Commenti Eleison

Origini dell’Islam

Origini dell’Islam on Settembre 10, 2016

Nel raccomandare ai lettori “Complotto contro la Chiesa” di Maurice Pinay, un libro che dimostra con dovizia di documenti che i principali nemici esterni della Chiesa cattolica per 2.000 anni sono stati gli Ebrei, questi “Commenti” hanno dichiarato che gli Ebrei sono stati dietro l’Islam, la Massoneria e il Comunismo. Nessun lettore ha contestato che fossero dietro la Massoneria e il Comunismo, ma alcuni hanno chiesto cos’è che prova che fossero anche dietro l’Islam. In effetti, da quando l’Islam sorse nel settimo secolo dopo Cristo, su di esso non vi è niente di paragonabile alla documentazione esistente sulle radici moderne della Massoneria e del Comunismo. Tuttavia, esperti dell’Islam dicono anche che molti degli documenti originali sull’inizio dell’Islam potrebbero essere stati distrutti proprio per coprire le sue vere origini. Per indicare gli Ebrei come iniziatori dell’Islam, possiamo partire dallo stesso testo del Corano e dagli argomenti storici.

Per quanto riguarda il testo del Corano, uno che l’ha studiato da vicino prima del Concilio, Hanna Zakarias, nel suo libro “Vrai Mohammed, Faux Coran” [Vero Maometto, falso Corano] giunge alla conclusione che si sia trattato interamente dell’opera di un rabbino ebreo. Per sostenere la sua tesi che l’Islam sarebbe semplicemente l’Ebraismo spiegato agli Arabi da un rabbino, per convertirli all’unico vero Dio del Vecchio Testamento, Zakarias sostiene che non vi è racconto o dettaglio nel Corano che non sia specificamente ebraico, che non si riferisca al Vecchio Testamento, al Talmud o ad altra letteratura ebraica. Solo un Ebreo, egli sostiene, potrebbe glorificare Israele come fa il Corano, ponendolo come capo delle nazioni e unico destinatario dell’unica Rivelazione dell’unico vero Dio. I passi del Corano, infatti, che onorano per esempio Giovanni Battista e la Beata Vergine, lo fanno puramente in quanto Ebrei, tagliando fuori tutto il collegamento al Cristianesimo ( Sura XIX, 1–21). Quanto a Gesù, egli potrebbe essere stato il figlio di Maria, ma non era certamente il Figlio di Dio.

Al contrario, uno studioso post-conciliare dell’Islam, Laurent Lagartempe, nel suo libro “Le origini dell’Islam” afferma che ci sono molti interrogativi sulla persona storica di Maometto, e sostiene che il Corano è un miscuglio di testi disparati, più o meno definito solo due secoli dopo l’inizio dell’Islam, per giustificare la nuova religione e per servire come suo testo sacro in grado di rivaleggiare con il Vecchio Testamento di Mosè e il Nuovo Testamento di Gesù Cristo. Ma Lagartempe non contesta una presenza significativa del Giudaismo nel Corano, né la sua influenza.

Per quanto riguarda gli argomenti storici sugli Ebrei che stanno dietro l’Islam, il libro di Pinay documenta la parte ben nota svolta dagli Ebrei per aiutare gli Arabi a conquistare la Spagna cattolica tra il 711 e il 788, riconquistata poi dai cattolici solo nel 1492. Lagartempe suppone ragionevolmente che la precedente conquista araba del Nord Africa dal 647 al 710, sia stata aiutata anch’essa dagli Ebrei, perché quei paesi a sud del Mediterraneo, un tempo fiorente parte della Cristianità, da allora in poi sono rimasti in gran parte sotto il controllo arabo.

