L’ecumenismo Di Benedetto – IV
L’ecumenismo Di Benedetto – IV on Maggio 5, 2012
La Chiesa cattolica ha sempre insegnato di essere l’unica sola vera Chiesa di Gesù Cristo, tale che se anche venisse abbandonata dalla massa dei credenti, come accadrà alla fine del mondo (cfr. Luca XVIII, 8), essa non perderebbe la sua unità. San Cipriano dice che l’unità della Chiesa scaturisce dalla sua divina fondazione e viene consolidata dai celesti sacramenti, e “non può essere fatta a pezzi dalla forza di volontà avversa”. Le anime possono venir meno e separarsi da essa, ma la Chiesa che lasciano permane una. In questa ottica, “unità della Chiesa” può solo significare che le anime ritornano una ad una nell’unica vera Chiesa.
Non è questa la visione della Chiesa che ha il Vaticano II. Dicendo ( Lumen Gentium 8) che la Chiesa di Cristo “sussiste nella” Chiesa cattolica, il Concilio ha spalancato la porta alla distinzione fra le due, e alla pretesa che la “vera” Chiesa di Cristo sia più ampia della “ristretta” Chiesa cattolica. In questa ottica, vi sarebbero dei pezzi della vera Chiesa di Cristo sparsi fuori dalla Chiesa cattolica, con la conseguenza che “unità della Chiesa” significherebbe mettere nuovamente insieme questi pezzi, senza che i singoli si siano convertiti uno ad uno. Era certamente questa la visione del brillante giovane teologo del Concilio, don Joseph Ratzinger, come dimostrano le sue stupefacenti parole espresse poco dopo il Concilio e citate con tanto di riferimenti dal Dr. Schüler nel suo Benedetto XVI e l’auto-comprensione della Chiesa cattolica , pp. 17–19 . Un breve riassunto mette in luce la deviazione:—
Laddove c’è il Vescovo, la Mensa e la Parola di Dio, lì è “chiesa”. Questa reale ampia comunione cristiana, nel corso dei secoli è stata gravemente ridotta dalla centralizzazione romana, che ha spinto i protestanti a rompere con Roma. Le differenze dottrinali avrebbero dovuto essere tolerate. Così che l’ecumenismo di ritorno dev’essere sostituito con l’ecumenismo della coesistenza. Le chiese devono sostituire la Chiesa. I cattolici devono aprirsi. La conversione dev’essere relativa solo all’individuo che lo desidera. Gli errori protestanti sono, virtualmente, diritti protestanti.
Ma dov’è la fede in tutto questo parlare di Chiesa e di chiese? O la dottrina? Apparentemente in niente. E che tipo di unità può esistere tra anime che hanno credenze contraddittorie come quelle dei cattolici (vecchio stile) e dei protestanti? Si può solo trattare di una unità alquanto diversa da quella della Chiesa preconciliare, e quindi di una Chiesa alquanto diversa. Il giovane Ratzinger, infatti, lavorava ad una Neo-Chiesa. Ciò nonostante, l’unità della Neo-Chiesa divenne un problema. Primo perché l’unità della Chiesa è un dogma. Secondo perché, come Cardinale e Papa, Joseph Ratzinger si trovò a dover difendere l’unità della Neo-Chiesa contro dei rivoluzionari perfino più selvaggi di lui (p. e. il Padre Leonard Boff), per i quali la Neo-Chiesa “sussiste” ovunque, in molti pezzi diversi.
E Schüler continua a citare il Cardinale che sostiene che la Chiesa di Cristo ha la sua totale realizzazione nella Chiesa cattolica, ma senza escludere la sua parziale realizzazione altrove (ma allora in che modo sarebbe una?). Ugualmente l’identità della Chiesa di Cristo con la Chiesa cattolica sarebbe sostanziale, ma non esclusiva (ma come può essere un’identità se non esclusiva?). E ancora, la completa essenza della Chiesa di Cristo è nella Chiesa cattolica, ma altrove vi è anche un’essenza incompleta (ma come può esserci un’essenza completa se una parte di essa è altrove?). E così via.
In breve, la Neo-Chiesa di Benedetto XVI comprenderebbe elementi cattolici e non cattolici. Ma laddove una parte non sia cattolica, il tutto di cui fa parte non può essere un tutto cattolico. Quindi, la Neo-Chiesa ecumenica di Benedetto non è, come tale, la Chiesa cattolica.
Kyrie eleison.