Shakespeare

Pochi Eletti?

Pochi Eletti? on Gennaio 22, 2011

Perché è così apparentemente difficile salvare la propria anima?

Perché – come ci viene detto – sono poche le anime salvate in rapporto al numero di anime dannate?

Dal momento che Dio vuole che tutte le anime si salvino ( I Tim . II, 4), perché non ha reso la cosa un po’ più facile, come sicuramente avrebbe potuto fare?

La risposta semplice e immediata è che non è poi così difficile salvare la propria anima.

Parte dell’agonia delle anime all’Inferno è costituita dalla chiara conoscenza che hanno di come avrebbero potuto evitare facilmente la dannazione.

I dannati non cattolici potrebbero dire: “Sapevo che c’era qualcosa come il Cattolicesimo, ma ho scelto di non approfondire perché mi sono subito accorto che avrei dovuto cambiare il mio modo di vivere.” (Winston Churchill una volta disse che ogni uomo si imbatte nella verità in qualche momento della sua vita, ma la maggior parte di loro gira la testa nella direzione opposta.)

I dannati cattolici potrebbero dire: “Dio mi ha dato la Fede e sapevo che tutto quello di cui avevo bisogno era fare una buona confessione, ma ho ritenuto che fosse più conveniente non farla, e così sono morto nei miei peccati . . .”.

Tutte le anime all’Inferno sanno che si trovano lì per loro colpa, per loro scelta. Non Dio è da biasimare. Infatti, guardando indietro alla loro vita sulla terra, esse vedono chiaramente quanto ha fatto Dio per cercare di fermarle dal precipitarsi nell’Inferno, ma esse hanno scelto liberamente il loro destino e Dio ha rispettato questa scelta . . . . Tuttavia, vediamo di approfondire un po’ la questione.

Essendo infinitamente buono, infinitamente generoso e infinitamente felice, Dio ha scelto di creare – e non era in alcun modo obbligato – esseri in grado di condividere la sua felicità. Dal momento che Egli è puro spirito ( Gv . IV, 24), tali creature avrebbero dovuto essere spirituali e non solo materiali, come gli animali, i vegetali o i minerali. Da qui la creazione degli angeli, senza alcuna parte materiale, e degli uomini, con un’anima spirituale in un corpo materiale.

Ma questo stesso spirito, per il quale gli angeli e gli uomini sono in grado di partecipare alla felicità divina, include necessariamente la ragione e il libero arbitrio, anzi è proprio col libero arbitrio, con lo scegliere liberamente Dio, che si merita di partecipare alla sua felicità.

Ma come potrebbe essere davvero libero lo scegliere Dio, se non ci fosse la scelta alternativa di potersi allontanare da Lui?

Che merito avrebbe un ragazzo nell’acquistare un volume di Dante, se nella libreria ci fossero solo volumi di Dante?

E se la cattiva alternativa esiste, e il libero arbitrio è una realtà e non una finzione, com’è possibile che ci siano angeli o uomini che scelgono ciò che non è buono?

Tuttavia, ci si può ancora chiedere: come mai Dio può aver deciso di consentire alla maggior parte delle anime (Mt . VII, 13–14; XX, 16) di incorrere nella terribile punizione riservata a coloro che rifiutanoil suo amore?

Risposta, più l’Inferno è terribile e più è cosa certa che ad ogni uomo vivente Dio offre la grazia, la luce e la forza sufficienti per evitarlo, ma, come spiega San Tommaso, la maggioranza degli uomini preferisce le attuali e conosciute gioie dei sensi alle future e sconosciute gioie del Paradiso.

Ma allora, perché Dio ha connesso piaceri così forti ai sensi?

In parte, indubbiamente, per assicurare che i genitori abbiano dei figli per popolare il suo Cielo, ma sicuramente anche per rendere più meritorio il comportamento di ogni essere umano che sottomette il perseguimento del piacere in questa vita alle vere delizie della vita futura, le quali potranno essere nostre col volerlo !

Abbiamo bisogno solo di volerle abbastanza “violentemente” (Mt . XI, 12)!

Dio non è un Dio mediocre, e alle anime che lo amano vuole offrire un Paradiso non mediocre.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Pretese malate

Pretese malate on Maggio 23, 2009

Un altro mio amico mi dice che in occasione di qualche anniversario di Shakespeare (1564–1616), molte persone, senza dubbio per combattere l’”omofobia”, sostengono ancora che lui fosse uno di “loro”. Per provare che il Bardo appartenesse a quello che viene spesso chiamata la “Lavender Brigata” [dallo pseudonimo usato dal primo artista americano dichiaratamente omosessuale], ricorrono solitamente ai Sonetti, molti dei quali erano davvero amorevolmente indirizzati a un certo giovane. Cerchiamo di districare il pasticcio.

In primo luogo, gli uomini che male usano con gli uomini o le donne che male usano con le donne, quel processo che Dio ha dato loro perché gli uni lo pratichino con le altre propriamente per la riproduzione e la continuazione della razza umana, commettono un così grave peccato contro Dio e la società umana che la Chiesa cattolica lo indica come uno dei quattro peccati che gridano “vendetta al cospetto di Dio”. Per garantire la continuità dell’umanità, Dio ha dato ad ognuno di noi una profonda e naturale ripugnanza dell’uomo per l’uomo, o della donna per la donna. Abbellire il peccato oscurandone la ripugnanza come “omofobia”, è cosa mentalmente e moralmente malata.

Tuttavia, “ per i contaminati e gli infedeli nulla è puro ” ( Tito I, 15). Per le menti malate, non ci può essere qualcosa come un amore puro tra uomo e uomo. Pertanto, quando la Scrittura ( II Samuele I, 26), ci presenta un tale amore come nobile all’estremo, come quando Davide piange per il suo amico morto Gionata – “ l’angoscia mi stringe per te,?fratello mio Giònata!?Tu mi eri molto caro;?la tua amicizia era per me preziosa?più che amore di donna, come la madre ama il suo unico figlio, così io ti ho amato ”, queste menti malate diranno che tale amore dev’essere approvato non perché sarebbe privo di peccato, ma solo perché condannarlo come peccato sarebbe “omofobia”.

Il caso dell’amore di Shakespeare per il giovane da lui ha reso famoso nei suoi Sonetti è sicuramente simile. Molti di essi ci dicono come questo giovane fosse stato gratificato di una bellezza paragonabile a quella delle donne, o anche di più, dice Shakespeare. E a quanto pare quelli che ora cercano di arruolare il Bardo nei loro ranghi, si appellano in particolare al Sonetto 20, come alla prova della sua perversione. Ma mi chiedo: sanno leggere? Le prime otto strofe di questo sonetto possono lodare la bellezza femminile del giovane, ma le successive raccontano di come la natura lo avesse dotato anche di una funzione maschile, che non è (1.12) ad uso di Shakespeare, ma solo delle donne (1.13). Conclusione? – “ Sia mio l’amare e loro il godere ” (1.14).

Se le persone che si sono lasciate intrappolare nel vizio contro natura, fanno tutto il possibile per uscirne, esse meritano la simpatia di tutte le anime sane. Ma se esse sguazzano nella loro perversione, facendo finta che i sani grandi uomini del passato fossero come loro, hanno bisogno di essere energicamente e chiaramente denunciate – fino a quanto non sarà illegale farlo!

Kyrie eleison.

Ouverture Coriolano

Ouverture Coriolano on Marzo 7, 2009

Molti dei più popolari capolavori di Beethoven esprimono in musica una lotta tremenda nell’animo umano. Alcuni, come la terza e la quinta Sinfonia, finiscono con un tripudio di gloria eroica. La famosa sonata per pianoforte “Appassionata” si conclude con una tempesta di distruzione eroica. L’”Ouverture Coriolano”, riconducibile allo stesso picco della creatività di Beethoven, finisce con la rovina dell’eroe.

Beethoven amava la lettura di Plutarco, la cui “Vite Parallele” dei grandi uomini della Grecia e di Roma, è stata definita “una scuola per eroi”. Coriolano fu un conquistatore, ma, orgoglioso generale dei primi anni della Repubblica Romana, ritenendosi un bel momento non sufficientemente apprezzato dai suoi compatrioti romani, offrì i suoi servizi ai loro nemici, i Volsci, e con un esercito di Volsci avanzò su Roma per farla a pezzi. I capi romani, i senatori, gli amici e la famiglia lo pregarono perché risparmiasse il loro paese. Invano. Solo la supplica della madre ruppe finalmente la sua rabbia. Risparmiando Roma, si condannò all’esilio e alla morte tra i Volsci.

Beethoven scrisse la sua “Ouverture Coriolano” per introdurre la presentazione teatrale non dell’ultima delle grandi tragedie di Shakespeare, ma di un’opera dallo stesso titolo di un drammaturgo contemporaneo, H. J. v. Collin. L’Ouverture è un programma musicale che si regge da sé, un semplice dramma dell’anima in forma di sonata, a prescindere dalla storia che l’ha ispirata. Tuttavia, è facile leggere la musica in relazione a tale episodio della storia romana . . .

Il primo Oggetto dell’Esposizione, in due parti, intende descrivere la rabbia del generale (battute 1–14) e la sua agitazione (15–27), e il loro sviluppo (29–50), ma che conducono dritti al secondo Oggetto, scorrevole e lirico (52–77), che lascia cogliere facilmente la supplichevole azione di una matrona romana forte e sicura. La rabbia ritorna (84–95), per svanire in un piccolo motivo di caduta (96–100), che monopolizzerà lievemente lo Sviluppo (101–152) – l’argomentare della madre che prevale e muove il figlio a ripensarci. Con la Ricapitolazione (152–229), la rabbia del generale scoppia di nuovo, più violenta che mai (167–176), solo per sfociare in una supplica anche più insistente di prima (178–206) – con Beethoven, una Ricapitolazione finisce con l’acuire piuttosto che ammorbidire il conflitto che ha animato l’Esposizione!

La Coda, o la fine del pezzo (230–314), comincia con la madre che ancora fa prevalere la sua argomentazione (230–240), con il soffermarsi sulla supplichevole lirica (242–254). Un confronto finale (255–269) e un argomento (270–275) concludono con un ultimo impeto di collera del generale (276–285), solo che questa volta esso si rompe in una serie di accordi di caduta e di quiete (286–294) per poi ripresentare per quattro volte la prima frase di agitazione del Generale (297, 299, 300, 306), ogni volta più lenta e sommessa della precedente, fino a quando l’Ouverture si spegne in silenzio. Il generale e la sua ira sono annullate. Roma è salva!

Cattolici, se non volete fare a pezzi Roma, ascoltate vostra Madre! Non-cattolici, se non volete essere d’aiuto nel fare a pezzi il vostro paese, ascoltate la Beata Vergine Maria, Madre di tutti noi, ai piedi della Croce!

Kyrie eleison.

Antidoto per l’anti-cultura

Antidoto per l’anti-cultura on Maggio 31, 2008

Nel recente numero del 15 aprile di “ The Remnant ”, è stato pubblicato un articolo, “ Windy Blather and Lies ”, di un giovane che credo di non avere mai incontrato, ma che dice quello che io vado dicendo da molti anni: i film esercitano di gran lunga la più formativa influenza sui cuori e sulle menti dei giovani di oggi, e costituiscono per essi un tremendo ostacolo sia per la loro crescita sia per l’acquisizione di qualsivoglia senso della realtà, figuriamoci per arrivare al Cielo.

L’autore di questo articolo, E. Z., insegna in una scuola cattolica tradizionale per ragazzi, che è una cosa eccezionale negli Stati Uniti di oggi, eppure egli dice che quando i ragazzi tornano da una vacanza, l’unica domanda che si rivolgono l’un l’altro è: che film hai visto? Non mi sorprende, né incolpo la scuola. Che altro può offrire l’anti-cultura della non-società di oggi ai giovani, per alimentare le loro menti? Peggio, che reale presa può avere la religione cattolica sulle menti e sui cuori immersi in tali stupidità e irrealtà? Come diceva Marcel de Corte: come può qualcuno che non ha idea dell’essere reale, avere un qualche idea reale dell’Essere Supremo?

Non che la realtà si lascerà sopraffare. Attraverso la finanza, l’economia e presto la politica e la guerra, si sta tornando indietro a grandi passi. Il pericolo è piuttosto per i nostri figli, così progressivamente coinvolti nella fantasia volontariamente immatura, che per loro sarà troppo tardi adeguarsi alla realtà. “I film sono tutto ciò che conoscono”, dice E. Z., “non imparano niente che non sia dai film. Come possono conciliare la falsa percezione hollywoodiana della realtà con la loro fede cattolica?” Non c’è da stupirsi che il conciliarismo prevalga sul cattolicesimo!

L’intero articolo di E. Z., soprattutto dagli adulti che non hanno mai pensato alla questione, deve essere letto e ponderato (quattro copie disponibili per 4 dollari da Remnant Reprints, PO Box 1117, Forest Lake, MN 55025, USA), perché non solo lo stesso E. Z., come dice lui stesso, nella sua giovinezza è rimasto totalmente intrappolato nella film-mania, ma anche lui ha trovato un modo del tutto pratico per venirne fuori: le registrazioni delle letture dei classici, in particolare Shakespeare, del Dott. David White.

Dice E. Z., “Imparerai di più sul mondo e su di te stesso e ancor più sulla tua fede cattolica con l’ascolto di queste cento letture, che in una qualunque scuola”. Parole forti, ma che hanno un senso. Il Dott. White conosce sia la condizione attuale dei giovani (e degli adulti), sia la sua Fede, così che i suoi nastri sono in grado di offrire un incomparabile ponte tra le due. Compra l’articolo, compra i nastri (io non guadagno alcuna provvigione).

Kyrie eleison.

Redenzione Wagneriana

Redenzione Wagneriana on Settembre 1, 2007

Nell’insegnare un po’ di umanesimo ai pre-seminaristi, ho scelto di nuovo di introdurli a Richard Wagner, compositore tedesco di famosi drammi musicali e uno di più interessanti personaggi dei tempi moderni. Vissuto per buona parte del XIX secolo (1813–1883), non fu certo il più grande uomo del suo tempo, ma certamente ne fu l’artista più completo. Per l’ampiezza e la profondità della sua visione del mondo dev’essere collocato a fianco di Dante e di Shakespeare, ma non per la verità, dal momento che rifletteva un’epoca che si era allontanata da Dio. Stava in questo la sua grandezza e la sua miseria.

La sua grandezza, perché indubbiamente egli ebbe un reale senso dell’altezza e della profondità dell’uomo, che anela alla religione. La sua miseria laica stava nel fatto che si accostò a questo bisogno religioso con una soluzione non religiosa. Tuttavia, la sua soluzione sostitutiva fu a suo tempo enormemente popolare, proprio perché sembrava soddisfare tale bisogno religioso mettendo da parte Dio, secondo l’intenzione dell’uomo moderno. Da qui il vero culto di Wagner da parte dei “wagneriani”, per i quali il suo dramma musicale agiva come una religione sostitutiva.

Qual è la sua soluzione? In sostanza, la redenzione di un mondo decaduto, tramite l’amore tra l’uomo e la donna. In ognuna delle quattro grandi opere della sua maturità, “L’anello”, “Tristano e Isotta”, “I maestri cantori” e (con una lieve variazione) “Parsifal”, la trama di base è la stessa: rivolta primariamente contro una struttura sociale e un’autorità incapace di adattarsi e quindi stretta nell’irrealtà, e secondariamente, contro un tipo di mondo sotterraneo che ancora resiste. Sorge allora un eroe che ama e conquista un’eroina, uniti in un amore redentore che genera una rivoluzione, la quale proprio col loro amore salva la società e ripristina la realtà.

In altre parole, la figura o le figure dell’autorità sarebbero inadatte e, se non di per sé malvagie, almeno complici dei malvagi, mentre se solo il giovane riesce a trovare la sua ragazza, insieme renderanno felice ogni cosa per sempre. Qualcuno riconosce qui la formula di innumerevoli film di Hollywood? Naturalmente, una buona moglie è una torre di fortezza per suo marito e i suoi figli (vedi Proverbi, cap. 31), ma poggiare la salvezza del mondo sulle loro spalle è chiedere decisamente troppo – quanto durano fino in fondo le famiglie modellate principalmente su Hollywood? Spesso non molto.

Naturalmente Wagner non è l’unica fonte delle trame di Hollywood, ma è all’origine di una gran quantità di musica sub-wagneriana e non si può negare la grande influenza di questa musica e della mitologia di Wagner sui tempi moderni. Ragazzi e ragazze, badate. Wagner è un grande musicista, ma non ci sono sostituti per il vero Dio; le persone autorevoli non sono automaticamente antiquate o malvagie; e nessuno di voi è la soluzione totale per i problemi degli altri. Loro e voi avete bisogno di Nostro Signore Gesù Cristo e della pienezza della Sua verità cattolica e dei Suoi sacramenti.

Kyrie eleison.