eresia

Dio recluta

Dio recluta on Aprile 29, 2017

Su degli scottanti problemi di oggi Don Jean-Michel Gleize, professore di teologia presso il seminario di Ecône della Fraternità San Pio X, ha scritto due articoli che gettano una luce interessante sulla loro soluzione. In primo luogo: il Papa può cadere nell’eresia formale? Risposta, forse, perché i Papi non erano sempre ritenuti esenti da errori come lo sono stati negli ultimi secoli. E in secondo luogo: il documento papale Amoris Laetitia mostra che Papa Francesco sia caduto nell’eresia formale? Risposta, a rigor di termini, no, ma in effetti lo si può dire, perché il neo-modernismo mina la dottrina mentre fa finta di mantenerla. Questa seconda questione dovrà aspettare un altro numero di questi “Commenti”, ma se Don Gleize non voleva rimanere intrappolato tra sedecavantismo e liberalismo, doveva affrontare subito la prima domanda.

Nel primo e più breve articolo, egli dice che dalla “Riforma” protestante in poi, i teologi cattolici in generale, in particolare San Roberto Bellarmino, hanno sostenuto che il Papa non può cadere nella negazione consapevole e ostinata del dogma della Chiesa, cioè nell’eresia formale. Costoro citano Nostro Signore che dice a Pietro di confermare i suoi fratelli nella Fede ( Lc. XXII, 32), il che presuppone che Pietro non possa perderla. E sostengono che mai nella storia della Chiesa un Papa è caduto nell’eresia formale. D’altra parte, prima della rivoluzione protestante, dice Don Gleize, i teologi cattolici dal 12° al 16° secolo hanno generalmente ritenuto che un Papa potesse cadere nell’eresia formale, e questo parere è persistito nei tempi moderni, anche se meno frequentemente.

Don Gleize conclude che soprattutto in vista dei Papi conciliari, questi ultimi teologi non hanno dimostrato il loro assunto. Per quanto riguarda la permanente protezione di Pietro dall’eresia formale da Nostro Signore, bisogna dire che la fede è un atto della mente mosso dal libero arbitrio, e Dio interferisce raramente con il libero arbitrio. E per quanto riguarda i Papi nella storia, ad esempio Onorio fu anatemizzato dai suoi successori per aver favorito l’eresia monotelita. Questa conclusione è sicuramente discutibile e contestata, ma se si guarda la questione dal punto di vista storico delle Sette Età della Chiesa, essa ha senso.

Dopo tre Età iniziali (degli Apostoli, 33–70; dei Martiri 70–312; e dei Dottori, dal 312 a circa il 500 DC), la Chiesa è giunta alla Quarta Età: i 1000 anni di trionfo della Cristianità (dal 500 al 1517 circa). Ma alla fine del Medioevo il Diavolo e il peccato originale hanno fatto breccia nella Cristianità, e gli uomini si sono lanciati nella Quinta Età dell’Apostasia (1517-?), nella quale i cristiani degenerati hanno inventato una forma di ipocrisia dopo l’altra (tra le altre: protestantesimo, liberalismo, comunismo) per rendere omaggio alla virtù cristiana e alla civiltà mentre “liberavano” loro stessi per godere dell’ultimo vizio, per esempio al “matrimonio” omosessuale. Ora, Dio avrebbe potuto far continuare il Medioevo per sempre, ma avrebbe dovuto interferire con il libero arbitrio. Così ha fornito alla Sua Chiesa una speciale messe di Santi per guidare la Controriforma, e nel corso del successivo mezzo millennio Egli ha ottenuto, per arricchire la popolazione del Suo Cielo, un raccolto fatto di Santi post-medievali. Ma per contrastare la corruzione dell’uomo post-medievale, Dio ha scelto di rafforzare l’autorità nella Sua Chiesa, così che le anime che desideravano la salvezza ma non avevano abbastanza virtù interiore, potevano almeno essere dirette verso il Cielo da un’autorità esterna. Ma naturalmente, il Diavolo si mise al lavoro soprattutto sugli uomini di Chiesa che occupavano alti posti di autorità, e dopo quasi mezzo millennio è come se il Signore Iddio avesse detto: “Se non volete la Mia Chiesa, avrete la vostra Neochiesa”, e fu il Vaticano II.

