Commenti Eleison

Infallibilità Della Chiesa – V

Infallibilità Della Chiesa – V on Maggio 31, 2014

Il liberalismo è una guerra a Dio, ed è la dissoluzione della verità. All’interno della Chiesa odierna paralizzata dal liberalismo, il sedevacantismo è una reazione comprensibile, ma esso accredita ancora troppo potere all’autorità rispetto alla verità. Il mondo moderno ha perduto la verità naturale, per non parlare della verità soprannaturale, e qui sta il cuore del problema.

Ai nostri fini, possiamo dividere tutto il magistero pontificio in tre parti. Prima: quando il Papa insegna come Papa, sulla Fede o la morale, in maniera definitoria e in modo da impegnare tutti i cattolici, allora abbiamo il suo Magistero Straordinario (MS), necessariamente infallibile. Seconda: quando egli non impegna tutte e quattro le condizioni, ma insegna in linea con ciò che la Chiesa ha sempre e dovunque insegnato e imposto a credere ai cattolici, allora egli è partecipe di ciò che viene chiamato “Magistero Ordinario Universale” della Chiesa (MOU), anch’esso infallibile. Terza: che comprende tutto il resto del suo insegnamento, il quale, se non è in linea con la Tradizione, non solo è fallibile, ma è anche falso.

Ormai dovrebbe essere chiaro che il MS sta al MOU, come la cima innevata sta alla montagna. La cima innevata non è la cima della montagna, si limita a renderla più visibile. Il MS sta al MOU come un servo sta al padrone. Esso esiste per servire il MOU, chiarendo una volta per tutte cos’è che appartiene o non appartiene al MOU. Ma ciò che rende visibile il resto della montagna, per così dire, è il suo essere riconducibile a Nostro Signore e ai suoi Apostoli: in altre parole, alla Tradizione. Ecco perché ogni definizione del MS si sforza di dimostrare che ciò che viene definito, da sempre faceva già parte della Tradizione. Era la montagna prima che fosse ricoperta dalla neve.

Ormai dovrebbe essere anche chiaro che è la Tradizione che dice ai Papi cosa insegnare, e non il contrario. Questa è la base su cui Mons. Lefebvre fondò il movimento tradizionale, ed è questa stessa base che, con tutto il rispetto, né i liberali né i sedevacantisti riescono a cogliere. Basta vedere nel Vangelo di San Giovanni come spesso Nostro Signore stesso, in quanto uomo, dichiara che ciò che sta insegnando non viene da lui, ma dal Padre suo, per esempio: “La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato” (VII, 16), o, “Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare.”(XII, 49). Naturalmente nessuno sulla terra è più autorizzato del Papa ad esporre alla Chiesa e al mondo ciò che è nella Tradizione, ma non può dire alla Chiesa o al mondo che nella Tradizione vi è quello che in essa non c’è. Ciò che si trova in essa è oggettivo, ormai da 2.000 anni, ed è al di sopra del Papa, e pone i limiti a ciò che un Papa può insegnare, esattamente come il comando del Padre poneva i limiti a ciò che Cristo come uomo poteva insegnare.

Com’è possibile allora che i liberali e i sedevacantisti sostengano similarmente, come fanno, che il Papa è infallibile anche al di fuori del MS e del MOU? Perché entrambi sopravvalutano l’autorità rispetto alla verità, valutando così l’autorità della Chiesa non più come la serva, ma come la maestra della verità. E perché questo? Perché sono entrambi figli del mondo moderno, dove il protestantesimo ha sfidato la Verità, e il liberalismo, fin dalla Rivoluzione francese, è stato il dissolutore della verità oggettiva. E se non vi è più alcuna verità oggettiva, ne consegue naturalmente che l’autorità possa dire tutto ciò che vuole e farla franca, che è ciò che osserviamo intorno a noi; e non c’è più nulla che permetta di fermare un Paolo VI o un Mons.Fellay dal diventare sempre più arbitrario e tirannico in tale processo.

Madre di Dio, ottienimi di amare, discernere e difendere la Verità e l’ordine, soprannaturali e naturali, provenienti dal Padre, e a cui fu sottoposto come uomo il vostro stesso Figlio, “fino alla morte e alla morte di croce”.

Kyrie eleison.

