magistero

Infallibilità Della Chiesa – I

Infallibilità Della Chiesa – I on Febbraio 8, 2014

Probabilmente il problema principale dei sedevacantisti è l’infallibilità della Chiesa (i Papi conciliari sono terribilmente fallibili, quindi come possono essere Papi?). Tuttavia, l’infallibilità merita di essere esaminata come qualcosa di più dalla semplice panacea del sedevacantismo. Il moderno problema di preferire l’autorità alla verità è vasto.

Per “Infallibilità” si intende l’impossibilità di sbagliare o di cadere in errore. Il Concilio Vaticano I ha definito nel 1870 che il papa non può errare quando sono assicurate quattro condizioni: deve (1) parlare come Papa, (2) su una questione di Fede o di morale, (3) in maniera definitoria, e (4) con il chiaro intento di impegnare tutta la Chiesa. Ogni insegnamento siffatto appartiene a ciò che viene detto il suo Magistero “Straordinario”, perché per un verso il Papa raramente copre tutte e quattro le condizioni, e per l’altro insegna molte altre verità sulle quali non può sbagliare o cadere in errore perché esse sono sempre state insegnate dal Chiesa, e quindi appartengono a quello che il Vaticano I ha chiamato “Magistero Ordinario Universale” della Chiesa, anch’esso infallibile. La domanda è: come si relaziona il Magistero Straordinario del Papa col Magistero Ordinario della Chiesa?

Madre Chiesa insegna che il Deposito della Fede, o Rivelazione pubblica, è stato completato con la morte dell’ultimo Apostolo vivente, diciamo intorno al 105 d. C. Da allora, a tale Deposito o corpo di verità rivelate, non è stata aggiunta, né potrebbe essere aggiunta un’ulteriore verità. Quindi nessuna definizione “straordinaria” può aggiungere uno iota di verità a questo Deposito, essa, per il bene dei credenti, può solo aggiungere certezza a qualche verità già appartenente al Deposito, ma la cui appartenenza non era stata abbastanza chiara fino ad allora. Seguendo un quadruplice ordine ne deriva, per primo una REALTA’ oggettiva, indipendente da qualsiasi mente umana, come ad esempio il fatto storico della Madre di Dio concepita senza peccato originale. Per secondo, una VERITA’ in ogni mente che conforma se stessa a tale realtà. Solo per terzo ne deriva una DEFINIZIONE infallibile, quando un Papa impegna tutte e quattro le condizioni per definire tale verità. E per quarto da tale definizione scaturisce per i credenti la CERTEZZA di tale verità. Così, mentre la realtà genera la verità, una Definizione si limita a generare la certezza di tale verità.

Ma la realtà e la sua verità già appartenevano al Magistero Ordinario , perché non si dà che un Papa definisca infallibilmente una verità al di fuori del Deposito della Fede. Così, il Magistero Ordinario sta al Magistero Straordinario come un cane alla coda, e non come la coda a un cane ! Il problema è che la Definizione del 1870 ha dato un tale prestigio al Magistero Straordinario che il Magistero Ordinario in confronto ha incominciato a impallidire, al punto che i cattolici, anche teologi, si sono industriati per inventare per quest’ultimo un’infallibilità simile a quella del Magistero Straordinario. Ma questa è follia. Il Magistero Straordinario presuppone l’Ordinario, ed esiste solo per dare certezza (4) ad una verità (2) già insegnata dal Magistero Ordinario.

Il punto può essere illustrato dall’idea di una montagna innevata. In nessun modo la montagna dipende dalla neve, tranne che per essere resa ancora più visibile di quanto lo fosse già. Viceversa, che la neve stia lì dipende completamente dalla montagna che sta dov’è. Allo stesso modo, il Magistero Straordinario non fa altro che rendere più chiaro o certamente visibile il Magistero Ordinario. Più l’inverno si avvicina più scende la quota dell’innevamento. Dal momento che nei tempi moderni la carità si raffredda, possono rendersi necessarie più definizioni del Magistero Straordinario, ma questo non fa che esse perfezionino il Magistero della Chiesa. Al contrario, esse segnalano una debolezza dei credenti nel cogliere le verità della loro Fede. Più un uomo è sano, meno sono le pillole di cui ha bisogno.

La prossima settimana, ne vedremo l’applicazione sia al sedevacantismo sia all’attuale crisi della FSSPX.

Kyrie eleison.

Ansia Sedevacantista – II

Ansia Sedevacantista – II on Febbraio 1, 2014

1 O si riconoscono in toto i Papi conciliari (come lo fanno i liberali – Dio non voglia!), o li si rifiuta in toto (come lo fanno i sedevacantisti ). Riconoscerli in parte sì e in parte no, significa cogliere e scegliere ciò che si intende riconosce, come fece Lutero, e come fanno tutti gli eretici (in greco: “persone che scelgono”). Questo è vero se si coglie e sceglie secondo la propria scelta personale, ma non è vero se, come Mons. Lefebvre, si giudica secondo la Tradizione cattolica, che si coglie nel valore dei documenti di 2000 anni della Chiesa. In questo caso si sta giudicando insieme a 260 Papi contro solo sei, cosa che però non prova l’invalidità di questi sei.

2 Ma i Papi conciliari hanno avvelenato la Fede e messo in pericolo la salvezza eterna di milioni e milioni di cattolici. Questo è contrario alla indefettibilità della Chiesa . Nella crisi ariana del IV secolo, Papa Liberio mise in pericolo la fede condannando Sant’Atanasio e sostenendo i vescovi ariani in Oriente. Per poco tempo l’indefettibilità della Chiesa non passò per il Papa, ma per il suo apparente avversario. Tuttavia, questo non significa che Liberio non fosse Papa, né che fosse Papa, Atanasio. Allo stesso modo, oggi l’indefettibilità della Chiesa passa per i fedeli seguaci della linea adottata da Mons. Lefebvre, senza che necessariamente debba significare che Paolo VI non è stato Papa.

3 Ciò che insegnano i vescovi del mondo, in unione con il Papa, è Magistero Ordinario Universale della Chiesa, che è infallibile. Ora, negli ultimi 50 anni i vescovi del mondo in unione con i Papi conciliari, hanno insegnato le sciocchezze conciliari. Pertanto, questi Papi non possono essere stati veri Papi. Se il Magistero Ordinario della Chiesa dovesse divergere dalla Tradizione, non sarebbe più “Ordinario”, ma molto straordinario, perché la dottrina della Chiesa non ammette novità, l’”Universale” “attiene al tempo e allo spazio. Ora, la dottrina conciliare va ben al di fuori della Tradizione (ad esempio la libertà religiosa e l’ecumenismo). Pertanto la dottrina propria del Consiglio non rientra nel Magistero Ordinario Universale, e non può servire a dimostrare che i Papi conciliari non siano stati Papi.

4 Il modernismo è “la sintesi di tutte le eresie” (San Pio X). Ma i Papi conciliari sono stati tutti modernisti “pubblici e manifesti”, cioè eretici di una natura tale che, come affermato da san Roberto Bellarmino, non possono essere membri della Chiesa, figuriamoci a capo di essa. Si veda il “Commento” della scorsa settimana. Al tempo di Bellarmino le cose erano molto più chiare, o “pubbliche e manifeste”, da quello che sono in mezzo all’odierna confusione delle menti e dei cuori. L’ oggettiva eresia dei Papi Conciliari (cioè quello che dicono) è pubblica e manifesta, ma non la loro eresia soggettiva o formale (cioè la loro cosciente e decisa intenzione di negare ciò che sanno essere immutabile dogma cattolico). E dimostrare la loro eresia formale si potrebbe fare solo con un confronto con l’autorità dottrinale della Chiesa, ad esempio, l’Inquisizione o il Sant’Uffizio, la si chiami come si vuole (“Una rosa con qualsiasi nome avrà sempre il suo dolce profumo”, dice Shakespeare). Ma il Papa è sempre lui stesso la massima autorità dottrinale della Chiesa, sopra e dietro l’attuale Congregazione per la Dottrina della Fede. Come si può quindi dimostrare che egli è quel tipo di eretico impossibilitato ad essere il capo della Chiesa?

5 Ma in questo caso la Chiesa è in un pasticcio senza speranza! Anche qui, si veda il “Commento”della settimana scorsa. Oggi, le menti degli uomini sono così universalmente disordinate che solo Dio può raddrizzare il disordine. Ma questa obiezione può provare che egli deve intervenire (e presto!) piuttosto che i Papi pasticcioni non siano Papi. Pazienza. Dio ci sta mettendo alla prova, come ha tutto il diritto di fare.

Kyrie eleison.

Dichiarazione Dottrinale – II

Dichiarazione Dottrinale – II on Maggio 4, 2013

Perdonatemi, cari lettori, se ritorno al settimo paragrafo della Dichiarazione Dottrinale del 15 aprile dell’anno scorso. La Dichiarazione doveva servire quanto meno come base per tutte le future relazioni tra la Fraternità San Pio X e Roma. Il 13 giugno (no l’11) Roma la rifiutò, così la direzione della FSSPX oggi può anche ripudiarla, ma essa serve a mostrare ciò di cui è capace l’attuale direzione della FSSPX.Circa il settimo paragrafo, esso è un capolavoro di confusione. Questi “Commenti” di tre settimane fa (CE 300, del 13 aprile) l’hanno spiegato in parte con una doppia distinzione, ma per rendergli giustizia la confusione richiede una distinzione quadrupla. Ecco il paragrafo completo:

Dichiarazione III, 5:”Le affermazioni del Concilio Vaticano II e del Magistero pontificio posteriore, relative alla relazione fra la Chiesa cattolica e le confessioni cristiane non cattoliche, come al dovere sociale della religione e al diritto alla libertà religiosa, (1) la cui formulazione è difficilmente conciliabile con le precedenti affermazioni dottrinali del Magistero, (2) devono essere comprese alla luce della Tradizione intera e ininterrotta, (3) in maniera coerente con le verità precedentemente insegnate dal Magistero della Chiesa, (4) senza accettare alcuna interpretazione di queste affermazioni che possa portare ad esporre la dottrina cattolica in opposizione o in rottura con la Tradizione e con questo Magistero.”

Le sottolineature sono mie, per evidenziare le astuzie contenute nel paragrafo. Si noti (1) come non sarebbero le dichiarazioni del Vaticano II ad essere problematiche, ma solo la loro “formulazione”. Già si sta togliendo alle parole il significato che esse esprimono oggettivamente. Le parole fluttuano a seconda di come siano soggettivamente “comprese” (2), o “interpretate” (4). Le menti vengono indotte ad abbandonare la certezza che il bianco si chiama bianco. Si suggerisce che non ci sia l’oggettiva impossibilità di conciliare il nonsenso conciliare col senso cattolico, ma solo la difficoltà soggettiva di conciliarli (cioè da parte delle menti ottenebrate dei retrogradi cattolici tradizionali).

Soprattutto si noti ai punti (2) e (3) il sottile ma cruciale scivolamento da “alla luce della” a “in maniera coerente con”. In verità, comprendere le novità del Vaticano II “alla luce della” Tradizione significa rendersi conto che esse sono del tutto inconciliabili con essa. Invece, comprenderle “in maniera coerente con” la Tradizione significa che esse sarebbero conciliabili. Di nuovo le menti vengono indotte a svirgolare, perché “alla luce della” e “in maniera coerente con” non significano la stessa cosa. Quindi è inevitabile (4) che qualsiasi soggettiva comprensione delle novità come in contrasto con la Tradizione e col Magistero anteriore, debba assolutamente essere rigettata.

Così la clausola (2) si inchina alla “Tradizione intera e ininterrotta” e (2) potrebbe conciliarsi col senso cattolico, ma (3) intanto suggerisce il nonsenso modernista e (4) lo fa suo. Tale che l’intero paragrafo costituisce un ingegnoso graduale scivolamento da un barlume di verità alla totalmente erronea “ermeneutica della continuità”, che sembra derivare da Alice nel paese delle meraviglie – “La parola significa quello che io dico significhi”, tuona Humpty Dumpty.

Solo Dio sa chi ha scritto questo paragrafo. Può non essere stato il Superiore Generale della FSSPX. Ma chiunque lo esamini attentamente, può negare che, così com’è, esso è concepito per condurre le menti dalla Verità cattolica all’errore conciliare? Esso fa fluttuare le parole come fanno gli eretici, e gli eretici che fanno fluttuare le parole fanno perdere la fede alle anime e le spingono all’Inferno. Chiunque sia stato il responsabile di questo settimo paragrafo, sia anátema!

Kyrie eleison.

Dichiarazione Dottrinale – I

Dichiarazione Dottrinale – I on Aprile 13, 2013

La Dichiarazione Dottrinale del 15 aprile dello scorso anno, approntata dal Superiore Generale (SG) della Fraternità San Pio X come base per la reintegrazione della Fraternità nella Chiesa ufficiale, è stata conosciuta pubblicamente quasi un anno dopo. Essa fu predisposta dal SG per piacere sia ai Romani conciliari, sia ai tradizionalisti (egli stesso ha detto pubblicamente che “essa può essere letta con gli occhiali scuri o rosa”). Essa è piaciuta ai Romani, che hanno dichiarato che rappresenta un passo avanti nella loro direzione. Ma non è piaciuta ai tradizionalisti che hanno visto in essa (quanti la conoscevano già) un’ambiguità tale da rappresentare un tradimento rispetto alla battaglia per la Fede cattolica di Mons. Lefebvre, al punto da ritenere che la sua accettazione da parte dei Romani sarebbe bastata per distruggere la Fraternità.

In effetti, quando il SG si è recato a Roma l’11 giugno per incontrare i Romani e sentire la loro decisione, egli era certo che l’avrebbero accettata. Numerosi osservatori hanno fatto notare che l’accettazione non c’è stata solo perché era sopraggiunta la pubblicazione, il 7 aprile, della lettera dei tre vescovi al SG, la quale aveva fatto capire ai Romani che egli non sarebbe stato in grado di portare con sé l’intera Fraternità in seno alla loro Roma conciliare, com’egli ha potuto dare ad intendere e come loro volevano che facesse. Non volevano, e non vogliono, che un’altra scissione faccia ripartire di nuovo la Tradizione.

Sia come sia, qui c’è spazio solo per un argomento principale per provare que la Dichiarazione Dottrinale proposta avrebbe distrutto la FSSPX se fosse stata accettata. Mons. Lefebvre aveva dichiarato, e provato, che il Vaticano II costituisce uno strappo o una rottura con il precedente insegnamento della Chiesa. Fu su questa premessa che sorse, e sussiste, il movimento cattolico tradizionale. Così che Benedetto XVI, di fronte al perdurare della resistenza di questo movimento nei confronti del suo amato Vaticano II, proclamò, fin dall’inizio del suo pontificato, nel 2005, la sua “ermeneutica della continuità”, per la quale il Concilio che (oggettivamente) contraddiceva la Tradizione, doveva essere (soggettivamente) interpretato come se non la contraddicesse. Così che non ci sarebbe strappo o rottura tra esso e la Tradizione cattolica.

Vediamo adesso il settimo paragrafo (III, 5) della Dichiarazione Dottrinale. Esso dichiara che le affermazioni del Vaticano II difficilmente conciliabili con il precedente insegnamento della Chiesa, (1) “devono essere comprese alla luce della Tradizione intera e ininterrotta, in maniera coerente con le verità insegnate dal precedente Magistero della Chiesa, (2) senza accettare alcuna interpretazione di queste affermazioni che possa portare ad esporre la dottrina cattolica in opposizione o in rottura con la Tradizione e con questo Magistero.”

Qui, la prima parte (1) è perfettamente vera, per tanto che significhi che ogni novità conciliare “difficilmente conciliabile” sarà categoricamente rigettata se contraddice oggettivamente il precedente insegnamento della Chiesa. Ma essa (1) è subito contraddetta da (2), quando dice (2) che nessuna novità conciliare può essere “interpretata” in rottura con la Tradizione. È come dire che tutte le squadre di calcio devono indossare la maglia blu, ma le maglie di ogni altro colore devono essere interpretate come fossero tutte blu! Che sciocchezza! Ma si tratta della pura “ermeneutica della continuità”.

Ora, i combattenti che tengono l’ultima fortezza della Fede che sia organizzata in tutto il mondo, comprendono quello sta pensando il loro Comandante? Si rendono conto che la sua solenne dichiarazione della dottrina della FSSPX dimostra che egli pensa come un capo nemico? Sono felici di essere condotti a pensare come i nemici della Fede? Tutte le idee devono essere cattoliche, quindi le idee non cattoliche devono essere “interpretate” come fossero cattoliche. Sveglia, camerati! Il pensiero dei nemici è nel Quartier Generale.

Kyrie eleison.

Dignità Indegna

Dignità Indegna on Marzo 16, 2013

Una lettrice ha argomentato in favore della libertà religiosa del Vaticano II. Anche se l’oggetto è stato spesso affrontato nei “Commenti Eleison”, i suoi argomenti meritano di essere considerati, perché oggi è di vitale importanza per i cattolici cogliere a fondo la falsità di questo insegnamento. Quello che il Concilio ha insegnato nel paragrafo 2 della Dichiarazione sulla Libertà Religiosa (DignitatisHumanae), è che tutti gli uomini, quando agiscono in privato o in pubblico in conformità con le loro convinzioni, devono essere liberi da ogni coercizione da parte di altri uomini o di gruppi. Inoltre, ogni Stato umano deve inserire questo diritto naturale nel diritto costituzionale o civile.

Al contrario, lungo tutta la sua esistenza, fino al Vaticano II, la Chiesa cattolica ha costantemente insegnato che ogni Stato, come incarnazione dell’autorità civile di Dio sulle umane creature di Dio, è obbligato, come tale, ad usare questa autorità per proteggere e favorire l’unica vera Chiesa di Dio: la Chiesa cattolica del Dio Incarnato, Nostro Signore Gesù Cristo. Ovviamente, gli Stati non cattolici saranno condannati, non tanto per non aver dato protezione civile a questa fede, quanto per la loro mancanza di fede. Inoltre, gli Stati cattolici possono astenersi dal proibire la pratica pubblica delle false religioni laddove tale proibizione procurasse più male che bene per la salvezza delle anime dei cittadini, ma il principio rimane intatto: gli Stati di Dio devono proteggere la vera religione di Dio.

In effetti, l’insegnamento conciliare implica o che gli Stati non sono da Dio, o che non esiste l’unica vera religione di Dio. In entrambi i casi esso libera implicitamente lo Stato da Dio, mettendo così la libertà dell’uomo al di sopra dei diritti di Dio o, semplicemente, l’uomo al di sopra di Dio. È per questo che Mons. Lefebvre diceva che l’insegnamento conciliare è blasfemia. Ed è inutile dire che gli altri paragrafi della DH contengono della buona dottrina cattolica. Un solo squarcio procurato da un iceberg fu sufficiente ad affondare il Titanic. Il paragrafo 2 della DH da solo è sufficiente ad affondare la dottrina cattolica. Ma vediamo gli argomenti in difesa degli insegnamenti del Concilio.

1. DH fa parte del Magistero Ordinario della Chiesa, che dev’essere preso seriamente.

DH viene dai Magistri della Chiesa, o maestri, certo, ma non dal Magistero Ordinario infallibile,

perché DH contraddice l’insegnamento tradizionale della Chiesa, come mostrato sopra.

2. DH chiarisce semplicemente uno dei diritti umani che sono garantiti dalla legge naturale.

La legge naturale colloca i diritti dell’uomo sotto e non sopra i diritti di Dio.

3. DH non nega il modello cattolico delle relazioni Chiesa-Stato. Invece fa proprio questo! Il

paragrafo 2 libera lo Stato dal suo obbligo intrinseco verso la sola vera Chiesa.

4. DH è scritto nel contesto del mondo moderno, dove tutti credono nei diritti umani.

Da quando la Chiesa dev’essere adattata al mondo e non il mondo alla Chiesa?

5. DH non insegna che l’uomo ha diritto all’errore. Se lo Stato di Dio deve garantire un diritto civile a praticare, in pubblico, le false religioni, allora si rende Dio garante del diritto all’errore.

6. DH è un appello ai governanti moderni a garantire mezza pagnotta, che è meglio di nessuna

pagnotta. La vera dottrina cattolica è così logica e coerente che accantonarne una parte

significa accantonarla tutta. Forse che la pecora si salva offrendosi al lupo?

7. I cattolici non devono isolarsi dal mondo moderno in un ghetto dottrinale.

Al fine di non tralasciare i diritti di Dio o di non compromettere il Suo onore, i cattolici

devono fare tutto quello che va fatto, e devono andare dove loro tocca. E se questo significa il

martirio, così sia!

Kyrie eleison.

Di Noia, Che Annoia

Di Noia, Che Annoia on Febbraio 16, 2013

Due mesi fa, il Vice Presidente della romana Pontificia Commissione Ecclesia Dei ha scritto una lettera di diverse pagine al Superiore Generale e a tutti i sacerdoti della Fraternità San Pio X, lettera che è accessibile su Internet e che Padre Lombardi, portavoce della Santa Sede, ha definito un “appello personale”. Da allora, la lettera ha suscitato parecchi commenti. Si tratta chiaramente dell’ultima mossa della campagna romana volta a mettere la FSSPX al guinzaglio e a porre fine alla sua quarantennale resistenza alla rivoluzione conciliare. Come ha detto Mons. de Galarreta nell’ottobre 2011, anche se la FSSPX rifiuta le offerte di Roma, questa tornerà sempre alla carica. Ed infatti. Ma vediamo brevemente cos’ha da dire Mons. Di Noia a Sua “Eccellenza e Cari fratelli sacerdoti della Fraternità Sacerdotale San Pio X”:—

Egli comincia con l’ammonire i dirigenti della FSSPX, in particolare Don Schmidberger, Don Pfluger e Mons. Fellay (in questo ordine), per aver rilasciato delle interviste così critiche su Roma, da rimettere in questione il fatto che la FSSPX voglia realmente la riconciliazione con Roma. Prosegue dicendo che le differenze dottrinali tra la FSSPX e Roma sono irrisolvibili come sempre. Quindi, che c’è bisogno di un nuovo approccio che faccia perno sull’unità.

L’unità della Chiesa è ostacolata da quattro vizi e promossa da quattro opposte virtù: umiltà, mansuetudine, pazienza e carità. Coloro che sono contro l’unità della Chiesa sono nemici di Dio. Ciò di cui abbiamo bisogno è amore. Al bando quindi la “retorica aspra e controproducente”. Che la FSSPX adempia il suo carisma della formazione di sacerdoti, ma di sacerdoti che siano docili nei confronti del Magistero ufficiale, che predichino la fede e non facciano polemica, e che trattino i problemi teologici, non di fronte ai laici impreparati, ma con le competenti autorità a Roma. Il Papa è il giudice supremo di tali difficili questioni. In conclusione, Benedetto XVI vuole la riconciliazione. Ogni amarezza dev’essere superata. Nelle parole di Nostro Signore: “Che siano una cosa sola” (fine della lettera dell’Arcivescovo.)

Si noti di passaggio che, com’è tipico dell’uomo moderno e dei modernisti, l’Arcivescovo mette in sordina la questione essenziale della dottrina, così che l’interesse principale di questa lettera sta altrove: l’Arcivescovo, come ha osato indirizzarla a tutti i sacerdoti della Fraternità senza prima aver concordato la cosa con la direzione della FSSPX? Avrà dovuto farlo, perché è da questa direzione che la lettera è stata inoltrata a tutti i sacerdoti della FSSX! Ecco quindi un indizio tra molti altri che vi sono dei contatti fra Roma e la FSSPX che vengono nascosti al pubblico. Ma la domanda che sorge è: qual è il motivo per cui la direzione della FSSPX ha dato all’Arcivescovo modernista un accesso tanto privilegiato e pericoloso, a tutti i sacerdoti della FSSPX? Vuole che anch’essi diventino modernisti? Bisogna supporre che no! Ma potrebbe voler aiutare Roma per la “riconciliazione”.

Trasmettendo l’amorevole appello dell’Arcivescovo, la direzione della FSSPX ha mandato un messaggio morbido a tutti i sacerdoti della FSSPX, senza che nessuno possa accusarla di essere essa stessa morbida. Piuttosto, la lettera romana permetterà di far vedere a tutti, quanto siano dolci i Romani. Vero è che essa contiene un gentile rimprovero ai capi della FSSPX, ma questo servirà a dimostrare quanti essi siano saldi nella difesa della fede! Soprattutto la lettera servirà da banco di prova per testare le reazioni dei sacerdoti. Cosa stanno pensando? Roma e Menzingen hanno bisogno di calcolare quando possono spingere in avanti la “riconciliazione”, in maniera da portarsi dietro una larga maggioranza di sacerdoti e non alienarsene così tanti da permettere la continuazione della resistenza organizzata alla nuova religione del Nuovo Ordine Mondiale.

Cari sacerdoti della FSSPX, se non volete essere fagocitati dal Nuovo Ordine di Roma, io vi consiglio gentilmente di reagire. Fate sapere ai vostri Superiori, con tutta la discrezione che volete, ma senza mezzi termini , che voi non volete avere niente, ma proprio niente , a che fare con la Roma conciliare, fino a quanto essa non abbandonerà chiaramente il Concilio.

Kyrie eleison.