colloqui dottrinali

“Illuminismo” Tenebroso

“Illuminismo” Tenebroso on Aprile 28, 2012

Che la Fraternità San Pio X alla fine decida o meno di aggirare il dissenso dottrinale e di stipulare un accordo puramente pratico con le autorità romane della Chiesa conciliare, le anime interessate al loro benessere eterno devono capire il più pienamente possibile qual è la posta in giuoco. In questa ottica, un mio amico mi ha appena inviato una mirabile sintesi del cuore della questione:—

“Dal 2009 al 2011 si sono svolti i cosiddetti “Colloqui Dottrinali” tra esperti del Vaticano e quattro teologi della FSSPX. Questi colloqui hanno chiarito come le autorità romane siano fermamente legate agli insegnamenti del Vaticano II, il Concilio che ha tentato di conciliare la dottrina cattolica col concetto di uomo sviluppato dall’ “Illuminismo” del XVIII secolo.

“Così il Concilio dichiara che, in ragione della dignità della sua natura, la persona umana ha il diritto di praticare una religione a sua scelta. Di conseguenza la società deve proteggere la libertà religiosa e organizzare la coesistenza pacifica delle varie religioni. Queste sono invitate a partecipare al dialogo ecumenico, visto che possiedono tutte la loro parte di verità.

“In effetti, tali principi negano che Cristo è veramente Dio e negano che la sua Rivelazione, il cui deposito è custodito dalla Chiesa, dev’essere accettata dagli uomini e di tutte le società. In tal modo, la dottrina della libertà religiosa, come espressa dal documento conciliare Dignitatis Humanae 2, contraddice gli insegnamenti di Gregorio XVI nella “Mirari Vos”, di Pio IX nella “Quanta Cura”, di Leone XIII nella “Immortale Dei” e di Pio XI nella “Quas Primas”. La dottrina espressa nella Costituzione Dogmatica “Lumen Gentium” 8, secondo cui la Divina Provvidenza userebbe le sette non cattoliche come mezzi di salvezza, contraddice gli insegnamenti di Pio IX nel “Syllabus”, di Leone XIII nella “Satis Cognitum” e di Pio XI nella “Mortalium Animos”.

“Queste nuove dottrine che, insieme a molte altre, contraddicono gli insegnamenti formali e unanimi dei Papi di prima del Concilio, alla luce del dogma cattolico possono essere qualificate solo come eretiche.

“Dal momento che l’unità della Chiesa poggia sull’integrità della Fede, è chiaro che la FSSPX non può addivenire ad alcun accordo – foss’anche solo “pratico” – con coloro che sostengono tali dottrine.”

Quando il mio amico accusa il movimento di emancipazione intellettuale del XVIII secolo, noto come “Illuminismo”, di essere alla base del collasso degli uomini di Chiesa nel XX secolo, egli avanza essenzialmente lo stesso appunto di Mons. Lefebvre, quando, un mezzo anno prima di morire, nel 1991, diceva ai suoi sacerdoti: “Più si analizzano i documenti del Vaticano II . . . e più ci si rende conto di ciò che è in giuoco . . . una complessiva perversione del pensiero, una complessiva nuova filosofia basata sulla filosofia moderna, sul soggettivismo . . . . Si tratta di una versione interamente diversa della Rivelazione, della Fede, della filosofia . . . una cosa veramente spaventosa”.

Allora, come si ritorna ad una concezione sottomessa alla realtà di Dio? Un modo consiste nel prendere le encicliche papali citate sopra dal mio amico e studiarle. Esse furono scritte per i vescovi, ma i vescovi conciliari non sono affidabili. Oggi sono i laici che devono prendere in mano la propria formazione – e il loro Rosario.

Kyrie eleison.

Risposta Alla Lettera Aperta di Mons. Nicola Bux

Risposta Alla Lettera Aperta di Mons. Nicola Bux on Marzo 24, 2012

Londra, 22 marzo, 2012.

