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Madiran; i Vescovi

Madiran; i Vescovi posted in Commenti Eleison on Ottobre 31, 2020

Come abbiamo già scritto in un “Commento” precedente, nel prologo del suo libro “L’Eresia del XX secolo” Jean Madiran ha attribuito la colpa di tale eresia, in modo equo e diretto, ai vescovi cattolici che precedettero subito prima e seguirono subito dopo il Concilio Vaticano II (1962–1965), in particolar modo ai vescovi di Francia che egli conosceva meglio. Il Capitolo I del suo libro, seguendo la grande Enciclica Pascendi di san Pio X del 1907, ha illustrato come le menti di questi vescovi fossero inadeguate alla realtà, per non parlare della conoscenza della dottrina Cattolica, a causa del soggettivismo della filosofia di Kant, che ora regna sovrana nei dipartimenti di filosofia di praticamente tutte le “università”. Nel Capitolo II Madiran esamina gli stessi vescovi Francesi, in sei sezioni liberamente collegate.

In primo luogo, spiega che per seguire questi vescovi dovremmo accettare di perdere una gran parte dei nostri tesori cattolici come San Pio X, il Canto gregoriano, il Tomismo, il Diritto Canonico, Nostra Signora, il patriottismo, l’eredità Greco-Latina, la pietà Mariana e, ultimo ma non meno importante, la devozione delle vecchiette che pregano. D’altra parte noi, ovviamente, ci rifiutiamo di disprezzare anche solo uno di questi tesori della famiglia Cattolica. Dietro a ciascuno di essi c’è l’amore di Cristo, mentre dietro a tutti i discorsi di “riciclaggio”, “rinnovamento” e “aggiornamento” c’è l’odio. E dietro tutte le conquiste della “civiltà Occidentale” c’è solo Cristo, non l’India, non l’Africa, e tanto meno la Cina.

In secondo luogo, la Neo-Chiesa ha proclamato a tutto il mondo la sua apostasia: la politica dei Neo-vescovi è quella di non convertire più nessuno. Eppure le basi della vita e della morte rimangono esattamente le stesse. Lasciate che la Chiesa ci insegni come vivere e morire. Siamo tutti troppo pieni dello spirito del mondo. Lasciate che i sacerdoti ci insegnino come arrivare in Paradiso!

In terzo luogo, questi vescovi affermano che “il cambiamento di civiltà” richiede “un concetto più evangelico della salvezza”, che comporta non solo “una nuova forma di parole”, che è ciò che dicono di voler intendere, ma un inevitabile nuovo contenuto delle parole, che significa una nuova religione. Vostre Eccellenze, la nostra risposta è “NO!” Inoltre, come Cattolico battezzato ho il diritto di esigere la vera Fede, perché la vostra “nuova forma di parole”, alla ricerca di un nuovo “concetto di salvezza”, è il fondamento, piuttosto eretico che goffo, di una nuova religione che contraddice la vera Fede.

In quarto luogo, fino al 1966 questi vescovi non avevano ancora disertato la Fede Cattolica, ma ora affermano che il loro è l’autentico Cristianesimo, quando in realtà la loro “mentalità post-Conciliare” sta rompendo con la vera Fede. La verità è che siamo nel mezzo di una guerra tra due diverse religioni. E attivamente o passivamente, tutti i vescovi sostengono la nuova religione. Qualche vescovo Cattolico deve parlare, perché le anime stanno morendo! Mons. Lefebvre, stai ascoltando?

Non abbiamo bisogno di vescovi che ci dicano di essere moderni. Siamo tutti troppo moderni. E la tecnologia e la filosofia moderna non sono affari dei vescovi Cattolici! Conosciamo quanto basta i moderni per disprezzarli. Marx, Nietzsche, Freud sono dei meri mercanti di fantasia. Svegliatevi!

In quinto luogo, la Neo-Chiesa sta distruggendo la formazione, l’insegnamento e l’istruzione. Rimpinzando i giovani solo di ciò che è moderno e che già traboccano, li illudete e li insuperbite. E ricolmi di vuoto diventeranno i barbari di domani. Così facendo, tradite non solo la Fede ma tutta la civiltà. Tornate alla Tradizione! Dio, donaci dei veri vescovi!