Tuttavia, forse il principale argomento a sostegno del fatto che gli Ebrei stiano dietro l’Islam è di ordine più generale, e difficilmente contestabile, poiché poggia sul ruolo del tutto speciale svolto nella storia dal popolo del Messia, Nostro Signore Gesù Cristo, a cominciare dalla formazione degli Israeliti per tale ruolo, guidata da Dio stesso per più di 2000 anni da Abramo a Cristo. Basta vedere nel Vecchio Testamento come Dio li premii e li punisca per formarli come la culla del futuro Messia. Questa formazione ha fornito agli Ebrei una familiarità tutta particolare con l’unico vero Dio, che da allora essi non hanno mai del tutto perso. E tale familiarità dà loro una particolare abilità per fabbricare religioni sostitutive che sembrano soddisfare le reali esigenze religiose degli uomini.

Ahimè, essi hanno rifiutato il loro Messia quando è venuto, e tale rifiuto dà loro una speciale motivazione per fabbricare false religioni atte a trarre gli esseri umani lontani da Cristo e dalla salvezza eterna. Ecco la ragione per cui Maurice Pinay può mostrare il modo in cui hanno combattuto lungo tutti i secoli contro la Chiesa cattolica. Oggi sono indiscutibilmente dietro l’invasione musulmana delle nazioni un tempo cattoliche dell’Europa, allo scopo di dissolvere gli ultimi resti della Fede e così impedire che tali nazioni possano opporsi al loro Nuovo Ordine Mondiale.

Kyrie eleison.

Gloria di Maria

Gloria di Maria on Settembre 3, 2016

Questo tempo tra le feste cattoliche dell’Assunzione in Cielo della Madonna (15 agosto) e della Natività di Maria (8 settembre), può essere un buon momento per riflettere su una delle principali obiezioni protestanti alla devozione dei cattolici per la Santa Vergine. La obiezione che suppone che tutta l’attenzione, l’onore e la preghiera rivolti a Maria sarebbero tolti a Nostro Signore – solo Lui è il nostro Redentore, e quindi solo a lui dovrebbero andare tutta la nostra devozione, culto e preghiera. La seguente citazione, proveniente come da Nostro Signore stesso, pone molte di tali obiezioni in una prospettiva diversa:—

L’occhio umano non può fissare il sole, mentre può guardare la luna. L’occhio dell’anima non può fissare la perfezione di Dio quale essa è. Ma può guardare la perfezione di Maria. Maria è come la luna rispetto al sole. Ne è illuminata e riflette su voi la luce che l’ha illuminata, ma addolcendola di quei mistici vapori che la rendono sopportabile alla limitata vostra natura. E’ per questo che io ve la propongo da secoli come modello per voi tutti che ho voluto miei fratelli appunto in Maria.

E’ la madre. Che dolcezza per i figli guardare la madre! Ve l’ho data per questo, perché poteste avere una dolce Maestà la cui splendidezza fosse sufficiente a rapirvi, ma non ad abbacinarvi. Solo ad anime speciali, che ho scelto per motivi insindacabili, ho mostrato Me stesso, nel mio fulgore di Dio-Uomo, di Intelligenza e di Perfezione assoluta. Ma insieme a quel dono ne ho dovuto dare un altro che le rendesse capaci di sopportare la mia conoscenza senza rimanere annichilite.

Mentre Maria la potete tutti guardare. Non perché Ella sia simile a voi. Oh! no! La sua purezza è tanto alta che Io, suo Figlio e Dio, la tratto con venerazione. La sua perfezione è tale che l’intero Paradiso si inchina al suo trono sul quale scende l’eterno sorriso e l’eterno splendore della nostra Trinità. Ma questo splendore, che la compenetra e indía più di ogni altra creatura, è soffuso dai veli candidissimi della sua carne immacolata, per cui Ella raggia come una stella, raccogliendo tutta la luce di Dio e diffondendola come una luminosità soave su tutte le creature.

E poi Ella vi è in eterno Madre. E della Madre ha tutte le pietà che vi scusano, che intercedono, che ammaestrano pazientemente. Grande è la gioia di Maria quando può dire a chi l’ama: “Ama mio Figlio”. Grande è la mia gioia quando posso dire a chi mi ama: “Ama mia Madre”. E grandissima è la nostra gioia quando vediamo che staccandosi dai miei piedi uno di voi va a Maria, o staccandosi dal grembo di Maria uno di voi viene verso di Me. Perché la Madre giubila di dare altri innamorati al Figlio e il Figlio giubila di vedere amata da altri la Madre. La nostra gloria non cerca di sopraffarsi ma si completa nella gloria dell’altro.

Perciò ti dico: “Ama Maria. Ti do a Lei che ti ama e che ti illuminerà unicamente con la soavità del suo sorriso”

Se i cattolici sapessero far brillare in loro la luce di Maria, potrebbero muovere innumerevoli anime verso suo Figlio e verso Dio, cosa che i veri devoti protestanti possono solo desiderare.

Kyrie eleison.

Contro il N.O.M.

Contro il N.O.M. on Agosto 27, 2016

Il principio è chiaro in teoria: nel seguire Nostro Signore noi abbiamo bisogno, secondo le parole immortali di Sant’Agostino, di “uccidere gli errori, ma amare l’errante”. Ciò significa che non dovremmo mai uccidere gli errori uccidendo anche l’errante (cioè coloro che sono in errore, a meno che non siano pericolosi e incorreggibili), e che non dovremmo mai amare gli erranti amando anche i loro errori. In pratica, può essere fin troppo facile scivolare dall’uccidere l’errore all’uccidere l’errante, o scivolare dall’amare gli erranti all’amare i loro errori. In altre parole: “La Chiesa è senza compromessi in linea di principio perché crede, essa è tollerante, in pratica, perché ama.I nemici della Chiesa sono tolleranti in linea di principio perché non credono, e sono senza compromessi, in pratica, perché non amano.” Questo è ben detto.

Nel caso in cui qualcuno pensa ancora che l’autore di questi “Commenti” scivoli dalla compassione per le pecore tratte in inganno nell’ambito del Novus Ordo all’amore per gli errori della Nuova Messa di Paolo VI, ecco di seguito degli estratti di una lettera di un vecchio lettore la cui amara esperienza lo ha portato a concludere che i cattolici del Novus Ordo non meritano che si conceda loro troppo il beneficio del dubbio. Ovviamente, egli è capitato fra i peggiori della neo-Chiesa. Dai loro frutti si conoscono . . .

Ero un tipico bambino di scuola elementare in una parrocchia di 2500 famiglie in un quartiere che era cattolico quasi al 60%. Tutti noi fummo formati nella vecchia religione, e quando la rivoluzione Conciliare iniziò a distruggere la Chiesa negli anni ‘70, in tutti noi sorse la percezione che qualcosa non andasse per il verso giusto. Ora tutti i cattolici hanno il dovere di essere fedeli alla Tradizione e di scoprire dove essa si trova, ad esempio nel materiale di lettura disponibile a tutti. Per 50 anni ho chiesto, pregato, implorato i miei amici cattolici e le loro famiglie di leggere le cose lette da me, ma semplicemente essi non hanno voluto. La grande maggioranza gode della religione Conciliare: divorzii, facili annullamenti, predicatori accomodanti, femminismo, democrazia, adulterio, omosessualità e buonismo, li tengono legati al Novus Ordo, l’esatto opposto dell’amore per la verità.

Posso dire di conoscere la mentalità del Novus Ordo perché per oltre due anni sono venuto in stretto contatto con giudici, preti e laici del Novus Ordo. Posso assicurare che non è l’amore per la verità che li motiva. Si può stare certi che queste autorità della Chiesa fanno esattamente quello che quasi tutti, se non tutti, i cattolici del Novus Ordo vogliono che facciano, e cioè che ignorino le loro vite peccaminose. Sembra che gli unici ‘peccatori’ che si ha il coraggio di ammonire, istruire o consigliare siano i fumatori, gli inquinatori, gli insensibili tradizionalisti, gli amanti delle famiglie numerose. Si tenga presente che più del 90% dei cattolici sposati usa gli anticoncezionali e insegna ai loro figli a fare lo stesso. Il Novus Ordo è diventato un’organizzazione mondiale di acquietamento delle coscienze e promozione delle novità su larga scala. I cattolici del Novus Ordo credono veramente che andranno tutti in Paradiso. ‘Attendere alla propria salvezza con timore e tremore’ (Fil.II, 12) non è cosa che li riguarda.

Il controllo delle nascite è stato nei tempi moderni un punto di svolta dalla volontà di Dio alla volontà dell’uomo. Non utilizzare il controllo delle nascite per coloro che vivono in una grande città può sembrare quasi impossibile, ma chi è che sbaglia? Dio, o la città moderna? Dio ha dato alla Sua Chiesa, nel 1968, una grande occasione per tenere duro, quando ispirò un riluttante Paolo VI a rimanere fedele alla dottrina immutabile della Chiesa, ma una massa di uomini di Chiesa furono prontamente infedeli al Papa. E il risultato è stato quell’”organizzazione dell’acquietamento delle coscienze” denunciata sopra. E chi può negare che la sostituzione del vero sacrificio della Messa abbia giocato dal 1969 un ruolo enorme nei cattolici perché rinunciassero ad una vita di sacrifici per condursi al cielo, e godessero invece la vita facile che li porta all’inferno? Che responsabilità dei preti!

Kyrie eleison.

Mons. Fellay – III

Mons. Fellay – III on Agosto 20, 2016

Dopo aver letto i due numeri recenti di questi “Commenti” sulla mentalità che induce il Superiore Generale della Fraternità San Pio X a perseguire implacabilmente un accordo meramente pratico con le autorità della Chiesa di Roma, un buon amico mi ha ricordato che le idee guida egli le aveva poste quattro anni fa nella sua lettera del 14 aprile 2012, con la quale rispose agli altri tre vescovi della Fraternità, che lo mettevano seriamente in guardia dal fare qualsiasi accordo meramente pratico con Roma. Molti attuali lettori di questi “Commenti” possono aver dimenticato, o non aver mai saputo di questo avvertimento o della risposta di Mons. Fellay. In effetti, tale scambio di lettere illustra molto che vale la pena ricordare. Eccone i tratti, bruscamente riassunti come al solito, con alla fine dei brevi commenti –

L’obiezione principale dei tre vescovi a qualsiasi accordo pratico con Roma che venisse raggiunto senza un accordo dottrinale, era fondata sull’abisso dottrinale che separa la Roma conciliare dalla Tradizione cattolica. Un anno e mezzo prima di morire Mons. Lefebvre disse che quanto più si analizzano i documenti e le conseguenze del Vaticano II, tanto più ci si rende conto che il problema sta meno negli eventuali errori classici in particolare, come nella libertà religiosa, nella collegialità e nell’ecumenismo, e più in “una totale perversione della mente” in generale, che sta alla base di tutti gli errori particolari, e che deriva dal “complesso di una nuova filosofia fondata sul soggettivismo”. Oltre a ciò, all’argomento chiave di Mons. Fellay che i Romani non fossero più ostili, ma benevoli verso la Fraternità, i tre vescovi risposero con un’altra citazione di Monsignore: tale benevolenza è solo una “manovra”, e niente potrebbe essere più pericoloso per “la nostra gente” che “metterci nelle mani dei vescovi conciliari e della Roma modernista”. I tre vescovi conclusero dicendo che un accordo meramente pratico avrebbe lacerato la Fraternità e l’avrebbe distrutta.

A questa profonda obiezione, quasi come l’abisso che c’è tra il soggettivismo e la verità oggettiva, Mons. Fellay rispose (google Fellay, 14 aprile 2012):— 1 che i vescovi erano “troppo umani e fatalisti”. 2 Che la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo. 3 Che dietro la reale benevolenza di Roma verso la FSSPX c’è la Provvidenza di Dio. 4 Che fare dell’insieme degli errori del Concilio una “super-eresia” è un’impropria esagerazione, 5 che logicamente porta i Tradizionalisti allo scisma. 6 Che non tutti i Romani sono modernisti, perché di loro sempre meno credono nel Vaticano II, 7 al punto che se oggi fosse vivo Monsignore non avrebbe esitato ad accettare ciò che viene offerto alla FSSPX. 8 Che nella Chiesa ci saranno sempre grano e loglio, così che la pula conciliare non è una ragione per restare lontani. 9 Come avrei voluto interpellarvi per un consiglio, ma ognuno di voi in modi diversi “con forza e con passione non è riuscito a capirmi”, e mi ha anche minacciato in pubblico. 10 Che opporre Fede e Autorità è “contrario allo spirito sacerdotale”.

E, per finire, ecco gli stringatissimi commenti su ciascuna delle argomentazioni di Mons. Fellay:—

1 “Troppo umano”? Come diceva Monsignore, il grande abisso in questione è filosofico (naturale) piuttosto che teologico (soprannaturale). “Troppo fatalisti”? Piuttosto che fatalisti, i tre vescovi erano realisti. 2 Gli ecclesiastici Conciliari sono guidati dallo Spirito Santo anche distruggono la Chiesa? 3 Dietro la reale malevolenza di Roma c’è la sua ferma intenzione di dissolvere la resistenza della FSSPX alla nuova religione Conciliare – al pari di tante altre Congregazioni Tradizionali prima di essa! 4 Solo gli stessi soggettivisti non riescono a vedere la profondità del divario tra soggettivismo e Verità. 5 Gli oggettivisti cattolici aggrappati alla Verità sono ben lungi dall’essere in scisma. 6 Sono i massoni a tenere banco a Roma. Lì gli eventuali non-modernisti non hanno alcun potere che conti. 7 Credere che Monsignore avesse accettato le offerte attuali di Roma, significa sbagliarsi totalmente su di lui. Il problema di fondo è molto peggiorato da quei giorni. 8 Il cucchiaio di Mons. Fellay è troppo corto perché lui possa cenare in sicurezza con gli (oggettivi) diavoli romani. 9 I tre vescovi avevano capito fin troppo bene Mons. Fellay, era lui che non voleva sentire quello che tutti e tre avevano da dire. Crede egli di essere infallibile? 10 Di sicuro, San Paolo pensò che l’autorità poteva stare in opposizione alla fede – Gal. I, 8–9, e II, 11. San Paolo mancava di “spirito sacerdotale”?

Kyrie eleison.

Mons. Fellay – II

Mons. Fellay – II on Agosto 13, 2016

Un errore non è mai adeguatamente confutato fino a quando non viene sradicato. In altre parole, per superare veramente un errore è necessario dimostrare non solo che si tratta di un errore, ma perché è un errore. Prendiamo, con il “Commento” della scorsa settimana, la Dichiarazione del 28 giugno del Superiore Generale della Fraternità San Pio X, che guarda al pio sacerdozio della Fraternità come alla soluzione per risolvere la crisi della Fede nella Chiesa. In esso si commette l’errore di mettere il carro del sacerdozio davanti ai buoi della Fede. Ora, questo errore ha le sue radici nella sottovalutazione quasi universale della mente, presente nella nostra epoca, insieme alla sopravvalutazione della volontà, le quali resultano, anche inconsapevolmente, nel disprezzo per la dottrina (fatta eccezione per la dottrina dei Beatles di “Tutto il necessario è luv”).

Già verso l’inizio della Dichiarazione si trova un accenno di questo errore, quando in essa si dice che il principio centrale condannato nella Pascendi, la condanna magistrale di Pio X del modernismo, è quello dell’”indipendenza”. Non è così. Il principio costantemente condannato lì come radice del modernismo è invece l’agnosticismo, la dottrina secondo la quale la mente non può conoscere alcunché di ciò che sta dietro a quello che appare ai sensi. E’ su questa misconoscenza che si basa l’indipendenza della mente dal suo oggetto, seguita a sua volta dalla dichiarazione di indipendenza della volontà da tutto ciò da cui non vuole dipendere. E’ nella natura delle cose che se la volontà può dichiarare la propria indipendenza è perché prima c’è stato il suicidio della mente. Così, quando la Dichiarazione pone al cuore della Pascendi l’indipendenza prima dell’agnosticismo, questo è segno che questa Dichiarazione è parte del problema della Chiesa piuttosto che della sua soluzione.

E a sua volta, da dove viene questo declassamento della mente e della dottrina? Principalmente da Lutero che ha definito “prostituta” la ragione umana, e che più di chiunque altro ha avviato la Cristianità lungo la via del sentimentalismo che l’ha portata all’odierna auto-distruzione. Ma questo per ben 500 anni? Sì, perché vi fu una resistenza naturale e cattolica lungo tale via. Ma Lutero aveva ragione quando disse al Papa che alla fine egli l’avrebbe distrutto – “Pestis eram vivus, functus tua mors ero, Papa” – La tua piaga fui quando ero vivo, ma una volta morto, o Papa, sarò la tua morte.

A questo radicale e gigantesco errore del declassamento della mente e della dottrina possono essere attribuiti due sub-errori dell’autore della Dichiarazione del 28 giugno: in primo luogo, la sua incomprensione di Mons. Lefebvre, e in secondo luogo la sua eccessiva comprensione di Madame Cornaz (il cui pseudonimo era Rossinière).

Come molti di noi seminaristi a Ecône, quando a dirigere c’era lo stesso Mons. Lefebvre, Bernard Fellay fu giustamente incantato e stregato dall’eccezionale esempio che stava sotto i nostri occhi di ciò che un sacerdote cattolico può e deve essere. Ma l’asse portante del suo sacerdozio e della sua lotta eroica per la Fede non era la sua pietà – molti modernisti sono “pii” – ma la sua dottrina, la dottrina che fa l’eterno sacerdozio profondamente allergico al liberalismo e al modernismo. Né Monsignore ebbe mai a dire che la sua Fraternità avrebbe salvato la Chiesa. Piuttosto diceva che i suoi sacerdoti erano a salvaguardia degli inestimabili tesori della Chiesa, in vista di giorni migliori.

La persona che ebbe a dire che i sacerdoti della Fraternità avrebbero salvato la Chiesa fu Madame Cornaz, una madre di famiglia di Losanna, in Svizzera, la cui vita è trascorsa per la maggior parte del XX secolo, e che tra il 1928 e il 1969 ricevette delle comunicazioni, che secondo lei venivano dal Cielo, su come le coppie sposate dovrebbero santificare il sacerdozio (!). Le comunicazioni ripresero di nuovo nel 1995 (!), quando incontrò un sacerdote della Fraternità che lei convinse, e tramite lui Mons. Fellay, che i sacerdoti della FSSPX erano destinati dalla Provvidenza a salvare la Chiesa con la diffusione delle sue “Case di Cristo Sacerdote”. Con tutta la sua autorità il Superiore Generale sostenne questo progetto, ma la reazione negativa dei sacerdoti della Fraternità portò rapidamente alla sua pubblica rinuncia. Ma nel suo intimo, quella visione mistica del futuro esaltante della Fraternità persiste in lui? Sembra del tutto possibile. Come Martin Luther King, il Superiore Generale “has a dream” – ha un sogno.

Kyrie eleison.

Mons. Fellay – I

Mons. Fellay – I on Agosto 6, 2016

Dopo la riunione del 26–28 giugno, in Svizzera, dei Superiori della FSSPX, il Superiore Generale ha reso noto non solo il Comunicato del 29 giugno, rivolto al pubblico in generale e che abbiamo già esaminato in questi “Commenti” tre settimane fa, ma anche una Dichiarazione, il 28 giugno, rivolta ai membri della FSSPX, cioè primariamente ai sacerdoti della FSSPX. La Dichiarazione, di per sé, è criptica, ma una volta decifrata (con l’aiuto di Don Girouard), essa risulta carica di significato per il futuro della Tradizione cattolica. Ecco schematicamente i primi sei paragrafi della Dichiarazione, insieme col testo integrale del settimo:—

(1–4) La Chiesa e il mondo sono in crisi, perché invece di ruotare intorno alla Croce di Cristo, ruotano intorno all’uomo. La FSSPX si oppone a questa “destrutturazione” della Chiesa e della società umana.

