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L’autorita’ di monsignore – I

L’autorita’ di monsignore – I posted in Commenti Eleison on Febbraio 15, 2020

Illustriamo il rapporto fra la Verità Cattolica e l’Autorità Cattolica con l’esempio concreto dell’Atanasio dei tempi moderni, che Dio ci ha dato per indicarci la via attraverso la crisi pre-apocalittica in atto: Monsignor Lefebvre (1905–1991). Quando la massa dei capi della Chiesa fu convinta al Vaticano II a cambiare la natura della Fede, e qualche anno dopo, in nome dell’obbedienza, ad abbandonare il vero rito della Messa, con la forza della sua fede Monsignore rimase fedele alla Verità immutabile della Chiesa e mostrò che essa è il cuore e l’anima della sua divina Autorità. Come dice il proverbio spagnolo: “Obbedienza non è serva dell’obbedienza”.

Certamente Monsignore credeva nell’autorità della Chiesa per dare ordini ai suoi membri a tutti i livelli per la salvezza delle loro anime. Per questo nei primi anni dell’esistenza della Fraternità San Pio X (1970–1974) si preoccupò di obbedire al diritto canonico e al Papa, Paolo VI, per quanto gli era possibile, ma quando gli ufficiali inviati da Roma per ispezionare il suo Seminario a Écône si allontanarono dalla Verità cattolica nelle cose che dicevano ai seminaristi, scrisse la sua famosa Dichiarazione del novembre 1974, per protestare contro l’abbandono della fede cattolica da parte dell’intera Roma a favore della nuova religione conciliare, e quella Dichiarazione servì come un documento principale per quello che emerse come movimento Tradizionale, a partire dalla Messa di Lille nell’estate del 1976.

Ora, lo stesso Monsignore ha sempre negato risolutamente di essere il capo della Tradizione, perché ancora oggi la Tradizione cattolica è un movimento non ufficiale e non ha alcun tipo di struttura ufficiale. Né egli era l’unico capo tra i Tradizionalisti, né tutti erano d’accordo con lui o gli rendevano omaggio. Tuttavia un gran numero di cattolici ha visto in lui il proprio capo, si è fidato di lui e ha seguito la sua guida. Perché? Perché in lui videro la continuazione di quella Fede cattolica che sola può salvare le loro anime. In altre parole, Monsignore può non aver avuto alcuna autorità ufficiale su di loro, perché la giurisdizione è prerogativa degli ufficiali della Chiesa regolarmente eletti o nominati, ma ha costituito fino alla sua morte un’enorme autorità morale grazie alla sua fedeltà alla vera Fede. In altre parole, è stata la sua fedeltà alla Verità a creare la sua autorità, non ufficiale ma reale, mentre la mancanza di Verità degli ufficiali romani, da allora ha minato la loro autorità. La dipendenza dell’autorità, almeno di quella cattolica, dalla Verità, era quanto di più chiaro potesse esserci.

Tuttavia, con la Fraternità San Pio X che Monsignore fondò nel 1970, le cose sono state un po’ diverse, perché allora egli ricevette dalla Chiesa ufficiale una giurisdizione da parte di Mons. Charrière, vescovo della diocesi di Ginevra, Losanna e Friburgo, una giurisdizione a lui cara perché dimostrava che non si inventava le cose man mano che andava avanti, ma che faceva un lavoro della Chiesa. E così fece del suo meglio per governare la FSSPX come se fosse il normale capo di una normale Congregazione cattolica sotto Roma, cosa che la difesa della vera Fede gli dava ogni diritto di fare. Tuttavia, i Romani pubblici e ufficiali usarono tutta la loro giurisdizione per addebitargli la menzogna, allontanando così da lui una massa di cattolici che altrimenti lo avrebbero seguito.

Inoltre, la Neochiesa che costoro stavano creando significava che anche all’interno della Fraternità la sua autorità fosse seriamente indebolita. Per esempio, se prima del Concilio un sacerdote insoddisfatto del suo vescovo diocesano chiedeva di entrare nella diocesi di un altro, il secondo vescovo consultava naturalmente il primo sul richiedente, e se il primo consigliava al secondo di non avere nulla a che fare con lui, la domanda finiva immediatamente di avere corso. Al contrario, se un sacerdote della Fraternità non era soddisfatto di essa e chiedeva di entrare in una diocesi della Neochiesa, il vescovo della Neochiesa decideva di “riaccoglierlo nell’ovile ufficiale” come fuggiasco dallo “scisma lefebvriano”. Fu così che Monsignore non fu sostenuto dai suoi fratelli vescovi, il che significava che non poteva usare come avrebbe dovuto la disciplina con i sacerdoti all’interno della Fraternità. La sua autorità era scricchiolante, nella misura in cui non aveva a disposizione nessuna sanzione con cui tenere a freno i preti capricciosi. Così la mancanza di Verità nella Neochiesa lasciava la Verità nella Fraternità senza l’autorità cattolica che la proteggesse.

Kyrie eleison.

Professor Drexel – III

Professor Drexel – III posted in Commenti Eleison on Gennaio 18, 2020

Col terzo e ultimo estratto presentato da questi “Commenti” del mirabile libro del professor Drexel degli anni Settanta in Austria, “La fede è più grande dell’obbedienza”, possiamo ben pensare che sia Nostro Signore a parlare, perché di per sé il messaggio è del tutto ortodosso, e nel contesto della confusione nella Chiesa che seguì il Vaticano II (1962–1965), è un chiaro segnale che la Chiesa ufficiale nel XX secolo stava andando nella direzione sbagliata, come sta ancora facendo. Per il clero cattolico, il messaggio è un chiaro avvertimento: se si insiste nel seguire la nuova direzione degli uomini, abbandonando la vera religione di Dio, al momento della morte si dovrà affrontare una spaventosa condanna all’Inferno. Per i laici cattolici, il libro è un incoraggiamento altrettanto chiaro: se con fede e coraggio si rimane fedeli alla vera Chiesa, la ricompensa sarà grande in Paradiso. Per il clero e i laici, il messaggio è del tutto attuale nel 2020.

MAGGIO 1974

Non fatevi abbattere dalla confusione e dalle eresie dei sacerdoti infedeli e apostatati, il cui corpo e il cui godimento sensuale contano più dell’amore per la Mia Chiesa e per le anime immortali. Che tutti i reali e veri credenti sappiano che i nemici interni ed esterni della Chiesa periranno – per sempre – a meno che non ritornino con il pentimento interiore all’unica e sola dottrina della Chiesa.

Io vi dico: sorgeranno dei sacerdoti, che adesso si stanno formando, nascosti nel silenzio, per il futuro e per il tempo – che verrà presto – quando con spirito apostolico, seguendo le orme dei santi, perseguiranno quell’ordine divino e quell’unità della Mia Chiesa cattolica che Io desidero, ed essi si faranno avanti con una santa riverenza per il mistero e il miracolo della Santa Eucaristia. (Questa è sicuramente una profezia sui giovani sacerdoti della Tradizione che comincerebbero a uscire da Écône in piccoli ma significativi numeri nel 1976).

LUGLIO 1975

La mia Chiesa vive in mezzo all’apostasia e alla distruzione. Essa sopravive nei numerosi leali fedeli. Nella storia della Mia Chiesa ci sono sempre stati momenti di declino, diserzione e devastazione, a causa di cattivi sacerdoti e di pastori tiepidi. Ma lo spirito di Dio è più forte, e sulle rovine e sul cimitero dell’infedeltà e del tradimento ha risollevato la Chiesa e l’ha fatta rifiorire, solo più piccola di prima. L’opera del mio servo Marcel a Écône non sta per perire! (Il “Marcel” qui menzionato è naturalmente Mons. Lefebvre che fondò nel 1970 il seminario tradizionale di Écône).

MARZO 1976

Il mio fedele figlio Marcel, che soffre molto per la Fede, sta percorrendo la strada giusta. Egli è come una luce e una colonna della verità, che molti dei miei sacerdoti ordinati stanno tradendo. La fede è più grande dell’obbedienza. Perciò è mia volontà che l’opera di educazione teologica per i sacerdoti continui nello spirito e nella volontà di mio figlio Marcel, per la salvezza e il grande aiuto della Mia unica e vera Chiesa. (Chi ha orecchie per ascoltare ha qui la più chiara approvazione della Tradizione cattolica).

DICEMBRE 1976

Chi si prepara al sacerdozio ed entra nei seminari sotto i vescovi diocesani, entra senza avere una fede intera o profonda nella Transustanziazione; e non sono pochi i candidati al sacerdozio che accarezzano l’idea di sposarsi un giorno. Non è quindi lontano il tempo in cui la gente sarà senza sacerdoti in molti luoghi.

Eppure quei sacerdoti che vedono nel Sacrificio sacramentale della Messa il più vero e il più santo dei sacrifici, e che celebrano con una santa venerazione il mistero del Mio Corpo e del Mio Sangue, come il Mio degno servo Marcel, sono perseguitati, disprezzati e messi al bando.

Kyrie eleison.

Dillo forte!

Dillo forte! posted in Commenti Eleison on Dicembre 28, 2019

Se ci sono state grandi menti del passato, è perché hanno pensato a cose grandi, il che significa, esplicitamente o implicitamente, alle cose di Dio; e se sono state veramente grandi menti, il loro pensiero non sarà stato solo distruttivo. Una di queste menti era certamente l’inglese Shakespeare. Come cattolico, egli si trovò alle prese con l’apostasia del suo Paese proprio quando Shakespeare stava raggiungendo il suo apice, intorno al 1600. Ma quella svolta dell’Inghilterra verso il Protestantesimo significava che, se egli non voleva essere impiccato, sventrato e squartato, doveva camuffare il suo messaggio cattolico, come ha dimostrato Clare Asquith nel suo libro del 2005, “Shadowplay”, dove ha innalzato la letteratura inglese al di sopra dei “patrioti” inglesi e dei nani della critica letteraria.

Per fare solo un esempio, nell’appendice del libro sul Sonetto 152 di Shakespeare, lei mostra come dall’inizio alla fine, sotto l’apparente rivolgersi ad una donna che Shakespeare aveva conosciuto, ci sia un secondo completo significato che egli riferisce ampiamente a se stesso come scrittore che non è riuscito a mettere in guardia i suoi compatrioti come avrebbe dovuto fare. Ecco le 14 righe del sonetto con il loro significato apparente:—

In loving thee thou know’st I am forsworn,
But thou art twice forsworn, to me love swearing,
In act thy bed-vow broke and new faith torn,
In vowing new hate after new love bearing.
But why of two oaths’ breach do I accuse thee,
When I break twenty? I am perjured most;
For all my vows are oaths but to misuse thee
And all my honest faith in thee is lost;
For I have sworn deep oaths of thy deep kindness,
Oaths of thy love, thy truth, thy constancy,
And, to enlighten thee, gave eyes to blindness,
Or made them swear against the thing they see.
    For I have sworn thee fair; more perjured eye,
    To swear against the truth so foul a lie!

Tu sai che sono spergiuro quando t’amo,
Ma tu lo sei due volte quando mi giuri amore,
Hai violato talamo nuziale e tradito la nuova fede,
Giurando nuovo odio dopo un amore rinnovato.
Ma perché dovrei accusarti di due voti infranti.
Quando io ne infrango venti? Io sono più spergiuro;
Tutte le mie promesse non fanno che danneggiarti,
E tutta la mia onesta fede in te è perduta;
Ho fatto profondi giuramenti sulla tua grande bontà,
Giuramenti sul tuo amore, la tua onestà e costanza,
E per mettere in luce te, ho reso ciechi i miei occhi,
O li ho fatti giurare contro le cose che vedevano.
    Perché ti ho giurato buona, sono io più spergiuro,
    Giurando contro il vero con una ripugnante bugia!

E’ interessante notare che il testo del sonetto ha più senso nel suo significato nascosto, che si riferisce all’Inghilterra infedele, che nel suo significato apparente, che si riferisce all’amante infedele di Shakespeare. Infatti “Merrie Englande” [Allegra Inghilterra] era stata una moglie fedele della Chiesa cattolica per 900 anni. Con l’Act of Supremacy [Legge di Supremazia] di Enrico VIII (1534) (“In Act”), l’Inghilterra ruppe il suo matrimonio (“bed-vow”) con la Chiesa cattolica e prese il Protestantesimo come suo amante. Poi risposò la Chiesa cattolica sotto Maria Tudor (1553) (“new faith”, “new love”), per poi ricadere nell’adulterio con il Protestantesimo sotto Elisabetta I (1558), (“new faith torn ”, “new hate” della Chiesa cattolica). Ma Shakespeare (1564–1616) si biasima per un’infedeltà peggiore, perché in questi anni ha ripetutamente glorificato (“to enlighten thee”) l’Inghilterra con i suoi infedeli governanti Tudor, per esempio nelle sue History Plays, glorificante il danno dell’Inghilterra (“to misuse thee”), perché come cattolico sapeva benissimo che il Protestantesimo sarebbe stato la rovina di Merrie Englande. Di fatti!

E oggi? Lo schema si ripete: per oltre 1900 anni i cattolici del mondo si sono sposati fedelmente con la vera Chiesa, ma con il Vaticano II (1962–1965) la gran parte di loro ha seguito i cattivi capi più o meno in adulterio con il mondo moderno (“bed-vow broke”). Poi Monsignor Lefebvre (1905–1991) ha ricondotto molti alla Chiesa veramente cattolica (“new faith”, “new love”, o rinnovamento della vecchia fede e del vecchio amore), solo per vedere i suoi successori alla guida della Fraternità San Pio X da lui fondata nel 1970 ricadere in un anelito adultero di ricongiungimento con la Roma conciliare, con un “new hate” per la verità preconciliare.

Conclusione? Qualsiasi shakespeariano tra noi, o qualsiasi cattolico, deve dire forte che la Roma di Pachamama non è, in quanto tale, che un abominio, da fuggire.

Kyrie eleison.

Maccabei ? Dove?

Maccabei ? Dove? posted in Commenti Eleison on Gennaio 26, 2019

Cosa significa la riunificazione della Fraternità San Pio X con Roma per la gran massa degli abitanti del mondo e anche per la gran parte dei cattolici? La risposta deve essere: poca cosa. Così deve essere accaduto quando i passeggeri del Titanic videro una squadra di ingegneri andare sottocoperta per fare un’ispezione: avranno mostrato poco interesse; ma non appena sono venuti a sapere che la loro grande nave era condannata, il loro interesse deve essere alquanto cresciuto. La Chiesa cattolica si è scontrata con l’iceberg del Vaticano II oltre 50 anni fa. Un grande ingegnere della Chiesa avvertì il capitano della stessa Chiesa di ciò che era successo, e quale fu il risultato? Egli mostrò come impedire che la Chiesa affondasse. Purtroppo, Mons. Lefebvre allora non fu ascoltato, né lo è stato da allora, e i suoi scoraggiati successori oggi preferiscono ascoltare i capitani fuorviati, i quali, se la Fraternità non mostra più la vera via d’uscita, sono da compatire. Ricordiamo gli ultimi sei anni del processo di riunificazione e valutiamo a che punto si trova oggi.

Il passo decisivo in questo processo è stato il Capitolo Generale della Fraternità del 2012, dove si è rinunciato al principio fondamentale di Monsignore: senza un accordo dottrinale tra la Fraternità e Roma, nessun accordo puramente pratico potrà servire alla Chiesa. Questo perché un cattolico è tale in primo luogo per la sua soggettiva virtù di fede, che sottomette la sua mente e la sua volontà all’oggettivo credo della Fede della Chiesa. L’errore che procura il soggettivismo è rendere soggettiva la Fede oggettiva, in modo che io sia libero di credere, e di conseguenza di comportarmi, come mi piace. Come credere che 2 più 2 faccia 4, OPPURE 5 OPPURE 6 OPPURE 6.000.000. Questa infedeltà del Vaticano II, la Fraternità la ha essenzialmente adottata nel 2012, eppure i capi della Fraternità hanno iniziato a rassicurare da subito i loro sacerdoti e i laici che nulla di essenziale era cambiato nella Fraternità. MA –

Nel 2013 ebbe inizio a Roma una serie di incontri pubblicamente ammessi con le autorità romane, per preparare passo dopo passo il pieno riconoscimento. Questo processo è stato regolarmente seguito:—

Nel 2014, ci sono state delle visite di dignitari romani ai seminari della FSSPX, e c’è stato per il Giubileo la “concessione” temporanea della giurisdizione ufficiale per le Confessioni amministrate dalla FSSPX.

Nel 2015, la “concessione” temporanea per le Confessioni e l’Estrema Unzione è stata resa permanente.

Nel 2016, le ordinazioni sacerdotali nella FSSPX non dovevano più essere punite con la sospensione “a divinis”.

Nel 2017, i matrimoni celebrati dalla Fraternità sono stati resi “leciti” dalla partecipazione di un sacerdote della Neochiesa come testimone.

Nel 2018, il Capitolo Generale della FSSPX ha eletto per il suo Consiglio Generale tre uomini che non sono leoni della Fede, e ha creato due nuovi incarichi ad affiancarli (Consiglieri Generali) per consentire a Mons. Fellay e a Don Schmidberger di mantenere il loro potere come i due principali leoni della riunificazione.

E nel 2019? – Roma ha attuado il riassorbimento della Commissione Ecclesia Dei (ED) nella Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), da cui era sorta nel 1988 per riportare a Roma i cattolici tentati dalle consacrazioni episcopali della Fraternità a seguire Monsignore invece che Roma. Come tale, l’ED era destinata ad essere relativamente gentile con i tradizionalisti. Ma Papa Francesco non ha tempo per la Tradizione. Quindi, poiché la Neofraternità ora è d’accordo con Roma e non c’è più lo scontro con Roma che c’era nel 1988, egli ha posto fine all’ED. Ma mentre l’ED era gentile con la Tradizione, la CDF annovera i leoni della Neochiesa. Come Cappuccetto Rosso, la Neofraternità si getta nelle fauci di Roma – “Oh, dolce grande cattiva Roma, che bei denti che hai!” “Per mangiarti meglio, sciocca bambina!”

E la Fraternità? Come sarà felice que Roma ha soppressa l’ED, perché la CFD la tratterà come appartenente pienamente alla Chiesa, così rischia di essere felice se Roma dovesse assegnare alla Fraternità due Neovescovi relativamente decenti per sovvenire al suo bisogno di Ordinazioni e Cresime, ma provenienti da fuori la Fraternità e sempre sotto il controllo della stessa Roma. Da parte di Roma sarebbe una mossa intelligente, atta a chiudere ancora di più la trappola su ciò che resta della Fraternità di Monsignore Lefebvre. E quanti sacerdoti della Neofraternità vedranno che in questo c’è “un mare di problemi”, per non parlare di “prendere le armi, per porvi fine” (Amleto)? Non molti, si può temere.

Kyrie eleison.

Attivitá della “Resistenza”?

Attivitá della “Resistenza”? posted in Commenti Eleison on Ottobre 20, 2018

Questa volta è una nonna che scrive a “Commenti Eleison” con una preoccupazione ampiamente condivisa da lettori e amici che simpatizzano in generale per gli obiettivi del movimento della “Resistenza”, ma che si chiedono che cosa esso stia facendo oggi per aiutare la loro situazione. Ecco la sua lamentela, leggermente riassunta:—

Sono molto delusa dalla mancanza di leadership che oggi si manifesta nella Fraternità e nella Resistenza. Noi sosteniamo la Resistenza ma non sappiamo nulla di ciò che sta facendo. Lei ha recentemente consacrato tre Vescovi, ma qual è la loro funzione? Che cosa stanno facendo, danno conforto e speranza ai fedeli? Non sentiamo parlare neanche di loro. Speravamo che Lei e gli altri tre Vescovi formaste qualche sorta di opposizione alla Fraternità. Non è possibile? Diversi sacerdoti molto decisi hanno lasciato la Fraternità. Non potrebbero formare una “contro-Fraternità”? Sicuramente Dio si aspetta qualcosa di più delle semplici preghiere. Anni fa ha suscitato Monsignore per proteggere la Sua Chiesa. Oggi, lascerebbe noi fedeli seguaci in asso? Io penso oggi che molti cattolici della Tradizione stiano cercando disperatamente una forte leadership, sia nella Fraternità sia nella Resistenza.

Cara nonna,

Mi permetta di iniziare rispondendo con un famoso episodio della storia romana prima di Cristo. Nel 216 AC l’esercito romano, normalmente imbattibile, andò a combattere i Cartaginesi guidati da Annibale che aveva invaso l’Italia e stava minacciando la stessa città di Roma. Ma nella battaglia di Canne nel Sud Italia i Romani si lasciarono manovrare e circondare da Annibale, così che furono massacrati dai Cartaginesi. Ci fu costernazione a Roma. Cosa si dovrebbe fare? Alcuni Romani volevano organizzare un altro esercito e affrontare di nuovo Annibale, ma il consiglio del Console Fabio fu di evitare la battaglia, se possibile, e invece osservare attentamente il nemico, e aspettare fino a che non avesse deciso di tornarsene a casa. Il consiglio era buono e venne seguito. Alla fine i Cartaginesi ritornarono a casa, dove il loro esercito fu schiacciato dai Romani quattordici anni dopo. “Fabio il temporeggiatore” aveva vinto.

Nessun paragone funziona perfettamente. Così, dopo la schiacciante sconfitta della Chiesa al Vaticano II (1962–1965), qualcuno avrebbe mai detto che Mons. Lefebvre avesse torto a metter su in pochi anni quell’esercito che avrebbe potuto combattere i modernisti? Sicuramente no. Ma il Vaticano II fu una grande battaglia che lasciò abbastanza buoni combattenti sparsi intorno a Monsignore, in grado di riunirsi in un piccolo esercito negli anni ‘70. Al contrario, la sconfitta di quell’esercito dal 2012 in poi è stata una sconfitta numericamente piccola, che ha lasciato molti meno soldati sparsi a combattere. La strategia potrebbe essere la stessa degli anni ‘70 e ‘80? Sicuramente no. Per prima cosa, i soldati questa volta, spesso figli dei rivoluzionari degli anni ‘60 o successivi, avevano un minore senso di ubbidienza o di Chiesa o mondo ordinato che avevano invece i cattolici sparsi dopo il Concilio. Chi può negare che gli anni 2010 siano molto più disordinati e indisciplinati degli anni ‘70? Ci si potrebbe chiedere se Monsignore, con tutti i suoi doni, oggi potrebbe o avrebbe messo insieme una “contro-Fraternità”. Forse, forse no . . .

Così come stanno le cose, i quattro vescovi del movimento della “Resistenza” (che non è un’organizzazione) fanno ciò che possono, ciascuno nella propria parte del mondo, per fornire ai cattolici che desiderano mantenere la Fede, minimale razioni di sana dottrina e una guida valida, insieme con i sacramenti episcopali. Questo è un risultato minimo, né affascinante né sensazionale, ma potrebbe essere l’essenziale necessario. Se lo è, che Dio ci mantenga fedeli.

Kyrie eleison.

Roma si prepara?

Roma si prepara? posted in Commenti Eleison on Giugno 16, 2018

Nel contesto della crisi che ha sommerso la Chiesa cattolica nell’ultimo mezzo secolo dal Vaticano II (1962–1965), due recenti mosse delle autorità ecclesiastiche a Roma possono sembrare sorprendenti, perché entrambe sembrano favorire quella Tradizione cattolica che Papa Francesco desidera sradicare una volta per tutte, come si evince da tante indicazioni. Il Lupo Cattivo vuole davvero essere gentile con Cappuccetto Rosso che è la Fraternità San Pio X? O si tratta di altre due astute mosse per intrappolarla nella sua tana conciliare? Anche Roma si sta preparando per il Capitolo Generale della Fraternità di metà luglio?

La prima delle due mosse è quella di metà febbraio di quest’anno, quando la Commissione Ecclesia Dei, varata a Roma nel 1988 per rallentare la Tradizione cattolica che minacciava di accelerare, ha concesso alla semi-tradizionale Fraternità San Pietro l’uso degli interamente tradizionali riti liturgici della Settimana Santa. Questi riti sono quelli che sono stati usati per secoli e secoli prima di quella riforma della liturgia attuata da Mons. Bugnini negli anni ‘50, che aprì la strada alla nuova Messa negli anni ‘60. Dal momento che i riti antiqui della Settimana Santa stanno diventando sempre più popolari tra i cattolici che ripudiano la nuova Messa, perché non contengono tante caratteristiche di quella liturgia modernista che Paolo VI impose nel 1969 alla Chiesa universale con l’inganno amministrativo. Roma si sta finalmente allontanando dalla nuova Messa?

A mala pena. E viene in mente la famosa frase di Virgilio, “Qualunque cosa sia, non mi fido dei Greci, anche quando portano doni”. Questo dono alla Tradizione può facilmente essere stato preparato da Roma per persuadere tutti i tipi di Cappuccetto Rosso, in particolare i partecipanti al Capitolo Generale di luglio, che il Lupo Cattivo dopo tutto non è poi così malvagio. Il Capitolo è importante per Roma – quel bastione della Fede eretto da Monsignore deve essere smantellato, perché la vera lotta per la Fede di Mons. Lefebvre costituiva un vero e proprio blocco stradale per la marcia in avanti del Nuovo Ordine Mondiale, sproporzionato rispetto alle dimensioni della Fraternità. La lotta è stata gravemente indebolita dalla sua morte, ma Roma teme che il Capitolo la rianimi. Roma vuole un altro liberale come Superiore Generale, o un candidato di compromesso, ma non un combattente per la Fede!

L’altra sorprendente mossa di Roma è quella del 16 maggio, quando un noto vaticanista, Andrea Tornielli, ha pubblicato un estratto di un libro apparso di recente, scritto da un ufficiale romano su Papa Paolo VI (1963–1978). L’estratto è un resoconto dettagliato della conversazione del settembre 1976 tra il Papa e Mons. Lefebvre, a meno di due mesi dalla Messa celebrata da Monsignore a Lille, in Francia, di fronte ad un’enorme folla. Quella Messa segnò l’inizio del movimento tradizionale, così il Papa volle tenere a freno Monsignore. La conversazione della durata di poco più di mezz’ora fu annotata sul momento dai Romani, in seguito fu descritta in modo un po’ diverso da Monsignore; mentre negli ultimi 42 anni i Romani ne hanno tenuto riservato il contenuto. Perché pubblicarlo ora?

La risposta deve trovarsi in quel “modo un po’ diverso”. L’ottimo sito Internet dell’America Latina, Non possumus, ha pubblicato uno accanto all’altro le parti pubblicate dai Romani e il racconto della conversazione fatto da Monsignore. I lettori di Non possumus possono verificare da soli come i Romani abbiano sbianchettato la cecità di Paolo VI e la loro stessa malvagità. Esempio notevole: Paolo VI accusò Monsignore di far prestare ai suoi seminaristi un giuramento contro il Papa, il che era assolutamente falso. Monsignore dichiarò di essere pronto a giurare su un crocifisso che il Papa lo aveva accusato di praticare un tale giuramento. Un portavoce romano ha invece negato ufficialmente che ci fosse stato un qualche riferimento a tale giuramento.

Del pari, la versione di Roma sorvola sul divario tra il modernismo di Paolo VI e la Fede di Monsignore, come se i Capitolari non si dovessero preoccupare dell’enorme divario che c’è tra la Roma conciliare e la Fraternità – per Roma, che eleggano un altro liberale come loro Superiore, pero basterà un candidato di compromesso!

Kyrie eleison.