In sesto luogo, l’autorità dei vescovi si basa solo sulla Verità, la legittimità e la legge. Se questi vescovi avessero ragione, la Chiesa della Tradizione non esisterebbe più. Ma la Verità è primariamente affar loro, così che non hanno l’autorità per cambiare la Fede, e se lo fanno non hanno l’autorità per essere obbediti, né li lasceremo in pace. Ci aspettiamo da loro la certezza, la purezza e la santità dell’immutabile Fede Cattolica.

(Nella sezione 4 di cui sopra, l’Arcivescovo Lefebvre non è menzionato esplicitamente, ma era nella mente di Madiran. Due anni dopo l’Arcivescovo ha fondato la Fraternità San Pio X, e il resto è storia).

Kyrie eleison.

Madiran la Filosofia

Madiran la Filosofia posted in Commenti Eleison on Ottobre 17, 2020

Come Papa Pio X nella sua grande Enciclica anti-modernista del 1907, “Pascendi”, Jean Madiran nel suo libro “L’eresia del XX secolo” parte dalla filosofia, perché per entrambi il motivo che ha reso le menti moderne incapaci di comprendere il cattolicesimo è di natura filosofica piuttosto che teologica. Così la prima delle sei parti del libro di Madiran ha come titolo “Preambolo filosofico”. Sorprendentemente, l’autore stesso dice ai lettori che possono saltare il Preambolo se vogliono, probabilmente per risparmiare tempo a coloro che sono giustamente allergici alle delinquenziali assurdità che provengono dalle cosiddette “università” contemporanee. In effetti, il tema del libro di Madiran è tanto dipendente dalla vera filosofia quanto indipendente dalla “filosofia” odierna, o pseudo-filosofia.

Ma perché e come la Fede soprannaturale dipende dalla filosofia, che è lo studio razionale di tutta la realtà naturale, o l’elevazione, per così dire, del (vero) buon senso dal livello amatoriale al livello professionale? La Fede sopranaturale non è infinitamente superiore alla filosofia intrinsicamente naturale? Risposta: La produzione di buon vino da parte di un vignaiolo non dipende dalle bottiglie di vetro pulite e intatte, anche se senza di esse il produttore non riuscirà a mandare avanti la sua attività, perché se le bottiglie sono sporche o crepate nessuno acquisterà il suo vino, a prescindere dalla sua bontà. Quindi il viticoltore dà per scontato di essere fornito di bottiglie pulite e intatte. Rispetto al vino, la bottiglia di vetro non vale quasi nulla quando è vuota, ma è assolutamente necessario che sia senza crepe o sporcizia per poter contenere il vino.

Ora la ragione umana è come la bottiglia. Seppur sia solo una facoltà naturale, quando essa giungerà alla morte dovrà, pena l’eterna condanna, necessariamente contenere il vino soprannaturale della Fede (Mc. XVI, 16). La Fede è un dono supremo di Dio mediante la quale la ragione di un uomo è soprannaturalmente elevata a credere, ma se quella facoltà di ragione è viziata da errori e miscredenze umane allora, come la bottiglia sporca, rischia di sporcare il vino della Fede di Dio, per quanto divina di per sé sia quella convinzione. E il modernismo è un errore così radicale che rovinerà, o minerà, qualsiasi Fede, per quanto pura, riversata in quella mente. E come il vino versato in una bottiglia sporca non può fare a meno di essere rovinato, così la Fede cattolica versata in una mente moderna non potrà che essere minata. Questo insegnano Pio X, de Corte, Calderón e Madiran, insieme a tutti i maestri che hanno colto l’oggettiva malizia di una mente soggettivista.

E come ha fatto Madiran a dimostrare che i vescovi francesi negli anni ‘60 erano privi della ragione cattolica? Egli parte da una loro dichiarazione ufficiale del dicembre 1966 (p. 40) dove affermano che “per una mente filosofica” le parole “persona” e “natura”, cruciali per la cristologia (teologia cattolica di Cristo), hanno cambiato il loro significato fin dai tempi di Boezio (che ha elaborato la definizione di “persona”) e dell’Aquinate (che ha rafforzato la definizione di “natura”). In altre parole, per i vescovi francesi la filosofia moderna ha superato e sostituito la filosofia classica, da sempre incorporata nella dottrina immutabile della Chiesa, rendendo il tomismo obsoleto e impraticabile “per una mente filosofica”.

Ma in una Chiesa in cui la dottrina si è sempre adeguata a ciò che non cambia mai nella realtà extra-mentale, questa prospettiva dei vescovi francesi si configura essere assolutamente rivoluzionaria. Può solo significare, dice Madiran (43), che stanno aderendo alla rivoluzione copernicana filosofica di Immanuel Kant (1724–1804) che ha posto la “realtà” non più fuori ma dentro la mente. Tuttavia (45, 46), non vi è alcun obbligo, tranne che nell’ambito della filosofia kantiana, di accettare questa interiorizzazione della realtà. Solo, sulla base di soggettive premesse si arriva inevitabilmente a irreali conclusioni. La scelta (im)morale da parte dei vescovi francesi di seguire Kant e abbandonare l’Aquinate, dimostra la loro apostasia implicita (50) e l’adesione ad una religione anti-naturale. Stavano dichiarando la loro indipendenza dalla verità di Dio attraverso il loro rifiuto della realtà di Dio e dell’Ordine che Egli a impiantato nella Natura (60–63).

Madiran conclude la sua Parte I spiegando che mentre il tomismo corrisponde all’esperienza umana di tutti i tempi e di tutti i luoghi (66), il kantismo ha separato i vescovi francesi dalla realtà, come ha fatto per la mente dell’epoca moderna, alla quale tanto questi vescovi vogliono piacere (67).

Kyrie eleison.

Malizia del modernismo – II

Malizia del modernismo – II posted in Commenti Eleison on Marzo 14, 2020

La malizia del modernismo è un tema immenso, non meno di quello di un mondo intero che si rivolta contro il suo Creatore alla fine di un processo durato diversi secoli, da quando all’apice del Medioevo la Cristianità passò dall’ascesa alla caduta. L’ascesa era cominciata naturalmente nel 33 d.C., quando Nostro Signore Incarnato fondò l’unica vera Chiesa di Dio col Suo Sacrificio sulla Croce. Il Medioevo può essere datato a partire dal Pontificato di Gregorio Magno (590–604), ed è durato quasi un millennio fino allo scoppio del Protestantesimo e all’inizio dell’età moderna nel 1517.

Naturalmente, c’era una grande differenza nell’atteggiamento dell’umanità verso Cristo e la Sua Chiesa prima e dopo il Medioevo: prima del Medioevo il Cristianesimo dimostrò di essere sempre più il miglior fondamento della civiltà, mentre dopo il Medioevo lo aveva ampiamente dimostrato. Infatti dopo il Medioevo la sua superiorità rispetto a tutte le altre religioni era riconosciuta anche se veniva in pratica rifiutata. Questo significa che tutti i sostituti del Cattolicesimo che sono venuti dopo il Medioevo erano caratterizzati da un’ipocrisia che doveva farsi sempre più sottile per potersi spacciare per il vero sostituto del Cattolicesimo.

E’ così Lutero respingeva brutalmente il Cattolicesimo, ma fingeva comunque che la sua rivoluzione fosse una “Riforma”, e dopo che la Chiesa cattolica cacciò via Lutero, i rivoluzionari Giansenisti crearono nel XVI secolo una forma protestante di Cattolicesimo. I Giansenisti a loro volta si trasformarono in liberali nel XVIII secolo, fingendo di avere nella loro Massoneria un culto superiormente illuminato rispetto a quello dei protestanti o dei cattolici; e quando la vera Chiesa cacciò decisamente la massoneria dal XVIII secolo in poi, allora i liberali si travestirono da cattolici liberali nel XIX secolo, e da liberali “aggiornati” o superiormente cattolici nel XX secolo. San Pio X diagnosticò e liquidò rapidamente questo Modernismo nella Pascendi, ma esso spacciandosi ancora più sottilmente per un Cattolicesimo aggiornato, travolse con sé quasi tutta la Chiesa al Vaticano II (1962–1965), e nel XXI secolo il travestimento fu così ben fatto che anche la Fraternità San Pio X ufficiale, fondata per resistere a tale Neo-modernismo, fu anch’essa essenzialmente travolta.