(5) Il rimedio di Dio per questo disordine consistette nell’ispirare un Arcivescovo a fondare una Congregazione cattolica gerarchica centrata intorno al sacramento degli Ordini Sacri – Gesù Cristo, la Sua Croce, la Sua Regalità, il Suo Sacrificio e il Suo Sacerdozio, fonte di ogni ordine e di tutte le grazie, sono ciò che connotano la Fraternità fondata dall’Arcivescovo.

(6) Così la FSSPX non è né conciliare (essa ruota intorno a Cristo) né faziosa (essa è gerarchica).

(7) “È veramente il momento della restaurazione generale della Chiesa? La Divina Provvidenza non abbandona la sua Chiesa il cui capo è il Papa, Vicario di Gesù Cristo. Per questo, un segno incontestabile di questa restaurazione sarà la volontà manifesta del Sommo Pontefice di fornire i mezzi per ristabilire l’ordine del sacerdozio, della Fede, della Tradizione – segno che sarà, per di più, il garante della necessaria unità della famiglia della Tradizione.”

Chiaramente i primi sei punti portano al settimo. E non è irragionevole intendere il settimo nel senso che quando Papa Francesco darà l’approvazione ufficiale alla Fraternità, questa sarà la prova che è finalmente arrivato il momento che tutta la Chiesa cattolica si riprenderà, che saranno restaurati il sacerdozio cattolico, la Fede cattolica e la Tradizione cattolica, e che tutti i tradizionalisti si uniranno alla Fraternità San Pio X sotto il suo Superiore Generale. Mons Fellay sembrerebbe ripetere qui a beneficio di tutti i sacerdoti della Fraternità, la sua costante visione del glorioso ruolo della Fraternità, dal momento che nel corso della riunione svizzera, come si è saputo, almeno alcuni dei Superiori avevano poco prima messo in dubbio che la gloria potesse venire sottoforma di una riunione con la Roma ufficiale. Solo che quei Superiori in disaccordo avevano ragione, perché qui Mons. Fellay sta sognando! Un sogno nobile, ma mortale.

Il sogno è nobile perché è tutto in onore di Nostro Signore Gesù Cristo, della Sua Chiesa, del Suo Sacrificio, di Mons. Lefebvre, del sacerdozio cattolico e così via. Il sogno è mortale perché si muove sul sacerdozio piuttosto che sulla Fede, e mentre accredita correttamente Papa Francesco e i Romani come i detentori dell’Autorità della Chiesa, non tiene conto di quanto essi siano lontani dal detenere la Fede cattolica. Se si può dire che Mons. Lefebvre ha salvato il sacerdozio cattolico e la Messa, per lui erano solo come un mezzo per salvare la Fede. Ricordiamo infatti la Fede sta al sacerdozio come il fine sta al mezzo, e non viceversa. Cosa sarebbe il sacerdozio senza la Fede? Chi crederebbe nei Sacramenti? Chi avrebbe bisogno di sacerdoti?

E riguardo a questa Fede, il Papa attuale e gli ufficiali romani che imperversano intorno a lui, hanno perso la presa sulla Verità in quanto unica, oggettiva, non contraddittoria ed esclusiva, e con ciò hanno perso loro presa sulla vera Fede, per non dire che hanno perso la vera Fede. Ciò significa che se Papa Francesco approvasse davvero ufficialmente la Fraternità, questo non sarebbe in alcun modo un segno che la Fraternità potrebbe restaurare la sanità della Chiesa, quanto piuttosto il fatto che la Chiesa ufficiale assorbirebbe la Fraternità nella sua follia.

Kyrie eleison.