libero arbitrio

Pericolo Eterno

Pericolo Eterno on Settembre 17, 2011

Un vecchio amico mi ha appena chiesto: “Perché siamo esseri umani qui sulla terra?” Naturalmente ho risposto: «Per pregare, amare e servire Dio e così facendo per salvare . . .” Lui subito mi ha interrotto: “No, non è questo che voglio sapere. Quello che intendo dire è che prima di esistere, non c’ero e non ero in pericolo. Adesso che esisto sono seriamente esposto al pericolo di perdere la mia anima. Perché, senza il mio consenso, mi è stata data questa pericolosa esistenza che, una volta avuta, non posso più rifiutare?

Espressa in questo modo, la domanda è seria, perché getta un dubbio sulla bontà di Dio. Certamente è Dio che dà la vita ad ognuno di noi e ci pone di fronte ad una scelta che non possiamo eludere: o il sentiero ripido e stretto per il Cielo o la strada agevole e larga per l’Inferno ( Mt . VII,13–14). Non v’è dubbio che i nemici della salvezza delle nostre anime: il mondo, la carne e il Diavolo, sono pericolosi, visto che la cosa triste è che la maggior parte delle anime alla fine della propria vita cade nell’Inferno ( Mt. XX, 16). Quindi, come può essere giusto che io mi venga a trovare in tale pericolo senza che vi abbia acconsentito?

La risposta è sicuramente che se il pericolo esistesse senza alcuna mia minima colpa, allora la vita sarebbe veramente un dono avvelenato. Se invece il pericolo c’è spesso in buona parte per colpa mia e se lo stesso libero arbitrio mi conduce all’Inferno se usato erroneamente, mentre se usato correttamente mi permette di entrare in un’eternità di inimmaginabile beatitudine, allora non solo la vita non è un dono avvelenato, ma è l’offerta magnifica di una gloriosa ricompensa, del tutto sproporzionata rispetto allo sforzo relativamente piccolo che può costarmi sulla terra l’evitare il pericolo e l’usare correttamente il mio libero arbitrio ( Is . LXIV, 4).

Ma l’interlocutore potrebbe obiettare che nessuno di questi tre nemici della sua salvezza sono colpa sua: “Il mondo che ci spinge alla mondanità e alla concupiscenza degli occhi, è intorno a noi dalla culla alla tomba, e solo la morte permette di sfuggirvi. La debolezza della carne inizia col peccato originale e risale ad Adamo ed Eva. Ed io allora non c’ero! Anche il Diavolo esiste da molto prima che io nascessi e agisce indisturbato nei tempi moderni!”

Al che si può rispondere che dei tre nemici siamo fin troppo responsabili per colpa nostra.

Circa il mondo, noi dobbiamo essere nel mondo, ma non del mondo ( Gv . XVII, 14–16). Dipende da noi se amiamo le cose del mondo o preferiamo le cose del Cielo. Quante preghiere nel Messale chiedono la grazia di preferire le cose del Cielo!

Così per la carne, quanto più sfuggiamo alla sua concupiscenza dentro di noi, tanto più essa perde il suo pungiglione. Ma chi di noi può dire di non avere alcun peccato personale che abbia rafforzato la concupiscenza e il pericolo, invece di indebolirli? E circa il Diavolo, il suo potere è strettamente controllato da Dio Onnipotente e la stessa Scrittura divina ci assicura che Dio ci offre la grazia necessaria per superare le tentazioni che Egli permette ( I Cor . X, 13).

In breve, ciò che Sant’Agostino dice del Diavolo vale anche per il mondo e la carne: essi sono come dei cani alla catena che possono abbaiare, ma non mordere, a meno che uno scelga di andarci troppo vicino.

Quindi, vi è in effetti un inevitabile grado di pericolo spirituale nella vita umana, ma dipende da noi, con la grazia di Dio, controllare tale pericolo, e la ricompensa si avrà lassù, fuori da questo mondo ( I Cor . II, 9) e al di là di tutte le dimensioni di questa povera vita quaggiù.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Leggere i Pagani?

Leggere i Pagani? on Giugno 4, 2011

Un po’ di tempo fa, è possibile che qualche sopracciglio cattolico si sia inarcato, quando il n° 188 di Commenti Eleison ha raccomandato la lettura dei Greci pagani per avere un appiglio sul quadro morale dell’universo. Perché non leggere piuttosto gli autori cattolici? Ma sia i tragici greci sia i Dottori cattolici hanno affrontato le stesse grandi realtà della vita, la sofferenza e la morte:—perché siamo nati su questa terra e, come sembra, solo per soffrire e morire e poi con la morte venire separati da tutto ciò che abbiamo imparato ad amare?

Una domanda basilare, che può essere straziante.

La risposta cattolica è chiara e completa: un Dio infinitamente buono dà ad ognuno di noi la vita, la libera volontà e un tempo sufficiente, se facciamo un corretto uso della sofferenza che è perfettamente dosata dalla Sua Provvidenza ( Mt X, 29–31), affinché possiamo scegliere di trascorrere la nostra eternità con Lui nel Cielo, piuttosto che senza di Lui nell’Inferno.

La risposta dei Greci è incompleta, ma non del tutto lontana dal vero. Invece di Dio Padre essi hanno un Padre-Dio, Zeus, e invece della Provvidenza hanno il Fato (Moira).

Ora, mentre la Provvidenza cattolica è inseparabile da Dio, i Greci separano Zeus dal Fato, così che essi a volte si scontrano. Questo è dovuto al fatto che i Greci hanno un concetto troppo umano dei loro dei. Tuttavia pensano che Zeus diriga più o meno benignamente l’universo e il Fato esista immutabile, come la Provvidenza in seno al vero Dio ( Summa Ia, 23, 8; 116, 3), così che non sono del tutto in errore. Per di più, essi hanno un maggiore rispetto per i loro mitici dei e per l’ordine morale da loro custodito, più di tutta una serie di scrittori moderni che non hanno rispetto per alcun dio e che si dispongono per negare ogni traccia di ordine morale.

Ma i Greci hanno un vantaggio rispetto agli scrittori cattolici.

Quando presentano le grandi verità, le traggono dalla mera vita e non – per così dire – dal Catechismo. Lo stesso vale per qualsiasi non cattolico che testimonia le verità insegnate dalla Chiesa. Come gli odierni Ebrei talmudici che, proprio perché rigettano Gesù Cristo, gli rendono una speciale testimonianza conservando gelosamente nelle loro sinagoghe i testi ebraici del Vecchio Testamento che parlano di Lui dall’inizio alla fine, così gli antichi Greci, quando dimostrano la presenza dell’ordine naturale del mondo, indipendentemente dal Catechismo, danno a Dio e alla Sua Provvidenza una speciale testimonianza.

In questo modo essi provano che tali verità naturali non sono accessibili solo ai credenti, ma appartengono alla reale struttura della vita com’è vissuta da tutti, sempre che venga correttamente intesa.

Un altro vantaggio particolare degli antichi classici consiste nel fatto che, avendo preceduto Cristo, non può esserci in loro alcuna traccia di quella apostasia che danneggia, più o meno, anche i pii scrittori usciti dalla Cristianità dopo il Medio Evo. Le verità naturali sono presentate dagli antichi con quell’innocenza e quella freschezza che non possono più essere recuperate.

Oggi le acque sono troppo torbide.

In realtà, furono i monasteri della Chiesa che in epoca medievale assicurarono la sopravvivenza dei manoscritti degli antichi classici. Nei tempi moderni, si conti sulla vera Chiesa Cattolica per salvarli ancora una volta dai nuovi barbari: i liberali!

Attualmente la cosiddetta “cultura” liberale, dovunque prevalga, sta riducendo tutti i classici in polvere.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Pochi Eletti?

Pochi Eletti? on Gennaio 22, 2011

Perché è così apparentemente difficile salvare la propria anima?

Perché – come ci viene detto – sono poche le anime salvate in rapporto al numero di anime dannate?

Dal momento che Dio vuole che tutte le anime si salvino ( I Tim . II, 4), perché non ha reso la cosa un po’ più facile, come sicuramente avrebbe potuto fare?

La risposta semplice e immediata è che non è poi così difficile salvare la propria anima.

Parte dell’agonia delle anime all’Inferno è costituita dalla chiara conoscenza che hanno di come avrebbero potuto evitare facilmente la dannazione.

I dannati non cattolici potrebbero dire: “Sapevo che c’era qualcosa come il Cattolicesimo, ma ho scelto di non approfondire perché mi sono subito accorto che avrei dovuto cambiare il mio modo di vivere.” (Winston Churchill una volta disse che ogni uomo si imbatte nella verità in qualche momento della sua vita, ma la maggior parte di loro gira la testa nella direzione opposta.)

I dannati cattolici potrebbero dire: “Dio mi ha dato la Fede e sapevo che tutto quello di cui avevo bisogno era fare una buona confessione, ma ho ritenuto che fosse più conveniente non farla, e così sono morto nei miei peccati . . .”.

Tutte le anime all’Inferno sanno che si trovano lì per loro colpa, per loro scelta. Non Dio è da biasimare. Infatti, guardando indietro alla loro vita sulla terra, esse vedono chiaramente quanto ha fatto Dio per cercare di fermarle dal precipitarsi nell’Inferno, ma esse hanno scelto liberamente il loro destino e Dio ha rispettato questa scelta . . . . Tuttavia, vediamo di approfondire un po’ la questione.

Essendo infinitamente buono, infinitamente generoso e infinitamente felice, Dio ha scelto di creare – e non era in alcun modo obbligato – esseri in grado di condividere la sua felicità. Dal momento che Egli è puro spirito ( Gv . IV, 24), tali creature avrebbero dovuto essere spirituali e non solo materiali, come gli animali, i vegetali o i minerali. Da qui la creazione degli angeli, senza alcuna parte materiale, e degli uomini, con un’anima spirituale in un corpo materiale.

Ma questo stesso spirito, per il quale gli angeli e gli uomini sono in grado di partecipare alla felicità divina, include necessariamente la ragione e il libero arbitrio, anzi è proprio col libero arbitrio, con lo scegliere liberamente Dio, che si merita di partecipare alla sua felicità.

Ma come potrebbe essere davvero libero lo scegliere Dio, se non ci fosse la scelta alternativa di potersi allontanare da Lui?

Che merito avrebbe un ragazzo nell’acquistare un volume di Dante, se nella libreria ci fossero solo volumi di Dante?

E se la cattiva alternativa esiste, e il libero arbitrio è una realtà e non una finzione, com’è possibile che ci siano angeli o uomini che scelgono ciò che non è buono?

Tuttavia, ci si può ancora chiedere: come mai Dio può aver deciso di consentire alla maggior parte delle anime (Mt . VII, 13–14; XX, 16) di incorrere nella terribile punizione riservata a coloro che rifiutanoil suo amore?

Risposta, più l’Inferno è terribile e più è cosa certa che ad ogni uomo vivente Dio offre la grazia, la luce e la forza sufficienti per evitarlo, ma, come spiega San Tommaso, la maggioranza degli uomini preferisce le attuali e conosciute gioie dei sensi alle future e sconosciute gioie del Paradiso.

Ma allora, perché Dio ha connesso piaceri così forti ai sensi?

In parte, indubbiamente, per assicurare che i genitori abbiano dei figli per popolare il suo Cielo, ma sicuramente anche per rendere più meritorio il comportamento di ogni essere umano che sottomette il perseguimento del piacere in questa vita alle vere delizie della vita futura, le quali potranno essere nostre col volerlo !

Abbiamo bisogno solo di volerle abbastanza “violentemente” (Mt . XI, 12)!

Dio non è un Dio mediocre, e alle anime che lo amano vuole offrire un Paradiso non mediocre.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

La Verità Rende Liberi

La Verità Rende Liberi on Dicembre 11, 2010

L’argomento degli ultimi tre numeri di “Commenti Eleison”( CE 175CE 176CE 177 ), ha semplicemente preso spunto dal pittore francese Paul Gauguin (1848–1903), perché egli non è certo il peggiore degli artisti moderni. Questo argomento non è stato: Dio esiste, quindi l’arte moderna è “insulsa” (vedi “Brideshead Revisited”, I, 6, di Evelyn Waugh), al contrario: l’arte moderna è insulsa, quindi Dio esiste.

Vi è qui un’importante differenza tra il discendere dalla causa all’effetto e il risalire dall’effetto alla causa.

Se parto dall’esistenza di Dio come un dato e scendo a considerare la scompostezza, per esempio, dell’arte moderna, della musica moderna, delle moderne produzioni d’opera, ecc, per prima cosa Dio e la Sua esistenza non risultano ben provate, e secondariamente la Sua religione può sembrare che discenda su di noi come una morsa che attanaglia la nostra libertà. Ora, io sono io, e in ogni caso voglio essere libero di scegliere qual è l’arte che mi piace; ed ecco invece che arriva un vigile, si dice dal Cielo, a mettere le ganasce alla mia libertà! No, grazie!

Se invece io parto dalla mia esperienza personale dell’arte moderna, significa che in primo luogo parto da quello di cui ho conoscenza diretta. E se questa mia esperienza è, onestamente, insoddisfacente – cosa che non necessariamente dev’essere così, ma se lo è – allora posso cominciare a chiedermi perché mi sento così a disagio di fronte agli altamente lodati artisti moderni. Ne riascolto le lodi, ma continuo a non essere ancora convinto.

Perché? Perché l’arte moderna è brutta. Cosa c’è di sbagliato nella bruttezza? Le manca la bellezza. E se dalla bellezza, per esempio, dei paesaggi o delle donne come vengono raffigurati nell’arte, continuo a risalire alla loro bellezza nella natura, all’armonia delle parti che attraversa tutta la creazione, ecco che i miei pensieri si elevano dalla mia esperienza personale lungo un ampio tragitto che porta verso il Creatore.

In quest’ultimo caso Egli non genera più l’accostamento ad un vigile con le ganasce. Al contrario, lungi dal porre un limite alla nostra libertà, sembra che Egli permetta a noi esseri umani, per mezzo del libero arbitrio, di riempire la terra di bruttezza e di creare un mondo di caos. Forse spera che la bruttezza diventerà così orribile da volgere i nostri pensieri verso il Vero e il Bene.

A questo punto la Sua religione non assomiglia tanto a qualcosa che attanaglia dal di fuori la nostra libertà interiore, quanto piuttosto ad un aiuto, ad una liberazione di tutto ciò che c’è di meglio in me contrapposto a tutto ciò che c’è di peggio, perché, se non sono superbo, sono costretto ad ammettere che non tutto dentro di me è ordinato e armonioso.

A questo punto, la grazia soprannaturale non viene più concepita come una specie di poliziotto che piomba addosso alla mia natura per reprimere qualunque cosa io voglia fare, ma come un caro amico che, se voglio, attiva in me il meglio e mi libera dal peggio, o quanto meno si sforza di farlo.

Una delle forze trainanti del Vaticano II e della religione conciliare non è stata, e non è ancora, la concezione ampiamente condivisa che la Tradizione cattolica sia una sorta di insopportabile poliziotto, come se tutti gli impulsi naturali fossero cattivi? Ebbene, gli impulsi della mia natura decaduta sono cattivi, ma nella nostra natura sotto il cattivo vi è del buono, e a questo buono dev’essere permesso di respirare, perché da dentro di noi esso si sincronizza perfettamente con quella vera religione di Dio che ci viene dal di fuori di noi. Altrimenti, dagli impulsi cattivi si fabbrica una falsa religione – come il Vaticano II.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Arte Moderna – I

Arte Moderna – I on Aprile 17, 2010

Perché l’arte moderna è così brutta? Dev’essere così brutta? Non possono, gli artisti odierni, fare qualcosa di bello per cambiare? E perché, quando fanno qualcosa di bello, questo è normalmente e artisticamente di secondo o di terz’ordine, sentimentale, in qualche modo inautentico? Questi ripetuti interrogativi vennero sollevati da un pittore come Van Gogh, di cui abbiamo parlato la settimana scorsa, precursore egli stesso dell’arte moderna. A tali domande è facile rispondere se Dio e l’anima umana sono riconosciute cose reali. Non hanno una ragionevole risposta invece se Dio e l’anima spirituale sono divenute finzioni dell’uomo deluso da se stesso.

Se Dio è l’invisibile, ma reale “Padre onnipotente, creatore di tutte le cose visibili e invisibili”, ha quindi creato l’invisibile anima umana unendola intimamente al momento del concepimento ad un corpo visibile, per costituire ciascun essere umano come mai è stato o sarà; il suo scopo, nella creazione di creature con una ragione spirituale e quindi con il libero arbitrio, consiste nella sua estrinseca (non intrinseca) gloria, che aumenta per ogni essere umano che usa il suo libero arbitrio per amare e servire Dio in questa vita e meritare alla morte di essere incredibilmente felice con Dio, dandogli gloria senza fine nella prossima vita.

E come fa un uomo ad amare e servire Dio in questa vita? Obbedendo ai suoi comandamenti (Gv . XV, 10), che costituiscono una struttura morale del bene e del male per tutti gli atti umani, un quadro che gli uomini possono sfidare, ma non eludere. Se lo sfidano, si pongono in maggiore o minore disarmonia con Dio, con se stessi e col prossimo, perché Dio non ha creato tale quadro arbitrariamente, ma in perfetta armonia con la sua propria natura e con la natura umana da Lui vincolata ad agire all’interno di esso.

Ora, l’arte può essere definita in senso lato come una composizione materiale (per esempio: di disegni, parole, note musicali, ecc) con la quale l’uomo si preoccupa di comunicare agli altri uomini qualcosa che ha nella mente e nel cuore. Quindi, se la mente e il cuore appartengono a un anima che in un dato momento si trova per forza in un grado maggiore o minore di armonia con il detto quadro morale stabilito da Dio per tutti i suoi atti, è chiaro che ogni prodotto artistico derivante da tale anima è destinato a riflettere in se stesso questa armonia o disarmonia oggettiva. E così siamo in grado di rispondere alle domande che abbiamo posto all’inizio.

Le arti moderne sono così brutte perché tutte le anime moderne appartengono a una società globale che ogni giorno profonda sempre più nell’apostasia, così che un grande e significativo numero di esse si trova, consciamente o inconsciamente, in guerra con Dio. I prodotti artistici di anime immerse in un ambiente del genere non possono che riflettere l’intima disarmonia con Dio, con se stesse e col prossimo, ragion per cui sono brutti. Solo da un’autentica armonia presente in queste anime può derivare qualcosa di veramente bello. L’arte surrettiziamente “bella” deriva da un desiderio disarmonico di simulare l’armonia, motivo per cui l’effetto sarà sempre in qualche modo falso, non autentico e artisticamente di secondo o di terz’ordine.

D’altra parte, se Dio e l’anima immortale derivata da Lui e destinata a ritornare a Lui, sono delle mere finzioni, non c’è motivo per cui la bellezza non debba essere brutta e la bruttezza bella. Questa è la concezione mentale degli artisti moderni. Ma nel momento in cui io riconosco che un loro brutto manufatto è in effetti brutto, riconosco implicitamente che vi è un quadro, non il loro, che essi hanno sfidato.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra