resistenza

“Trovato mancante”

“Trovato mancante” on Maggio 9, 2015

I cattolici che si sforzano oggi di mantenere la Fede non hanno un compito facile. Ecco le considerazioni di un osservatore dello stato attuale della Fraternità San Pio X negli Stati Uniti, come egli lo vede, in positivo e in negativo. Vediamo prima il negativo, non per cattiveria verso la Fraternità, ma al fine di meglio valutare il problema. Come disse il patriota americano, Patrick Henry, nel 1775: “Da parte mia, qualunque sia l’angoscia che può comportare, sono disposto ad ascoltare tutta la verità, a conoscere il peggio, e a provvedervi”.

Fino ad ora i sacerdoti della Fraternità negli Stati Uniti, non hanno reagito all’infiltrazione modernista della loro Fraternità. La gran parte di essi si fa in quattro per giustificare ogni parola ed ogni azione del loro Superiore Generale. Come essi possano giustificare il compromesso in dottrina, per me è un mistero. Uno di loro dice che basta parlare con Mons. Fellay per chiarire tutto. I pochi seminaristi statunitensi che ho incontrato sono male formati, dediti a giustificare tutto, anche il ‘buono’ che si troverebbe nel Vaticano II. L’obbedienza cieca è la loro cifra comportamentale. Le teorie cospiratorie sono un tabù in seminario, così che come futuri sacerdoti saranno facile preda del nemico. Non c’è stata alcuna reazione per la visita in seminario del vescovo del Novus Ordo Mons. Schneider, o per la ‘assimilazione argentina’. Della ‘Resistenza’ al modernismo di Mons. Fellay non se ne parla affatto, essendo liquidata come un’altra rivolta, come quella dei ‘nove’ sacerdoti del 1983.

I Priori della FSSPX consentono indiscriminatamente la partecipazione alle Messe della Fraternità San Pietro, e definiscono il modernismo come un ‘mucchietto di polvere’ da spazzare in un angolo. Un sacerdote ordinato da poco è stato inviato ad assistere all’insediamento di un locale vescovo Novus Ordo. In generale non c’è lotta contro gli errori del Vaticano II o contro gli errori della stessa Dichiarazione Dottrinale della Fraternità del 2012. Peggio di tutto è lo slittamento dottrinale che ha avuto inizio dal 2012 all’interno della Fraternità, mentre i sacerdoti della stessa continuano a dire che non intraprenderanno alcuna azione prima di aver constatato qualcosa di concreto.”

Tale cecità può essere solo una punizione di Dio. Che cosa sta Egli punendo? I cattolici degli anni ‘50, che cercavano fin troppo il loro comodo nel mondo, furono puniti con il Concilio degli anni ‘60. Ai rimanenti fedeli, Dio concesse Mons. Lefebvre, il vero pastore degli anni ‘70 e ‘80.

Sicuramente Dio aveva il diritto di aspettarsi in cambio che questi restanti cattolici comprendessero il problema, e fuggissero la falsa soluzione degli anni ‘50. E invece no. Fin dalla fine degli anni ‘90 i capi della FSSPX e poi i sacerdoti e i fedeli sono tornati lentamente ma sicuramente al “Cinquantismo”, o al “Cattolicesimo domenicale” degli anni ‘50, che è un rendimento misero di fronte alle molteplici grazie da Lui concesse alla Fraternità. Sembrerebbe che Dio ne abbia abbastanza. Così Egli ha permesso che una diocesi in Argentina desse l’esempio di come la Chiesa ufficiale possa giungere all’approvazione della Fraternità. Scartata dalla dirigenza della stessa Fraternità come un “mero atto amministrativo”, tale esempio apre nondimeno la strada per la completa approvazione della Fraternità o da Roma stessa o diocesi per diocesi, approvazione che tutti farebbero finta di non notare, ma della quale quasi tutti gioirebbero. Questi Romani sono maestri!

Ma Dio dal resto Tradizionale sta di nuovo suscitando un resto Resistente. L’osservatore citato ha concluso: “Penso che quando arriverà il momento della verità, tra i sacerdoti e i fratelli, e speriamo anche tra le suore, della Fraternità, ci sarà una manciata di Nicodemo e di Giuseppe d’Arimatea. I fedeli ‘Resistenti’ in tutto il Nord America sono fermi, insieme con i nuovi arrivati occasionali, per lo più dal Novus Ordo, o non si sa da dove.” La stessa fermezza era evidente nelle reazioni di molti cattolici alla consacrazione di Mons. Faure. Qui ci sarà un futuro per le anime. Ma questa volta cerchiamo di non ripetere lo stesso errore: Dio non vuole più cattolici solo di domenica. Egli vuole potenziali martiri.

Kyrie eleison.

Un nuovo vescovo

Un nuovo vescovo on Marzo 28, 2015

La consacrazione a vescovo di Don Jean-Michel Faure, nel Monastero della Santa Croce in Brasile la scorsa settimana, si è svolta in una piacevole situazione. Il tempo era caldo e asciutto; splendeva il sole. I monaci di dom Thomas d’Aquino e le vicine suore sono riusciti a trasformare magnificamente un semplice garage di metallo e beton in un santuario degno della nobile liturgia, che anch’essa hanno approntata benissimo. Nonostante la notizia fosse riservata, era presente un gruppo di sacerdoti provenienti da tutta l’America e di Francia. Un numero di circa un centinaio di anime, anch’esse provenienti da diversi paesi, hanno seguito attentamente le tre ore di durata della cerimonia.

Con questo hanno gioito tutti i cattolici che sentono il bisogno di almeno un altro vescovo per contribuire a garantire la sopravvivenza della «Tradizione Resistente». La necessità della difesa della fede cattolica come Mons. Lefebvre l’ha compresa, non poteva essere lasciata ancora per molto tempo più alla disponibilità di un solo vescovo. La consacrazione conferita da Monsignore a quattro vescovi nel 1988, senza il permesso di Roma, che costituì l’«Operazione Sopravvivenza» in opposizione all’«Operazione Suicidio», doveva essere prolongata nel XXI secolo. Le scuse vanno a tutti i cattolici che avrebbero voluto partecipare se solo avessero saputo per tempo dell’evento, ma tutto doveva essere fatto con un buon margine di discrezionalità, per poter essere certi che la consacrazione avesse luogo.

Essa poteva contare su potenti avversari. La Chiesa ufficiale a Roma ha reagito dichiarando che il consacrante sarebbe «scomunicato automaticamente», ma, come nel 1988, questa dichiarazione è falsa, perché secondo la legge della Chiesa chi commette un reato non incorre nella sanzione normale, ad esempio la scomunica per la consacrazione di un vescovo senza il permesso di Roma, se ha agito per necessità. Questo è il senso comune, e in questo caso la necessità c’era sicuramente. Mentre il mondo si avvicina sempre di più alla Terza Guerra Mondiale, quale individuo sulla terra può essere certo della sua sopravvivenza?

Anche la Fraternità San Pio X ufficiale, da Menzingen, in Svizzera, ha condannato la consacrazione di Mons. Faure con un comunicato stampa pubblicato lo stesso giorno. In esso, è degna di nota la confessione che il consacrante è stato escluso dalla Fraternità nel 2012 a causa delle «aspre critiche» formulate contro le relazioni che la Fraternità ha tenuto negli ultimi anni con Roma. Menzingen ha continuato a sostenere per lungo tempo che il problema fosse quello della «disobbedienza», ed ecco che adesso lo stesso Menzingen ammette che si trattava del fatto di essere costantemente accusato, Menzingen, di «tradire l’opera di Mons. Lefebvre». E in effetti, essa viene tradita e distrutta.

Roma stessa conferma il tradimento. Il giorno dopo la consacrazione, Mons. Guido Pozzo, Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, oltre ad aver parlato dell’inesistente «scomunica», ha continuato dicendo che diversi incontri (tra Roma e la Fraternità San Pio X) hanno avuto luogo ed altri sono in programma con alcuni prelati (romani), per trattare dei problemi che ancora devono essere chiariti in un ambiente di fiducia», problemi «dottrinali e interni alla Fraternità».

Mons. Pozzo ha poi proseguito: Il Papa sta aspettando che la Fraternità si decida a rientrare nella Chiesa; noi siamo sempre pronti con un progetto canonico già conosciuto (una prelatura personale). È necessario un po’ di tempo perché le cose diventino chiare nella Fraternità, e Mons. Fellay raggiunga un ampio e sufficiente consenso, prima di compiere un tale passo.

Cos’altro serve ai veri cattolici laici e chierici, che vedano appesi i manifesti?

Kyrie eleison.

Il pensiero della neo-Fraternitá – III

Il pensiero della neo-Fraternitá – III on Febbraio 21, 2015

In questi “Commenti” (395), abbiamo già detto che al Primo Assistente della Neo-Fraternità manca la dottrina e che (396) questa mancanza di dottrina è un problema più vasto di quanto possa apparire, perché si tratta dell’intera modernità contro l’intera Verità; adesso resta da mostrare come questo problema universale si manifesti in una serie di errori particolari presenti in questa intervista concessa in Germania da Don Pfluger verso la fine dello scorso anno. Per brevità utilizzeremo la sintesi del suo pensiero (essenzialmente rispondente) che abbiamo esposto due settimane fa. Le espressioni che abbiamo riprese sono in corsivo:—

La Chiesa cattolica è vasta, molto più vasta del movimento tradizionale.

Sì, ma la dottrina del movimento tradizionale è vasta né più né meno la dottrina della Chiesa cattolica, essendo identica ad essa, e questa dottrina è il cuore e l’anima del movimento tradizionale.

Non potremo mai rendere la Tradizione convincente o attraente se rimaniamo mentalmente bloccati agli anni ‘50 o ‘70.

Pensare di rendere la Tradizione “convincente o attraente” è un modo troppo umano di concepirla. La Tradizione cattolica viene da Dio, ed ha un potere divino di convincere e di attrarre, a patto che venga presentata fedelmente, senza cambiamenti o alterazioni umane.

La Tradizione cattolica . . . non può essere limitata alle condanne . . . del liberalismo . . . , che erano di routine nel XIX e nel XX secolo.

Vero, ma allora non si sarebbe potuto difendere il Vangelo senza quelle condanne dottrinali, e dal momento che il XXI secolo è più liberale che mai, oggi la Tradizione non può essere mantenuta senza tali condanne.

Il nostro tempo è diverso, non possiamo rimanere fermi . . . . molto di ciò che è moderno non è immorale.

Il nostro tempo non è molto diverso. Esso è più liberale di prima (ad esempio i “matrimoni” omosessuali), quindi, anche ammettendo che non tutto è immorale, la dottrina cattolica è assolutamente necessaria per separare il morale dall’immorale.

Quindi, dobbiamo continuamente ri-posizionarci, e questo è un problema puramente pratico e non una questione di Fede.

Qualsiasi ri-posizionamento che fa la Chiesa deve sempre essere valutato alla luce della Fede. Il ri-posizionamento fatto dalla ex-FSSPX a partire dal 2012 si è chiaramente gettato alle spalle la lotta per la Fede condotta da Mons. Lefebvre.

I “Resistenti” si sono fabbricata una “fede”da loro, soggettiva, personale, per poter condannare la Neo-Fraternità.

Quali che siano le debolezze umane della “Resistenza”, essa, al pari del movimento tradizionale nel 1970, è sorta spontaneamente in tutto il mondo, per reazione contro il tradimento della Neo-Fraternità. La reazione può sembrare disunita, ma è tenuta insieme dell’identica Fede professata dai Resistenti.

Il Quartier Generale della FSSPX nel 2012 non ha tradito la Tradizione, tant’è che le sue azioni sono state attaccate da entrambi i lati.

Questo significa che la verità è sempre nel mezzo e può essere misurata con le reazioni umane? Ma questa è politica umana! Inadeguata a giudicare della divina Verità, assolutamente inadeguata a risolvere l’odierna crisi della Chiesa.

I testi ufficiali della Neo-Fraternità del 2012 non erano dogmatici.

Ma il più ufficiale dei documenti della ex-FSSPX nel 2012 è stata la delibera del Capitolo Generale con le sue sei condizioni per ogni futuro “accordo” con Roma, e cioè le sei condizioni gravemente inadeguate per sostenere la difesa della Fede contro i suoi mortali nemici conciliari. Forse che non l’intera Fede è dogmatica?

Roma era meno aggressiva verso la FSSPX nel 2012 di quanto lo fosse nel 2006.

Semplicemente perché dal 2006, e anche prima, Roma ha potuto vedere la FSSPX trasformarsi costantemente in una tigre di carta.

In breve, la FSSPX segue lo Spirito, si basa sulla Tradizione.

I neo-protestanti Carismatici “seguono lo Spirito”. Gli Indultisti “si basano sulla Tradizione”.

Dovrebbe essere ormai chiaro che don Pfluger vuole lasciarsi alle spalle la dottrinalmente anti-liberale Fraternità di Mons. Lefebvre, e ridisegnare una Neo-Fraternità che armonizzi con la neo-Chiesa del Vaticano II. Non basta dire che l’ex FSSPX non ha ancora fatto alcun passo decisivo verso Roma, perché a meno che sorga, e presto, una ferma resistenza all’interno della Neo-Fraternità, i suoi capi stanno consegnandola, lentamente ma inesorabilmente, tra le braccia della Roma conciliare. È questo che vogliono veri Cattolici?

Kyrie eleison.

«Resistenza» Che Fallisce?

«Resistenza» Che Fallisce? on Agosto 23, 2014

Alcuni lettori di questi «Commenti» senza dubbio hanno obiettato al riferimento fatto la scorsa settimana (CE 370) alla «Resistenza» che attualmente sta facendo «pochi progressi evidenti». Essi avrebbero preferito una vigorosa chiamata alle armi. Ma noi dobbiamo attenerci alla realtà. Per esempio, quando la diocesi tradizionale di Campos in Brasile si mise di nuovo nelle braccia della neo-Roma, nel 2002, non dissero un po’ di noi che dei circa 25 sacerdoti formati alla scuola di Mons. de Castro Mayer, almeno alcuni avrebbero rotto le righe? Eppure da allora nemmeno uno di essi si è reso indipendente per continuare la vera difesa della Tradizione del buon Vescovo, e così tutti sono più o meno sul piano inclinato neo-modernista. Tuttavia, se ci atteniamo alla realtà, c’è qualcosa da dire.

Prima di tutto, Dio è Dio, ed Egli sta conducendo questa crisi alla sua maniera e non alla nostra. “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie, dice il Signore” (Is. LV, 8). Noi uomini sogniamo che i sacerdoti con gli occhi aperti e i laici si mettano insieme per resistere ai Suoi nemici, ma Dio non ha bisogno della “Resistenza” di nessuno per guardare le sue pecore o salvare la sua Chiesa. Quarant’anni fa, quando Mons. Lefebvre sperava e si aspettava che una manciata di colleghi vescovi lo seguissero pubblicamente per realizzare una vera barricata sulla via del rullo compressore conciliare, sicuramente avrebbe dovuto trovarli, ma non lo fece mai. In effetti, quando Dio interverrà a salvare la situazione, come accadrà certamente, sarà evidente che il salvataggio è stato il Suo, attraverso Sua Madre.

In secondo luogo, più di cinque secoli di umanesimo dilagante hanno reso l’uomo così ignorante di Dio, il Signore Iddio degli Eserciti, che l’umanità dovrà subire una lezione che apprenderà solo nel modo più duro. La nona delle 14 Regole di Sant’Ignazio per il Discernimento degli Spiriti (prima settimana) dà tre ragioni principali per la desolazione spirituale di un’anima, che possono essere applicate alla presente desolazione della Chiesa:—

1. Dio ci punisce per la nostra tiepidezza spirituale e negligenza. Solo Dio conosce oggi quale castigo mondiale meritano la nostra mondiale apostasia e la nostra immersione nel materialismo e nell’edonismo.

2. Dio ci mette alla prova per mostrarci ciò che sta veramente dentro di noi, e quanto noi dipendiamo da Lui. L’uomo moderno, non pensa seriamente di poter gestire l’universo meglio che lo stesso Dio Onnipotente? E non potrebbe darsi che la verità di Dio scenda solo dopo che tutti i piccoli sforzi dell’uomo abbiano fallito?

3. Dio ci umilia con la desolazione che sminuisce il nostro orgoglio e la nostra vanagloria. Venendo dai principali ministri dell’unica vera religione dell’unico vero Dio, non fu il Vaticano II un’esplosione senza precedenti di umana vanagloria, col suo preferire il mondo moderno dell’uomo all’immutabile Chiesa di Dio? E la piccola Fraternità San Pio X, non ha pensato che avrebbe potuto salvare la Chiesa? Se la “Resistenza” non rimane debitamente modesta nelle sue proposizioni e nelle sue ambizioni, è condannata in anticipo.

Allora, quali dovrebbero essere queste ambizioni? In primo luogo e principalmente, mantenere la Fede, senza la quale è impossibile piacere a Dio ( Eb. XI, 6). Fede che è espressa nella dottrina, nel Credo cattolico. In secondo luogo, testimoniare questa Fede, specialmente con l’esempio, se necessario fino al martirio (“martire” è la parola greca che significa “testimone”). Quindi, comunque la “Resistenza” sia o meno organizzata, deve dedicare le sue risorse, per quanto magre, a tutto ciò che aiuterà le anime a mantenere la Fede. Poi, dal momento che il suo esistere per la Verità è destinato ad essere riconoscibile come tale, per il solo fatto di esserci essa non fallirà, perché starà dando testimonianza.

Kyrie eleison.

La Francia si Attiva

La Francia si Attiva on Luglio 26, 2014

Molti di voi sanno che martedì e mercoledì della settimana scorsa si è tenuta nel convento domenicano di Avrillé vicino ad Angers, nel nord-ovest della Francia, una riunione di sacerdoti resistenti giunti dai luoghi dove la “Resistenza” è attiva e funzionante, ma soprattutto dalla Francia. Era la terza riunione del genere di sacerdoti francesi svoltasi ad Avrillé dall’inizio dell’anno, ed è stata la più importante. Questa volta essi hanno cominciato a coordinare e ad organizzare le loro attività in Francia, un paese che è stato spesso decisivo per la Chiesa in vari modi.

Il merito per aver convocato questi incontri va al Priore di Avrillé, P. Pierre-Marie. Per diversi anni Avrillé ha offerto sostegno e rifugio ai sacerdoti della Fraternità San Pio X che hanno trovato sempre più difficile la loro vita sacerdotale sotto la sua attuale dirigenza, la quale continua a perseguire implacabilmente, nonostante la dissimulazione e le smentite, l’obiettivo della riconciliazione con la neo-Chiesa di Roma. Solo poche settimane fa, e stato segnalato che il Secondo Assistente della Fraternità avrebbe detto: “Il treno per Roma è in partenza e coloro che vogliono scendere lo facciano”. Il P. Pierre-Marie ha cercato per quanto possibile di non interrompere i rapporti con la FSSPX ufficiale, ma all’inizio di quest’anno è arrivata la lettera di Mons. Fellay che ha determinato la rottura. Questo era inevitabile, a meno che Avrillé non tradisse anch’essa la Tradizione.

Originariamente P. Pierre-Marie, per questa riunione della scorsa settimana, aveva pensato ai soli sacerdoti francesi, ma io gli ho suggerito che anche i sacerdoti resistenti fuori dalla Francia avrebbero potuto essere invitati, per un doppio motivo: i sacerdoti provenienti dall’esterno sarebbero stati incoraggiati nel vedere che la “Resistenza” si attiva in Francia, dove c’è stato poco movimento – apparente – fin’ora, mentre i sacerdoti francesi avrebbero potuto prendere atto che a resistere non c’è solo la Francia. P. Pierre-Marie ha accettato il mio suggerimento, ed è così che alla riunione vi erano circa 18 sacerdoti in tutto.

L’incontro è andato molto bene. Si è guardato poco al passato e non c’è stata alcuna amarezza, si è invece guardato molto al futuro. (Si sarebbe potuto pensare che se un certo vescovo, non presente, fosse stato lì come muto e inavvertito spettatore, si sarebbe reso conto di come non venga preso sempre sul serio!). Il primo giorno ha interessato in gran parte i sacerdoti francesi. Essi hanno iniziato nominando come coordinatore Don De Mérode, un sacerdote belga con 30 anni di esperienza nella Fraternità San Pio X, in tutto il mondo. Poi, per la loro nascente organizzazione hanno scelto il nome di “Unione Sacerdotale Marcel Lefebvre”, un nome che esprime chiaramente l’orientamento. E infine Don De Mérode ha cominciato ad organizzare una rete di centri di Messa in tutta la Francia – tornando cosí agli anni 1970, ma in condizioni più difficili e con risorse molto limitate, almeno per il momento.

Il secondo giorno è stato dedicato alle preoccupazioni internazionali per la difesa della Fede, e qui naturalmente è sorto il problema delle consacrazioni episcopali, perché io per primo desideravo conoscere l’intendimento dei sacerdoti presenti. Esso è stato relativamente unanime. I lettori saranno incoraggiati dal sapere che i sacerdoti ritengono che il tempo per le consacrazioni non sia ancora giunto, e tuttavia esso potrebbe non essere troppo lontano. In effetti, al momento è molto difficile immaginare che uno dei tre vescovi rimasti all’interno della FSSPX possa consacrare qualcuno senza l’approvazione di Roma, ed è impossibile immaginare che la Roma neo-modernista approvi un candidato anti-modernista! Pazienza.

Preghiamo, sia per il tranquillo successo della nascente Unione Sacerdotale, sia perché Dio ci dia a suo tempo, i vescovi in più che siano necessarii per la difesa della fede.

Kyrie eleison.

Broadstairs Dickensiano

Broadstairs Dickensiano on Giugno 21, 2014

Parecchi amici mi hanno chiesto se mi piace la casa appena acquistata per la “Resistenza” nel Kent, in Inghilterra. Mi piace. È spaziosa e Don Stephen Abraham, un compagno d’esilio della Fraternità San Pio X, la sta sistemando splendidamente. Solo il Cielo sa come intende che essa sia utilizzata nel futuro prossimo e venturo, ma intanto è un delizioso rifugio, a cinque minuti a piedi dal mare che Dio ha creato, e che i liberali non possono toccare.

Diversi famosi artisti e scrittori inglesi del passato hanno trovato rifugio in questo delizioso angolo a nord-est del Kent. Il più famoso degli artisti è J.M.W. TURNER (1775–1851). Nato a Londra, dove passò gran parte della sua vita lavorativa, dall’età di 11 anni trascorse diversi anni di formazione a Margate, a circa quattro miglia a Nord sulla costa da Broadstairs. Qui scoprì il mare, che con i suoi effetti di luce fu per tutta la vita un’ispirazione per la sua pittura, e a Margate tornò spesso nel corso della sua vita.

Il più famoso poeta inglese del XX secolo, T.S. ELIOT (1888–1965), fu anche lui a Margate, dove in un padiglione all’aperto ancora in piedi sulla spiaggia compose l’essenziale della terza parte del suo poema più famoso, The Wasteland (1922). Era venuto a rifugiarsi nella città balneare da Londra, dove un infelice matrimonio aveva gravemente danneggiato la sua salute. Non vi rimase a lungo, ma andò a Losanna, in Svizzera, dove grazie alle cure di un buon medico completò il recupero fisico e The Wasteland. Ma il soggiorno sul mare a Margate lo aveva indubbiamente aiutato.

Un altro frequente visitatore di Ramsgate, un borgo a due miglia a Sud sulla costa da Broadstairs, fu un poeta famoso, almeno in Inghilterra: Samuel Taylor COLERIDGE, uno dei cinque eccezionali poeti romantici inglesi, particolarmente noto per il suo lungo poema, The Ancient Mariner. Egli amava fare il bagno nel mare di Ramsgate, forse anche per motivi di salute. In ogni caso, più il mare era freddo, più gli piaceva.

Il più famoso di tutti, però, fu l’assiduo frequentatore dello stesso Broadstairs, il romanziere Charles DICKENS (1812–1870). Egli venne per la prima volta a Broadstairs nel 1837, scegliendolo come un luogo tranquillo in cui completare il suo primo romanzo, The Pickwick Papers, ma si innamorò così tanto della piccola vetusta città di mare, che vi tornò spesso con la famiglia, per scrivere o per riposarsi dal lavoro, negli anni tra il 1840 e il 1860. Il suo nome, insieme con i titoli dei suoi romanzi o i nomi dei loro personaggi, si trovano in tutto il centro storico che egli frequentava. Oggi il luogo è circondato, per non dire strangolato, dalla periferia vittoriana e moderna, ma Broadstairs celebra ancora il suo più famoso visitatore con un Festival Dickens ogni anno, a giugno.

Il dottor David Allen White, un cattolico insegnante di letteratura e musica, ben noto in tutto il mondo anglofono a molti cattolici che si sforzano di mantenere la Fede, è un grande amante di Dickens. Dal momento che quest’estate passerà da Londra, ha accettato di visitare Broadstairs per tenere nel fine settimana del 2 e 3 agosto un seminario di 24 ore su Dickens, aperto al pubblico, che comprenderà tre conferenze, la S. Messa della Domenica e una visita da lui guidata al Museo Dickens della città, allestito in una vecchia casetta nota e frequentata dallo stesso Dickens. Se siete interessati a partecipare, fatecelo sapere presto (attraverso info@dinoscopus.org), perché i posti sono probabilmente limitati e chi prima arriva prima sarà servito. I pasti saranno serviti in casa, ma i visitatori dovranno trovare una sistemazione esterna. Attenzione, perché saremo al culmine della stagione delle vacanze.

Dickens non era cattolico, ma Dostoevskij lo ha definito “un grande cristiano”. Dickens aveva certamente un cuore grande e aperto, e una penna brillante.

Kyrie eleison.