Mons. Marcel Lefebvre

Lo sbaglio di Menzingen – III

Lo sbaglio di Menzingen – III on Luglio 22, 2017

Un altro sacerdote della Fraternità San Pio X (Don PR, delle Pubbliche Relazioni) è sceso nell’arena per difendere il suo Superiore che persegue il riconoscimento ufficiale della Fraternità da parte di Roma. Anche la difesa di Don PR è ben presentata, ma soffre anch’essa dello stesso errore essenziale del perseguimento del riconoscimento che egli intende difendere: la mancanza di realismo. Il principio è una cosa, la pratica un’altra, anche se governata dai principi. Essere maestro nei principi non è uguale all’essere maestro della pratica, e viceversa. È degno di nota come la difesa di Don PR, del riconoscimento perseguito dal suo Superiore, inizi dicendo che in questa difesa egli, Don PR, sia interessato solo ai principi: per primo, se si possa accettare in linea di principio il riconoscimento da un modernista e, successivamente, come sia possibile collaborare in linea di principio con un modernista.

Per dimostrare che si può accettare un riconoscimento da un Papa modernista, egli sostiene che Mons. Lefebvre lo ricercò da Paolo VI fino alla morte di quest’ultimo, nel 1978, e nel 1988 rifiutò la collaborazione con Giovanni Paolo II nella pratica, ma non in linea di principio. Né il Capitolo Generale della Fraternità del 2012 chiese a Benedetto XVI una professione di Fede cattolica, cosa che avrebbe senz’altro tradito uno spirito scismatico. Ma, si risponde, lo scontro tra Monsignore e Paolo VI a partire dal 1974 in poi è ben noto, e dietro il rifiuto pratico di Monsignore del Protocollo del 1988 vi erano i principi della sua Fede. Il 2012 invece è stato proprio il momento in cui la Fraternità ha abbandonato Monsignore, abbandonando la sua posizione di principio sulla Fede; e in quanto allo spirito scismatico: chi era in realtà in stato di scisma? – Monsignore o i modernisti? Quanto a Papa Francesco, Don PR sostiene che egli è il Papa; che la Chiesa non è ciò che è lui, ma ciò che Nostro Signore ha fatto; la collaborazione con lui lo è solo in quanto Papa cattolico. Ma, si risponde, nella vita reale, come il marcio di una mela è e non è la mela, così la Chiesa conciliare è e non è la Chiesa. Nella vita reale, la Fraternità non ha rapporti solo con la Chiesa cattolica o un Papa cattolico, ma direttamente con il marcio conciliare.

Quando poi Don PR, esaminando successivamente quanto è possibile collaborare con un modernista, risponde che lo si può fare in quanto è per il bene della Chiesa, è evidente che continua ad astrarsi dalla realtà odierna. Così:

* La Chiesa è indefettibile – Certo, ma gli uomini di chiesa conciliari continuano ad essere defettibili.

* La Fraternità sta servendo la Chiesa, non gli uomini di chiesa – Certo, ma deve farlo tramite falsi uomini di chiesa.

* Una prelatura cattolica non potrebbe essere rifiutata – Certo, ma non se è gestita da falsi uomini di chiesa.

* Basta che il Papa si attenga solo alle condizioni della prelatura – Certo, ma come fa un pezzo di carta a proteggere da tali dirigenti?

* L’autorità del Papa viene da Dio – Certo, ma non per distruggere la Chiesa ( II Cor. XIII, 10).

* La Fraternità ha avuto ragione ad accettare la giurisdizione per le confessioni e i matrimoni – Don PR, sei così sicuro? E se si trattasse solo del formaggio di una trappola per topi?

* La domanda pratica come quest’ultima sulla nostra situazione in questo momento “non è nel potere di questo articolo giudicare”, risponde Don PR (cioè, la realtà non lo interessa). Ma la sola possibilità che potrebbe non trattarsi di una trappola dimostra, secondo lui, che l’accettazione o meno del riconoscimento canonico di Roma “non dovrebbe essere giudicato solo sulla base dell’unità con la fede del Papa.” Così che conclude che “il riconoscimento canonico dovrebbe essere accettato se lo è per il bene della Chiesa e rifiutato se non lo è, indipendentemente dalla fede del Papa.”

Ma, Padre, dato che la “fede” di questo Papa è quella che è, questo riconoscimento canonico potrebbe non condurre la Fraternità sotto la dirigenza della Chiesa ufficiale, cioè sotto i Superiori modernisti? Si o no? Nella vita reale, pensi davvero che questo Papa concederebbe una prelatura che non portasse la Fraternità sotto il controllo di Roma? In altre parole, sotto il controllo di persone che non credono più alla verità oggettiva? C’è molta bellezza nei principi cattolici, ma essi devono essere applicati in un mondo reale, spesso troppo reale.

Kyrie eleison.

Disintegrazione

Disintegrazione on Ottobre 29, 2016

Le cose cadono a pezzi; il centro non può reggere,
La pura anarchia si rovescia sul mondo
La torbida marea del sangue dilaga, e in ogni dove
Annega il rito dell’innocenza;
I migliori hanno perso ogni fede, mentre i peggiori
Sono pieni d’ardore appassionato.

Questi famosi versi de Il Secondo Avvento, una poesia scritta nel 1919 sulla scia della Prima Guerra Mondiale dal poeta anglo-irlandese, W. B. Yeats (1865–1939), vengono in mente come una possibile spiegazione di come il movimento di resistenza al tradimento del 2012 della Fraternità San Pio X di Mons. Lefebvre possa essere così forte nella verità e ancora debole in unità e numeri. Il 1919 è quasi un centinaio di anni fa, e Yeats non era né cattolico né particolarmente interessato alla condizione della Chiesa cattolica, che allora sembrava essere fiorente. Ma i poeti possono essere visionari, e Yeats coglieva in questi versi una verità essenziale sulla civiltà occidentale, come emergeva da quella guerra che “stava spegnendo ogni luce in tutta Europa” (Earl Grey): da allora, le nazioni occidentali, sono andate disintegrandosi spiritualmente con un processo ininterrotto.

Ciononostante molti cattolici che oggi desiderano la Fede per sopravvivere, sono sconvolti dall’apparente debolezza della “Resistenza” degli stessi sacerdoti di Mons. Lefebvre in particolare, per l’evidente tradimento dei suoi principi da parte dei loro capi attuali, e cercano una spiegazione. Alcuni pensano che i sacerdoti della FSSPX non prendono una pubblica posizione contro la falsa conciliazione della Tradizione col Vaticano II, perché hanno paura di essere buttati fuori dalla Fraternità senza più un posto per dormire o qualcosa da mangiare. Ma i sacerdoti devono sapere che ci sono dei laici che sarebbero felici di sostenerli. Una spiegazione più approfondita potrebbe essere che i sacerdoti hanno paura di essere tagliati fuori da quella Fraternità che è insieme la loro famiglia umana e la struttura per la quale appartengono all’apparato della Chiesa. Ma anche qui, con una fede abbastanza forte saprebbero che la Provvidenza può supplire a entrambe le esigenze.

D’altra parte, se guardiamo alla svendita della Fraternità nel 2012 tenendo presente la doppia disintegrazione delle due Guerre Mondiali, seguita dalla ben più terribile disintegrazione della Chiesa cattolica al Concilio Vaticano II (1962–1965), è giogo forza ammirare l’eroica impresa di Mons. Lefebvre nel raccogliere insieme i frammenti volanti di tale esplosione senza precedenti, ma non possiamo essere fortemente sorpresi se la Fraternità San Pio X esplodesse a sua volta dall’interno, o se i profughi della sua disintegrazione dovessero avere difficoltà a reintegrarsi fuori di essa. Le cose sono andate in pezzi, e le menti e i cuori con esse. Io penso che non sia rimasta abbastanza integrità o integrazione nei cuori e nelle menti perché noi si possa pensare di ripetere l’impresa di Monsignore. Il mondo è a quasi 50 anni di declino dal 1970, quando Monsignore fondò la Fraternità.

Ciò significa, non che non ci sia niente da fare, ma che in ciò che deve essere fatto si deve operare più dal punto di vista di Dio e meno da quello dell’uomo. Alla stessa fine del mondo, Dio permetterà che la Fede quasi sparisca ( Lc XVIII, 8), ma ci saranno ancora alcune anime che credono, che sperano e che amano. Nel 2016 Egli ci sta dando un’anticipazione di tale sparizione, ma le anime dovrebbero essere in grado di riconoscere che hanno ancora una notevole libertà di credere, sperare ed amare. E dovrebbero essere in grado di prevedere che anche il più potente degli Stati di polizia non avrà il potere di impedire loro di farlo. Inoltre, quanto più pesanti saranno le circostanze che peseranno su tale libertà, tanto più accetta in Cielo sarà la perseveranza di ogni anima nella devozione a Dio, al Suo divino Figlio e alla Beata Vergine, e tanto maggiore saranno i meriti di tali anime. Soprattutto, tanto maggiore sarà il loro costante contributo al benessere della Chiesa. In nessun caso tutto è perso, e mai potrà esserlo. La Chiesa di Dio non è cosa meramente umana.

Kyrie eleison.

Mons. Fellay – III

Mons. Fellay – III on Agosto 20, 2016

Dopo aver letto i due numeri recenti di questi “Commenti” sulla mentalità che induce il Superiore Generale della Fraternità San Pio X a perseguire implacabilmente un accordo meramente pratico con le autorità della Chiesa di Roma, un buon amico mi ha ricordato che le idee guida egli le aveva poste quattro anni fa nella sua lettera del 14 aprile 2012, con la quale rispose agli altri tre vescovi della Fraternità, che lo mettevano seriamente in guardia dal fare qualsiasi accordo meramente pratico con Roma. Molti attuali lettori di questi “Commenti” possono aver dimenticato, o non aver mai saputo di questo avvertimento o della risposta di Mons. Fellay. In effetti, tale scambio di lettere illustra molto che vale la pena ricordare. Eccone i tratti, bruscamente riassunti come al solito, con alla fine dei brevi commenti –

L’obiezione principale dei tre vescovi a qualsiasi accordo pratico con Roma che venisse raggiunto senza un accordo dottrinale, era fondata sull’abisso dottrinale che separa la Roma conciliare dalla Tradizione cattolica. Un anno e mezzo prima di morire Mons. Lefebvre disse che quanto più si analizzano i documenti e le conseguenze del Vaticano II, tanto più ci si rende conto che il problema sta meno negli eventuali errori classici in particolare, come nella libertà religiosa, nella collegialità e nell’ecumenismo, e più in “una totale perversione della mente” in generale, che sta alla base di tutti gli errori particolari, e che deriva dal “complesso di una nuova filosofia fondata sul soggettivismo”. Oltre a ciò, all’argomento chiave di Mons. Fellay che i Romani non fossero più ostili, ma benevoli verso la Fraternità, i tre vescovi risposero con un’altra citazione di Monsignore: tale benevolenza è solo una “manovra”, e niente potrebbe essere più pericoloso per “la nostra gente” che “metterci nelle mani dei vescovi conciliari e della Roma modernista”. I tre vescovi conclusero dicendo che un accordo meramente pratico avrebbe lacerato la Fraternità e l’avrebbe distrutta.

A questa profonda obiezione, quasi come l’abisso che c’è tra il soggettivismo e la verità oggettiva, Mons. Fellay rispose (google Fellay, 14 aprile 2012):— 1 che i vescovi erano “troppo umani e fatalisti”. 2 Che la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo. 3 Che dietro la reale benevolenza di Roma verso la FSSPX c’è la Provvidenza di Dio. 4 Che fare dell’insieme degli errori del Concilio una “super-eresia” è un’impropria esagerazione, 5 che logicamente porta i Tradizionalisti allo scisma. 6 Che non tutti i Romani sono modernisti, perché di loro sempre meno credono nel Vaticano II, 7 al punto che se oggi fosse vivo Monsignore non avrebbe esitato ad accettare ciò che viene offerto alla FSSPX. 8 Che nella Chiesa ci saranno sempre grano e loglio, così che la pula conciliare non è una ragione per restare lontani. 9 Come avrei voluto interpellarvi per un consiglio, ma ognuno di voi in modi diversi “con forza e con passione non è riuscito a capirmi”, e mi ha anche minacciato in pubblico. 10 Che opporre Fede e Autorità è “contrario allo spirito sacerdotale”.

E, per finire, ecco gli stringatissimi commenti su ciascuna delle argomentazioni di Mons. Fellay:—

1 “Troppo umano”? Come diceva Monsignore, il grande abisso in questione è filosofico (naturale) piuttosto che teologico (soprannaturale). “Troppo fatalisti”? Piuttosto che fatalisti, i tre vescovi erano realisti. 2 Gli ecclesiastici Conciliari sono guidati dallo Spirito Santo anche distruggono la Chiesa? 3 Dietro la reale malevolenza di Roma c’è la sua ferma intenzione di dissolvere la resistenza della FSSPX alla nuova religione Conciliare – al pari di tante altre Congregazioni Tradizionali prima di essa! 4 Solo gli stessi soggettivisti non riescono a vedere la profondità del divario tra soggettivismo e Verità. 5 Gli oggettivisti cattolici aggrappati alla Verità sono ben lungi dall’essere in scisma. 6 Sono i massoni a tenere banco a Roma. Lì gli eventuali non-modernisti non hanno alcun potere che conti. 7 Credere che Monsignore avesse accettato le offerte attuali di Roma, significa sbagliarsi totalmente su di lui. Il problema di fondo è molto peggiorato da quei giorni. 8 Il cucchiaio di Mons. Fellay è troppo corto perché lui possa cenare in sicurezza con gli (oggettivi) diavoli romani. 9 I tre vescovi avevano capito fin troppo bene Mons. Fellay, era lui che non voleva sentire quello che tutti e tre avevano da dire. Crede egli di essere infallibile? 10 Di sicuro, San Paolo pensò che l’autorità poteva stare in opposizione alla fede – Gal. I, 8–9, e II, 11. San Paolo mancava di “spirito sacerdotale”?

Kyrie eleison.

Mons. Fellay – I

Mons. Fellay – I on Agosto 6, 2016

Dopo la riunione del 26–28 giugno, in Svizzera, dei Superiori della FSSPX, il Superiore Generale ha reso noto non solo il Comunicato del 29 giugno, rivolto al pubblico in generale e che abbiamo già esaminato in questi “Commenti” tre settimane fa, ma anche una Dichiarazione, il 28 giugno, rivolta ai membri della FSSPX, cioè primariamente ai sacerdoti della FSSPX. La Dichiarazione, di per sé, è criptica, ma una volta decifrata (con l’aiuto di Don Girouard), essa risulta carica di significato per il futuro della Tradizione cattolica. Ecco schematicamente i primi sei paragrafi della Dichiarazione, insieme col testo integrale del settimo:—

(1–4) La Chiesa e il mondo sono in crisi, perché invece di ruotare intorno alla Croce di Cristo, ruotano intorno all’uomo. La FSSPX si oppone a questa “destrutturazione” della Chiesa e della società umana.

(5) Il rimedio di Dio per questo disordine consistette nell’ispirare un Arcivescovo a fondare una Congregazione cattolica gerarchica centrata intorno al sacramento degli Ordini Sacri – Gesù Cristo, la Sua Croce, la Sua Regalità, il Suo Sacrificio e il Suo Sacerdozio, fonte di ogni ordine e di tutte le grazie, sono ciò che connotano la Fraternità fondata dall’Arcivescovo.

(6) Così la FSSPX non è né conciliare (essa ruota intorno a Cristo) né faziosa (essa è gerarchica).

(7) “È veramente il momento della restaurazione generale della Chiesa? La Divina Provvidenza non abbandona la sua Chiesa il cui capo è il Papa, Vicario di Gesù Cristo. Per questo, un segno incontestabile di questa restaurazione sarà la volontà manifesta del Sommo Pontefice di fornire i mezzi per ristabilire l’ordine del sacerdozio, della Fede, della Tradizione – segno che sarà, per di più, il garante della necessaria unità della famiglia della Tradizione.”

Chiaramente i primi sei punti portano al settimo. E non è irragionevole intendere il settimo nel senso che quando Papa Francesco darà l’approvazione ufficiale alla Fraternità, questa sarà la prova che è finalmente arrivato il momento che tutta la Chiesa cattolica si riprenderà, che saranno restaurati il sacerdozio cattolico, la Fede cattolica e la Tradizione cattolica, e che tutti i tradizionalisti si uniranno alla Fraternità San Pio X sotto il suo Superiore Generale. Mons Fellay sembrerebbe ripetere qui a beneficio di tutti i sacerdoti della Fraternità, la sua costante visione del glorioso ruolo della Fraternità, dal momento che nel corso della riunione svizzera, come si è saputo, almeno alcuni dei Superiori avevano poco prima messo in dubbio che la gloria potesse venire sottoforma di una riunione con la Roma ufficiale. Solo che quei Superiori in disaccordo avevano ragione, perché qui Mons. Fellay sta sognando! Un sogno nobile, ma mortale.

Il sogno è nobile perché è tutto in onore di Nostro Signore Gesù Cristo, della Sua Chiesa, del Suo Sacrificio, di Mons. Lefebvre, del sacerdozio cattolico e così via. Il sogno è mortale perché si muove sul sacerdozio piuttosto che sulla Fede, e mentre accredita correttamente Papa Francesco e i Romani come i detentori dell’Autorità della Chiesa, non tiene conto di quanto essi siano lontani dal detenere la Fede cattolica. Se si può dire che Mons. Lefebvre ha salvato il sacerdozio cattolico e la Messa, per lui erano solo come un mezzo per salvare la Fede. Ricordiamo infatti la Fede sta al sacerdozio come il fine sta al mezzo, e non viceversa. Cosa sarebbe il sacerdozio senza la Fede? Chi crederebbe nei Sacramenti? Chi avrebbe bisogno di sacerdoti?

E riguardo a questa Fede, il Papa attuale e gli ufficiali romani che imperversano intorno a lui, hanno perso la presa sulla Verità in quanto unica, oggettiva, non contraddittoria ed esclusiva, e con ciò hanno perso loro presa sulla vera Fede, per non dire che hanno perso la vera Fede. Ciò significa che se Papa Francesco approvasse davvero ufficialmente la Fraternità, questo non sarebbe in alcun modo un segno che la Fraternità potrebbe restaurare la sanità della Chiesa, quanto piuttosto il fatto che la Chiesa ufficiale assorbirebbe la Fraternità nella sua follia.

Kyrie eleison.

L’eredità di monsignore – II

L’eredità di monsignore – II on Aprile 2, 2016

Nel 2012, i successori di Monsignore alla testa della sua Fraternità San Pio X, non essendo riusciti a capire come lui ponesse in modo fondamentale la Verità cattolica prima dell’Autorità cattolica, sostennero falsamente di star seguendo il suo esempio, quando al Capitolo Generale della Fraternità, in quell’estate, si disposero a mettere nuovamente la Verità al di sotto dell’Autorità, aprendo la porta a un accordo politico e non dottrinale con i bugiardi di Roma – “Il cattolicesimo è rivoluzionario” è una menzogna mostruosa. Per anni questi successori hanno diffuso le voci che l’accordo sarebbe stato imminente, ma Roma li porta dove vuole, per loro stessa responsabilità, e rischia di continuare ad ottenere concessioni, come, forse, la disastrosa intervista del 2 marzo concessa dal Superiore Generale ad un predatore di professione. La Roma conciliare non dimentica mai ciò che la FSSPX sembra non voler più ricordare – la Tradizione Cattolica e il Vaticano II sono assolutamente inconciliabili.

Tuttavia, Monsignore ha discepoli che non hanno dimenticato questa inconciliabilità. Costoro sono noti sotto il nome di “Resistenza”, che è un movimento piuttosto che un’organizzazione, come è logico che sia. Aggrappati alla Verità contro la falsa Autorità sia di Roma sia ora della FSSPX, ogni autorità interna tra loro può al massimo essere supplita, cioè un’autorità anormale fornita dalla Chiesa invisibilmente in caso di emergenza per la salvezza delle anime. Ma tale autorità, per l’invisibilità della sua trasmissione (in contrasto con le cerimonie visibili con le quali vengono trasmessi molti tipi di autorità tra gli uomini), è molto più debole e più contestabile dell’autorità normale nella Chiesa, che scende sempre, in ultima analisi, dal Papa. Pertanto, la “Resistenza” ha la forza della Verità, ma una debolezza dell’Autorità, di norma essenziale per proteggere la Verità cattolica.

Sicuramente, i cattolici resistenti, all’interno o al di fuori della Tradizione, devono tenere conto delle tante conseguenze di questa divisione tra Verità e Autorità, imposta dal Vaticano II a tutta la Chiesa. Essendo il Supremo Pastore di Dio fortemente colpito dalla follia conciliare, come potrebbero le pecore di Dio non essere fortemente disperse (cfr Zach XIII, 7; Mt. XXVI, 31)? Per non soffrire, i cattolici non avrebbero dovuto appartenere alla Chiesa cattolica. È questo che vogliono? Quindi i cattolici per il momento non devono essere né sorpresi dai tradimenti, né delusi dalle divisioni. Al Diavolo per il momento è stata data quasi mano libera per causare divisioni (“diabolein” in greco), e quando i cattolici sono tutti in lotta per la salvezza eterna, le divisioni sono spesso amare. Pazienza.

Poi, visto che dai Papi conciliari non può più venire la linfa vitale della vera Autorità cattolica, che scenda fin nelle istituzioni cattoliche, le persone cattoliche non possono più dipendere dalle istituzioni cattoliche come normalmente dovrebbero essere in grado di fare. Piuttosto, sono queste istituzioni che per la Verità devono dipendere dalle persone, come si è visto per la FSSPX che dipendeva da Mons. Lefebvre. Ma le persone, senza il sostegno o controllo istituzionali, sono sempre suscettibili di essere fallibili, e così non sembra saggio aspettarsi che oggi ogni raggruppamento di cattolici per la Verità possa attrarre grandi numeri. Naturalmente, i cattolici possono aspettarsi una struttura, una gerarchia, dei Superiori e l’obbedienza, ma queste non possono essere fabbricate dal nulla. Sicuramente i piccoli resti sono all’ordine del giorno. Pazienza.

In conclusione, i cattolici che stanno cercando di mantenere la Fede devono far propria la loro meritata punizione, rinunciare a tutte le umane illusioni e invenzioni, e chiedere in preghiera a Dio Onnipotente di intervenire. Quando abbastanza anime si rivolgeranno a Lui per la Sua soluzione, e non per la loro, esse riconosceranno che la Sua Provvidenza interviene per loro nella forma della Devozione dei Primi Sabati del mese, in riparazione a Sua Madre. Quando sarà stata fatta la bastante riparazione, Egli darà al Suo Vicario in terra la grazia di consacrare la Russia al di lei Cuore Immacolato, e allora l’ordine incomincerà ad essere ripristinato, come Dio ha promesso. Per la pratica di questa Devozione, non perdere i “Commenti” della prossima settimana.

Kyrie eleison.

Malattia inimmaginabile

Malattia inimmaginabile on Marzo 7, 2015

Nell’estate del 1976, “calda” per la Fraternità San Pio X, dopo che Paolo VI “sospese” Mons. Lefebvre per aver ordinato 14 sacerdoti per la Tradizione, lo scontro tra il Papa e la Tradizione cattolica fu così aspro che in agosto si verificò uno dei due momenti nei quali Monsignore prese in considerazione seriamente la possibilità che la Sede di Roma potesse essere vacante. Come si può ascoltare dalla registrazione delle parole da lui pronunciate, egli era angosciato per lo scontro: com’era possibile che un vero Vicario di Cristo potesse distruggere così la Chiesa? Alla fine Monsignore non adottò mai la soluzione sedevacantista, ma vediamo con quanta chiarezza egli espose il problema, e poi suggeriamo una volta di più una linea di soluzione che la sua mentalità avrà appena potuto immaginare. Ecco una sintesi delle parole da lui pronunciate nell’agosto del 1976:

La gente mi chiede cosa penso di Papa [Paolo VI]. È un mistero incredibile. Il vero Papa è l’unità della Chiesa, ispirato dallo Spirito Santo e protetto dalla promessa di Nostro Signore a sostegno della Fede. Ma a partire dal Vaticano II, Paolo VI sta sistematicamente distruggendo la Chiesa. Nulla è risparmiato: catechismo, università, Congregazioni, seminari, scuole. Ogni cosa cattolica viene distrutta. Si cerca una soluzione.

Diverse false soluzioni possono essere scartate a priori, ad esempio, Paolo VI è prigioniero, drogato, vittima di suoi subalterni, ecc . . . . Quando ha benedetto i Carismatici o baciato il piede del Patriarca Ortodosso, aveva una pistola puntata alla testa? Nelle udienze pubbliche, l’ho visto parlare con abilità, presenza di spirito, pertinenza e con l’intelligenza di un uomo nel pieno possesso delle sue facoltà. Il Cardinale Benelli mi ha detto che è stato il Papa stesso a scrivermi quelle lettere [che frantumano la Tradizione], che egli è pienamente informato, che sa esattamente quello che sta facendo, è la sua volontà, sono le sue decisioni. Il Cardinale ha detto che egli riferisce al Papa tutti i giorni e l’avrebbe fatto di nuovo subito dopo la nostra conversazione.

Quindi, può Paolo VI non essere un vero Papa? Questa è un’ipotesi possibile. I teologi hanno studiato il problema. Io non lo so. Non mi si faccia dire quello che non dico. Ma il problema sembra teologicamente insolubile.

Monsignore parlava di Paolo VI, ma il problema è essenzialmente lo stesso per tutti e sei i Papi conciliari (eccetto forse Giovanni Paolo I). Dividiamo il problema in due: come può il vero Dio permettere tale distruzione della Sua Chiesa? Come possono i Suoi veri Vicarii essere i principali distruttori?

Quanto a Dio Onnipotente, in primo luogo la distruzione sarà ancora peggiore alla fine del mondo ( Lc. XVIII, 8). In secondo luogo, facilmente Dio starebbe purificando la sua Chiesa per preparare il Trionfo del Cuore Immacolato di Sua Madre. In terzo luogo, Dio ha impedito che Paolo VI distruggesse del tutto la Chiesa, quando, per esempio, “per caso” poté accorgersi di un piano per dissolvere il Papato, contenuto nel testo della Lumen Gentium; così che il Papa poté bloccare il piano aggiungendo al testo la Nota Praevia.

Per quanto riguarda i Vicarii, Mons. Lefebvre sembra che non abbia considerato la seguente linea di soluzione, cosa che può costituire il motivo per cui in quell’agosto anche lui sembra sia rimasto quasi inchiodato ai corni del dilemma: o sedevacantista o liberale. Ma se ogni anno il liberalismo riesce a confondere la mente di sempre più uomini sulla terra, come potrebbero evitare i Papi la malattia universale di essere in errore in “sincerità”? Perché sono degli uomini istruiti? Ma il liberalismo regna soprattutto nelle scuole e nelle università. Quindi, se i diseducati Papi conciliari sono “sinceramente” convinti che la “verità” evolve, neppure con i loro gravi errori negherebbero con pertinacia la Verità cattolica che sanno essere definita, perché secondo loro anche la Verità definita, per essere “verità”, deve necessariamente evolvere, nel senso inteso da loro.

Kyrie eleison.