Monsignore,

nella lettera aperta del 19 marzo, indirizzata a Mons. Fellay e a tutti i sacerdoti della Fraternità San Pio X, Lei ci chiede di accettare la sincera e calorosa offerta di riconciliazione che il Papa Benedetto XVI sta facendo alla Fraternità per sanare l’annosa spaccatura fra Roma e la FSSPX. Essendo uno dei sacerdoti della FSSPX ai quali Lei si è rivolto, mi permetta di esprimerLe la mia opinione, su come, secondo me, avrebbe potuto rispondere quel “grande uomo di Chiesa” che fu Mons. Marcel Lefebvre.

La sua lettera inizia con un appello a fare “ogni sacrificio per l’unità”. Ma non può esserci vera unità cattolica che non sia fondata sulla vera Fede Cattolica. Il grande Arcivescovo fece ogni sacrificio per l’unità nella vera dottrina della Fede . Ahimè, i colloqui dottrinali del 2009–2011 hanno dimostrato che la spaccatura dottrinale fra la Roma del Vaticano II e la FSSPX è quanto mai ampia.

Riferendosi a questa spaccatura, Lei, il 19 marzo, parla solo di rimanenti “perplessità, punti da approfondire, da meglio chiarire”, ma il 16 marzo il Card. Levada è stato categorico dichiarando che la posizione assunta da Mons. Fellay il 12 gennaio “non è sufficiente a superare i problemi dottrinali”. Una volta Mons. Fellay ha osservato quanto gli uomini di Chiesa di Roma possano differire tra loro. Sarà la loro unità quale è, in ogni caso sacrificare la Fede per l’unità equivarrebbe ad una unità infedele.

Certo, come Lei ci ricorda, la Chiesa è un’istituzione insieme divina e umana; e come è certo che l’elemento divino non può fallire, così in definitiva è la Chiesa stessa che non può fallire e il sole sorgerà di nuovo. Ma quando Lei dice che “già si intravede l’alba”, mi permetta di dissentire, perché la vera Fede che la FSSPX ha apportato nei colloqui dottrinali, non la si vede splendere nella Roma del Vaticano II, dove di conseguenza la FSSPX non può essere al sicuro. Inoltre essa non potrebbe apportare della luce se adottasse le tenebre conciliari.

La sincerità del Papa nel suo desiderare il ritorno della FSSPX alla “piena comunione ecclesiale”, com’è dimostrato da una serie di gesti di buona volontà, è fuori dubbio, ma “una comune professione di fede” fra la FSSPX e coloro che credono nel Vaticano II non è possibile, tranne che la FSSPX non venga meno alla Fede da essa difesa nei colloqui dottrinali. E quando al cospetto di ogni tradimento di questo tipo la FSSPX grida “Dio non voglia!”, questo grido non è per niente soffocato, invece viene compreso dovunque nel mondo e apporta alla Chiesa Cattolica quei buoni frutti che oggi sono l’eccezione piuttosto che la regola.

Certamente, “questo è il momento opportuno”, è “l’ora favorevole” per una soluzione degli agonizzanti problemi della Chiesa e del mondo. Tuttavia, la soluzione sta in ciò che la Madre Celeste ha chiesto da lungo tempo, e questa soluzione dipende solo dal Santo Padre . Infatti, quando Nostro Signore affidò tale soluzione a Sua Madre, lei disse che si trattava dell’unica soluzione idonea, così che Egli non potrebbe permettere una soluzione diversa senza far passare Sua Madre per bugiarda! Cosa inconcepibile!

Questa soluzione è da tempo nota. Di fatto, com’è possibile che il Cielo abbia lasciato il mondo in un’angoscia come quella degli ultimi 100 anni, senza provvedere ad un rimedio come quello fornito tramite il profeta Eliseo per la lebbra del generale siriano Naaman? Umanamente parlando, bagnarsi nel Giordano sembrava ridicolo, ma nessuno poteva dire che fosse impossibile. Bastava solo un po’ di fede e di umiltà. Il generale pagano mise insieme la fede e la fiducia nell’uomo di Dio e fece ciò che aveva chiesto il Cielo, e ovviamente fu istantaneamente guarito.

