Fraternità San Pio X

Elezione vitale

Elezione vitale on Giugno 30, 2018

Sulle prossime elezioni, tra quasi due settimane, dei tre alti ufficiali della Fraternità San Pio X, grava una grande responsabilità. Per i primi 20 anni della sua esistenza, la FSSPX è stata un grande ostacolo sulla strada della nuova religione centrata sull’uomo, che ha preso il sopravvento ed ha occupato la Chiesa cattolica sull’onda del Concilio Vaticano II. Ahimè, negli ultimi 20 anni il suo Superiore Generale ha reso la Fraternità sempre meno resistente ai funzionari conciliari romani che sono a capo della nuova religione. Sarà rieletto per un terzo mandato a metà luglio o no? Se sarà rieletto, è difficile vedere come la Fraternità non cada sotto il controllo conciliare. Se non sarà rieletto, chiunque prenderà il suo posto avrà bisogno di un miracolo divino o di molta abilità umana per riportare la Fraternità in linea con l’intenzione originaria del suo Fondatore: rimettere Gesù Cristo sul Suo trono come Dio e Re di tutta l’umana società. Non sono i nemici, ma gli amici della Fraternità che sottolineano come sia stato permesso che il liberalismo si introducesse in essa.

Forse il nobile tentativo di Mons. Lefebvre di combattere il liberalismo senza Dio, che si concretizzò nella fondazione della Fraternità nel 1970, era condannato sin dall’inizio. Dopotutto, da un lato egli aveva con lui Dio onnipotente, come dimostrano tanti interventi quasi miracolosi nella storia iniziale della Fraternità. Dall’altro, egli aveva contro l’intero mondo moderno e la Chiesa conciliare, al punto che ciò che era stato normale per tutti i secoli a partire dalla Chiesa originaria degli Apostoli e dei Martiri, cioè la civiltà cristiana, a quel tempo era diventato del tutto anormale. Quindi, i giovani che furono attratti da lui negli anni ‘70 e ‘80 e che ora sono a capo della sua Fraternità, come potevano conoscere l’ordine relativamente normale della Chiesa come l’aveva conosciuto Monsignore tra le due guerre mondiali? E come potevano costruire ciò che non conoscevano? E, umanamente parlando, come avrebbero potuto non essere vulnerabili alla pressione universale dell’anormalità odierna?

In effetti, oggi è diventato normale per gli uomini non credere in Dio, o se credono in Lui, Lo trattare come se avesse poca importanza. Per loro, tutto quello che Egli dovrebbe fare è togliersi di mezzo. L’uomo talvolta prevale, Dio vince sempre. Dopotutto, Dio è così buono da non poter mai condannare alcun essere umano al fuoco eterno dell’Inferno, e gli uomini sono così buoni che solo per il mero fatto di essere uomini hanno una si grande dignità da meritare tutti di andare in Paradiso. Egli ci ha dato questa vita per farci divertire; e non può averci dato i Suoi dieci Comandamenti per impedircelo. La Chiesa di ieri ha dato questa impressione, ma siccome l’uomo tecnologico è diventato maggiorenne dopo secoli di arretratezza contadina, era giunto il momento che quella vecchia Chiesa cedesse il posto a una neo-chiesa del Nuovo Ordine Mondiale, una neo-chiesa che brillasse per l’inclusione anziché per l’esclusione, per la libertà anziché per i divieti, per il liberalismo anziché per il cattolicesimo.

Perciò, divinamente parlando, non è da escludere la possibilità di un aiuto miracoloso dal Cielo, col quale il Capitolo Generale della Fraternità possa scegliere tre alti funzionari che capiscano ciò che Dio vuole dalla Fraternità e col Suo aiuto vi corrispondano, assicurando cioè la continuazione della Fraternità, per la restaurazione della testimonianza in tutta la Chiesa della Regalità sociale di Cristo Re e dell’unica vera religione istituita dal Dio incarnato. Ma, umanamente parlando, nessuno si culli sulla probabilità di un tale aiuto miracoloso. Dio non deve miracoli ad alcuno. Già fu un miracolo la nascita della Fraternità, la sua sopravvivenza e la sua prosperità per 40 anni, con il suo brillare in tutta la Chiesa. Essa può aver giocato la sua parte nel tramandare la Tradizione per tutto il tempo che Dio voleva che fosse, e adesso quello che deve fare è observare como la stessa fiaccola venga trasmessa ad altri. Dio lo sa. L’uomo propone, Dio dispone.

Per parte nostra, preghiamo: Beata Madre di Dio, ti preghiamo, ottienici dal tuo divino Figlio che il Capitolo Generale della Fraternità scelga come suoi capi per i prossimi 12 anni dei Suoi servitori, che non antepongano i calcoli o le ambizioni meramente umane al Suo unico interesse: la restaurazione della Sua regalità su tutta l’umanità, il trionfo del tuo Cuore Immacolato e la salvezza delle anime. Amen.

Kyrie eleison.

Cinquantismo della SSPX

Cinquantismo della SSPX on Giugno 23, 2018

Continuano a manifestarsi i paralleli tra lo stato della Chiesa universale negli anni ‘50 e lo stato della Fraternità San Pio X negli anni 2000, perché la stessa malattia che afflisse allora la Chiesa, affligge ora la FSSPX. In che consiste questa malattia? Nel desiderio di arrivare all’uomo che scivola sempre più lontano da Dio, con il vero Dio che viene distorto al punto da non riconoscerLo più, per l’averLo portato al livello di un uomo moderno senza dio. Per quella Chiesa, la Fede di tutti i tempi doveva essere adattata per adeguarsi al nostro mondo moderno, cosa da cui scaturì il Concilio Vaticano II. Per la FSSPX, la Tradizione cattolica di tutti i tempi deve essere adattata a quel Concilio, cosa che ha prodotto lo scivolamento della FSSPX. “Le stesse cause producono gli stessi effetti.”

L’anno scorso è stato il 100° anniversario delle grandi Apparizioni della Madonna a Fatima, in Portogallo. Lei ci avvertì dei terribili disastri che si sarebbero abbattuti sull’umanità se i suoi avvertimenti non fossero stati ascoltati. Gli uomini di Chiesa hanno reagito in modo inadeguato, al punto che dopo diversi anni Lei ha dovuto dire a Suor Lucia che anche le anime buone non prestavano sufficiente attenzione alle Sue richieste, mentre le persone cattive continuavano a seguire ovviamente la loro vita peccaminosa. Così la prima parte del regno di Papa Pio XII (1939–1958) fu contrassegnata dalla sua devozione a Fatima, ma negli anni ‘50 egli venne convinto a dividere l’aspetto devozionale delle Apparizioni dal loro aspetto politico, in particolare la Consacrazione della Russia, e a trascurare l’aspetto politico pur mantenendo quello devozionale, un grande errore. Oggi noi vediamo che esattamente lo stesso errore è stato fatto da alcuni Superiori della Fraternità negli anni 2010.

Un collega della Fraternità San Pio X ha ascoltato l’anno scorso (2017) i sermoni su Fatima (1917) di due dei suoi confratelli più anziani. Egli si aspettava che il tema delle Apparizioni di Fatima fosse trattato in maniera approfondita, tutto quello che ascoltò invece furono delle pie considerazioni, per niente false, ma con le quali i due predicatori descrivevano un mondo in buona salute! Essi parlarono della grandezza, della bontà e della misericordia della Madonna e, naturalmente, del Suo Cuore Immacolato come del potente luogo di rifugio per noi cattolici. Niente di sbagliato fin qui. Ma, il nostro collega continua:

Non una parola sulla catastrofica situazione in cui si trovano oggi gli individui, le nazioni e la Chiesa. Si è parlato della prima parte del Segreto di Fatima, ma non della Seconda e della Terza Parte. Le nazioni non sarebbero più afflitte da ogni tipo di problemi? Madre Chiesa, con Papa Francesco, non sarebbe più immersa in un guaio inimmaginabile? E in una situazione siffatta, come si può passare sotto silenzio la Seconda e la Terza Parte del Segreto di Fatima, senza neanche un accenno?

I nostri Superiori si stanno assumendo un’enorme responsabilità. Stanno cullando i nostri cattolici per addormentarli in un sonno religioso – “Noi abbiamo la vera Messa, abbiamo la Fede, abbiamo dei priori, siamo membri della Chiesa cattolica . . . di cos’altro abbiamo bisogno?” I sermoni come questo impediscono qualsiasi reazione, non c’è impegno nelle battaglie della Madre di Dio, nessuna parola di avvertimento contro gli odierni gadget elettronici. Ecco come i cattolici diventano tiepidi.

Quando i pastorelli di Fatima furono obbligati a guardare nei fuochi dell’Inferno, le loro preghiere, i loro sforzi e i loro sacrifici aumentarono notevolmente. Noi cattolici del XXI secolo non abbiamo più bisogno di una simile visione dell’Inferno, di una simile visione della condizione catastrofica dell’attuale politica e della Chiesa cattolica? Molti dei nostri fedeli non si accorgono nemmeno che qualcosa di importante viene loro nascosto. Quando ascoltano sermoni di questo tipo, essi ne rimangono entusiasti, lodano i predicatori, a modo loro sono felici. Ahimè, è fin troppo comprensibile che gli uomini preferiscano ciò che è leggero e gradito a ciò che è duro e vero.”

Kyrie eleison.

Roma si prepara?

Roma si prepara? on Giugno 16, 2018

Nel contesto della crisi che ha sommerso la Chiesa cattolica nell’ultimo mezzo secolo dal Vaticano II (1962–1965), due recenti mosse delle autorità ecclesiastiche a Roma possono sembrare sorprendenti, perché entrambe sembrano favorire quella Tradizione cattolica che Papa Francesco desidera sradicare una volta per tutte, come si evince da tante indicazioni. Il Lupo Cattivo vuole davvero essere gentile con Cappuccetto Rosso che è la Fraternità San Pio X? O si tratta di altre due astute mosse per intrappolarla nella sua tana conciliare? Anche Roma si sta preparando per il Capitolo Generale della Fraternità di metà luglio?

La prima delle due mosse è quella di metà febbraio di quest’anno, quando la Commissione Ecclesia Dei, varata a Roma nel 1988 per rallentare la Tradizione cattolica che minacciava di accelerare, ha concesso alla semi-tradizionale Fraternità San Pietro l’uso degli interamente tradizionali riti liturgici della Settimana Santa. Questi riti sono quelli che sono stati usati per secoli e secoli prima di quella riforma della liturgia attuata da Mons. Bugnini negli anni ‘50, che aprì la strada alla nuova Messa negli anni ‘60. Dal momento che i riti antiqui della Settimana Santa stanno diventando sempre più popolari tra i cattolici che ripudiano la nuova Messa, perché non contengono tante caratteristiche di quella liturgia modernista che Paolo VI impose nel 1969 alla Chiesa universale con l’inganno amministrativo. Roma si sta finalmente allontanando dalla nuova Messa?

A mala pena. E viene in mente la famosa frase di Virgilio, “Qualunque cosa sia, non mi fido dei Greci, anche quando portano doni”. Questo dono alla Tradizione può facilmente essere stato preparato da Roma per persuadere tutti i tipi di Cappuccetto Rosso, in particolare i partecipanti al Capitolo Generale di luglio, che il Lupo Cattivo dopo tutto non è poi così malvagio. Il Capitolo è importante per Roma – quel bastione della Fede eretto da Monsignore deve essere smantellato, perché la vera lotta per la Fede di Mons. Lefebvre costituiva un vero e proprio blocco stradale per la marcia in avanti del Nuovo Ordine Mondiale, sproporzionato rispetto alle dimensioni della Fraternità. La lotta è stata gravemente indebolita dalla sua morte, ma Roma teme che il Capitolo la rianimi. Roma vuole un altro liberale come Superiore Generale, o un candidato di compromesso, ma non un combattente per la Fede!

L’altra sorprendente mossa di Roma è quella del 16 maggio, quando un noto vaticanista, Andrea Tornielli, ha pubblicato un estratto di un libro apparso di recente, scritto da un ufficiale romano su Papa Paolo VI (1963–1978). L’estratto è un resoconto dettagliato della conversazione del settembre 1976 tra il Papa e Mons. Lefebvre, a meno di due mesi dalla Messa celebrata da Monsignore a Lille, in Francia, di fronte ad un’enorme folla. Quella Messa segnò l’inizio del movimento tradizionale, così il Papa volle tenere a freno Monsignore. La conversazione della durata di poco più di mezz’ora fu annotata sul momento dai Romani, in seguito fu descritta in modo un po’ diverso da Monsignore; mentre negli ultimi 42 anni i Romani ne hanno tenuto riservato il contenuto. Perché pubblicarlo ora?

La risposta deve trovarsi in quel “modo un po’ diverso”. L’ottimo sito Internet dell’America Latina, Non possumus, ha pubblicato uno accanto all’altro le parti pubblicate dai Romani e il racconto della conversazione fatto da Monsignore. I lettori di Non possumus possono verificare da soli come i Romani abbiano sbianchettato la cecità di Paolo VI e la loro stessa malvagità. Esempio notevole: Paolo VI accusò Monsignore di far prestare ai suoi seminaristi un giuramento contro il Papa, il che era assolutamente falso. Monsignore dichiarò di essere pronto a giurare su un crocifisso che il Papa lo aveva accusato di praticare un tale giuramento. Un portavoce romano ha invece negato ufficialmente che ci fosse stato un qualche riferimento a tale giuramento.

Del pari, la versione di Roma sorvola sul divario tra il modernismo di Paolo VI e la Fede di Monsignore, come se i Capitolari non si dovessero preoccupare dell’enorme divario che c’è tra la Roma conciliare e la Fraternità – per Roma, che eleggano un altro liberale come loro Superiore, pero basterà un candidato di compromesso!

Kyrie eleison.

I liberali si preparano

I liberali si preparano on Giugno 9, 2018

Non tutti sono addormentati. Qualcuno in Francia ha notato come i liberali si preparino a prendere il sopravvento nell’imminente Capitolo Generale della Fraternità San Pio X, ultima occasione per la Fraternità, e probabilmente l’ultimissima, per ergersi a difesa della Fede cattolica contro il Vaticano II, come fece Mons. Lefebvre. Su Fidélité catholique francophone è stato scritto un eccellente articolo che denuncia alcune sinistre parole del Segretario Generale della Fraternità, Don Christian Thouvenot, che all’inizio di quest’anno ha rilasciato un’intervista alla rivista del Distretto tedesco della Fraternità. Quello che segue deve molto a quell’articolo.

Per prime, le sinistre parole: “. . . è verosimile che in occasione del Capitolo venga posta la questione della Prelatura Personale. Ma è solo il Superiore Generale che dirige la Fraternità e che ha la responsabilità delle relazioni fra la Tradizione e la Santa Sede; Mons. Lefebvre, nel 1988, tenne a precisare questo aspetto.” Queste parole sono sinistre perché esprimono ampiamente qual è l’interpretazione con la quale Menzingen, il Quartier Generale della Fraternità in cui lavora Don Thouvenot, sta preparando i membri della Fraternità e i fedeli in vista del Capitolo Generale, che dovrà essere il momento e il contesto in cui Mons. Fellay deciderà, con apparenza di legittimità, di accettare l’offerta di Roma di una Prelatura Personale, cosa con la quale egli paralizzerà una volta per tutte la capacità della Fraternità di difendere la Fede resistendo alla Messa Novus Ordo e al Concilio Vaticano II. E queste parole sono parimenti sinistre perché sono ambigue o false.

In primo luogo, non è il Superiore Generale ad essere il solo a capo della Fraternità. Secondo gli Statuti della Fraternità, fissati da Mons. Lefebvre, mentre è vero che, una volta eletto, il Superiore Generale ha a disposizione notevoli poteri e per non meno di 12 anni, Monsignore volle infatti che il Superiore Generale avesse il tempo e il potere per portare a compimento qualcosa, senza essere ostacolato come lo era stato lui stesso dai Padri dello Spirito Santo; ma è ugualmente vero che la tenuta del Capitolo Generale che si svolge ogni sei o dodici anni è al di sopra del Superiore Generale, il quale deve seguire le politiche decise da esso. Ora in teoria il Capitolo Generale del 2012 ha deciso che qualsiasi “normalizzazione canonica” della Fraternità necessiterà del voto a maggioranza dell’intero Capitolo Generale, ma in pratica Mons. Fellay ha già proceduto alla “normalizzazione” con l’accettazione delle confessioni, delle ordinazioni e dei matrimoni accordate da Roma alla Fraternità. Ed ecco che adesso il suo Segretario Generale parla come se il Capitolo Generale non avesse nient’altro da dire, come se Mons. Fellay potesse “normalizzare” da solo tutto il resto. Tutti i quaranta futuri Capitolari di luglio sono a conoscenza di come parla Menzingen? Sono d’accordo?

In secondo luogo, Don Thouvenot afferma che Mons. Fellay sarebbe – il solo? – responsabile dei rapporti fra la Tradizione cattolica e la Santa Sede. Il che è senza dubbio il modo in cui sia Roma sia lo stesso Mons. Fellay vorrebbero che si svolgesse la questione, così che Roma possa inglobare d’un colpo tutta la “Tradizione” e Mons. Fellay possa ampliare il suo impero. Ma la “Tradizione” è un insieme vario ed eterogeneo di istituti e comunità religiose di cui non tutte, certamente, intendono essere inglobate nella Roma conciliare o dirette dal Mons. Fellay. Fu per questo che Mons. Lefebvre rifiutò ripetutamente di essere chiamato capo della Tradizione cattolica. E’ quindi chiaro che sia Mons. Fellay sia il suo Segretario stanno facendo il giuoco della Roma conciliare.

E in terzo luogo, se Monsignore nel 1988, al tempo delle Consacrazioni, insistette sul fatto che lui solo avesse ancora il controllo delle relazioni della Fraternità con Roma, fu perché sapeva che i giovani collaboratori che lo attorniavano non potevano competere con i furbi Romani, come abbiamo visto a nostre spese dopo la sua morte nel 1991. E non fu perché intendeva dotare la Fraternità di un Superiore Generale che avesse una grazia speciale per accoppiarla con i Romani conciliari. Quando gli uomini vogliono sbagliare, non è necessariamente una struttura che potrà salvarli. Ma cosa poteva fare Monsignore? Egli è morto da un po’!

Lettori, se conoscete un Capitolare del prossimo luglio, chiedetegli se conosce ciò che ha detto il Segretario Generale!

Kyrie eleison.

“Pii” sogni – II

“Pii” sogni – II on Maggio 19, 2018

Se c’è una cosa certa riguardo alla Tradizione cattolica e al Concilio Vaticano II, è che sono inconciliabili. Si è tentati di pensare che possano essere conciliati, perché ovviamente la lettera dei 16 documenti del Consiglio include un certo numero di verità cattoliche. Ma lo spirito del Concilio sta portando verso una nuova religione centrata sull’uomo, e poiché tale spirito ha ispirato la lettera dei documenti, ne consegue che anche le verità cattoliche incluse in essi sono vincolate dal “rinnovamento” conciliare e ne fanno parte. In effetti, le Verità Cattoliche (e la Gerarchia) sono state usate dai Modernisti come veicoli per il loro veleno liberale, come un cavallo di Troia per le loro eresie. Quindi, nei documenti conciliari anche le verità cattoliche sono avvelenate. Così nel 1990 Mons. Lefebvre ha rilevato e affermato che il Vaticano II è infettato al 100% dal soggettivismo, mentre nel 2001 Mons. Fellay ha affermato che i documenti del Vaticano II sono accettabili al 95%.

È davvero seducente pensare che la Tradizione cattolica e il Vaticano II siano conciliabili. In questo modo non si è più combattuti nel cercare di seguire contemporaneamente sia l’Autorità Cattolica sia la Verità Cattolica. In effetti, a partire da quel Concilio, come diceva Monsignore, i cattolici sono stati costretti ad obbedire ai Papi conciliari e ad allontanarsi dalla Tradizione cattolica, oppure ad aderire alla Tradizione e a “disobbedire” a questi Papi. Da qui, la tentazione di fingere in un modo o nell’altro che la Tradizione e il Concilio siano conciliabili. Ma il fatto che sono inconciliabili è oggi la realtà più importante che governa la vita della Chiesa, e continuerà ad esserlo fino a quando l’Autorità della Chiesa tornerà alla Verità cattolica di sempre.

Nel frattempo, tuttavia, Mons. Fellay, l’attuale Superiore Generale della Fraternità di Monsignore, è fermamente convinto che la Tradizione cattolica e i Romani conciliari possano conciliarsi tra loro, e da quando ha approvato il GREC negli anni ‘90, si è sforzato di metterli insieme. Il suo problema è che egli non capisce come il modernismo mantenga le apparenze cattoliche perché servano come un cavallo di Troia per ingannare le anime cattoliche, mentre non esiste un vero cavallo cattolico dietro quello che oggi appare. Ma Mons. Fellay crede che il falso cavallo abbia insite tutte le qualità di un vero cavallo, tale che con la cura amorevole della Fraternità possa tornare a diventare un cavallo cattolico. Troppi tradizionalisti si sono permessi di credere in questa politica sbagliata e di seguire la sua marcia verso i Romani conciliari, ma i Romani da parte loro non si sono lasciati ingannare. Si sono prestati al giuoco della sua politica, facendo apparenti concessioni alla Fraternità e alla Tradizione (ad es.: autorizzazioni a confessare, ordinare e sposare), e facendogli credere ripetutamente di essere sul punto di ricevere il riconoscimento canonico per la Fraternità, come per esempio quando Mons. Fellay dichiarò: “Manca solo il timbro finale all’accordo”. Ma a differenza di lui, i Romani hanno chiaro nelle loro menti che la Tradizione cattolica è inconciliabile con il loro Concilio, e così ogni volta che lo hanno portato sull’orlo dell’accordo, hanno insistito affinché la Fraternità si sottomettesse al loro Concilio.

Tuttavia, ad ogni “concessione” che Mons. Fellay ha accettato per la Fraternità, i Romani lo hanno attirato ulteriormente nella loro trappola, così che per lui è diventato sempre più difficile tornare indietro. Per mezzo delle diverse “concessioni” l’accordo con Roma è diventato sempre più una realtà concreta, con o senza il “timbro finale”. Tenendo quest’ultimo in sospeso, i Romani, per colpa di Mons. Fellay, lo hanno trattato come un pescatore che gioca col pesce – come potrebbe egli oggi smascherare le “concessioni” concesse, ed ammettere che la sua politica di 20 anni è stata un errore? E tuttavia la sua politica è stata sbagliata fin dall’inizio. Mancando della fede di Monsignore, ha frainteso il problema della Chiesa e il “problema” della Fraternità, e si è fidato nella politica umana per risolverli entrambi. Ma naturalmente i Romani, con i loro 2000 anni di esperienza, sono stati i politici più abili – “Eccellenza, basta con i giochetti. Per anni abbiamo fatto tutte le concessioni, mentre lei non ne ha fatta una” (grossa bugia, perché accettare le “concessioni” conciliari è di per sé una concessione a Roma). “Prima di luglio accetti il Concilio, o la scomunichiamo, e la sua politica di 20 anni si mostra al mondo in rovina. Scelga!”

Questa è senza dubbio una cruda versione di come gli astuti Romani possano fare pressioni sul Superiore Generale, ma è lui che non avrebbe mai dovuto mettersi a ginocchio davanti all’Autorità senza fede. Nel caso della Chiesa cattolica, l’Autorità senza fede è in realtà un’Autorità senza autorità.

Kyrie eleison.

“Pii” sogni – I

“Pii” sogni – I on Maggio 12, 2018

Nel giugno dello scorso anno, un confratello in Francia ha redatto un buon articolo sul fatto che la Fraternità San Pio X dovesse o non dovesse ottenere dalle autorità della Chiesa a Roma uno statuto canonico che tutelasse gli interessi della Fraternità. Ovviamente il Quartier Generale della Fraternità a Menzingen, in Svizzera, crede nell’ottenimento di tale statuto, e se l’attuale Superiore Generale verrà rieletto per un terzo mandato a luglio, questo è l’obiettivo che la Fraternità continuerà a perseguire. Tuttavia, è alquanto meno ovvio che tale obiettivo debba essere perseguito. L’argomento svolto su otto intere pagine di Ocampo n. 127 di giugno 2017, è qui di seguito sintetizzato in una singola pagina.

La posizione dell’articolo è che la Fraternità non deve in alcun modo porsi sotto le autorità della Chiesa Conciliare, che hanno in mano tutto il potere e sono imbevute dei principi della Rivoluzione Francese fatti propri dal Vaticano II, perché sono i Superiori che plasmano i soggetti e non viceversa. Mons. Lefebvre fondò la Fraternità per resistere al tradimento della Fede cattolica operata dal Vaticano II. Sottomettendosi ai conciliaristi, la Fraternità si unirebbe ai traditori della Fede.

Le autorità della Chiesa sono i vescovi diocesani e il Papa. Quanto ai vescovi, quelli apertamente ostili alla Fraternità potrebbero essere meno pericolosi di quelli che si dimostrano amichevoli, ma che non hanno compreso le assolute esigenze della Tradizione cattolica, che non sono le esigenze della sola Fraternità San Pio X. Quanto al Papa, se le sue parole e azioni dimostrano che sta lavorando contro quella Tradizione cattolica che è suo dovere sostenere, allora i cattolici hanno il diritto e il dovere di proteggersi sia dal modo in cui egli sta abusando della sua autorità, sia dal loro stesso innato bisogno di seguire e obbedire all’autorità cattolica. Ora, in teoria, un Papa conciliare può promettere una speciale protezione per la Tradizione della Fraternità, ma in pratica le sue stesse convinzioni lo portano a impegnarsi perché la Fraternità riconosca il Concilio e abbandoni la Tradizione. Data la sua grande autorità di Papa, in grado di imporre la sua volontà, la Fraternità deve stare lontana da lui.

L’esperienza dimostra che i tradizionalisti che si ricongiungono alla Roma conciliare possono iniziare semplicemente tacendo sugli errori del Concilio, ma in genere finiscono con l’accettare tali errori. Il loro iniziale consenso a tacere, alla fine si rivela mortale per la loro trasmissione della Fede. E col naturale scivolare da un compromesso all’altro, possono persino finire col perdere la Fede. È la Fede che faceva dire a Mons. Lefebvre che se i Romani conciliari non ritorneranno alla dottrina delle grandi Encicliche anti-liberali dei Papi – cosa che finora non hanno fatto e non faranno – ogni ulteriore dialogo tra Romani e tradizionalisti è inutile, e – si avrebbe potuto aggiungere – decisamente pericoloso per la Fede.

L’articolo elenca anche otto obiezioni a questa posizione, riportate qui in corsivo insieme ad una breve risposta:

1 Con la Prelatura personale Roma offre alla Fraternità una protezione speciale. Protezione forse dai vescovi diocesani, ma non dalla suprema autorità del Papa nella Chiesa. 2 Le richieste di Roma per un accordo sono diminuite. Solo perché le concessioni mirando la cooperazione pratica sono più efficaci per ottenere la sottomissione dei cattolici, come ben sanno i comunisti. 3 La Fraternità insiste per essere accettata da Roma “così come siamo”, cioè Tradizionale. Per i Romani ciò significa “Come sarete, una volta che la cooperazione pratica vi avrà fatto vedere quanto siamo bravi”. 4 La Fraternità continuerà ad attaccare gli errori del Concilio. Nulla cambierà. Roma prenderà tutto il tempo che vuole per insistere su dei cambiamenti sempre più grandi. 5 Ma a Papa Francesco piace la Fraternità! Come al Lupo Cattivo piaceva Cappuccetto Rosso! 6 La Fraternità è troppo virtuosa per farsi ingannare da Roma. Folle illusione! Lo stesso Monsignore fu inizialmente ingannato dal Protocollo del 5 maggio 1988. 7 Diverse comunità tradizionali si sono ricongiunte con Roma senza perdere la vera Messa. Ma molte di esse hanno finito col difendere i maggiori errori del Concilio. 8 Papa Francesco come persona è in errore, ma la sua funzione è sacra. Riconoscere la sacralità della sua funzione non può obbligarmi a seguire i suoi errori personali, cioè l’abuso di questa stessa sua funzione. La vera fede è al di sopra del Papa.

Kyrie eleison.