Umanamente parlando, è scoraggiante rendersi conto nel 2020 di quanto poca resistenza cattolica sia rimasta dopo questa ascesa del Diavolo e dei suoi attacchi contro la Chiesa, ma questo è ciò che Dio onniveggente ha scelto di permettere, e senza dubbio Egli si sta ancora occupando del suo “piccolo gregge”, come lo chiama Nostro Signore: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno. Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore (Lc XII, 32–34).” In altre parole, rinunciate al denaro e al materialismo, perché Nostro Signore ci avverte che non possiamo servire due padroni allo stesso tempo, se serviamo Mammona non possiamo servire Dio (Mt VI, 24).

E se riconosciamo quanto siamo vulnerabili ai sottili errori e alle bugie e bestemmie del Diavolo che hanno travolto il mondo intorno a noi, allora, come antidoto, recitiamo il Rosario della Madonna, preferibilmente tutti e 15 i Misteri al giorno, perché Lei e Lei sola ha il Diavolo sotto i suoi piedi, come ci ricorda ogni buona immagine di Lei, quadro o statua. E oggi è così travolgente il male che tutti e 15 Misteri non sono troppi, se sono ragionevoli e possibili.

Ma com’è che un’umile fanciulla ebrea la vince in uno scontro con Satana con “tutte le sue pompe e opere”, è cosa che attiene al segreto di Dio, rivelato però sia da Nostro Signore: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, che hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt. XI, 25); sia da San Paolo: “Dio ha scelto ciò che è stolto nel mondo per confondere i sapienti; Dio ha scelto ciò che è debole nel mondo per confondere i forti” (I Cor. I, 18–30).

La prossima settimana, uno sguardo più attento all’ipocrisia del modernismo.

Kyrie eleison.

Malizia del modernismo – I

Malizia del modernismo – I posted in Commenti Eleison on Marzo 7, 2020

Se la Fraternità San Pio X non è più l’eccezionale punta di diamante della difesa della Fede cattolica come lo era sotto Monsignor Lefebvre (1905–1991), questo è sicuramente perché i suoi successori alla guida della Fraternità non hanno mai capito così bene come lui la piena malizia di quell’errore che attualmente sta devastando la Chiesa, che è il modernismo. Infatti Monsignore viene citato per quello che ha detto verso la fine dei suoi giorni: e cioè che se solo avesse letto prima nella sua carriera la Storia del cattolicesimo liberale in Francia dal 1870 al 1914 di don Emmanuel Barbier (1851–1925), avrebbe dato ai suoi seminaristi una direzione diversa. Se questa citazione è autentica, suggerisce che anche Monsignore era stato preda dalla malizia della modernità. Viene ugualmente citato il valoroso fondatore del periodico Si Si No No in Italia, don Francesco Putti (1909–1984), per aver detto al suo buon amico, Monsignore: “La metà dei vostri seminaristi sono modernisti”.

Ma la malizia della modernità è facile da sottovalutare, perché essa è cresciuta in Occidente per secoli, e perché tutti gli Occidentali ne sono impregnati dalla culla alla tomba. Da questa modernità è nato il modernismo nella Chiesa, proprio perché si adattasse ad essa, e questa stessa modernità ha fatto da retroterra a tutti i Padri conciliari degli anni Sessanta, e ai successori di Monsignore dagli anni Ottanta in poi. In effetti, può essere stato solo per una speciale grazia di Dio che Monsignore ha visto il problema con la chiarezza che gli era propria. Vediamo come la mancata comprensione del modernismo sia alla base della maggior parte degli errori dei suoi successori –

1 Il 95% dei testi del Vaticano II è accettabile. Al contrario, Monsignor Lefebvre ha detto che il problema del Vaticano II non è tanto nei suoi grandi errori: libertà religiosa, collegialità ed ecumenismo, quanto nel soggettivismo che permea tutti i suoi testi, per cui alla fine la verità oggettiva, Dio e la Fede cattolica si dissolvono nel nulla. Dalla rivoluzione copernicana portata avanti in filosofia da Kant (1724–1804) e denunciata da Pio X nella Pascendi (1907), invece del soggetto che gira intorno all’oggetto, da allora fu l’oggetto a girare intorno al soggetto. E oggi in questa follia si muove il mondo intero.

2 E’ vero, il Concilio fu cattivo, ma oggi sta perdendo la sua presa sui Romani. Davvero? E Pachamama? Quando mai si è visto una tale pubblica idolatria nei giardini vaticani e nelle stesse chiese di Roma?

3 Non serve a nulla che la Fraternità aspetti che Roma si converta dal suo modernismo. Se sono disposti ad accettarci “così come siamo” significa che Roma è sulla via della conversione, quindi dovremmo trovare un accordo. In effetti, è inutile aspettare che i Romani modernisti si convertano, perché sono liberali. Ci vuole un miracolo per convertire un liberale (p. Vallet), perché il liberalismo è una comoda e lusinghiera trappola dalla quale umanamente parlando è praticamente impossibile uscire senza un miracolo, e quel miracolo per il mondo e per la Chiesa sarà la Consacrazione della Russia, non una Fraternità che va per la strada dei liberali. Se essi accettano “così com’è” l’ex-recalcitrante FSSPX, è solo perché la FSSPX non è più anti-liberale come una volta, perché il sale della Fraternità ha perso il suo sapore (cfr. Mt. V, 13).

4 Abbiamo bisogno di pazienza e tatto per capire come pensano i romani per non offenderli. Per capire come pensano questi modernisti a Roma, abbiamo bisogno di umiltà, realismo e dirompenti corsi sulla Pascendi, così da essere sicuri di capire bene il virus del loro modernismo, virulento e altamente contagioso, prima di avvicinarci a loro. Ciò di cui essi avrebbero più bisogno, se potessero capirlo, è di essere offesi e sconvolti dal loro modernismo, fino a quando non capiranno cosa intendeva dire p. Calmel quando ha detto: “Un modernista è un eretico combinato con un traditore”.

5 Non è stato firmato un vero e proprio accordo tra Roma e la Fraternità, quindi non è ancora stato fatto alcun danno. Ci sono stati danni immensi con una serie di accordi parziali, per esempio sulle confessioni e sui matrimoni, con i quali un gran numero di sacerdoti e laici della Fraternità hanno capito sempre meno cosa intendesse il loro Fondatore quando scrisse nel suo ultimo libro che ogni sacerdote che volesse mantenere la Fede doveva stare lontano da questi romani. Possono essere uomini “gentili”. Possono avere “buone intenzioni”. Ma, obiettivamente, stanno uccidendo la Madre Chiesa.

Kyrie eleison.

Papa indispensabile – I

Papa indispensabile – I posted in Commenti Eleison on Febbraio 1, 2020

Mentre gli anni passano, uno dopo l’altro, senza che la folle situazione della Chiesa sembri migliorare, i cattolici che seguono la Tradizione continuano a chiedersi, perché almeno i nostri sacerdoti Tradizionali non possono riunirsi e smettere di combattersi l’un l’altro? Essi credono tutti nella stessa Tradizione della Chiesa, sono tutti d’accordo che il Concilio Vaticano II è stato un disastro per la Chiesa. Tutti loro sanno che le lotte tra i sacerdoti sono non edificanti e scoraggianti per i sostenitori della Tradizione. Perché allora non possono dimenticare le loro differenze e concentrarsi su ciò che li unisce tutti, cioè su ciò che la Chiesa insegna e fa e che ha sempre insegnato e fatto, per salvare le anime? Questa domanda ha una risposta, e per aiutare i cattolici a perseverare nella Fede potrebbe essere necessario ricordarla a intervalli regolari.

