Neo-Chiesa

Madiran Prologo

Madiran Prologo on Ottobre 3, 2020

Nel prologo al suo libro “L’Eresia del XX secolo”, pubblicato nel 1972, Jean Madiran affermava, senza inutili preamboli e consapevole di esporsi agli attacchi da parte della nuova chiesa, che i responsabili della diffusione degli errori e dell’eresia nella Chiesa erano stati gli stessi vescovi cattolici (p. 17 della riedizione del 2018). Motivo per cui (28) non aveva bisogno, come cattolico battezzato, né di chiedere né di ricevere alcun mandato, per difendere la Fede, dal momento in cui quegli stessi pastori o vescovi si erano trasformati in lupi o eretici, distruttori della Fede.

Alla base dell’opera di Madiran c’è (26) una distinzione cruciale e chiarificatrice del concetto di eresia. Essa, nel senso stretto del termine, significa negazione intenzionale di ciò che si sa essere una proposizione definita della Fede. Ma in senso lato significa l’accettazione di una mentalità radicalmente estranea alla Fede. E in questa seconda accezione, l’eresia va ben oltre la contraddizione di una qualsiasi proposizione particulare di Fede: l’eresia del XX secolo si trova piuttosto “nella notte, nel vuoto, nel nulla”.

E come sono stati “svuotati” i vescovi francesi? Madiran scrive (20) che per 100 anni, quindi dalla metà del XIX secolo, essi si erano mentalments pian piano separati dalla Sede Apostolica e si erano cosí allontanati dalla Roma veramente cattolica di Pio IX e del Sillabo. La loro disciplina era divenuta formale obbedienza priva di convinzione. Con poche parole Madiran tratteggia qui l’essenza della Chiesa preconciliare: sotto l’influenza del mondo moderno, dietro un apparente mantenimento dell’esteriorità, una malcelata progressiva perdita della Fede stava cambiando la Chiesa, allontanandola dalla sua originaria missione. Sebbene il Magistero papale, mediante le più importanti encicliche dei papi antiliberali quali Pio IX, Leone XIII e Pio X, aveva tentato di arginare l’invasione del nuovo mondo rivoluzionario, di quell’insegnamento Madiran (23) dice che i vescovi degli anni ‘50 non sapevano praticamente nulla.

L’aspetto ancora più grave dell’eresia del XX secolo, per il nostro filosofo francese, consisteva nell’infedeltà dei vescovi che si traduceva nella negazione dell’esistenza della legge naturale (24). Sebbene negli anni Cinquanta ancora sopravvivevano certe formule del vecchio catechismo, i vescovi, magnetizzati dal mondo moderno e contagiati dal suo liberalismo, da tempo si erano allontanati mentalmente da Roma, rifiutando la sua dottrina sociale. Nei loro cuori si stava perdendo ogni senso della legge naturale e questo preparò la via, negli anni immediatamente successivi al Concilio, alla riforma del dogma e del catechismo che fino ad allora avevano lasciato esteriormente intatti. Il loro rivoluzionario rifiuto di seguire la magisteriale dottrina sociale conteneva già implicitamente quel totale sradicamento della religione cristiana che colpì l’intera Chiesa all’indomani del Concilio (25).

Perché se non c’è una legge naturale né un ordine razionale incorporato da Dio in tutta la Creazione, allora la ragione e la fede sono naufragate. E anche se le formule del Vangelo e le definizioni dogmatiche possono, per un po’, ancora essere recitate e ripetute accuratamente, la loro sostanza è oramai stata prosciugata, e tutta la religione è stata radicalmente sovvertita. I vescovi senza legge naturale non hanno più accesso ni al Vangelo ni alle definizioni dogmatiche. Non possono più conservare o tramandare nulla (26). Sono maturi per scivolare a sinistra verso la religione sostitutiva della modernità, che è il comunismo (26).

E per concludere il suo Prologo, Madiran fa appello a un connazionale che aveva previsto questa decadenza nel clero anche prima della prima guerra mondiale. Charles Péguy (1873–1914) scrisse nel 1909 che il clero (30) stava distruggendo con successo il Cristianesimo volendo che progredisse con i tempi. Stavano perdendo loro stessi la fede (32), accettando la sua scomparsa come una naturale evoluzione.

Kyrie eleison.

Trasferimento dell Arcivescovo

Trasferimento dell Arcivescovo on Settembre 26, 2020

Due giorni fa, dunque il 24 di settembre, le spoglie mortali de Mons. Lefebvre sono state trasferite dalla volta adiacente al Seminario di Écône, dove avevano temporaneamente riposato dalla sua morte nel 1991, in uno splendido sarcofago nella cripta sotto la Cappella del Seminario, appositamente preparato per il loro riposo perpetuo. Ogni splendore conviene per la sepoltura del più grande uomo di Dio, del più grande eroe della Fede Cattolica dei tempi moderni, l’Arcivescovo che virtualmente da solo ha salvato la dottrina Cattolica, i Sacramenti e il Sacerdozio dalla loro corruzione ed eliminazione da parte di uomini che non ci credevano più, per come erano stati tramandati nei millenni dalla fedele Chiesa apostolica.

E si può dire che dopo la sua morte i suoi successori hanno continuato la sua opera più o meno fedelmente per altri 20 anni, ma poi nel 2012 avvenne una trasformazione nella sua Fraternità San Pio X che obbligò molte anime a parlare di Neofraternità, un po’ come quando i cambiamenti nella Chiesa provocati dal Concilio Vaticano II (1962–1965) obbligarono molti cattolici a parlare di Neochiesa, tanto radicali furono le variazioni. Ahimè, la cerimonia del trasferimento delle spoglie dell’Arcivescovo ha rispecchiato questa trasformazione della sua opera, dalla Fraternità alla Neofraternità, perché non è stata celebrata dall’attuale Superiore Generale, Don Davide Pagliarani, ma dal suo predecessore, che è stato il principale responsabile della trasformazione della Fraternità nella Neofraternità. Questa scelta di far celebrare suo predecessore al posto di Don Pagliarani per un evento così eccezionale in onore del Fondatore della Fraternità, non è né di buon auspicio né è un incidente. Ci ricorda le parole di Nostro Signore (Mt. XXIII):

[29] Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, [30] e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo uniti a loro per versare il sangue dei profeti”.

Può darsi che oggi, essendo così profonda e universale l’ipocrisia del mondo che respinge Nostro Signore, molte anime che hanno preso parte alla cerimonia non erano ipocriti coscienti, solo Dio lo sa, tali da non essere condannati così severamente come Nostro Signore ha condannato coloro di cui sapeva che stavano per crocifiggerLo. Infatti i fuorviati della Fraternità dell’Arcivescovo sono stati abili nel fuorviare i Cattolici che stavano fielmente seguendo l’Arcivescovo nella loro “disobbedienza” ai capi della Chiesa. e li avevano astutamente allontanati dalla religione Cattolica di Dio per ricondurrli verso la religione Conciliare dell’uomo. Tuttavia, oggettivamente parlando, il parallelo è evidente.

* I farisei costruirono monumenti per onorare i profeti che essi stessi avrebbero uccisi.

La Neofraternità costruisce un sarcofago per il suo Fondatore quando essa stessa fa amicizia con i Pachamamisti che egli già abominava.

* Ai farisei Nostro Signore promise di inviare messaggeri per denunciare la loro infedeltà, ma questi li uccisero lo stesso.

Alla Neochiesa e Neofraternità invia un Arcivescovo, Carlo Maria Viganò, per ricordare loro la loro infedeltà: la Neochiesa lo ucciderebbe, e la Neofraternità fa del suo meglio ignorarlo.

* I farisei furono avvertiti da Nostro Signore delle gravi conseguenze della loro infedeltà, e infatti nel 70 d.C. Gerusalemme fu completamente distrutta.

Quanto alla Neofraternità, essa ha ridotto il lavoro dell’Arcivescovo a una radicale impotenza, perché oggi più che mai la Fraternità avrebbe assoluto bisogno di nuovi vescovi per preservare l’autentica Fede. Ma il rifiuto della Neofraternità di consacrare nuovi vescovi senza il consenso dei Pachamamisti, che non acconsentiranno mai all’ordinazione vescovile di chi vuole difendere la millenaria Fede Cattolica, mette in grave pericolo l’esistenza della Fraternità.

In breve, i membri della Neofraternità hanno permesso di onorare il luogo di sepoltura del loro Fondatore a quel predecessore che più di chiunque altro ha lavorato per seppellire l’opera di Mons. Lefebvre. Sono consapevoli di contribuire al trasferimento di una obra de eroi en un box per Neophariseini?

Kyrie eleison.

Madiran Introdotto

Madiran Introdotto on Settembre 19, 2020

In qualità di figlia maggiore della Chiesa, la Francia ha sempre avuto pensatori e scrittori in prima linea nella difesa della sposa di Cristo, e i tempi moderni non fanno eccezione. Dalla confusione e dal disordine determinati dal Concilio Vaticano II, si distinse un eccezionale ed autentico pioniere di quello che sarebbe diventato il pensiero “tradizionale”, il francese Jean Madiran (1920–2013), ideatore ed editore, dal 1956 al 1996, della rivista mensile di destra e nazionalista “Itinéraires” (Itinerari). Madiran, già strenuo difensore della Verità prima del Concilio, divenne un faro per molti cattolici che cercavano di non perdere la testa e non indulgere negli errori razionalisti, naturalisti e relativisti che rigurgitavano dal Vaticano II.

Negli anni ‘60 Madiran contribuì, in primo luogo, a conservare in Francia quella sana dottrina filosofica e politica che successivamente, negli anni ‘70, fornì all’arcivescovo Lefebvre uno dei capisaldi su cui organizzare un movimento clericale “tradizionale” in Francia da opporre all’abominio della desolazione conciliare. Madiran e la sua rivista ebbero un importante influenza sulla decisione dell’Arcivescovo di fondare, alla fine degli anni ‘60 nella Svizzera francese, la Fraternità San Pio X, araldo della Tradizione Cattolica, Apostolica e Romana nei successivi 40 anni. Dopo il primo incontro tra lo scrittore e l’Arcivescovo presso il seminario di Écône, per un breve periodo i due poterono collaborare.

Collaborazione che però fu interrotta quando a salire al soglio pontificio fu Giovanni Paolo II, di cui Madiran nutriva molta fiducia e speranza. La storia, come ben sappiamo, aveva preso da tempo un’altra piega, ma ciò non invalidò la provvidenziale influenza che Madiran aveva esercitato sull’Arcivescovo e la “Tradizione”. Dobbiamo oggi ricordare quanto fosse impensabile, negli anni ‘50 e ‘60, per i cattolici dubitare del proprio clero. È questo il merito di Madiran: aver conservato la Fede che la quasi intera gerarchia cattolica aveva deliberatamente rinnegato, ed essersi schierato pubblicamente contro il gregge corrotto che o seguiva “fedelmente” quella gerarchia per “obbedienza”, o si rallegrava per l’indebolimento della Chiesa provocato dalla massoneria. Il fatto che Madiran si sia successivamente lasciato ingannare da Giovanni Paolo II testimonia solo la forza del potere preternaturale che l’influsso dello gnosticismo talmudico esercita su Roma, potere che, per un periodo cruciale, Madiran è riuscito a vincere al servizio della Roma Cattolica.

Che la sua Fede non abbia mai vacillato in fondo è dimostrato dal fatto che tra tutti i libri che ha scritto durante la sua lunga vita, quello che secondo egli stesso meglio riassume l’essenza del suo pensiero è il libro di cui tratteremo in questi “Commenti Eleison”, e cioè, “L’hérésie du vingtième siècle”, “L’eresia del XX secolo”. Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1968, nel bel mezzo della controversia che attanagliava il Vaticano II. Contiene una Prefazione e sei parti a cui sarà opportuno dare ampio spazio in questi “Commenti”, perché il libro pur essendo un classico ha avuto scarsissima diffusione.

È un classico perché ci vuole un filosofo tomista per purificare e chiarire il modernismo: d’altronde, come si scruta la nebbia? E Madiran era un filosofo tomista. Ma non un filosofo tomista qualsiasi, perché seppur la massa dei Vescovi del Vaticano II era stata addestrata, nei seminari o nelle congregazioni, sui principi della filosofia di san Tommaso d’Aquino, essi non avevano imparato o capito come quei principi si applicassero alla realtà. Questo perché è relativamente facile insegnare quella filosofia come un elenco telefonico coerente. Gli alunni cattolici sono docili e bevono tutto, senza necessariamente rendersi conto che il Tomismo è l’unico e il solo resoconto possibile dell’unica realtà che ci circonda. Ma chi può insegnare la realtà agli alunni nati con il riscaldamento centralizzato e allattati dalla televisione? Madiran apparteneva ad una generazione precedente, il che senz’altro lo aiutò, ma anche per lui, per comprendere lucidamente il modernismo, il collettore di tutte le eresie, era necessaria una grazia speciale di realismo, come fu per Pio Decimo, De Corte, Calderón e pochi altri eletti.

Allacciate le cinture di sicurezza. Madiran vale la pena di studiare per comprenderlo. Nelle prossime settimane, il suo Prologo.

. Kyrie eleison

L’autorita’ di monsignore – I

L’autorita’ di monsignore – I on Febbraio 15, 2020

Illustriamo il rapporto fra la Verità Cattolica e l’Autorità Cattolica con l’esempio concreto dell’Atanasio dei tempi moderni, che Dio ci ha dato per indicarci la via attraverso la crisi pre-apocalittica in atto: Monsignor Lefebvre (1905–1991). Quando la massa dei capi della Chiesa fu convinta al Vaticano II a cambiare la natura della Fede, e qualche anno dopo, in nome dell’obbedienza, ad abbandonare il vero rito della Messa, con la forza della sua fede Monsignore rimase fedele alla Verità immutabile della Chiesa e mostrò che essa è il cuore e l’anima della sua divina Autorità. Come dice il proverbio spagnolo: “Obbedienza non è serva dell’obbedienza”.

Certamente Monsignore credeva nell’autorità della Chiesa per dare ordini ai suoi membri a tutti i livelli per la salvezza delle loro anime. Per questo nei primi anni dell’esistenza della Fraternità San Pio X (1970–1974) si preoccupò di obbedire al diritto canonico e al Papa, Paolo VI, per quanto gli era possibile, ma quando gli ufficiali inviati da Roma per ispezionare il suo Seminario a Écône si allontanarono dalla Verità cattolica nelle cose che dicevano ai seminaristi, scrisse la sua famosa Dichiarazione del novembre 1974, per protestare contro l’abbandono della fede cattolica da parte dell’intera Roma a favore della nuova religione conciliare, e quella Dichiarazione servì come un documento principale per quello che emerse come movimento Tradizionale, a partire dalla Messa di Lille nell’estate del 1976.

Ora, lo stesso Monsignore ha sempre negato risolutamente di essere il capo della Tradizione, perché ancora oggi la Tradizione cattolica è un movimento non ufficiale e non ha alcun tipo di struttura ufficiale. Né egli era l’unico capo tra i Tradizionalisti, né tutti erano d’accordo con lui o gli rendevano omaggio. Tuttavia un gran numero di cattolici ha visto in lui il proprio capo, si è fidato di lui e ha seguito la sua guida. Perché? Perché in lui videro la continuazione di quella Fede cattolica che sola può salvare le loro anime. In altre parole, Monsignore può non aver avuto alcuna autorità ufficiale su di loro, perché la giurisdizione è prerogativa degli ufficiali della Chiesa regolarmente eletti o nominati, ma ha costituito fino alla sua morte un’enorme autorità morale grazie alla sua fedeltà alla vera Fede. In altre parole, è stata la sua fedeltà alla Verità a creare la sua autorità, non ufficiale ma reale, mentre la mancanza di Verità degli ufficiali romani, da allora ha minato la loro autorità. La dipendenza dell’autorità, almeno di quella cattolica, dalla Verità, era quanto di più chiaro potesse esserci.

Tuttavia, con la Fraternità San Pio X che Monsignore fondò nel 1970, le cose sono state un po’ diverse, perché allora egli ricevette dalla Chiesa ufficiale una giurisdizione da parte di Mons. Charrière, vescovo della diocesi di Ginevra, Losanna e Friburgo, una giurisdizione a lui cara perché dimostrava che non si inventava le cose man mano che andava avanti, ma che faceva un lavoro della Chiesa. E così fece del suo meglio per governare la FSSPX come se fosse il normale capo di una normale Congregazione cattolica sotto Roma, cosa che la difesa della vera Fede gli dava ogni diritto di fare. Tuttavia, i Romani pubblici e ufficiali usarono tutta la loro giurisdizione per addebitargli la menzogna, allontanando così da lui una massa di cattolici che altrimenti lo avrebbero seguito.

Inoltre, la Neochiesa che costoro stavano creando significava che anche all’interno della Fraternità la sua autorità fosse seriamente indebolita. Per esempio, se prima del Concilio un sacerdote insoddisfatto del suo vescovo diocesano chiedeva di entrare nella diocesi di un altro, il secondo vescovo consultava naturalmente il primo sul richiedente, e se il primo consigliava al secondo di non avere nulla a che fare con lui, la domanda finiva immediatamente di avere corso. Al contrario, se un sacerdote della Fraternità non era soddisfatto di essa e chiedeva di entrare in una diocesi della Neochiesa, il vescovo della Neochiesa decideva di “riaccoglierlo nell’ovile ufficiale” come fuggiasco dallo “scisma lefebvriano”. Fu così che Monsignore non fu sostenuto dai suoi fratelli vescovi, il che significava che non poteva usare come avrebbe dovuto la disciplina con i sacerdoti all’interno della Fraternità. La sua autorità era scricchiolante, nella misura in cui non aveva a disposizione nessuna sanzione con cui tenere a freno i preti capricciosi. Così la mancanza di Verità nella Neochiesa lasciava la Verità nella Fraternità senza l’autorità cattolica che la proteggesse.

Kyrie eleison.

Professor Drexel – III

Professor Drexel – III on Gennaio 18, 2020

Col terzo e ultimo estratto presentato da questi “Commenti” del mirabile libro del professor Drexel degli anni Settanta in Austria, “La fede è più grande dell’obbedienza”, possiamo ben pensare che sia Nostro Signore a parlare, perché di per sé il messaggio è del tutto ortodosso, e nel contesto della confusione nella Chiesa che seguì il Vaticano II (1962–1965), è un chiaro segnale che la Chiesa ufficiale nel XX secolo stava andando nella direzione sbagliata, come sta ancora facendo. Per il clero cattolico, il messaggio è un chiaro avvertimento: se si insiste nel seguire la nuova direzione degli uomini, abbandonando la vera religione di Dio, al momento della morte si dovrà affrontare una spaventosa condanna all’Inferno. Per i laici cattolici, il libro è un incoraggiamento altrettanto chiaro: se con fede e coraggio si rimane fedeli alla vera Chiesa, la ricompensa sarà grande in Paradiso. Per il clero e i laici, il messaggio è del tutto attuale nel 2020.

MAGGIO 1974

Non fatevi abbattere dalla confusione e dalle eresie dei sacerdoti infedeli e apostatati, il cui corpo e il cui godimento sensuale contano più dell’amore per la Mia Chiesa e per le anime immortali. Che tutti i reali e veri credenti sappiano che i nemici interni ed esterni della Chiesa periranno – per sempre – a meno che non ritornino con il pentimento interiore all’unica e sola dottrina della Chiesa.

Io vi dico: sorgeranno dei sacerdoti, che adesso si stanno formando, nascosti nel silenzio, per il futuro e per il tempo – che verrà presto – quando con spirito apostolico, seguendo le orme dei santi, perseguiranno quell’ordine divino e quell’unità della Mia Chiesa cattolica che Io desidero, ed essi si faranno avanti con una santa riverenza per il mistero e il miracolo della Santa Eucaristia. (Questa è sicuramente una profezia sui giovani sacerdoti della Tradizione che comincerebbero a uscire da Écône in piccoli ma significativi numeri nel 1976).

LUGLIO 1975

La mia Chiesa vive in mezzo all’apostasia e alla distruzione. Essa sopravive nei numerosi leali fedeli. Nella storia della Mia Chiesa ci sono sempre stati momenti di declino, diserzione e devastazione, a causa di cattivi sacerdoti e di pastori tiepidi. Ma lo spirito di Dio è più forte, e sulle rovine e sul cimitero dell’infedeltà e del tradimento ha risollevato la Chiesa e l’ha fatta rifiorire, solo più piccola di prima. L’opera del mio servo Marcel a Écône non sta per perire! (Il “Marcel” qui menzionato è naturalmente Mons. Lefebvre che fondò nel 1970 il seminario tradizionale di Écône).

MARZO 1976

Il mio fedele figlio Marcel, che soffre molto per la Fede, sta percorrendo la strada giusta. Egli è come una luce e una colonna della verità, che molti dei miei sacerdoti ordinati stanno tradendo. La fede è più grande dell’obbedienza. Perciò è mia volontà che l’opera di educazione teologica per i sacerdoti continui nello spirito e nella volontà di mio figlio Marcel, per la salvezza e il grande aiuto della Mia unica e vera Chiesa. (Chi ha orecchie per ascoltare ha qui la più chiara approvazione della Tradizione cattolica).

DICEMBRE 1976

Chi si prepara al sacerdozio ed entra nei seminari sotto i vescovi diocesani, entra senza avere una fede intera o profonda nella Transustanziazione; e non sono pochi i candidati al sacerdozio che accarezzano l’idea di sposarsi un giorno. Non è quindi lontano il tempo in cui la gente sarà senza sacerdoti in molti luoghi.

Eppure quei sacerdoti che vedono nel Sacrificio sacramentale della Messa il più vero e il più santo dei sacrifici, e che celebrano con una santa venerazione il mistero del Mio Corpo e del Mio Sangue, come il Mio degno servo Marcel, sono perseguitati, disprezzati e messi al bando.

Kyrie eleison.

Don Bruehwiler

Don Bruehwiler on Ottobre 26, 2019

La seguente analisi della situazione attuale della Neofraternità San Pio X è apparsa nel bollettino parrocchiale di San Gallo n. 3 di Don Aloïs Bruewihler nell’autunno di quest’anno. Don Bruewihler è un ex-sacerdote della Fraternità che ha lasciata nel 2015, perché non ha potuto conciliarsi con la falsa direzione presa dalla Neofraternità, che sta ancora perseguendo il riconoscimento da parte delle autorità della Neochiesa a Roma, anche se questi Romani insistono sempre sull’accettazione da parte della Neofraternità dei documenti profondamente anticattolici del Vaticano II come condizione indispensabile di tale riconoscimento. L’articolo di Don Bruewihler è qui adattato alla lunghezza A4 di ciascuno di questi “Commenti”.

In un tempo di grave crisi, in cui le stesse fondamenta della vita vengono attaccate, scosse e persino rovesciate, un cattolico deve in tutta umiltà, con fiducia nella protezione di Dio Onnipotente, concentrarsi sull’”unica cosa necessaria” (Lc X, 42), senza chiamare Dio in questione, ma accettando umilmente la prova che la Sua Eterna Sapienza ha permesso (o addirittura istituito?) come un mezzo carico di grazia per punire o purificare o santificare o salvare noi, corpo e anima.

Poiché Madre Chiesa, umiliata e in catene fin dal Vaticano II, è occupata e sommersa come sempre dai sinistri poteri massonici stabilitisi all’interno della “Chiesa conciliare”, la Provvidenza di Dio ha dato ai cattolici un fedele successore degli Apostoli, Mons. Lefebvre, per garantirci, nel nostro estremo e continuo bisogno, una fonte di emergenza della dottrina di Cristo non adulterata. Più il Neovaticano parla e agisce sotto l’influenza del “fumo di Satana”, più i cattolici devono prestare attenzione all’eredità dottrinale lasciataci dal Fondatore della Fraternità di San Pio X, se vogliono salvare le loro anime. Infatti, come san Paolo ha avvertito i Corinzi di attenersi al Vangelo come egli lo aveva predicato loro e come lo aveva ricevuto da Cristo (I Cor. XV, 1–3, ecc.), così oggi abbandonare l’insegnamento di Monsignore Lefebvre sulla Nuova Messa e il Concilio significa esattamente abbandonare l’insegnamento di Cristo.

Ma subito dopo la morte di Monsignore nel 1991, i capi della Fraternità hanno intrapreso un nuovo cammino, con il quale hanno sempre cercato di “normalizzare” la posizione canonica della Fraternità all’interno della struttura della Chiesa, come se fosse la Fraternità di Monsignore e non la Chiesa conciliare ad essere anormale. Questo cambiamento di direzione ha cominciato ad apparire chiaramente con il tentativo dei capi della Fraternità nel 2001 di sottomettersi ai Romani Conciliari, ed è emerso ancora più chiaramente nella Lettera che il 7 aprile 2012 è stata inviata a questi capi da tre dei quattro vescovi della Fraternità, uno dei quali è stato subito dopo escluso dalla Fraternità. La Fraternità si divise in due, e chi ha allora approvato tale esclusione oggi deve approvare i nuovi amici della Fraternità, come il Vescovo svizzero della Neochiesa, la cui dottrina sul Concilio e la Messa è ben lontana da quella di Mons. Lefebvre. Così la Neofraternità si sta ora formando sulla base di una unità pratica prima della verità dottrinale, il che è un principio massonico, assolutamente non cattolico. Eppure, sempre più sacerdoti e laici accecati sembrano sperare che un accordo Fraternità-Roma si realizzi.

Il problema risale al Vaticano II (1962–1965) quando i fedeli cattolici, nelle loro famiglie e al lavoro, dovevano imparare a proprie spese cosa significa il allontanamento dei funzionari della Chiesa dalla Verità Cattolica. I cattolici non potevano più seguire o obbedire a quei Papi, vescovi e sacerdoti anche se avevano autorità su di loro, perché l’Autorità Cattolica è al servizio della Fede e della Giustizia. Al contrario, il “Motu Proprio” di Benedetto XVI del 2007, e l’ambiguo e fuorviante comunicato stampa del Superiore Generale della FSSPX, sono due esempi di grave disprezzo per la verità e la giustizia. Come disse Mons. Tissier nel 2016, “La Messa ‘Motu Proprio’ non è la vera Messa”. E noi potremmo aggiungere che la Neofraternità, come si forma costantemente dal 1991, non è più la vera Fraternità.

Kyrie eleison.