Sia il Santo Padre a mettere insieme bastante fede e fiducia nella promessa della Madre Celeste! Sia lui a cogliere questo “momento opportuno”, prima che l’intera economia mondiale crolli in rovina e prima che dei pazzi scatenino la terza guerra mondiale nel Medio Oriente! Sia lui, lo preghiamo, lo imploriamo, a salvare la Chiesa e il mondo, facendo semplicemente ciò che ha chiesto da tempo la Madre Celeste. Non è impossibile. Lei supererebbe tutti gli ostacoli a suo modo . Facendo ciò che lei chiede da tempo, solo il Papa potrà salvarci oggi da inimmaginabili – e inutili – sofferenze.

E se egli ritiene che un qualche apporto in preghiera e in azioni da parte dell’umile FSSPX, possa aiutarlo a consacrare la Russia al Cuore Immacolato di Maria, in unione con tutti i vescovi del mondo, che la Madre Celeste radunarebbe , egli sa che può contare in primo luogo sul sostegno di Mons. Fellay e degli altri tre vescovi della FSSPX,

l’ultimo dei quali è

il suo devoto servitore in Cristo

+ Richard Williamson

“Malattia Mentale”

“Malattia Mentale” on Gennaio 21, 2012

Recentemente, un corrispondente di molti anni mi ha scritto per mostrarmi, con una dozzina di argomentazioni, perché la FSSPX dovrebbe giungere ad un qualche accordo con Roma, anche se i colloqui dottrinali del 2009–2011 hanno dimostrato che il dissenso dottrinale fra Roma e la FSSPX è radicale. Permettetemi di soffermarmi su uno di questi argomenti, perché penso che esso dia l’idea della dimensione di quello con cui è alle prese la FSSPX.

Egli ha scritto che se la FSSPX non “normalizza” presto la propria posizione con Roma, corre il rischio di perdere il senso di ciò che significa appartenere alla Chiesa. In questa ottica, vi sono dei laici ed anche dei sacerdoti della FSSPX che si trovano a loro agio in questa situazione anormale e che vi si sono adattati, visto che la FSSPX “ha tutto ciò che di cui abbisogniamo, specialmente dei vescovi”. Tale adattamento, scrive il mio amico, si muove verso una mentalità scismatica e un pratico, se non teorico, sedevacantismo. Io ho risposto che secondo la mia opinione, più che nell’acquisizione di una mentalità scismatica, il maggiore rischio sta nel contrarre la “malattia mentale e spirituale dei romani di oggi, causato dall’avvicinarvisi troppo”. Una risposta scandalosa? Permettetemi che mi spieghi.

“Malattia mentale” è l’espressione usata, nei confronti degli ecclesiastici romani, da un altro amico che ha dovuto frequentarli. Egli ha detto che sono degli uomini intelligenti e sinceri, pienamente in grado di cogliere le argomentazioni della Tradizione loro proposte, ma ha concluso che “sono malati mentalmente, ma hanno l’autorità”. Certo, parlando di “malattia mentale”, non ha inteso insultare personalmente questi Romani. Egli ha espresso qualcosa di molto più grave di un mero insulto personale; ha commentato lo stato oggettivo della mentalità dei Romani, come confermato dalle conversazioni avute con loro. Tale mentalità non si muove più secondo la verità.

Un terzo amico, anche lui in contatto con alti ecclesiastici, ha detto la stessa cosa, ma con parole diverse. Gli ho chiesto: “Non avresti potuto arrivare al nocciolo della questione e affrontare con loro il problema basilare della mente e della verità?” “No – mi ha risposto – avrebbero solo detto che loro rappresentano l’autorità e che se noi vogliamo essere cattolici, devono essere loro a dirci come”. Tale mente non si muove secondo la verità, ma secondo l’autorità. Ora, il latte è una bella cosa, ma immaginiamo un proprietario che insistesse tranquillamente nel voler riempire il serbatoio della sua auto con del latte! Il problema gigantesco è che quasi tutto il mondo moderno ha perso interamente il senso e l’amore per la verità. Per lungo tempo la Chiesa ha resistito a questa perdita della verità, ma col Vaticano II anche l’ultima resistenza è crollata.

Perché di fatto il mondo moderno è seducente e incombente, e così è Roma! Ecco come un amico italiano descrive il fascino degli uffici vaticani: “Entrare nei palazzi romani è un’impresa rischiosa, perché l’aria che vi si respira è irresistibile. Il fascino di questi sacri palazzi non viene tanto dall’attrazione degli ufficiali (il che non significa che sono tutti affascinanti), quanto dall’aura che trasuda da 2000 anni di storia della Chiesa. È l’attrazione del Cielo? O dell’Inferno? In ogni caso la sola atmosfera del Vaticano seduce i visitatori e addomestica la loro volontà”

E il fascino del Vaticano è solo una piccola parte della pressione totale che il mondo moderno esercita sulle menti per annebbiarle e farci seguire il suo andazzo. Caro amico, preferirei essere un sedevacantista scismatico che un apostata romano. Con la grazia di Dio, nessuno dei due!

Kyrie eleison.

Procede la Deflagrazione

Procede la Deflagrazione on Gennaio 7, 2012

Se alcuni lettori hanno trovato il “Commenti Eleison” della settimana scorsa un po’ tetro per l’inizio del nuovo anno, me ne scuso, e prometto che quello di questa settimana finirà con una citazione più speranzosa. Il nocciolo della questione, però, come mi è stato detto, è che molte persone sono ancora beatamente inconsapevoli di quanto sia grave l’imminente calamità economica mondiale. Peggio, non colgono la gravità pre-apocalittica della crisi nella Chiesa. Soffermiamoci un po’ su quest’ultima.

Perfino la visione di alcuni sacerdoti della Fraternità San Pio X, considera che questa sia una normale Congregazione religiosa, mentre la Roma odierna non sarebbe eccessivamente anormale. Vero è che Mons. Lefebvre ha parlato molto duramente del Vaticano II e degli “anticristi” in Vaticano, ma nei vent’anni trascorsi dalla sua morte le cose sono cambiate in meglio. Essi pensano: adesso abbiamo un Papa dal cuore tradizionalista, come dimostrato dalla sua liberalizzazione della Messa tridentina e dalla sua “remissione” delle “scomuniche” del 1988 dei quattro vescovi della FSSPX. Così, con solo un po’ di flessibilità da entrambi i lati, sicuramente Roma e la FSSPX possono giungere a qualche accordo secondo il quale Roma restituirebbe alla Fraternità la rispettabilità che essa non avrebbe mai dovuto perdere, mentre la Fraternità rientrerebbe a Roma con una trionfale processione, tale che insieme riconquisterebbero il mondo a Cristo. I colloqui dottrinali del 2009–2011 possono aver messo in luce una assoluta divergenza dottrinale, ma questo dimostra semplicemente che è necessario che l’accordo sia solo puramente pratico (!).

Ahimè, i sacerdoti che si lasciano cullare da un tale sogno o non hanno letto la Pascendi o non hanno capito quello che hanno letto. Nella sua grande Enciclica del 1907, San Pio X ha avvertito che il Modernismo rappresenta una grave minaccia per l’esistenza stessa della Chiesa perché costituisce la conclusione di un cammino che taglia fuori definitivamente l’anima della realtà, naturale o soprannaturale; e imprigiona volontariamente la mente in un mondo di sogni privo di Dio. Non può esserci errore più grande. Ecco un esempio di questo auto-imprigionamento della mente:—

Verso la fine della sezione sul teologo modernista, Pascendi spiega come il modernista gioisca delle condanne inflittegli dalle autorità della Chiesa. Come un tubo per irrigazione non può essere staccato dal rubinetto che gli permette di irrigare, così la Chiesa non può staccarsi dalla Tradizione che è la sua fonte. Ne consegue che la Chiesa per progredire ha bisogno dell’interazione tra Modernismo e Tradizione, quindi i modernisti hanno bisogno che l’autorità sia tradizionale e compia l’atto tradizionale di condannarli in quanto modernisti. A questo punto, se il Papa non li condanna, essi andranno avanti, e se il Papa li condanna essi andranno avanti lo stesso perché con la loro condanna il Papa contribuisce al progresso della Chiesa! Testa il Papa perde, croce loro vincono. Ecco come si neutralizza il cervello. Dio non può vincere.

Beh, il grande e buon Dio ha in serbo una sorpresa per quelli che ragionano così. Per salvare le anime, al tempo di Noè, egli ripulì l’intero miserabile apparato umano. Questa volta, per salvare nuovamente le anime, può spazzarlo via. Che la deflagrazione avvenga o non avvenga nel 2012. E la citazione speranzosa?

“Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.” (Lc. XXI, 28). Si dice che l’ora più buia sia quella appena prima dell’alba.

Kyrie eleison.

“I regali dei Greci” – I

“I regali dei Greci” – I on Agosto 20, 2011

Il 14 settembre, fra poche settimane, si dice che si terrà a Roma un incontro tra il Cardinale Levada con degli ufficiali romani e il Superiore Generale della Fraternità San Pio X con i suoi due Assistenti. I cattolici che apprezzano tutto quello che negli ultimi 40 anni è stato fatto da Mons. Lefebvre e dalla sua Fraternità in difesa della Fede, conviene che siano avvisati, perché la Fede è sempre più in pericolo, e “uomo avvisato è mezzo salvato”, specialmente con la preghiera.

Fu il Cardinale Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ad essere incaricato due anni fa di presiedere ai colloqui dottrinali che si sono svolti tra l’autunno del 2009 e l’aprile di quest’anno fra Roma e la FSSPX. Fu Roma ad invitare la FSSPX a questo incontro. Sembra ragionevole prevedere che il 14 settembre saranno i Romani a presentare le loro decisioni sulle future relazioni con la FSSPX, sulla base di quanto emerso da questi colloqui.

Ora, a detta di tutti, i colloqui hanno chiarito che non è possibile un accordo dottrinale tra la FSSPX, che aderisce alla secolare dottrina della Chiesa, e la Roma odierna ferma all’insegnamento conciliare della neo-Chiesa, tanto più che essa continua a perseverare in questo disorientamento come si evince dalla neo-beatficazione di Giovanni Paolo II del maggio scorso e dalla convocazione di Assisi III per il prossimo ottobre. Così, la situazione che è seguita ai colloqui resta esattamente quella esistente due anni fa prima che questi stessi colloqui iniziassero: da un lato, per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime, la FSSPX si sforza di aiutare Roma a ritornare alla vera Fede cattolica, dall’altro, per la gloria dell’uomo moderno e per la soddisfazione dei suoi ignobili mezzi di comunicazione (vedi gennaio e febbraio 2009), la Roma conciliare fa quanto è in suo potere per indurre la FSSPX a lasciarsi dissolvere nel depravante ecumenismo della neo-Fede.

Quindi, cosa possiamo supporre che imporrà Roma il 14 settembre? O il bastone o la carota, oppure, considerata la sua capacità di cogliere l’attuale condizione di spirito esistente dentro la FSSPX, più probabilmente entrambe. Il bastone potrebbe consistere nella minaccia di una completa e definitiva “scomunica” della FSSPX. Ma, possedendo la Fede cattolica, chi mai potrebbe spaventarsi per una minaccia simile? Quando Mons. Lefebvre fu minacciato per la prima volta di “scomunica” dalla neo-Chiesa, ricordiamo la sua risposta: «Come posso essere escluso da una Chiesa di cui non ho mai fatto parte?»

Per altro verso, la carota più intelligente presentata da Roma potrebbe consistere nell’offerta apparentemente irresistibile della “piena comunione con Roma” proprio come la vuole la FSSPX . Solo che tale offerta potrebbe contenere nascostamente una piccola clausola che stabilirebbe che i futuri Superiori e Vescovi della FSSPX dovrebbero essere scelti da una commissione mista tra Roma e la FSSPX, comportante una leggera maggioranza di membri . . . . Romani. Dopo tutto, la FSSPX vuole porsi sotto Roma o no? “Decidetevi!”, si esclamerebbe ragionevolmente, come si dice abbia fatto nel 2001 il card. Ratzinger.

Gli spiriti vigili ricordano il monito del saggio – ma disprezzato – Troiano che non voleva che si portasse a Troia il cavallo dei Greci: “Comunque sia, temo i Greci anche quando portano doni”. Eppure il cavallo di Troia fu portato dentro, e tutti sappiamo che ne è stato di Troia.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Dopo i Colloqui

Dopo i Colloqui on Giugno 18, 2011

Visto che i colloqui dottrinali fra Roma e la Fraternità San Pio X, che si sono svolti dall’autunno del 2009 alla primavera di quest’anno, appartengono ormai al passato, ecco che sorge naturalmente la questione delle future relazioni tra i due. Tra i cattolici di entrambe le parti vi è il desiderio di proseguire i contatti, ma poiché questi pii desideri di unione possono facilmente generare delle illusioni, è necessario rimanere aggrappati alla realtà, se non si vuole scadere nelle fantasie anti-Dio dell’intero mondo moderno.

Originariamente, i colloqui non furono voluti dalla Fraternità, ma da Roma, che sperava di dissolvere la nota resistenza della Fraternità al neomodernismo del Vaticano II. Il grande ostacolo era la dottrina, perché la Fraternità è ben protetta all’interno della fortezza della secolare e immutabile dottrina della Chiesa. Bisognava farla venir fuori da quella fortezza. Ora, per i neomodernisti, come per i comunisti, ogni contatto o dialogo con un avversario che si trova in una posizione protetta – e vi rimane – è meglio che niente, poiché col discutere l’avversario può solo perderci e loro possono solo guadagnarci. È così che Roma ha accettato i colloqui dottrinali.

Sfortunatamente per Roma, i quattro rappresentanti della Fraternità possiedono un credo chiaro e tengono duro. Come è stato riferito, uno dei quattro teologi romani che ha partecipato ai colloqui avrebbe detto: “Noi non li comprendiamo e loro non ci capiscono”. Ovviamente. Si trattava di colloqui in fondo inutili, a meno che i romani abbandonassero il loro neomodernismo o che la Fraternità tradisse la Verità. Ma Roma non può permettere che il suo tradimento della Verità venga messo in luce dalla insignificante Fraternità, quindi è verosimile che non vi rinunci. È per questo che si è già sentito dire che un portavoce dell’ Ecclesia Dei avrebbe detto che Roma offrirà molto presto alla Fraternità un “Ordinariato Apostolico”. È ovvio che una tale notizia potrebbe essere un mero espediente per sondare le reazioni, ma essa suggerisce anche una tentazione allettante. A differenza di una Prelatura Personale, un Ordinariato Apostolico è indipendente dai vescovi del luogo e non è confinato in una sola diocesi come nel caso di una Amministrazione Apostolica, per esempio quella di Campos in Brasile. Cosa potrebbe chiedere di meglio la Fraternità?

Essa chiede che Roma torni alla Verità, perché sa, al pari dei neomodernisti e dei comunisti, che ogni cooperazione pratica che aggirasse il disaccordo dottrinale finirebbe, per tutta una serie di ragioni umane, col condurre i cattolici ad assorbire la falsa dottrina dei nemici della Fede, in altri termini a tradire la Verità. È questo il motivo per cui il Superiore Generale della Fraternità ha respinto pubblicamente più di una volta qualsiasi accordo canonico con Roma che non fosse preceduto da un accordo dottrinale. Ora, i colloqui sono almeno serviti a dimostrare la profondità del disaccordo dottrinale tra la Fraternità e la Roma neomodernista. Per questo i cattolici dovrebbero prepararsi al rifiuto che la Fraternità potrebbe opporre ad una offerta di Ordinariato Apostolico, per quanto ben intenzionate possano essere le autorità romane.

Ma perché la dottrina è così importante? Perché la fede cattolica è una dottrina. Ma perché la Fede è così importante? Perché senza di essa non si può piacere a Dio ( Eb . XI, 6). Ma perché questa fede dev’essere quella cattolica e non una qualsiasi altra fede in Dio? Perché Dio stesso ha subito l’orrore della Croce per rivelare l’unica vera Fede. Le altre “fedi” contraddicono, più o meno, questa vera Fede e sono dunque più o meno bugiarde.

Quattro futuri numeri di “Commenti Eleison” mostreranno, con tutto il dovuto rispetto, come su questo argomento il pensiero del Papa attuale sia disorientato, per quanto ben intenzionato egli possa essere.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra