Vaticano II

Erronea Visione

Erronea Visione on Aprile 16, 2016

Don Franz Schmidberger, ex Superiore Generale della Fraternità San Pio X dal 1982 al 1994 e attuale Rettore del Seminario tedesco della Fraternità a Zaitzkofen, Baviera, ha recentemente messo in circolazione “Considerazioni sulla Chiesa e sulla posizione della Fraternità in seno alla Chiesa”. In tre pagine che promuovono fermamente l’accettazione da parte della Fraternità di una Prelatura Personale offerta da Papa Francesco e che riporterebbe la Fraternità nella Chiesa ufficiale sotto il Papa, Don Schmidberger mostra una comprensione molto inadeguata del problema nella Roma conciliare, a stento parlando del Vaticano II.

Egli comincia presentando la Chiesa cattolica come contenente elementi umani e fallibili che indussero Monsignor Lefebvre a fondare nel 1970 la FSSPX per salvare il sacerdozio, la Messa e la Regalità Sociale di Cristo Re. Nel 1975 la FSSPX venne condannata dalla Chiesa ufficiale, ma essa prosperò. La consacrazione di quattro vescovi della Fraternità nel 1988 manifestò la contraddizione tra Roma e la FSSPX, ma Monsignore si sforzava ancora, dopo come prima, per una soluzione. Dal 2000 anche i Romani, onestamente o no, ricercarono una soluzione. Ora, nel 2016, essi hanno attenuato le loro richieste perché la FSSPX accetti il Concilio e la nuova Messa.

COMMENTO: È questa una visione relativamente superficiale dell’attacco del tutto radicale lanciato contro la Fede e la stessa Verità dagli ecclesiastici massoni durante e dopo il Vaticano II. Don Schmidberger vede semplicemente ecclesiastici romani fuorviati che per tornare al loro sentire cattolico potrebbero essere seriamente aiutati se solo la FSSPX fosse ufficialmente riconosciuta. Ha egli una qualche idea di come la lebbra dello spirito modernista finirebbe molto probabilmente col contagiare la FSSPX, piuttosto che questa guarisca quei Romani con cui essa vuole unirsi?

Secondariamente, Don Schmidberger presenta una mezza dozzina di argomenti a favore dell’accettazione della Prelatura Personale. La FSSPX deve riacquistare la normalità. Nel suo attuale “esilio” non deve perdere il senso della Chiesa. A Roma si aprono le porte. La FSSPX ha urgente bisogno del permesso di Roma per consacrare altri vescovi. L’ansietà di alcuni modernisti per la prospettiva della normalizzazione della FSSPX, è un buon segno. E, infine, in quale altro modo può essere risolta la presente crisi della Chiesa se non con la FSSPX che esca dal suo “esilio” e converta i Romani?

COMMENTO: La FSSPX che converte questi Romani? Che illusione! Ancora una volta Don Schmidberger ha poca o nessuna idea della profonda perversione del modernismo, che egli avversa. Non è “normale” per i cattolici sottomettersi ai modernisti. “Esilio” non significa necessariamente perdere il senso della Chiesa. Roma non ha aperto porte importanti. La Fede non ha bisogno di vescovi approvati dai modernisti. I modernisti ansiosi sono quelli ingenui – i veri modernisti sanno che convertiranno la Fraternità e non viceversa, una volta che riusciranno a fare scattare la trappola. E, infine, la crisi della Chiesa certamente non può essere risolta da una Fraternità illusa che si riunisce Roma, ma solo da Dio, il cui braccio non è accorciato dalla malvagità degli uomini ( Isaia, LIX, 1).

Infine, Don Schmidberger risponde ad alcune obiezioni: Papa Francesco può non essere un buon Papa, ma ha la giurisdizione per normalizzare la FSSPX. Il parere della “Resistenza” non ha importanza in quanto essa non ha il senso della Chiesa ed è divisa. Alla FSSPX non verrà messa la museruola perché Roma l’accetterà “così com’è” ( illusione ), né perderà la sua identità, perché con l’aiuto di Dio convertirà Roma ( illusione ). Né verrà meno la sua resistenza come è accaduto a tutte le altre Congregazioni tradizionali che hanno ceduto ritornando con Roma, perché è Roma che sta implorando, mentre la FSSPX ha la scelta ( illusione ), e perché la FSSPX ha vescovi che resistono ( illusione ), e gli sarà data una Prelatura Personale ( per condurla sotto i modernisti ).

COMMENTO: In altre parole, la trappola romana sarà fornita di ammortizzatori. Che serie di illusioni! Povera FSSPX! Preghiamo per la salvezza di tutto ciò che può ancora essere salvato di essa.

Kyrie eleison.

L’eredità di monsignore – II

L’eredità di monsignore – II on Aprile 2, 2016

Nel 2012, i successori di Monsignore alla testa della sua Fraternità San Pio X, non essendo riusciti a capire come lui ponesse in modo fondamentale la Verità cattolica prima dell’Autorità cattolica, sostennero falsamente di star seguendo il suo esempio, quando al Capitolo Generale della Fraternità, in quell’estate, si disposero a mettere nuovamente la Verità al di sotto dell’Autorità, aprendo la porta a un accordo politico e non dottrinale con i bugiardi di Roma – “Il cattolicesimo è rivoluzionario” è una menzogna mostruosa. Per anni questi successori hanno diffuso le voci che l’accordo sarebbe stato imminente, ma Roma li porta dove vuole, per loro stessa responsabilità, e rischia di continuare ad ottenere concessioni, come, forse, la disastrosa intervista del 2 marzo concessa dal Superiore Generale ad un predatore di professione. La Roma conciliare non dimentica mai ciò che la FSSPX sembra non voler più ricordare – la Tradizione Cattolica e il Vaticano II sono assolutamente inconciliabili.

Tuttavia, Monsignore ha discepoli che non hanno dimenticato questa inconciliabilità. Costoro sono noti sotto il nome di “Resistenza”, che è un movimento piuttosto che un’organizzazione, come è logico che sia. Aggrappati alla Verità contro la falsa Autorità sia di Roma sia ora della FSSPX, ogni autorità interna tra loro può al massimo essere supplita, cioè un’autorità anormale fornita dalla Chiesa invisibilmente in caso di emergenza per la salvezza delle anime. Ma tale autorità, per l’invisibilità della sua trasmissione (in contrasto con le cerimonie visibili con le quali vengono trasmessi molti tipi di autorità tra gli uomini), è molto più debole e più contestabile dell’autorità normale nella Chiesa, che scende sempre, in ultima analisi, dal Papa. Pertanto, la “Resistenza” ha la forza della Verità, ma una debolezza dell’Autorità, di norma essenziale per proteggere la Verità cattolica.

Sicuramente, i cattolici resistenti, all’interno o al di fuori della Tradizione, devono tenere conto delle tante conseguenze di questa divisione tra Verità e Autorità, imposta dal Vaticano II a tutta la Chiesa. Essendo il Supremo Pastore di Dio fortemente colpito dalla follia conciliare, come potrebbero le pecore di Dio non essere fortemente disperse (cfr Zach XIII, 7; Mt. XXVI, 31)? Per non soffrire, i cattolici non avrebbero dovuto appartenere alla Chiesa cattolica. È questo che vogliono? Quindi i cattolici per il momento non devono essere né sorpresi dai tradimenti, né delusi dalle divisioni. Al Diavolo per il momento è stata data quasi mano libera per causare divisioni (“diabolein” in greco), e quando i cattolici sono tutti in lotta per la salvezza eterna, le divisioni sono spesso amare. Pazienza.

Poi, visto che dai Papi conciliari non può più venire la linfa vitale della vera Autorità cattolica, che scenda fin nelle istituzioni cattoliche, le persone cattoliche non possono più dipendere dalle istituzioni cattoliche come normalmente dovrebbero essere in grado di fare. Piuttosto, sono queste istituzioni che per la Verità devono dipendere dalle persone, come si è visto per la FSSPX che dipendeva da Mons. Lefebvre. Ma le persone, senza il sostegno o controllo istituzionali, sono sempre suscettibili di essere fallibili, e così non sembra saggio aspettarsi che oggi ogni raggruppamento di cattolici per la Verità possa attrarre grandi numeri. Naturalmente, i cattolici possono aspettarsi una struttura, una gerarchia, dei Superiori e l’obbedienza, ma queste non possono essere fabbricate dal nulla. Sicuramente i piccoli resti sono all’ordine del giorno. Pazienza.

In conclusione, i cattolici che stanno cercando di mantenere la Fede devono far propria la loro meritata punizione, rinunciare a tutte le umane illusioni e invenzioni, e chiedere in preghiera a Dio Onnipotente di intervenire. Quando abbastanza anime si rivolgeranno a Lui per la Sua soluzione, e non per la loro, esse riconosceranno che la Sua Provvidenza interviene per loro nella forma della Devozione dei Primi Sabati del mese, in riparazione a Sua Madre. Quando sarà stata fatta la bastante riparazione, Egli darà al Suo Vicario in terra la grazia di consacrare la Russia al di lei Cuore Immacolato, e allora l’ordine incomincerà ad essere ripristinato, come Dio ha promesso. Per la pratica di questa Devozione, non perdere i “Commenti” della prossima settimana.

Kyrie eleison.

Caos di ritorno

Caos di ritorno on Marzo 14, 2015

Del libro Iota Unum, scritto dal laico italiano Romano Amerio e molto apprezzato da Mons. Lefebvre, un interessante paragrafo è già stato citato in questi “Commenti”. Nel libro, Amerio smonta magistralmente tutti gli errori dottrinali del Vaticano II. Al n° 319 egli scrive: (1) Se la presente crisi tende a rovesciare l’essenza della Chiesa, e (2) la tendenza è interna alla Chiesa, non provenendo, come altre volte, da un’esterna aggressione, allora (3) la prospettiva del mondo è un abisso unicolore che rende impossibili diagnosi e prognosi e (4) di fronte al quale l’uomo non ha rifugio che nel silenzio (ed. Lindau, Torino, p. 628).

Argomentazione durissima, se si riflette. Amerio dice che siamo sull’orlo del caos, perché è evidente che (1) l’attuale crisi non solo tende a rovesciare l’essenza della Chiesa ma (2) è interna alla Chiesa, visto che lo stesso Papa si permette di affermare che “Dio non è cattolico” e che “Gli omosessuali devono essere rivalutati”, dichiarazioni la cui voluta ambiguità spalanca il portone al rovesciamento di tutti i dogmi e dell’intera morale cattolica. Ma perché (3) ogni diagnosi e ogni prognosi cattoliche diventerebbero impossibili, e (4) com’è che non ci sarebbe più niente da dire? Come può Amerio giungere ad una tale fosca conclusione?

Perché il Signore dice: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre” ( Gv.VIII, 12), il che suggerisce con forza che la massa della popolazione mondiale che oggi non lo segue è già nelle tenebre. E a coloro che lo seguono, dice anche: “Voi siete la luce del mondo” ( Mt.V, 14), il che suggerisce con forza che se i cattolici convinti sono ogni giorno sempre meno, le tenebre nella Chiesa e nel mondo diventano ogni giorno più grandi. Si potrebbe chiedere: bene, ma la tenebra è solo una metafora. Come mai allora la diagnosi e la prognosi cattoliche diventano impossibili?

(3), Perché sempre più persone oggi sono incapaci di pensare. Perché da quando Nostro Signore con la sua Incarnazione ha portato la grazia soprannaturale in soccorso della natura ferita e stremata, questa natura non è stata più in grado di reggersi senza la grazia. Così, quando gli uomini girano le spalle a Gesù Cristo e a Dio, compromettono la loro stessa natura e ripudiano quel buon senso di cui sono dotati in natura per pensare: riguardo al contenuto del loro pensiero, in accordo con la realtà, e riguardo allo svolgimento di questo pensiero, secondo la logica. Oggi essi vogliono essere liberi dalla realtà e dalla logica, allo scopo di sfidare Dio e rifare il mondo secondo la loro fantasia.

Ne consegue che se Gesù Cristo è venuto in soccorso del genere umano e della natura umana attraverso la creazione della sua Chiesa cattolica, e se al Vaticano II anche i Gentili hanno finalmente ripudiato questa Chiesa, il processo di lacerazione degli uomini stessi, della loro natura e del loro pensiero, col Concilio ha fatto un enorme passo avanti, al punto da essere praticamente irreversibile. Ecco perché Amerio può vedere, implicita nel Vaticano II, un “abisso unicolore”, di cui il caos bellicoso di opinioni orgogliosamente rampanti su Internet potrebbe essere visto come un esempio e un assaggio.

Ma (4) perché non gridare in queste tenebre? Perché «l’uomo non ha rifugio che nel silenzio»?

Perché in un frastuono caotico la verità semplicemente non può essere ascoltata, salvo, si potrebbe aggiungere, da poche anime che Dio ha preordinato ad ascoltarla (Atti XIII, 48). Queste anime sono scelte da Dio, non dagli uomini, e possono provenire dagli ámbiti più sorprendenti. A loro non piace l’”abisso unicolore”, e Nostro Signore li conduce al Padre ( Gv. XIV, 6). Essi saranno un aiuto importante della Chiesa e una speranza del mondo.

Kyrie eleison.

Monsignore commentato – II

Monsignore commentato – II on Gennaio 10, 2015

Prima di lasciare le realistiche considerazioni di Mons. Lefebvre del 1991 (cfr. gli ultimi due CE), proponiamo qualche altro commento, nella speranza di aiutare i cattolici a mantenere il loro equilibrio tra il disprezzare l’autorità in nome della verità e lo sminuire la verità per il bene dell’autorità. Fin da quando gli ecclesiastici del Vaticano II (1962–1965) hanno posto la loro piena autorità a copertura della rivoluzione della Chiesa (libertà religiosa, parità collegiale, fraternità ecumenica), i cattolici sono stati posti in una condizione di squilibrio: quando l’Autorità calpesta la Verità, come fa una persona a mantenere il proprio rispetto per entrambi?

Ora, nelle tormentate conseguenze del Vaticano II, chi può dire di aver ottenuto dei frutti paragonabili a quella preservazione della dottrina cattolica, della Messa e dei sacramenti di cui Monsignore fu principalmente (anche se non esclusivamente) il responsabile? In questo caso, merita particolarmente di essere preso in considerazione la sua soluzione del problema dell’equilibrio tra Verità e Autorità.

In primo luogo, consideriamo una semplice osservazione di Monsignore sull’autorità: “Oggi noi soffriamo per la tirannia dell’autorità, perché non ci sono più le regole del passato”. Tra gli esseri umani, tutti con il peccato originale, la verità ha bisogno dell’autorità che la sostenga, perché è un’illusione jeffersoniana che la verità gettata sul pubblico mercato possa prevalere senza la necessità di un qualche disastro per ammonire sulla realtà. L’autorità sta alla verità come il mezzo al fine, e non come il fine al mezzo. È la Fede cattolica che salva, e questa Fede consiste in una serie di verità, non nell’autorità. Queste verità sono la sostanza e lo scopo dell’autorità cattolica, a tal punto che separata da esse, come si verifica col Vaticano II, è lasciata alla deriva, fino a quando il primo tiranno non le mette le mani addosso e la piega alla sua volontà. La tirannia di Paolo VI seguì naturalmente il Concilio, così come i capi della Fraternità San Pio X, perseguendo l’approvazione dai campioni dello stesso Concilio, in questi ultimi anni hanno finito col comportarsi essi stessi in modo tirannico. Mentre invece non fu servendo la verità che Monsignore costruì la sua autorità sulla Tradizione?

Una seconda osservazione di Monsignore del 1991 merita un ulteriore commento, laddove egli dice che quando, nel 1988, cercò di raggiungere un accordo con Roma per mezzo del Protocollo del 5 maggio, “credo di poter dire che allora sono andato più in là di quanto avrei dovuto”. In effetti, quel Protocollo si presta a critica su dei punti importanti, e noi vediamo che Monsignore stesso ammette di aver momentaneamente perso l’equilibrio, inclinando brevemente a favore delle autorità di Roma e contro la verità della Tradizione. Ma fu solo brevemente, perché, come è ben noto, la mattina successiva egli denunciò il Protocollo, e fino alla sua morte non vacillò più, così che da allora nessuno ha potuto dire né che non avesse fatto tutto il possibile per raggiungere un accordo con l’Autorità, né che mantenere sempre il giusto equilibrio tra Verità e Autorità sia una cosa facile.

Una terza osservazione mette in luce la sua motivazione nella ricerca, tra il 1975 e il 1988, di un qualche accordo con l’autorità romana. Interpretando le sue motivazioni secondo se stessi, i suoi successori alla guida della Fraternità San Pio X parlano come se egli avesse sempre cercato una regolarizzazione canonica. Ma egli spiegava così il Protocollo: “ho sperato fino all’ultimo minuto che a Roma avessimo potuto contare su un po’ di lealtà”. In altre parole egli ha sempre perseguito il bene della Fede, e non ha mai onorato l’Autorità se non per amore della Verità. Possono dire altrettanto i suoi successori?

Kyrie eleison.

Quarantesimo anniversario

Quarantesimo anniversario on Novembre 22, 2014

Ieri è stato il 40° anniversario della storica Dichiarazione di Mons. Lefebvre del 21 novembre 1974, sui motivi per i quali lui e i sacerdoti e i laici che lo seguivano tenevano la loro posizione contro il totale cambiamento della Chiesa cattolica e della religione, sopraggiunto in seguito al Concilio Vaticano II. La Dichiarazione è attuale oggi come lo era il giorno in cui fu scritta, perché la vera religione cattolica di Dio è immutabilmente vera, mentre la religione conciliare dell’uomo persevera nella sua falsità e sta sempre più occupando Roma come mai è accaduto prima.

La Dichiarazione si compone di dieci brevi paragrafi, poco più di 50 righe in tutto: 1 / Noi rimaniamo fedeli alla Roma Cattolica, alla Roma eterna. 2 / Noi rifiutiamo la Roma conciliare, neo-protestante e neo-modernista. 3 / La riforma conciliare sta distruggendo la Chiesa cattolica e sta sminuendo la nostra Fede cattolica, 4 / nemmeno un Angelo dal Cielo ha il diritto di farlo ( Galati I, 8). 5 / Noi scegliamo la Tradizione, noi rifiutiamo le innovazioni. 6 / Tutto nella Chiesa si sta rinnovando in maniera opposta alla secolare dottrina cattolica. 7 / La riforma conciliare, generata dall’eresia e sfociante nell’eresia, è inaccettabile per i cattolici, quindi 8 / noi continueremo a formare sacerdoti tradizionali. 9 / Ci collegheremo alla dottrina e alla pratica cattoliche di tutti i tempi, 10 / convinti che così facendo resteremo veramente fedeli cattolici.

Si noti in primo luogo la distinzione chiara e netta (1 e 2) tra la Roma cattolica e la Roma conciliare. Ora, è vero che la Roma conciliare sta occupando le strutture della Roma cattolica, ma dire per questo che la Chiesa Conciliare non è altro che la Chiesa cattolica, è così stupido come dire che un cuculo è un usignolo perché occupa il nido di un usignolo. (E dire che Monsignore ha parlato di “Roma” conciliare e cattolica e non di “Chiesa” conciliare e cattolica, significa cavillare con le parole.)

Ma Monsignore, come faceva a distinguere tra il cuculo conciliare e l’usignolo cattolico? Con la dottrina! Il conciliarismo è neo-protestante e neo-modernista (2). La nostra fede è sminuita (3), in opposizione alla dottrina cattolica (6). Il conciliarismo è un’eresia (7). Noi rimaniamo fedeli alla dottrina cattolica (9). E questa breve sintesi non dà tutti i riferimenti alla dottrina forniti da Monsignore. La dottrina cattolica fu la stella polare del suo pensiero e della sua azione. Ed è proprio perché l’uomo moderno vuole la libertà per il suo pensiero e per la sua azione che in pratica arriva al punto che riduce la sua mente in poltiglia, dopo di che per la dottrina non resta più che una funzione meramente decorativa. Essa non ha più presa sull’azione dell’uomo, tranne la disastrosa dottrina che sostiene che la dottrina non sarebbe importante. Disastrosa dottrina che esercita sull’uomo una presa totale. Ecco il motivo per cui in seno alla Fraternità San Pio X, fondata da Monsignore, egli si è potuto ridurre a poco più che una mascotte decorosa.

Si può essere indotti a chiedere: cosa occorre per ripristinare la presa della dottrina, il senso della realtà e l’amore della verità nella Fraternità, nella Chiesa e nel mondo? Sicuramente la sofferenza, non meno. Solgenitsin faceva notare che ci vorrà la barra d’acciaio degli eventi per demolire l’involucro di cemento che l’uomo moderno ha costruito intorno al suo modo di vita peccaminoso. Veramente, Signore, abbi pietà.

Kyrie eleison.

Contesto mutato

Contesto mutato on Settembre 20, 2014

Partendo dall’argomento contro il sedevacantismo visto come un miope errore in una complessiva situazione anomala, un amico italiano (CC) ha una visione più ampia di questa questione. Senza essere sacerdote o teologo, egli avanza l’opinione che il sedevacantismo sia solo uno dei numerosi tentativi nella Chiesa per inquadrare la crisi di oggi nelle categorie di ieri. Non si tratta di un cambio della teologia cattolica, ma della situazione reale in cui questa teologia deve essere applicata in seguito al cambiamento di rotta sopraggiunto col Vaticano II. Ecco un punto chiave circa questo mutamento della realtà:—

“Non è normale il mondo attuale, per il suo rifiutare la realtà oggettiva dell’esistenza di Dio e della necessaria sottomissione alle Sue leggi; e non è normale la compagine cattolica attuale che è giunta a subordinare la centralità di Dio alla centralità dell’uomo; e a questa anormalità, nella Chiesa si è giunti non con una svolta improvvisa, ma dopo aver seguito un lungo e complesso processo di allontanamento da Dio, i cui effetti dirompenti si sono manifestati col Vaticano II. Da alcuni secoli nella Chiesa sono stati allevati i germi della dissoluzione e gli uomini portatori di tali germi, e si è permesso che essi andassero ad occupare tutti i posti della gerarchia, fino al Soglio di Pietro.”

Il mio amico prosegue dicendo che se non si riesce a prendere in considerazione questa complessiva anomalia dello stato attuale della Chiesa, che è incredibilmente eppure realmente peggiorata come non mai, si corre il rischio di trattare con una realtà che non esiste più, seguendo dei riferimenti non più applicabili. Così, ad esempio, i sedevacantisti diranno che gli uomini di Chiesa odierni devono sapere che cosa stanno facendo, perché sono uomini intelligenti e istruiti. Non è così, dice CC: la loro predicazione e la loro pratica possono benissimo non essere più cattoliche, ma essi sono convinti di essere del tutto ortodossi. Tutto il mondo è impazzito. Essi sono semplicemente impazziti con esso, non per la perdita della ragione, ma perché hanno abbandonato l’uso di essa, e dal momento che la loro fede cattolica diviene sempre più debole, ecco che è sempre meno possibile impedire che finiscano col perderla del tutto.

Ma allora, si potrebbe obiettare, Dio deve aver abbandonato la sua Chiesa. Per rispondere, CC si rifà a tre citazioni della Scrittura. In primo luogo, Lc. XVIII, 8, dove Nostro Signore chiede se al suo ritorno ci sarà ancora la Fede sulla terra. Ovviamente un piccolo resto di sacerdoti e di laici (forse con alcuni vescovi) sarà sufficiente per garantire l’indefettibilità della Chiesa fino alla fine del mondo (si pensi alle presenti difficoltà della “Resistenza” a prendere forma). Allo stesso modo, in secondo luogo, Mt. XXIV, 11–14, dove si prevede che molti falsi profeti inganneranno molte anime, e la carità si raffredderà. E in terzo luogo, Lc. XXII, 31–32, dove Nostro Signore assegna a Pietro di confermare i fratelli nella fede, dopo essersi convertito, indicando chiaramente che la di lui fede sarà prima venuta meno. Così, quasi l’intera gerarchia può fallire, incluso Pietro, senza che con questo la Chiesa cessi di essere indefettibile, come quando gli Apostoli fuggirono tutti nell’Orto del Getsemani ( Mt. XXVI, 56).

In conclusione, la visione di CC della Chiesa di domani o dopodomani assomiglia fortemente a quella di Padre Calmel: che ognuno di noi faccia il suo dovere secondo il proprio stato di vita, e partecipi alla costruzione di una rete di piccole fortezze della Fede, ognuna con un sacerdote per assicurare i sacramenti, ma senza alcuna ormai inapplicabile teologia della Chiesa, né alcuna approvazione canonica ormai inottenibile, né alcun muro divisorio ormai superato, sopra il quale potrà scorrere la Fede. Queste fortezze saranno unite dalla Verità e avranno reciproci contatti di carità. Il resto è nelle mani di Dio.

Kyrie eleison.