Commenti Eleison

Ripristinare L’autorità Paterna

Ripristinare L’autorità Paterna on Maggio 22, 2010

È facile oggi colpevolizzare i genitori perché non saprebbero come allevare i figli. Sarebbe invece più utile aiutare gli interessati a scoprire da dove deriva il loro odierno problema con i figli.

Il problema è, in un certo senso, grande quanto Dio stesso, perché deriva dal completo rifiuto e dalla negazione di Dio da parte del mondo moderno.

La famiglia umana è una piccola società, che consiste essenzialmente in un padre, una madre e dei figli.

Ora il buon senso ci dice che ogni società umana ha bisogno di un capo per poter funzionare. Se nessun capo dirige o comanda, la società perde direzione e si disgrega.

Una squadra di calcio ha bisogno di un capitano, una società per azioni di un amministratore delegato, uno stato di un monarca o di un presidente, una città di un sindaco, una squadra di pompieri di un comandante, un esercito di un generale, un’università di un rettore, una corte di giustizia di un giudice, e così via.

Soprattutto, una famiglia ha bisogno di un padre, perché la famiglia non è soltanto una forma di società umana, ma è la forma basilare e più naturale di società, anzi è il modello base di tutte le altre forme di società.

Questo perché in nessun’altra società i legami che uniscono i membri possono essere così profondi, naturali, come quelli che legano un marito ad una moglie, i genitori ai figli. Ed in nessun’altra forma sociale è così chiaro che il capo deve non solo comandare, ma anche prendersi cura dei membri.

Se un padre comanda senza prendersene cura, la famiglia soffre a causa della sua durezza; se se ne prende cura senza comandare – cosa che purtroppo accade oggi – la famiglia soffre per la sua debolezza.

Perciò il ruolo paterno nella famiglia è il modello per ogni autorità umana.

Ecco perché (cfr Commenti Eleison 145 ) il quarto Comandamento, onorare il padre e la madre, si trova a capo dei sette Comandamenti che regolano le relazioni nella società umana.

Ora, il ruolo paterno nella famiglia deriva, come ogni paternità o autorità, da Dio Padre. San Paolo afferma: “Piego le ginocchia davanti al Padre [di Nostro Signore Gesù Cristo] dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome” ( Ef. III , 14, 15).

In altri termini, dice la parola di Dio, ogni ruolo paterno nella famiglia, ogni autorità suprema in qualsiasi società umana trae la sua natura, come significato dalla parola stessa o dal nome stesso, dalla paternità di Dio Padre.

Quindi è ragionevole pensare che ogni qualvolta si cacci via Dio Padre dal mondo, come succede adesso, il nome e la natura della paternità saranno svuotati di ogni significato ed ogni paternità ed autorità saranno minate alla radice.

Padri di famiglia, conducete le vostre famiglie a Dio!

Ponetevi al di sotto di Lui, e le vostre mogli e i vostri figli si porranno al di sotto di voi molto più facilmente. “Di ogni uomo il capo è Cristo, e a capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio”, afferma San Paolo ( I Cor. XI, 3).

Date alle moglie e ai figli l’esempio di una virile pietà, così naturale come soprannaturale, e qualsiasi cosa il nostro pazzo mondo dirà o farà da parte sua, voi almeno avrete fatto quanto di meglio possiate fare per la famiglia che Dio vi ha affidata.

Consigli specifici per i ragazzi seguiranno in un altro “Commenti Eleison”, se Dio vuole.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Il Papa Insonne

Il Papa Insonne on Maggio 15, 2010

La radicale incomprensione della Roma conciliare nei confronti del movimento tradizionale Cattolico è stata ancora una volta dimostrata a Parigi mercoledì scorso, quando il Cardinale Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e della Commissione per le Relazioni Religiose con gli Ebrei, ha tenuto una conferenza stampa.

Citerò il più fedelmente possibile quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuter sulla posizione del Cardinale, riassunta in cinque affermazioni, che poi commenterò.

1) Le discussioni dottrinali che attualmente hanno luogo ogni due mesi tra quattro teologi di Roma ed un vescovo e tre sacerdoti della Fraternità S. Pio X, non si dimostrano facili.

2) Il problema principale è il concetto di Tradizione. “Vogliamo una tradizione vivente o una tradizione pietrificata?” si è chiesto il Cardinale.

3) Egli ha affermato di essere a favore di questo dialogo con la FSSPX, ma ha detto che deve svolgersi alle condizioni di Roma e non a quelle della FSSPX.