Sempre partendo dal presupposto che questa crisi nella Chiesa non è qualcosa di normale nella storia della Chiesa, ma è parte integrante dell’unica e sola discesa che porta all’unica e sola fine del mondo, questi “Commenti” hanno continuato ad usare un paio di parole per definire la struttura di questa crisi: “Verità” e “Autorità”. La crisi ha avuto origine molto più indietro rispetto al Vaticano II, in particolare nella “Riforma” scatenata da Lutero (1483–1546), ma mentre fino al Vaticano II la Chiesa cattolica ha lottato per tenere fuori il veleno protestante, al Vaticano II la massima Autorità cattolica, due Papi e 2.000 vescovi, hanno rinunciato alla lotta e hanno lasciato entrare il veleno. Ciò significa che i testi conciliari sono caratterizzati dall’ambiguità, perché le apparenze cattoliche dovevano essere mantenute, ma sotto le apparenze la vera spinta dei testi, lo “spirito del Concilio”, è verso l’assimilazione del liberalismo e del modernismo che seguirono al Protestantesimo, e che faranno venir meno ogni rimanente Cattolicesimo non appena sarà loro permesso di farlo.

Questo significa che al Concilio, l’Autorità cattolica ha essenzialmente abbandonato la Verità cattolica per adottare una dottrina più in sintonia con i tempi moderni. E dal momento che l’Autorità cattolica e la Verità cattolica si sono separate, i cattolici, per rimanere cattolici, hanno dovuto – e devono ancora – fare una scelta terribile: o si attaccano alle autorità della Chiesa, dal Papa in giù, e lasciano andare la dottrina cattolica, o si attaccano alla dottrina e lasciano andare l’Autorità cattolica, o scelgono uno dei tanti possibili compromessi tra i due poli. In ogni caso le pecore sono disperse, senza alcuna colpa loro se paragonata alla colpa dei due Pastori più importanti e dei 2.000 pastori che sono stati responsabili del tradimento della Verità della Chiesa da parte dell’Autorità della Chiesa al tempo del Concilio. In questa separazione tra Verità e Autorità sta il cuore della crisi da mezzo secolo ad oggi.

E dal momento che la Verità è vitale per l’unica vera religione dell’unico vero Dio, e la Sua stessa Autorità è essenziale per la protezione di quest’unica Verità da tutti gli effetti prodotti dagli uomini feriti dal peccato originale, allora l’unica soluzione possibile per la crisi, in grado di mettere fine alla schizofrenia e alla dispersione delle pecore, sta nel ritorno del Pastore e dei pastori, dell Papa e dei vescovi, alla Verità cattolica. Questo certamente non sta ancora accadendo, sia nella Chiesa sia nella Fraternità San Pio X, la quale, a quanto pare, sta ancora cercando di tornare sotto l’autorità degli uomini di Chiesa conciliari. (E Monsignor Lefebvre? “È morto”, diranno qualcuni!)

Quindi fino a quando Dio Onnipotente – nessuno di meno può farlo – rimetterà in sesto il Papa, e il Papa a sua volta, “una volta convertito, fortificherà i suoi fratelli” (Lc. XXII, 32), in altre parole restituirà i vescovi del mondo, fino ad allora questa crisi non potrà che peggiorare, finché non avremo imparato la lezione e Dio avrà misericordia di noi. Fino ad allora, come dice il proverbio inglese: “Ciò che non può essere curato, deve essere sopportato ”.

Kyrie eleison.

Rosmersholm di Ibsen

Rosmersholm di Ibsen posted in Commenti Eleison on Settembre 28, 2019

Henrik Ibsen (1828–1906) fu un famoso drammaturgo norvegese, spesso considerato il padre mondiale del dramma moderno. Non era cattolico, ma ha detto una grande verità, e Sant’Agostino una volta disse che tutta la verità appartiene ai cattolici (perché il loro Dio è “la Via, la Verità e la Vita”). Per questo motivo i cattolici possono a volte anche apprezzare meglio dei non cattolici le verità espresse dagli stessi non cattolici. La grande verità di Ibsen è che anche nella oltremodo ipocrita Norvegia della fine del XIX secolo, dove la vita e la gioia erano soffocate sotto un peso di tradizioni morenti, lo spirito umano si alza ancora per protestare, e preferisce persino la morte a un’esistenza intrappolata senza apparente libertà o significato.

Presentiamo tale protesta richiamando un gruppo di tre opere teatrali successive di Ibsen in cui egli parla del dramma delle singole persone piuttosto che del dramma della società moderna. Rosmersholm [in italiano La casa dei Rosmer] (1886) termina con il suicidio congiunto dell’eroe e della sua amata. The Master Builder [in italiano Il costruttore Solness] (1892) si conclude con l’eroe che cade a morte da un’alta torre nel corso del tentativo suicida di scalarla. John Gabriel Borkman (1896) termina con la morte dell’eroe per il freddo nel tentativo potenzialmente suicida di scalare una montagna ghiacciata. In tutti e tre i casi, l’eroe lottava per la libertà dello spirito umano contro un mondo che soffocava questo spirito. Diamo uno sguardo a Rosmersholm in particolare, di cui un adattamento è stato messo in scena a Londra di recente con grande successo. Ibsen vive!

Ogni dramma ha bisogno di uno scontro drammatico, e lo scontro in Rosmersholm è tra il vecchio mondo della famiglia Rosmer e la sua casata, che si è distinta da 200 anni per i suoi soldati e i suoi pastori che hanno con loro esempio edificato ed elevato tutta la regione, di contro al nuovo mondo nascente che vuole emanciparsi e liberarsi di tutti quei vecchi valori. La figura centrale del dramma è l’ultimo rampollo della nobile famiglia, John Rosmer, già pastore, ma che ha perso la sua fede cristiana ed è ora diviso tra i due mondi. Da un lato c’è il dottor Kroll, un conservatore dal cuore freddo che cerca di salvare la Norvegia dal liberalismo dilagante, ma la cui moglie e i cui figli stanno diventando liberali. Dall’altra parte c’è l’editore del giornale radicale locale, Mortensgaard, che è riprovevole quanto Kroll nei suoi tentativi di tirare Rosmer dalla sua parte. Lo stesso Rosmer è stato in teoria conquistato al nuovo mondo di gioia e libertà dalla giovane e affascinante Rebekka West, sua compagna platonica per diversi anni.

Il dramma sorge quando Rosmer racconta a Kroll della sua perdita della fede e della sua intenzione di lottare pubblicamente per i liberali. Kroll si dà da fare, con mezzi giusti o no, per impedire a Rosmer di prestare la sua persona e il suo prestigio al marciume. Sotto la pressione di Kroll, Rebekka si rende conto che nella sua lotta per liberare Rosmer dal suo nobile ma soffocante retroterra, è in realtà quello stesso retroterra, Rosmersholm, che ha vinto lei stessa. Alla fine, l’unico modo col quale John e Rebekka possono ottenere la nuova libertà e mantenere la vecchia nobiltà è gettarsi insieme nel mulino ad acqua di Rosmersholm. In altre parole, dice Ibsen, la vecchia nobiltà è senza gioia, il nuovo conservatorismo è senza cuore e la nuova emancipazione non è migliore. Rimane solo la morte come via d’uscita, apparentemente l’unica affermazione possibile per la coppia intrappolata.

Sono tutte oscure fantasie, non adatte ai cattolici di oggi? No, qui si tratta del ritratto realistico del nostro mondo. Quando la fede muore, come in Rosmer e in miliardi di anime oggi, ecco che il conservatorismo (Kroll) alla fine non conserva nulla, la sinistra (Mortensgaard) è buona come gettare benzina senza Dio su un fuoco senza Dio, l’emancipazione (Rebekka) manca di costanza, e il suicidismo del liberalismo prende il sopravvento. In fatti, se Rosmer vuole avere la vita, e averla più abbondantemente (Gv X, 10), deve far rivivere in se stesso la fede dei suoi nobili antenati, il che significa che deve superare anche i migliori dei suoi antenati protestanti per tornare ai cattolici che hanno fatto la Norvegia cristiana. Una volta che Rosmer tornerà ad essere veramente cattolico, ecco che Kroll, Mordensgaard e Rebekka potranno vedere tutti la vera soluzione, e l’intera regione potrà illuminarsi di nuovo con la luce di Cristo.

Kyrie eleison.