Infallibilità Della Chiesa – IV

Infallibilità Della Chiesa – IV on Maggio 24, 2014

Al cardinale Newman è attribuito un saggio commento sulla definizione del 1870 dell’infallibilità papale: “Ha lasciato il Papa come l’ha trovato”. Infatti, tale definizione non cambiò nulla nel potere del Papa di insegnare infallibilmente, perché appartiene alla natura della vera Chiesa di Dio che sia protetta dall’errore da Dio stesso, almeno quand’è impegnata l’autorità del suo supremo insegnamento. Tale impegno è oggi chiamato “Magistero Straordinario” della Chiesa, ma la novità del 1870 sta solo nell’uso di questa espressione, al pari dell’espressione “Magistero Ordinario Universale”. Se il Vaticano I ha dichiarato infallibile anche quest’ultimo, dev’essere stato così fin dall’inizio della Chiesa. Per cogliere le realtà che esprimono queste due espressioni, ritorniamo a quell’inizio.

Dal momento della Sua ascesa al Cielo, Nostro Signore, con la Sua divina infallibilità, ha affidato ai Suoi Apostoli un corpo di dottrina che dovevano tramandare intatto nella Sua Chiesa fino alla fine del mondo (Mt. XXVIII, 19–20), dottrina che tutte le anime erano tenute a credere pena la dannazione (Mc. XVI, 15–16). Questo Deposito della Fede, o Rivelazione pubblica, Dio doveva necessariamente renderla riconoscibile e accessibile alle anime di buona volontà, inquanto ovviamente il vero Dio non potrebbe mai condannare in eterno un’anima perché si è rifiutata di credere in una cosa non vera. A partire dalla morte dell’ultimo Apostolo, questo Deposito non fu solo infallibile, ma anche completo.

Quindi, dagli Apostoli in poi Dio avrebbe sempre preservato tutti gli uomini di Chiesa dall’insegnare l’errore? Nient’affatto. Nostro Signore ci ha avvertito di stare attenti ai “falsi profeti” (Mt. VII, 15), e San Paolo altresì ci ha messo in guardia contro i “lupi rapaci” (Atti, XX, 29–30). Ma Dio come ha potuto permettere che le Sue pecore corressero un tale pericolo per colpa dei pastori erranti? Perché nel Suo Cielo Egli non vuole pastori robot, né pecore robot, ma pastori e pecore che devono usare il libero arbitrio che ha dato agli uni per insegnare e alle altre per seguire la Verità. E se una gran parte dei pastori tradiscono, Egli può sempre suscitare un Sant’Atanasio o un Mons. Lefebvre, per esempio, per garantire che la Sua infallibile Verità rimanga sempre accessibile alle anime.

Tuttavia, tale Deposito sarà continuamente esposto ai lupi rapaci, che possono aggiungervi dell’errore o sottrarvi della Verità. Come farà allora Dio per proteggerlo sempre? Garantendo che ogni volta che un Papa impegna tutte e quattro le condizioni della sua piena autorità d’insegnamento per definire ciò che appartiene e ciò che non appartiene a tale Deposito, egli sarà divinamente preservato dall’errore – è quello che oggi chiamiamo “Magistero Straordinario”. (Si noti come questo Magistero Straordinario presupponga l’infallibile Magistero Ordinario, al quale esso non può aggiungere alcuna verità o infallibilità, ma solo conferirgli una maggiore certezza per noi esseri umani.) Ma se il Papa impegna meno di tutte e quattro le condizioni, il suo insegnamento sarà infallibile se corrisponde al Deposito tramandato a partire da Nostro Signore – oggi chiamato “Magistero Ordinario Universale” -, ma sarà fallibile se non rientra in questo Deposito tramandato, o Tradizione. Al di fuori della Tradizione, il suo insegnamento può essere vero o falso.

Quindi non c’è alcun circolo vizioso (vedi CE 357 della scorsa settimana), perché è Nostro Signore che avalla la Tradizione e la Tradizione avalla il Magistero. È vero che la funzione del Papa consiste nel dichiarare con autorità ciò che appartiene alla Tradizione, ed egli sarà divinamente preservato dall’errore se impegna la sua piena autorità per farlo; ma egli può fare dichiarazioni al di fuori della Tradizione, nel qual caso non godrà di tale protezione. Ora le novità del Vaticano II, come la libertà religiosa e l’ecumenismo, sono al di fuori della Tradizione della Chiesa, così che non rientrano né nel Magistero Ordinario, né nel Magistero Straordinario del Papa, e quindi tutte le sciocchezze di tutti i Papi conciliari non obbligano alcun cattolico ad essere o un liberale o un sedevacantista.

Kyrie eleison.

Infallibilità Della Chiesa – III

Infallibilità Della Chiesa – III on Maggio 17, 2014

Le folli parole e gli atti di Papa Francesco stanno attualmente guidando molti credenti cattolici verso il sedevacantismo, che è pericoloso. La convinzione che i Papi conciliari non sono stati e non sono Papi può iniziare come un’opinione, ma troppo spesso si osserva che l’opinione si trasforma in un dogma e poi in una mentale morsa d’acciaio. Penso che le menti di molti sedevacantistisi siano bloccate perché la crisi senza precedenti del Vaticano II ha causato nelle loro menti e nei loro cuori cattolici un’angoscia che ha trovato nel sedevacantismo una soluzione semplice, ed essi non hanno alcun desiderio di riprovare l’angoscia riaprendo la questione. Così conducono attivamente una crociata perché gli altri si uniscano a loro nella loro soluzione semplice, e in tal modo molti di loro – non tutti – finiscono col mostrare un’arroganza e un’amarezza che non sono segni o frutti di un vero cattolico.

Ora, questi “Commenti” si sono astenuti dal dichiarare con certezza che i Papi conciliari sono stati veri Papi, ma al tempo stesso hanno sostenuto che gli usuali argomenti dei sedevacantisti non sono né esaustivi né vincolanti per i cattolici, come alcuni di loro vorrebbero farci credere. Torniamo ad uno dei loro argomenti più importanti, che riguarda l’infallibilità papale: i Papi sono infallibili; ma i liberali sono fallibili, e i Papi conciliari sono liberali, quindi non sono Papi.

A questo si può obiettare che un Papa è certamente infallibile solo quando impegna le quattro condizioni del Magistero Straordinario della Chiesa; quando insegna: 1 come Papa, 2 sulla Fede o sulla morale, 3 in maniera definitoria, 4 così da impegnare tutti i cattolici. Ma a questo punto i sedevacantisti e i liberali replicano che è insegnamento della Chiesa che anche il Magistero Ordinario Universale sia infallibile, cosicché – e qui sta il punto debole nella loro tesi – ogni volta che il Papa insegna solennemente anche al di fuori del suo Magistero Straordinario, anche allora dev’essere infallibile, e siccome il loro insegnamento conciliare liberale è solenne, non c’è scelta: o diventare liberali o diventare sedevacantisti, ovviamente a seconda di chi sostiene questo argomento.

Ma il segno distintivo dell’insegnamento che fa parte al Magistero Ordinario Universale della Chiesa non è la solennità con cui il Papa insegna fuori dal Magistero Straordinario, ma il fattoche ciò che sta insegnando corrisponda, o no, a ciò che Nostro Signore, gli Apostoli e praticamente tutti i loro successori, i vescovi della Chiesa Universale, hanno insegnato in tutti i tempi e in tutti i luoghi; in altre parole se corrisponde alla Tradizione. Ora, l’insegnamento conciliare (ad esempio la libertà religiosa e l’ecumenismo) è in rottura con la Tradizione, pertanto i cattolici odierni non sono tenuti di fatto a diventare o liberali o sedevacantisti.

Tuttavia, sia i liberali sia i sedevacantisti si aggrappano alla loro incomprensione dell’infallibilità papale, per motivi che non sono senza interesse, ma questa è un’altra storia. In ogni caso non si arrendono facilmente, e tornano alla carica con un’altra obiezione che merita una risposta. Entrambi diranno che: sostenere che la Tradizione è il segno distintivo del Magistero Ordinario significa creare un circolo vizioso. Infatti, se l’insegnamento autorevole della Chiesa, o Magistero, esiste per dire qual è la dottrina della Chiesa, come avviene di fatto, com’è possibile che al tempo stesso la dottrina tradizionale possa dire cos’è il Magistero? O l’insegnante avalla ciò che viene insegnato, o ciò che viene insegnato avalla l’insegnante, non è possibile che entrambi avallino contemporaneamente l’uno l’altro. Quindi, sostenere che la Tradizione, che viene insegnata, avalli il Magistero Ordinario, che è l’insegnante, è sbagliato, e così non è solo nel suo insegnamento Straordinario che il Papa è infallibile, tale che essi concludono che noi si debba diventare o liberali o sedevacantisti.

Per sapere perché non c’è un circolo vizioso si deve attendere fino alla prossima settimana. La cosa è interessante al pari del perché sia i sedevacantisti sia i liberali cadono nello stesso errore sull’infallibilità.

Kyrie eleison.

Nuove Ordinazioni – I

Nuove Ordinazioni – I on Maggio 10, 2014

I preti ordinati con il nuovo rito dell’Ordinazione del 1972,dovrebbero essere condizionatamente ri-ordinati con il vecchio e certamente valido rito di Ordinazione? La dottrina cattolica sulla validità dei sacramenti è chiara, ma i riti sacramentali della neo-Chiesa sembrano essere stati progettati per portare gradualmente all’invalidità (vedi CE 121 del 31 oct.2009). Il problema è il «gradualmente». Per ogni dato caso, quanto ha avanzato questo processo graduale? Forse solo Dio lo sa per certo. Ma cominciamo con la chiara dottrina.

Si può dire che un sacramento cattolico comporti cinque elementi: Ministro, Intenzione, Materia e Forma sono essenziali per la validità, il Rito che accompagna la Forma può essere importante per la validità, in forza dell’impatto immediato o graduale che ha sull’Intenzione del Ministro. Per le Ordinazioni sacerdotali, il Ministro deve essere un vescovo validamente consacrato; l’ Intenzione è la sua intenzione sacramentale (non morale) di fare, ordinando, ciò che fa la Chiesa; la Materia è il suo imporre entrambe le mani sulla testa dell’uomo che dev’essere ordinato (le donne non possono essere validamente ordinate al sacerdozio di Cristo); la Forma è la formula cruciale o l’insieme di parole che nel rito esprimono il conferimento del sacerdozio; il Rito è l’insieme delle altre parole che accompagnano quella Forma e sono presc ritte nel cerimoniale per l’Ordinazione.

In un nuovo rito dell’Ordinazione, se entrambe le mani sono poste sulla testa, la Materia non fa problema. La nuova Forma in latino è, semmai, più forte per la validità rispetto alla vecchia Forma latina (per l’«et» invece di un «ut»), ma le traduzioni in volgare dovrebbero essere controllate per assicurarsi che esprimano chiaramente la grazia del sacerdozio da conferire. La maggior parte di esse sicuramente lo fanno. I veri problemi di validità sorgono relativamente al Ministro e all’Intenzione, a causa della graduale erosione dell’Intenzione cattolica negli a-cattolici nuovi Riti.

Per quanto riguarda l’ Intenzione , ogni vescovo che oggi ordina un prete intende sicuramente fare ciò che fa la Chiesa odierna, il buono e il giusto, ma cos’è questo nella sua mente? Cos’è un prete nella neo-Chiesa? È ancora l’antico rinnovatore del Sacrificio del Calvario con la sua Presenza Reale, visto che viene lentamente ma costantemente sostituito dall’odierno coordinatore del pic-nic eucaristico? A che punto è questo processo in ogni diocesi del mondo? Questo o quel vescovo ha in mente che quello che fa la Chiesa sia un sacrificatore o un vacanziere? È il comportamento esteriore del vescovo ordinante che indicherà la sua Intenzione, ma solo Dio può saperlo con certezza. Certamente molti nuovi Riti della Messa inclinano per il vacanziere, e il nuovo Rito dell’Ordinazione che accompagna la Forma, con la sua grave diminuzione del contenuto cattolico, pu&o grave; solo aiutare a minare gradualmente l’Intenzione sacramentale di un vescovo ordinante.

Quanto al Ministro , se il vescovo ordinante è stato consacrato vescovo con il nuovo rito di consacrazione, si può ritenere che l’ambiguità della nuova Forma di consacrazione venga sanata dalle parole immediatamente seguenti, nondimeno sorgono dei dubbi come quelli di cui sopra circal’Intenzione del vescovo consacrante: ha egli considerato, e quindi ha assunta come sua Intenzione, se la Chiesa oggi consacri facitori del Sacrificio o del pic-nic? Tali domande mancano spesso di risposte chiare.

In breve, se il Papa fossi io, penso che potrei esigere che tutti i preti ordinati o i vescovi consacrati con i riti «rinnovati», dovrebbero essere condizionatamente ri-ordinati o ri-consacrati, non perché io crederei che nessuno di loro fosse vero prete o vero vescovo, al contrario, ma perché quando si tratta di sacramenti ogni serio dubbio dev’essere rimosso, e questo sarebbe il modo più semplice per rimuovere tutti i possibili dubbi. Il marcio nei sacramenti della neo-Chiesa non può essere mantenuto in giro.

Kyrie eleison.

Fsspx, Addio.

Fsspx, Addio. on Maggio 3, 2014

Brutte notizie dalla Francia: la quarantennale lotta per la Fede, condotta dalla Fraternità San Pio X contro i modernisti di Roma, è virtualmente finita. Oh, sì, i priorati della Fraternità, le scuole, i seminarii, i conventi e i monasteri associati, continueranno a funzionare, per fornire almeno per qualche tempo sacramenti validi e dottrina decente, mantenendo tutte le apparenze della Tradizione, ma la lotta essenziale per l’intera Fede sarà censurata, o auto-censurata. Sembra che ci sia solo un numero limitato di sacerdoti di più che manterrà la comprensione dell’opera di Mons. Lefebvre e il coraggio necessario per rompere i ranghi e salire in montagna.

La novità è che i modernisti di Roma stanno offrendo alla Fraternità un «riconoscimento di tolleranza», senza bisogno di alcun accordo formale o di un documento firmato, cosa questa che tra la primavera e l’estate del 2012 sollevò all’interno della FSSPX tanta opposizione. Ecco il succo di quanto espresso tre mesi fa, con entusiasmo, dal Secondo Assistente della Fraternità, Don Alain Nély, a due religiosi: «La soluzione per la Fraternità sarà un riconoscimento unilaterale da parte di Roma . . . non ci verrà chiesto di firmare alcunché . . . vediamo come si evolvono le cose . . . poi vedremo.»

Per evitare che tale rivelazione si diffondesse, il Superiore Generale della Fraternità ha scritto ai due Superiori interessati che avevano frainteso le parole di Don Nély, perché non c’è nessun tipo di «accordo» in vista. Certo che no. Sta qui l’astuzia del proposto «riconoscimento» senza firma. Esso consentirà ad un certo numero di sacerdoti della FSSPX di far finta che nulla sia cambiato e di poter continuare il loro ministero come prima. Come è stato riferito, lo stesso Mons. Fellay, parlando di recente ai seminaristi di Zaitkofen, ha detto: «Non si tratta di firmare un qualche accordo, ecc. ecc.». Tuttavia, dieci minuti più tardi, ha continuato: «Ma se Roma ci propone un riconoscimento di tolleranza per noi, la cosa è diversa e sarebbe una cosa molto buona.»

E così, ci sono tutte le probabilità che, piuttosto presto che tardi, un gran numero di sacerdoti della FSSPX seguirà docilmente i capi ufficiali nell’abbraccio amoroso dei modernisti di Roma, un abbraccio che col tempo diventerà tanto stretto, quanto basta per soffocare ogni residuo sforzo volto a combattere contro quel modernismo mortale che sta facendo fuori la Chiesa ufficiale e sta ponendo milioni di anime sulla strada per l’Inferno. Guardando in retrospettiva, si può intuire che Mons. Fellay, negli ultimi 15 anni, abbia lavorato abilmente con i Romani in vista di questo abbraccio. Mons. de Galarreta ha capito qual è la posta, ma ha accettato di condividere la cosa con Mons. Fellay. Mons. Tissier si avvede della minaccia mortale per l’opera di Monsignore, ma non vede la necessità di seguire l’esempio di Monsignore stesso e mettere la Fede prima delle ordinarie regole dell’obbedienza e dell’unità.

E così, cari amici, se vogliamo mantenere la pienezza della Fede e aiutare gli altri a farlo, dobbiamo per lo meno interiormente salire in montagna. Non abbiate paura. Mantenete il sangue freddo. Non c’è bisogno di perdersi d’animo o di disperare. Dio non cambia, e la battaglia per la Sua causa si fa sempre più gloriosa che mai. Sacerdoti, occhi aperti, e soprattutto non illudetevi che nulla sia cambiato nella Fraternità. Essa è già sostanzialmente cambiata. Laici, occhi aperti pure voi, e pregate, e Dio vi darà i capi e i sacerdoti delle vostre preghiere.

Fidiamo in Dio e nella Sua Santissima Madre.

Kyrie eleison.

Politica Della Resistenza – II

Politica Della Resistenza – II on Aprile 26, 2014

La Fede dev’essere preservata nonostante il Pastore sia colpito (cfr. EC 348). Se ci fu un uomo datoci da Dio per mostrarci come mantenere la Fede in tempi colpiti, preservando il (tramite la preservazione del?) vero Sacrificio della Messa e il vero sacerdozio cattolico, questi fu certamente Mons. Lefebvre (1905–1991). E da quando sulla Chiesa si è abbattuto il disastro provocato dai Pastori conciliari, nulla è cambiato rispetto a quando c’era lui, così che ciò che egli disse e scrisse è applicabile essenzialmente ad oggi, e ogni nuovo venuto in questo disastro non può fare di meglio che leggere e studiare le sue parole.

Tuttavia, da dopo la sua morte, il disastro è anche peggiorato di molto, ed ogni cosiddetto movimento di “Resistenza” attuale, farà bene ad imparare le lezioni che ci sono da apprendere dalla rovinosa caduta (caduta minacciante?) di quella Fraternità San Pio X che fu la stupenda realizzazione di Monsignore, fondata per preservare la Fede, all’interno stesso della collassante struttura della Chiesa. Perché oggi la sua stessa dirigenza sta conducendo la FSSPX in una direzione diversa da quella di Monsignore, direzione che porterà inevitabilmente la FSSPX ad un collasso del tutto simile?

Perché, a mio avviso, i capi che la FSSPX si è scelta dopo la morte di Monsignore nel 1991, in entrambi i Capitoli Generali del 1994 e del 2006, non hanno avuto la piena cognizione del disastro conciliare, dal momento che sono figli dei già minati anni ‘50 o dei rivoluzionarii anni ‘60 e oltre. Avendo succhiato la rivoluzione con il latte delle loro madri, per così dire, non hanno mai capito come degli uomini di Chiesa che appaiono ancora cattolici, possano distruggerla dall’interno (essere dall’interno distruttori?). In breve, questi capi o non hanno mai studiato il modernismo o non hanno mai capito cos’hanno studiato, o sono stati troppo “pii” o “soprannaturali” per pensare che quello che avevano studiato si potesse applicare agli uomini di Chiesa che avevano di fronte.

Così, mentre Mons. Lefebvre si avvide chiaramente che la Chiesa conciliare, avendo perso i quattro segni distintivi della Chiesa cattolica (una, santa, cattolica, apostolica), non era la Chiesa cattolica, Mons. Fellay (Superiore Generale dal 1994) e Don Nicholas Pfluger (Primo Assistente dal 2006), oggi insistono nel dire che può esserci solo una Chiesa, così che la Chiesa conciliare è la Chiesa cattolica. Naturalmente ne deriva che mentre Monsignore mantenne la FSSPX a distanza di sicurezza dalla Chiesa conciliare, Mons. Fellay e Don Pfluger vogliono abolire questa distanza e ricondurre la FSSPX dentro quella Chiesa che è conciliare. E né Mons. Fellay, né Don Pfluger, si sentiranno cattolici fino a quando non avranno raggiunto tale scopo.

Ma la Fede è innanzi tutto nelle menti, non nei sentimenti. Ne consegue che chiunque abbia incominciato a riconoscere, per qualsivoglia motivo, che gli attuali capi della FSSPX si trovano sulla strada sbagliata, deve proseguire studiando il problema complessivo della Rivoluzione, del modernismo e del Vaticano II. Questo è un compito arduo, perché si può avere perstudiato un manuale conoscitivo della Rivoluzione, eppure non riconoscerla sotto il naso. Ci si sente così bene quando si sente che tutti sono gentili, che si perde di vista l’oggettiva falsità della maggior parte di noi moderni agli occhi di Dio. Si può dire che per vedere questa falsità come Dio la vede senza mancare di compassione per qualcuno, è necessaria una Sua grazia speciale, ma un’anima può ottenere questa grazia se cerca Dio seriamente, specialmente nella preghiera.

Dio è buono con quelli che lo cercano, dice più volte la Scrittura. Posto che Egli esista, cos’altro potrebbe essere se non sommamente buono con quelli che lo cercano?

Kyrie eleison.