4) Se dev’essere raggiunto un accordo, la FSSPX dovrà fare concessioni e dovrà accettare le riforme conciliari.

5) Senza un accordo, la FSSPX non potrà avere uno “status” ufficiale, i suoi sacerdoti non saranno riconosciuti come sacerdoti cattolici, né potranno esercitare il loro ministero.

(1) Naturalmente non è facile conciliare “2+2 = 4” (la Tradizione e la FSSPX) con “2+2 = 4 o 5” (il Vaticano II e la Roma conciliare). Siamo in presenza di due concezioni dell’aritmetica profondamente diverse, di due altrettanto profondamente diverse concezioni della Verità Cattolica.

(2) “2+2 = 4” è la verità, immutata e immutabile, perciò “tradizionale”. “2+2 = 4 o 5” è un’aritmetica di nuovo conio, “vivente” quanto si vuole, ma decisamente irreale, e quindi nient’affatto tradizionale.

(3) Se si discute di aritmetica, lo si farà alle condizioni della vera aritmetica e non a quelle delle due parti in discussione, anche se una delle parti si basa sulle vere condizioni.

(4) Chi vuole, o ha bisogno, di arrivare ad un accordo per cui “2+2 = 4 o 5”? Solo i venditori di fantasie che non si curano più della vera aritmetica!

(5) Se lo “status ufficiale”, il “riconoscimento dei sacerdoti” e l’”esercizio del ministero” dipendono tutti dall’accettazione che “2+2 = 4 o 5”, allora “status”, “riconoscimento” e “permesso” sono ottenuti a prezzo della Verità. Ma se svendo la Verità, come posso averla ancora per predicarla? E se non predico più la Verità, che razza di sacerdote sarò, che genere di ministero eserciterò?

Perciò, in conclusione, non è soltanto sulla “tradizione”, ma sulla natura stessa della verità che si differenziano questi Romani e la FSSPX.

Cambiando la verità, questi Romani hanno perso la Verità, in pratica, almeno obiettivamente parlando, essi la uccidono, così come Macbeth “uccide il sonno” (Atto II, scena II).

In effetti, nello stesso articolo della Reuter si dice che il Papa abbia affermato che il problema della FSSPX “gli ruba il sonno”.

Santo Padre, creda davvero che la Verità è molto al di sopra della FSSPX, la quale non è altro che uno dei suoi momentanei e minuscoli difensori.

Ognuno di noi nella FSSPX Le augura ogni sorta di bene, specialmente di dormire bene.

Non è la FSSPX, ma la Verità uccisa che Le ruba il sonno.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Genitori in Prima Linea

Genitori in Prima Linea on Maggio 8, 2010

Ho ancora in mente le parole della Suora citate nei Commenti della scorsa settimana: “Il mondo esercita una presa stringente sulle nostre ragazze”. Durante un periodo di soli tre anni “la loro mentalità è cambiata in modo significativo. Noi dobbiamo lottare per mantenere principi e moralità”. Ora il mondo ben difficilmente allenterà la sua stretta sulle ragazze, anzi. Quindi o la nostra Fede cattolica ha cessato di essere “la nostra vittoria sul mondo” ( I Gv V, 4), o le parole della Suora costituiscono un segnale d’allarme per tutti noi affinché la nostra Fede sia ravvivata, o la Tradizione cattolica dev’essere vagliata di nuovo?

Perché tra la famiglia e la scuola, se la scuola è responsabile, diciamo, dei due settimi della formazione di un bambino, la famiglia è responsabile per almeno i cinque settimi. Ecco perché, come suggerimmo qui la scorsa settimana, è un grave errore per i genitori credere che avendo affidato i figli ad una buona scuola il loro dovere sia compiuto. La maggiore responsabilità della formazione dei figli è sempre appartenuta alla famiglia. La Suora non scaricherebbe sulla famiglia ciò che è di sua responsabilità. Ma d’altro canto la sua maggiore speranza dev’essere riposta, oltre che nella Misericordia di Dio, nelle buone famiglie.

Ora, oggi, non si può non provare compassione per i genitori. Per esempio: un padre può essere sfinito da lunghe ore di viaggio come pendolare, o da un lavoro insoddisfacente, o da un ambiente di lavoro non cattolico, mentre la madre può essere esausta perché si occupa dei tanti figli che Dio le ha mandato, se lei ed il marito obbediscono alle leggi del matrimonio cattolico, o perché deve far loro da maestra, se ha scelto l’insegnamento familiare, se le scuole sono troppo corrotte, o per il lavoro svolto fuori casa oltre a quello domestico, se ha scelto di mandare i figli in una scuola non corrotta, ma troppo cara, o per il disprezzo della gente se sta a casa. In ognuno di questi casi sfortunati, Dio non si aspetta da nessuno di noi che faccia l’impossibile, ma si aspetta che ognuno di noi porti la sua Croce e che faccia perciò il possibile.

Dunque, padri, vi comportate come un virile – non tirannico – capo della vostra famiglia? Ponete la famiglia prima del denaro, o il denaro prima della famiglia? Date alle vostre figlie l’esempio di amare e sostenere la madre? Le ascoltate? Le incoraggiate a vestirsi o a comportarsi solo secondo il vostro piacere così da offrire alle figlie un cattivo esempio? Esse seguono infatti molto di più l’esempio della madre che i suoi insegnamenti. Trascorrete del tempo con le vostre figlie? Rivolgete loro tutta l’attenzione e le cure di cui hanno tanto bisogno le figlie da parte del padre? Madri, soltanto una domanda: date alle vostre figlie l’esempio rispettando ed obbedendo al loro padre (anche se non sempre lo merita), o usate la lingua per sminuirlo ai loro occhi? Padri e madri, date ai figli l’esempio rispettando entrambi il vostro sacerdote?

Un’ultima domanda ai padri ed alle madri: avete mai ascoltato quei genitori cattolici che al tempo del Vaticano II dormivano e non si accorsero del mutamento nella formazione dei loro figli, svegliandosi troppo tardi, e ora non hanno altro che lacrime per i loro figli che vivono e sono pronti a morire al di fuori della Fede? Buttate via quel televisore! Fratelli sacerdoti e Sorelle, non dobbiamo avere paura di renderci impopolari! E badiamo tutti che la nostra Tradizione cattolica diventi così attraente, che per il nostro bene il Signore Iddio permetta che si rifaccia il Vaticano II!

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Suore in Prima Linea

Suore in Prima Linea on Maggio 1, 2010

Mi hanno scritto recentemente, dalla stessa scuola per ragazze, due suore insegnanti, una sconfortata ed una speranzosa. Sicuramente Suor Sconforto è anch’essa speranzosa, come Suor Speranza è anche sconfortata, perché i cattolici devono certo avere gli occhi chiusi per non essere sconfortati dalla felpata apostasia strisciante che grava su tutti noi, mentre allo tempo stesso devono aver perso la loro fede se stanno perdendo la speranza che l’accompagna.

Suor Sconforto scrive, “La presa che il mondo esercita sulle nostre ragazze è stringente.” Assente dal suo paese per tre anni, quand’è tornata ha trovato che “Il cambio di mentalità delle nostre ragazze è notevole. Facciamo fatica a mantenere i principi e la morale.” Da notare che la scuola in questione è attorniata e sostenuta da genitori cattolici legati alla Tradizione, ha un costante aumento di iscrizioni e molti genitori fanno grossi sacrifici per garantire che le loro ragazze vengano istruite lì. Ecco però una Suora che, dall’interno, ci parla di qualcos’altro che cresce: la “mentalità” problematica delle ragazze.

Questo accade perché tutta la nostra società occidentale continua a scivolare lontano da Dio, e perché l’uomo, come diceva Aristotele, è un essere sociale e non solo un animale individuale o familiare. Ne consegue che un ragazzo o una ragazza potranno avere dei buoni genitori, una buona famiglia, perfino una buona scuola, ma se la società che li circonda, fuori dalla famiglia e dalla scuola, non condivide i valori cattolici in esse sostenuti, poi i ragazzi e le ragazze, soprattutto dall’adolescenza, avvertiranno la spinta anti-cattolica della società e si troveranno sotto una pressione più o meno forte che li spinge a “seguire la corrente”. Oggi la pressione è pesante, al punto da sconfortare la buona Suora, perché oggi ogni vero educatore si sente come chi, fermo sulla riva del mare, cerchi di bloccare la marea montante. Ma almeno la Suora ha gli occhi aperti e non inganna se stessa sostenendo che la scolarizzazione delle ragazze risolve tutti i loro problemi, come possono essere tentati di pensare i genitori.

Tuttavia, senza dubbio lei condivide anche il relativo ottimismo di Suor Speranza, che mi scrive che quando le ragazze allestiscono a scuola uno spettacolo teatrale, la gente che viene da fuori “rimane stupita dal fatto che le ragazze siano capaci di memorizzare versi su versi, mentre le altre che assistono rimangono attente ad ascoltare e a guardare, senza giuocare con i loro cellulari”. E continua dicendo: “Quando si ascoltano considerazioni del genere, ci si rende conto che in qualche modo riusciamo ad ottenere qualcosa, e di questo dobbiamo essere grate”.

In breve, come ha detto Santa Giovanna d’Arco, spetta a noi dare battaglia e a Dio dare la vittoria. La Provvidenza offre a tutti noi una determinata mano di carte che non sempre possono piacerci, eppure sta a noi giuocare come meglio possiamo. Mi viene in mente anche la risposta che l’impavido Evelyn Waugh diede ad una donna che si lamentava del suo essere così sgradevole nonostante fosse cattolico. “Signora”, rispose, “Lei non ha idea di quanto sarei ben più sgradevole se non fossi cattolico. Senza l’aiuto soprannaturale a mala pena sarei un essere umano.”

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Struttura Morale

Struttura Morale on Aprile 24, 2010

Con la loro esauriente brevità e con la loro promulgazione divina, i dieci Comandamenti di Dio (Deut.V, 6–21) costituiscono l’insigne presentazione di quella legge naturale che ogni uomo conosce attraverso la sua innata coscienza e che egli può negare o sfidare a suo rischio e pericolo. I “Commenti Eleison” della scorsa settimana hanno mostrato come questa legge renda facile la diagnosi dei mali dell’arte moderna. In realtà tale diagnosi è pari per una moltitudine di problemi moderni, ma questa settimana considereremo la struttura dei dieci Comandamenti, come analizzata da San Tommaso d’Aquino nella sua Summa Theologiae, 1a 2ae, 100, artt. 6 e 7.

La legge è l’ordinamento di una comunità dettato dal suo leader. La legge naturale è l’ordinamento di Dio per la comunità degli uomini con se stesso, di se stesso con gli uomini. Di questa comunità Dio stesso è il centro e lo scopo principale, quindi la prima “tavola della Legge” definisce i doveri degli uomini verso Dio (C. 1, divieto degli idoli, C. 2, non bestemmiare, C. 3 osservare il Sabato), mentre la seconda tavola (C. 4–10) precisa i doveri degli uomini verso i loro simili.

I primi tre Comandamenti rappresentano i doveri di lealtà, rispetto e servizio, presentati nell’ordine. Infatti, come per un soldato in un esercito, dice San Tommaso, la slealtà verso il suo generale, o il tradimento, è peggiore della mancanza di rispetto, che a sua volta è peggiore dell’omettere di servirlo, così un uomo riguardo a Dio deve fuggire in primo luogo altri dèi (C.1), secondo poi in nessun modo deve offendere lui o il suo nome (C. 2), terzo deve rendergli il servizio da lui richiesto (C. 3).

Per quanto riguarda i doveri di un uomo verso i suoi simili (C. 4–10), di primaria importanza sono i suoi rapporti con il padre e la madre che gli hanno dato la vita. È così che la seconda tavola della Legge inizia col dovere di onorare i propri genitori (C. 4). Per tutta l’umana società, è tanto basilare questo onore da rendere ai genitori che senza di esso la società cade a pezzi, come vediamo che accade oggi intorno a noi nella “civiltà occidentale” (che sarebbe meglio fosse chiamata “disintegrazione occidentale”).

I rimanenti sei comandamenti, anche San Tommaso li analizza in ordine decrescente di importanza. Il male commesso contro il prossimo per mezzo di azioni (C. 5–7) è peggiore di quello commesso solo con le parole (C. 8), che a sua volta è peggiore di quello commesso col solo pensiero (C. 9–10). Quanto al male commesso con azioni: quello fatto contro la persona del prossimo (C. 5, non uccidere) è più grave di quello fatto contro la propria famiglia (C. 6, non commettere adulterio), che a sua volta è più grave di quello fatto contro la semplice proprietà (C. 7, non rubare). Le azioni malvagie commesse con la parola (C. 8, non dire falsa testimonianza), sono peggiori di quelle commesse col solo pensiero, dove a sua volta l’invidia per il matrimonio o la famiglia del prossimo (C. 9, non desiderare la donna d’altri – concupiscenza della carne) è più grave dell’invidia per la sua sola proprietà (C. 10, non desiderare la roba d’altri – concupiscenza degli occhi).

Comunque, la violazione di tutti e dieci i comandamenti implica orgoglio – quello che gli antichi Greci chiamavano “hybris” –, tale che mi ergo contro l’ordine stabilito da Dio, contro Dio. Per i Greci, la hybris era la chiave della rovina dell’uomo. Per noi, oggi, l’orgoglio universale è la chiave dei terribili problemi del mondo moderno, insolubili senza Dio, il che significa che, a partire dall’Incarnazione, sono insolubili senza Nostro Signore Gesù Cristo.

Sacro Cuore di Gesù, salvaci!

Kyrie eleison.

Arte Moderna – I

Arte Moderna – I on Aprile 17, 2010

Perché l’arte moderna è così brutta? Dev’essere così brutta? Non possono, gli artisti odierni, fare qualcosa di bello per cambiare? E perché, quando fanno qualcosa di bello, questo è normalmente e artisticamente di secondo o di terz’ordine, sentimentale, in qualche modo inautentico? Questi ripetuti interrogativi vennero sollevati da un pittore come Van Gogh, di cui abbiamo parlato la settimana scorsa, precursore egli stesso dell’arte moderna. A tali domande è facile rispondere se Dio e l’anima umana sono riconosciute cose reali. Non hanno una ragionevole risposta invece se Dio e l’anima spirituale sono divenute finzioni dell’uomo deluso da se stesso.

Se Dio è l’invisibile, ma reale “Padre onnipotente, creatore di tutte le cose visibili e invisibili”, ha quindi creato l’invisibile anima umana unendola intimamente al momento del concepimento ad un corpo visibile, per costituire ciascun essere umano come mai è stato o sarà; il suo scopo, nella creazione di creature con una ragione spirituale e quindi con il libero arbitrio, consiste nella sua estrinseca (non intrinseca) gloria, che aumenta per ogni essere umano che usa il suo libero arbitrio per amare e servire Dio in questa vita e meritare alla morte di essere incredibilmente felice con Dio, dandogli gloria senza fine nella prossima vita.

E come fa un uomo ad amare e servire Dio in questa vita? Obbedendo ai suoi comandamenti (Gv . XV, 10), che costituiscono una struttura morale del bene e del male per tutti gli atti umani, un quadro che gli uomini possono sfidare, ma non eludere. Se lo sfidano, si pongono in maggiore o minore disarmonia con Dio, con se stessi e col prossimo, perché Dio non ha creato tale quadro arbitrariamente, ma in perfetta armonia con la sua propria natura e con la natura umana da Lui vincolata ad agire all’interno di esso.

Ora, l’arte può essere definita in senso lato come una composizione materiale (per esempio: di disegni, parole, note musicali, ecc) con la quale l’uomo si preoccupa di comunicare agli altri uomini qualcosa che ha nella mente e nel cuore. Quindi, se la mente e il cuore appartengono a un anima che in un dato momento si trova per forza in un grado maggiore o minore di armonia con il detto quadro morale stabilito da Dio per tutti i suoi atti, è chiaro che ogni prodotto artistico derivante da tale anima è destinato a riflettere in se stesso questa armonia o disarmonia oggettiva. E così siamo in grado di rispondere alle domande che abbiamo posto all’inizio.

Le arti moderne sono così brutte perché tutte le anime moderne appartengono a una società globale che ogni giorno profonda sempre più nell’apostasia, così che un grande e significativo numero di esse si trova, consciamente o inconsciamente, in guerra con Dio. I prodotti artistici di anime immerse in un ambiente del genere non possono che riflettere l’intima disarmonia con Dio, con se stesse e col prossimo, ragion per cui sono brutti. Solo da un’autentica armonia presente in queste anime può derivare qualcosa di veramente bello. L’arte surrettiziamente “bella” deriva da un desiderio disarmonico di simulare l’armonia, motivo per cui l’effetto sarà sempre in qualche modo falso, non autentico e artisticamente di secondo o di terz’ordine.

D’altra parte, se Dio e l’anima immortale derivata da Lui e destinata a ritornare a Lui, sono delle mere finzioni, non c’è motivo per cui la bellezza non debba essere brutta e la bruttezza bella. Questa è la concezione mentale degli artisti moderni. Ma nel momento in cui io riconosco che un loro brutto manufatto è in effetti brutto, riconosco implicitamente che vi è un quadro, non il loro, che essi hanno sfidato.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra