Commenti Eleison

Il buon senso di monsignore – I

Il buon senso di monsignore – I on Ottobre 4, 2014

L’ultimo numero del mese scorso del Recusant (www.The Recusant.com) contiene una traduzione in inglese dell’ultima intervista di Mons. Lefebvre, pubblicata in francese ( Fideliter n° 79) poco prima della sua morte nel marzo del 1991. Egli è sempre piacevole da leggere; è chiaro, perché pensa a partire dai basilari principi cattolici; è trasparente, perché non ha nulla da nascondere; è privo di ambiguità, perché non cerca di compromettere la Chiesa di Nostro Signore col Vaticano II di Satana. Ma si noti come le domande dell’intervistatore indicano come i lettori di Fideliter fossero giá inclini a prendere la direzione che la Fraternità San Pio X avrebbe cominciato a prendere un paio di anni dopo la morte di Monsignore. Ecco una selezione delle domande e delle risposte, piuttosto abbreviate:—

D: Perché non si può fare un ultimo approccio con Roma? Sentiamo che il Papa è “pronto ad accoglierLa”.

M: Questo è assolutamente impossibile, perché i principi che ora guidano la Chiesa conciliare sono sempre più apertamente contrarii alla dottrina cattolica. Ad esempio, il Cardinale Ratzinger ha recentemente affermato che i documenti dei grandi Papi anti-modernisti del XIX e del XX secolo hanno reso un grande servizio nel loro tempo, ma oggi sono obsoleti. E Giovanni Paolo II è più ecumenico che mai (1990). “ È assolutamente inconcepibile che si possa accettare di lavorare con una tale gerarchia.”

D: La situazione a Roma è peggiorata anche dopo i negoziati del 1988?

A: Oh sì! “ Dovremo aspettare qualche tempo prima di considerare la prospettiva di fare un accordo. Da parte mia credo che solo Dio potrà salvare la situazione, poichè umanamente non si vede alcuna possibilità che Roma possa raddrizzare le cose.”

D: Ma ci sono Tradizionalisti che hanno fatto un accordo con Roma senza concedere nulla.

M: Questo è falso. Hanno ceduto la loro capacità di opporsi a Roma. Essi devono rimanere in silenzio, dati i favori che sono stati loro concessi. Quindi cominceranno a scivolare molto lentamente, fino a quando non finiranno con l’accettare gli errori del Vaticano II. “È una situazione molto pericolosa.” Tali concessioni di Roma sono pensate solo per ottenere che i Tradizionalisti rompano con la FSSPX e si sottomettano a Roma.

D: Lei dice che questi Tradizionalisti hanno “tradito”. Non è un po’ duro?

M: Nient’affatto! Per esempio, Dom Gérard ha usato me, la FSSPX e le sue cappelle e benefattori, e ora improvvisamente ci abbandonano per unirsi con i distruttori della Fede. Hanno abbandonato la lotta per la Fede . . . . Essi non possono più attaccare Roma. Essi non hanno capito alcunché della questione dottrinale. È terribile pensare ai giovani che si sono uniti a loro per trovare il bene della Tradizione e che adesso li seguono nella Roma conciliare.

D: C’è del pericolo nel rimanere amici con i tradizionalisti che sono andati con Roma e nel frequentare le loro Messe?

M: Sì, perché a Messa non c’è solo la Messa, c’è anche la predica, l’atmosfera, l’ambiente, le conversazioni prima e dopo la Messa, e così via. Tutte queste cose poco a poco fanno cambiare le idee. C’è un clima di ambiguità. Ci si immerge in un’atmosfera di sottomissione al Vaticano, e in ultima analisi di soggiacenza al Concilio, così si finisce col diventare ecumenici.

D: Giovanni Paolo II è molto popolare. Egli vuole unire tutti i cristiani.

M: Ma in quale unità? Non più nella Fede che un’anima deve accettare e che esige la conversione. La Chiesa è stata distorta, da una società gerarchica è diventata una “comunione”. Comunione in che cosa? Non nella Fede. Non c’è da stupirsi se si sente che i cattolici stanno lasciando la Fede a frotte. (continua)

Kyrie eleison.

Castigo in arrivo

Castigo in arrivo on Settembre 27, 2014

Padre Costante Luigi Maria PEL (1876–1966) non è un nome molto noto tra le anime dotate da Dio di una conoscenza di come Egli stia per regolarsi col mondo di oggi, ma per chi lo conosceva era un sacerdote molto vicino a Dio. Dottore in teologia, professore di seminario, fondatore di un convento per donne e di un seminario per uomini, con una grande devozione al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria, egli era un amico personale di Padre Pio, il quale, ad alcuni pellegrini francesi che giungevano a San Giovanni Rotondo, diceva di lui; “Perché vieni a trovare me quando hai un Santo così grande in Francia?”

Padre Pel trascorreva intere notti in piedi in chiesa con la fronte appoggiata al Tabernacolo, conversando con Dio in un’estasi permanente. Morì in un incidente d’auto subito dopo il Vaticano II, ma non prima che un seminarista, uno dei suoi figli spirituali, fosse stato in grado di annotare una sua profezia, risalente al 1945 e riguardante il castigo che colpirà la Francia in particolare. Eccola, in parte riportata o abbreviata:—

“Figlio mio”, diceva Padre Pel, “sappi che con i peccati del mondo che aumentano in orrore per come avanza quest’epoca, grandi castighi di Dio scenderanno sul mondo e nessun continente sarà risparmiato dall’Ira di Dio. La Francia, colpevole di apostasia e di aver rinnegato la sua vocazione, sarà punita severamente. A Oriente di una linea che si estende da Bordeaux, nel sud-ovest, a Lille, nel nord-est, tutto sarà devastato e incendiato da popoli invasori dall’Est, e anche da grandi meteoriti infuocate che cadranno con una pioggia di fuoco su tutta la terra, e specialmente su queste regioni. Rivoluzione, guerra, epidemie, pestilenze, gas chimici tossici, violenti terremoti e il risveglio dei vulcani spenti di Francia, distruggeranno tutto . . .”

“La Francia ad Ovest di quella linea sarà meno colpita . . . grazie alla fede radicata nella Vandea e nella Bretagna . . . ma ognuno dei peggiori nemici di Dio che cercherà rifugio lì dal cataclisma mondiale sarà scoperto, ovunque si nasconda, e messo a morte dai diavoli, perché l’Ira del Signore è giusta e santa. Una fitta oscurità causata dalla guerra, i giganteschi incendi e i frammenti roventi delle stelle che cadranno per tre giorni e tre notti, faranno sì che il sole scompaia, e solo le candele benedette alla Candelora (2 febbraio) daranno luce nelle mani dei credenti, ma coloro dalla empia volontà non vedranno questa luce miracolosa perché hanno l’oscurità nelle loro anime.”

“In questo modo, figlio mio, i tre quarti dell’umanità sarà distrutta, e in alcune parti della Francia i sopravvissuti dovranno fare cento kilometri per trovare un altro essere umano ancora vivo . . . . Diverse nazioni spariranno dalla faccia del mappamondo . . . . Una Francia così purificata diventerà la nuova “Figlia Primogenita della Chiesa”, perché tutti i Caini e i Giuda saranno scomparsi in questo ‘Giudizio sulle Nazioni’”. Questo Giudizio non è ancora la fine dei tempi, ma così grande è la punizione dovuta per i peccati delle nazioni, che Nostro Signore ha detto al Padre Pel che la desolazione della fine del mondo sarà minore.

Cari lettori, cosa concluderne? Che ognuno di noi si sforzi con tutta la volontà e con l’aiuto dei sacramenti cattolici dateci da Dio a tal fine, di vivere in grazia di Dio e non in stato di peccato, e usi appieno il tempo che Egli ci dà tra l’oggi e l’Ora della Sua Giustizia per pregare perché il maggior numero possibile di peccatori si penta e salvi la propria anima per l’eternità, prima che si compia il Castigo. Dio, abbi pietà. Maria, aiútaci.

Kyrie eleison.

Contesto mutato

Contesto mutato on Settembre 20, 2014

Partendo dall’argomento contro il sedevacantismo visto come un miope errore in una complessiva situazione anomala, un amico italiano (CC) ha una visione più ampia di questa questione. Senza essere sacerdote o teologo, egli avanza l’opinione che il sedevacantismo sia solo uno dei numerosi tentativi nella Chiesa per inquadrare la crisi di oggi nelle categorie di ieri. Non si tratta di un cambio della teologia cattolica, ma della situazione reale in cui questa teologia deve essere applicata in seguito al cambiamento di rotta sopraggiunto col Vaticano II. Ecco un punto chiave circa questo mutamento della realtà:—

“Non è normale il mondo attuale, per il suo rifiutare la realtà oggettiva dell’esistenza di Dio e della necessaria sottomissione alle Sue leggi; e non è normale la compagine cattolica attuale che è giunta a subordinare la centralità di Dio alla centralità dell’uomo; e a questa anormalità, nella Chiesa si è giunti non con una svolta improvvisa, ma dopo aver seguito un lungo e complesso processo di allontanamento da Dio, i cui effetti dirompenti si sono manifestati col Vaticano II. Da alcuni secoli nella Chiesa sono stati allevati i germi della dissoluzione e gli uomini portatori di tali germi, e si è permesso che essi andassero ad occupare tutti i posti della gerarchia, fino al Soglio di Pietro.”

Il mio amico prosegue dicendo che se non si riesce a prendere in considerazione questa complessiva anomalia dello stato attuale della Chiesa, che è incredibilmente eppure realmente peggiorata come non mai, si corre il rischio di trattare con una realtà che non esiste più, seguendo dei riferimenti non più applicabili. Così, ad esempio, i sedevacantisti diranno che gli uomini di Chiesa odierni devono sapere che cosa stanno facendo, perché sono uomini intelligenti e istruiti. Non è così, dice CC: la loro predicazione e la loro pratica possono benissimo non essere più cattoliche, ma essi sono convinti di essere del tutto ortodossi. Tutto il mondo è impazzito. Essi sono semplicemente impazziti con esso, non per la perdita della ragione, ma perché hanno abbandonato l’uso di essa, e dal momento che la loro fede cattolica diviene sempre più debole, ecco che è sempre meno possibile impedire che finiscano col perderla del tutto.

Ma allora, si potrebbe obiettare, Dio deve aver abbandonato la sua Chiesa. Per rispondere, CC si rifà a tre citazioni della Scrittura. In primo luogo, Lc. XVIII, 8, dove Nostro Signore chiede se al suo ritorno ci sarà ancora la Fede sulla terra. Ovviamente un piccolo resto di sacerdoti e di laici (forse con alcuni vescovi) sarà sufficiente per garantire l’indefettibilità della Chiesa fino alla fine del mondo (si pensi alle presenti difficoltà della “Resistenza” a prendere forma). Allo stesso modo, in secondo luogo, Mt. XXIV, 11–14, dove si prevede che molti falsi profeti inganneranno molte anime, e la carità si raffredderà. E in terzo luogo, Lc. XXII, 31–32, dove Nostro Signore assegna a Pietro di confermare i fratelli nella fede, dopo essersi convertito, indicando chiaramente che la di lui fede sarà prima venuta meno. Così, quasi l’intera gerarchia può fallire, incluso Pietro, senza che con questo la Chiesa cessi di essere indefettibile, come quando gli Apostoli fuggirono tutti nell’Orto del Getsemani ( Mt. XXVI, 56).

In conclusione, la visione di CC della Chiesa di domani o dopodomani assomiglia fortemente a quella di Padre Calmel: che ognuno di noi faccia il suo dovere secondo il proprio stato di vita, e partecipi alla costruzione di una rete di piccole fortezze della Fede, ognuna con un sacerdote per assicurare i sacramenti, ma senza alcuna ormai inapplicabile teologia della Chiesa, né alcuna approvazione canonica ormai inottenibile, né alcun muro divisorio ormai superato, sopra il quale potrà scorrere la Fede. Queste fortezze saranno unite dalla Verità e avranno reciproci contatti di carità. Il resto è nelle mani di Dio.

Kyrie eleison.

Papi fallibili

Papi fallibili on Settembre 13, 2014

Né i liberali né i sedevacantisti hanno piacere di essere considerati come testa e croce della stessa medaglia, ma è cosí. Per esempio, nessuno dei due ammette una terza alternativa. Basta vedere, ad esempio, come nella sua Lettera ai Tre Vescovi del 14 aprile 2012, Mons. Fellay non riesca a vedere alcuna alternativa al suo liberalismo, se non il sedevacantismo. Parimenti, per molti sedevacantisti, se si accetta che qualsiasi Papa conciliare sia stato veramente Papa, si può essere solo liberali, e se si critica il sedevacantismo, si starebbe promuovendo il liberalismo. Ma non è così!

Perché no? Perché entrambi fanno lo stesso errore di esagerare l’infallibilità del Papa. Perché? Forse perché entrambi sono uomini moderni che credono più nelle persone che nelle istituzioni? E perché si dovrebbe trattare di una caratteristica degli uomini moderni? Perché, a partire più o meno dal protestantesimo, le istituzioni hanno sempre meno cercato realmente il bene comune, mentre hanno sempre più guardato ad un certo interesse privato come il denaro, cosa che naturalmente diminuisce il nostro rispetto per loro. Per esempio, degli uomini buoni hanno impedito per un po’ che la marcia istituzione della banca moderna avesse immediatamente tutti i suoi effetti cattivi, ma i marci banchieri alla fine hanno dimostrato che l’istituzione della riserva bancaria frazionaria e delle banche centrali era, di per sé, cosa malvagia fin dall’inizio. Il Diavolo è nelle strutture moderne, grazie ai nemici di Dio e dell’uomo.

Quindi è comprensibile che i cattolici moderni abbiano la tendenza ad avere troppa fiducia nel Papa e troppo poco nella Chiesa, e in questo sta la risposta a quel lettore che mi ha chiesto perché non scrivo sull’infallibilità nello stesso modo in cui lo fanno i classici manuali cattolici di teologia. Questi manuali sono meravigliosi a loro modo, ma sono stati scritti tutti prima del Vaticano II, e tendono ad attribuire al Papa un’infallibilità che appartiene alla Chiesa. Ad esempio, in questi manuali si tende a presentare il culmine dell’infallibilità come una solenne definizione del Papa, o del Papa col Concilio, ma in ogni caso del Papa. Il dilemma liberal-sedevacantista è la conseguenza e, per così dire, il castigo per questa tendenza a sopravvalutare la persona e a sottovalutare l’istituzione, perché la Chiesa non è solo un’istituzione umana.

Infatti, in primo luogo, la coltre di neve del Magistero Solenne sulla montagna del Magistero Ordinario ne è il vertice solo in modo molto limitato – poiché è totalmente sostenuto dalla sommità della roccia che sta sotto la neve. E in secondo luogo, dal testo più autorevole della Chiesa sull’infallibilità, la definizione del veramente cattolico Concilio Vaticano I (1870), sappiamo che l’infallibilità del Papa viene dalla Chiesa, e non viceversa. La definizione dice infatti che quando il Papa impegna tutte e quattro le condizioni necessarie per l’insegnamento ex cathedra, egli “gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina”. Indubbiamente! Da dove altro può venire l’infallibilità, se non da Dio? Il migliore degli esseri umani, e alcuni Papi sono stati degli ottimi esseri umani, può essere inerrante, o non commettere errori, ma fintanto che ha il peccato originale non può essere infallibile come lo è solo Dio. Se egli è infallibile, tale infallibilità può venire tramite la sua umanità, ma solo dal di fuori, cioè solo da Dio, che sceglie di conferirla attraverso la Chiesa cattolica, e la conferisce solo come un dono momentaneo, limitatamente a quella Definizione.

Pertanto, al di fuori dei momenti strettamente legati all’ ex cathedra, nulla impedisce al Papa di proferire delle sciocchezze come la nuova religione del Vaticano II. Così, né i liberali né i sedevacantisti hanno bisogno o devono tener conto di tali schiocchezze, perché, come ha detto Mons. Lefebvre, essi hanno il tesoro dei 2000 anni d’insegnamento ordinariamente infallibile della Chiesa, per giudicare che di sciocchezza si tratta.

Kyrie eleison.

Donoso Cortés – I

Donoso Cortés – I on Settembre 6, 2014

Uno dei più importanti dogmi cattolici è quello del peccato originale, per cui tutti gli esseri umani (eccetto Nostro Signore e Sua Madre) hanno una natura gravemente ferita fin dalla nascita, a causa della nostra misteriosa solidarietà con Adamo, padre di tutta l’umanità, che con Eva, nel giardino dell’Eden, cadde nel primo di tutti i peccati umani. Naturalmente, oggi per la maggior parte delle persone questa Caduta è solo una favola, o mitologia, e perciò hanno costruito un mondo alla Disney intorno a noi. In linea di principio i cattolici credono nel peccato originale, ma il mondo alla Disney è così seducente che in pratica molti di essi difficilmente lo prendono sul serio. Dopo tutto, non è carino credere che siamo tutti peccatori. Oggi non fluttuiamo tutti in un mare di appiccicoso amore, amore, amore?

Ma un uomo che ha visto molto chiaramente il peccato originale in azione è stato il nobile Spagnolo, scrittore e diplomatico, Donoso Cortés (1808–1853). La sua vita è trascorsa in quella prima metà del XIX secolo, quando sulla scia della Rivoluzione francese (1789), l’Europa stava lentamente ma costantemente sostituendo il vecchio ordine cristiano (“ancien régime”) con il giudeo-massonico Nuovo Ordine Mondiale. Esteriormente il vecchio ordine era stato ripristinato dal Congresso di Vienna (1815), ma interiormente esso non era affatto lo stesso di prima, perché le menti degli uomini ormai si adagiavano su fondamenti diversi, fondamenti liberali, in particolare la separazione tra Chiesa e Stato. Quando Donoso, in giovane età, entrò in politica in Spagna, si proclamò liberale, ma, osservando come in pratica fossero all’opera le idee rivoluzionarie, diventò sempre più conservatore, fino a che nel 1847 si convertì all’antica religione cattolica della Spagna. Da allora fino alla sua morte prematura, i suoi scritti e i suoi discorsi diffusi in tutta Europa, costituirono la sua profetica analisi cattolica dei radicali errori moderni che stavano forgiando il Nuovo Ordine Mondiale.

A monte di tutti questi errori egli ne scorgeva due: la negazione della cura soprannaturale di Dio per le Sue creature, e la negazione del peccato originale. Dalla sua Lettera al Cardinale Fornari (1852) provengono i seguenti due paragrafi, che collegano al peccato originale l’ascesa della democrazia e la diminuzione della Chiesa:—

“Se la luce della nostra ragione non è stata oscurata, essa è sufficiente a scoprire la verità, senza l’ausilio della fede. Se la fede non è necessaria, la ragione è sovrana e indipendente. I progressi della verità dipendono dai progressi della ragione, questi dal suo esercizio, che consiste nella discussione; dunque la discussione è la vera legge fondamentale delle società moderne e l’unico crogiolo in cui si separano, dopo fuse, le verità dagli errori. Da questo principio hanno la loro origine la libertà di stampa, l’inviolabilità della libertà di parola e la sovranità reale delle assemblee deliberanti.”

Donoso continua con una diagnosi parallela delle conseguenze della volontà dell’uomo supposta libera dal peccato originale: “Se la volontà dell’uomo non è inferma, le basta il fascino del bene, per seguirlo senza l’ausilio soprannaturale della grazia. Se l’uomo non ha bisogno di questo aiuto, non ha nemmeno bisogno che i sacramenti e le orazioni glielo procurino.” Se l’orazione non è necessaria, è oziosa; se è oziosa, è tale pure la vita contemplativa; se la vita contemplativa è oziosa e inutile, allora lo sono anche tutti gli Ordini religiosi contemplativi. Questo serve a spiegare perché, dove sono penetrate queste idee, sono stati soppressi quegli Ordini. Se l’uomo non ha bisogno dei sacramenti, non ha bisogno nemmeno di chi glieli amministri: e se non ha bisogno di Dio, non ha bisogno nemmeno dei suoi mediatori. Da qui il disprezzo e la proscrizione del sacerdozio, laddove queste idee hanno messo radici. Il disprezzo del sacerdozio si risolve ovunque nel disprezzo della Chiesa, e questo nel disprezzo di Dio.”

Da questi falsi principi Donoso Cortés prevedeva un disastro senza pari in un futuro molto prossimo. In realtà esso è stato ritardato per oltre 150 anni, ma per quanto tempo ancora?

Kyrie eleison.

Mosè Spiega

Mosè Spiega on Agosto 30, 2014

Se un cattolico cerca una spiegazione approfondita della follia in corso a Gaza, dovrebbe leggere Mosè nel Vecchio Testamento. Ad esempio, se gli Israeliti non osserveranno i comandamenti di Dio, tra le molte altre maledizioni saranno colpiti da “delirio, cecità e pazzia” ( Deut. XXVIII, 28). Come ha detto Don Meinvielle, gli Ebrei sono una razza teologica, e non possono sfuggire al loro destino teologico – essi sono legati a Dio come nessun altro popolo sulla terra . . .

Nel Deuteronomio Mosè dà agli Israeliti le ultime istruzioni solenni prima che entrino nella Terra Promessa e prima che egli muoia. Nel capitolo 28 (in parallelo con Lev. XXVI) Mosè esprime molto chiaramente le intenzioni di Jehovah (o Yahweh), il Dio del Vecchio Testamento, identico al Dio del Nuovo Testamento: gli Ebrei saranno particolarmente benedetti (vv. 1–14) se obbediranno all’unico vero Dio, saranno particolarmente maledetti (vv. 15–68) se Gli disobbediranno. In ogni caso, essi sono una razza speciale a cui viene data una particolare conoscenza dell’unico vero Dio, per una missione speciale che essi devono compiere per Lui, e da cui riceveranno un premio speciale o una punizione, a seconda di come corrisponderanno a tale missione.

Nessuna meraviglia che gli Ebrei pensino di essere speciali! Tra le benedizioni qui elencate da Mosè, Dio li eleverà “sopra tutte le nazioni” (v. 1); li “renderà popolo a Lui consacrato” (v. 9); li “metterà in testa e non in coda” (V. 13). Ma in ognuno di questi tre versetti è da notare come Mosè faccia dipendere la superiorità degli Israeliti dalla loro obbedienza a Dio: se “ascolteranno la voce di Dio e metteranno in pratica tutti i suoi comandi” (v. 1); se “osserveranno i comandi del Signore e cammineranno per le sue vie” (v. 9); se “obbediranno ai comandi di Dio e li metteranno in pratica” (v. 13).

D’altra parte, se gli Israeliti cercheranno di essere quella nazione superiore alle loro condizioni, disobbedendo a Dio (v. 15), una moltitudine di maledizioni piomberà su di loro (vv. 16–68), ed essi saranno disprezzati, odiati e calpestati da tutte le altre nazioni: saranno “dispersi tra tutti i regni della terra” (v. 28); saranno colpiti da “delirio, cecità e pazzia” (v. 28 – si pensi a Gaza!); il forestiero in mezzo a loro si “innalzerà sempre più “sopra di loro, egli sarà la testa e loro la coda (vv. 43–44); il loro nemico metterà un “giogo di ferro” al loro collo (v. 48); il Signore Iddio li affliggerà con tutti i tipi di sofferenze (vv. 59–61), e saranno “strappati dal suolo che andranno a prendere in possesso” (v. 63). E soffriranno tutto questo perché non avranno ritenuto e adempiuto le parole della legge di Dio (v. 58).

Ahimè, tutte queste benedizioni e maledizioni annunciate dal grande Mosè, hanno permesso agli Israeliti di riconoscere e servire il loro Messia e Dio Incarnato quand’Egli venne? Come aveva anche profetizzato Mosè ( Dt. XVIII, 15–18)? No, lo hanno invece crocifisso, così che per quasi 2000 anni hanno richiamato sulle loro teste tutte le maledizioni di Mosè. Essi hanno fatto di loro stessi la nazione più disprezzata e derelitta della terra, hanno perso il loro diritto alla Terra Promessa, e sono stati cacciati e dispersi ovunque fin dalla distruzione di Gerusalemme nel 70 d. C.

Né il fatto di aver ripreso possesso della Terra Santa, può significare che la maledizione sia stata tolta, perché anche questo lo stanno facendo secondo le loro condizioni e non secondo quelle di Dio, così che tale ripresa di possesso si trasforma in una parte della maledizione. Come diceva Platone ( Gorgia ), è meglio soffrire che commettere un’ingiustizia, e quindi nella realtà spirituale, gli Israeliani sono da compiangere più dei Palestinesi. Pazienza. Noi “tutti abbiamo peccato e abbiamo bisogno della gloria di Dio” (Cfr. Rm. III, 23–24).

Kyrie eleison.