre parole, alla Tradizione. Ecco perché ogni definizione del MS si sforza di dimostrare che ciò che viene definito, da sempre faceva già parte della Tradizione. Era la montagna prima che fosse ricoperta dalla neve.

Ormai dovrebbe essere anche chiaro che è la Tradizione che dice ai Papi cosa insegnare, e non il contrario. Questa è la base su cui Mons. Lefebvre fondò il movimento tradizionale, ed è questa stessa base che, con tutto il rispetto, né i liberali né i sedevacantisti riescono a cogliere. Basta vedere nel Vangelo di San Giovanni come spesso Nostro Signore stesso, in quanto uomo, dichiara che ciò che sta insegnando non viene da lui, ma dal Padre suo, per esempio: “La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato” (VII, 16), o, “Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare.”(XII, 49). Naturalmente nessuno sulla terra è più autorizzato del Papa ad esporre alla Chiesa e al mondo ciò che è nella Tradizione, ma non può dire alla Chiesa o al mondo che nella Tradizione vi è quello che in essa non c’è. Ciò che si trova in essa è oggettivo, ormai da 2.000 anni, ed è al di sopra del Papa, e pone i limiti a ciò che un Papa può insegnare, esattamente come il comando del Padre poneva i limiti a ciò che Cristo come uomo poteva insegnare.

Com’è possibile allora che i liberali e i sedevacantisti sostengano similarmente, come fanno, che il Papa è infallibile anche al di fuori del MS e del MOU? Perché entrambi sopravvalutano l’autorità rispetto alla verità, valutando così l’autorità della Chiesa non più come la serva, ma come la maestra della verità. E perché questo? Perché sono entrambi figli del mondo moderno, dove il protestantesimo ha sfidato la Verità, e il liberalismo, fin dalla Rivoluzione francese, è stato il dissolutore della verità oggettiva. E se non vi è più alcuna verità oggettiva, ne consegue naturalmente che l’autorità possa dire tutto ciò che vuole e farla franca, che è ciò che osserviamo intorno a noi; e non c’è più nulla che permetta di fermare un Paolo VI o un Mons.Fellay dal diventare sempre più arbitrario e tirannico in tale processo.

Madre di Dio, ottienimi di amare, discernere e difendere la Verità e l’ordine, soprannaturali e naturali, provenienti dal Padre, e a cui fu sottoposto come uomo il vostro stesso Figlio, “fino alla morte e alla morte di croce”.

Kyrie eleison.

Infallibilità Della Chiesa – III

Infallibilità Della Chiesa – III on Maggio 17, 2014

Le folli parole e gli atti di Papa Francesco stanno attualmente guidando molti credenti cattolici verso il sedevacantismo, che è pericoloso. La convinzione che i Papi conciliari non sono stati e non sono Papi può iniziare come un’opinione, ma troppo spesso si osserva che l’opinione si trasforma in un dogma e poi in una mentale morsa d’acciaio. Penso che le menti di molti sedevacantistisi siano bloccate perché la crisi senza precedenti del Vaticano II ha causato nelle loro menti e nei loro cuori cattolici un’angoscia che ha trovato nel sedevacantismo una soluzione semplice, ed essi non hanno alcun desiderio di riprovare l’angoscia riaprendo la questione. Così conducono attivamente una crociata perché gli altri si uniscano a loro nella loro soluzione semplice, e in tal modo molti di loro – non tutti – finiscono col mostrare un’arroganza e un’amarezza che non sono segni o frutti di un vero cattolico.

Ora, questi “Commenti” si sono astenuti dal dichiarare con certezza che i Papi conciliari sono stati veri Papi, ma al tempo stesso hanno sostenuto che gli usuali argomenti dei sedevacantisti non sono né esaustivi né vincolanti per i cattolici, come alcuni di loro vorrebbero farci credere. Torniamo ad uno dei loro argomenti più importanti, che riguarda l’infallibilità papale: i Papi sono infallibili; ma i liberali sono fallibili, e i Papi conciliari sono liberali, quindi non sono Papi.

A questo si può obiettare che un Papa è certamente infallibile solo quando impegna le quattro condizioni del Magistero Straordinario della Chiesa; quando insegna: 1 come Papa, 2 sulla Fede o sulla morale, 3 in maniera definitoria, 4 così da impegnare tutti i cattolici. Ma a questo punto i sedevacantisti e i liberali replicano che è insegnamento della Chiesa che anche il Magistero Ordinario Universale sia infallibile, cosicché – e qui sta il punto debole nella loro tesi – ogni volta che il Papa insegna solennemente anche al di fuori del suo Magistero Straordinario, anche allora dev’essere infallibile, e siccome il loro insegnamento conciliare liberale è solenne, non c’è scelta: o diventare liberali o diventare sedevacantisti, ovviamente a seconda di chi sostiene questo argomento.

Ma il segno distintivo dell’insegnamento che fa parte al Magistero Ordinario Universale della Chiesa non è la solennità con cui il Papa insegna fuori dal Magistero Straordinario, ma il fattoche ciò che sta insegnando corrisponda, o no, a ciò che Nostro Signore, gli Apostoli e praticamente tutti i loro successori, i vescovi della Chiesa Universale, hanno insegnato in tutti i tempi e in tutti i luoghi; in altre parole se corrisponde alla Tradizione. Ora, l’insegnamento conciliare (ad esempio la libertà religiosa e l’ecumenismo) è in rottura con la Tradizione, pertanto i cattolici odierni non sono tenuti di fatto a diventare o liberali o sedevacantisti.

Tuttavia, sia i liberali sia i sedevacantisti si aggrappano alla loro incomprensione dell’infallibilità papale, per motivi che non sono senza interesse, ma questa è un’altra storia. In ogni caso non si arrendono facilmente, e tornano alla carica con un’altra obiezione che merita una risposta. Entrambi diranno che: sostenere che la Tradizione è il segno distintivo del Magistero Ordinario significa creare un circolo vizioso. Infatti, se l’insegnamento autorevole della Chiesa, o Magistero, esiste per dire qual è la dottrina della Chiesa, come avviene di fatto, com’è possibile che al tempo stesso la dottrina tradizionale possa dire cos’è il Magistero? O l’insegnante avalla ciò che viene insegnato, o ciò che viene insegnato avalla l’insegnante, non è possibile che entrambi avallino contemporaneamente l’uno l’altro. Quindi, sostenere che la Tradizione, che viene insegnata, avalli il Magistero Ordinario, che è l’insegnante, è sbagliato, e così non è solo nel suo insegnamento Straordinario che il Papa è infallibile, tale che essi concludono che noi si debba diventare o liberali o sedevacantisti.

Per sapere perché non c’è un circolo vizioso si deve attendere fino alla prossima settimana. La cosa è interessante al pari del perché sia i sedevacantisti sia i liberali cadono nello stesso errore sull’infallibilità.

Kyrie eleison.