Così ora l’autorità della Chiesa è danneggiata al di là di ogni riparazione umana, ed Egli userà altri mezzi per trarre dal nostro mondo spiritualmente esausto ancora un altro raccolto di anime. Un Castigo garantirà l’iniziale splendore della Chiesa della Sesta Età, ma il diavolo e il peccato originale avranno una natura umana su cui lavorare: quella indebolita in profondità dal liberalismo della Quinta Età, così che non ci vorrà molto tempo per giungere alla Settima Età dell’Anticristo. Ma questa sarà l’Età di alcuni dei più grandi cattolici di tutta la storia della Chiesa – una messe di speciali grandi Santi.

Kyrie eleison.

Dichiarazione Dottrinale – II

Dichiarazione Dottrinale – II on Maggio 4, 2013

Perdonatemi, cari lettori, se ritorno al settimo paragrafo della Dichiarazione Dottrinale del 15 aprile dell’anno scorso. La Dichiarazione doveva servire quanto meno come base per tutte le future relazioni tra la Fraternità San Pio X e Roma. Il 13 giugno (no l’11) Roma la rifiutò, così la direzione della FSSPX oggi può anche ripudiarla, ma essa serve a mostrare ciò di cui è capace l’attuale direzione della FSSPX.Circa il settimo paragrafo, esso è un capolavoro di confusione. Questi “Commenti” di tre settimane fa (CE 300, del 13 aprile) l’hanno spiegato in parte con una doppia distinzione, ma per rendergli giustizia la confusione richiede una distinzione quadrupla. Ecco il paragrafo completo:

Dichiarazione III, 5:”Le affermazioni del Concilio Vaticano II e del Magistero pontificio posteriore, relative alla relazione fra la Chiesa cattolica e le confessioni cristiane non cattoliche, come al dovere sociale della religione e al diritto alla libertà religiosa, (1) la cui formulazione è difficilmente conciliabile con le precedenti affermazioni dottrinali del Magistero, (2) devono essere comprese alla luce della Tradizione intera e ininterrotta, (3) in maniera coerente con le verità precedentemente insegnate dal Magistero della Chiesa, (4) senza accettare alcuna interpretazione di queste affermazioni che possa portare ad esporre la dottrina cattolica in opposizione o in rottura con la Tradizione e con questo Magistero.”

Le sottolineature sono mie, per evidenziare le astuzie contenute nel paragrafo. Si noti (1) come non sarebbero le dichiarazioni del Vaticano II ad essere problematiche, ma solo la loro “formulazione”. Già si sta togliendo alle parole il significato che esse esprimono oggettivamente. Le parole fluttuano a seconda di come siano soggettivamente “comprese” (2), o “interpretate” (4). Le menti vengono indotte ad abbandonare la certezza che il bianco si chiama bianco. Si suggerisce che non ci sia l’oggettiva impossibilità di conciliare il nonsenso conciliare col senso cattolico, ma solo la difficoltà soggettiva di conciliarli (cioè da parte delle menti ottenebrate dei retrogradi cattolici tradizionali).

Soprattutto si noti ai punti (2) e (3) il sottile ma cruciale scivolamento da “alla luce della” a “in maniera coerente con”. In verità, comprendere le novità del Vaticano II “alla luce della” Tradizione significa rendersi conto che esse sono del tutto inconciliabili con essa. Invece, comprenderle “in maniera coerente con” la Tradizione significa che esse sarebbero conciliabili. Di nuovo le menti vengono indotte a svirgolare, perché “alla luce della” e “in maniera coerente con” non significano la stessa cosa. Quindi è inevitabile (4) che qualsiasi soggettiva comprensione delle novità come in contrasto con la Tradizione e col Magistero anteriore, debba assolutamente essere rigettata.

Così la clausola (2) si inchina alla “Tradizione intera e ininterrotta” e (2) potrebbe conciliarsi col senso cattolico, ma (3) intanto suggerisce il nonsenso modernista e (4) lo fa suo. Tale che l’intero paragrafo costituisce un ingegnoso graduale scivolamento da un barlume di verità alla totalmente erronea “ermeneutica della continuità”, che sembra derivare da Alice nel paese delle meraviglie – “La parola significa quello che io dico significhi”, tuona Humpty Dumpty.

Solo Dio sa chi ha scritto questo paragrafo. Può non essere stato il Superiore Generale della FSSPX. Ma chiunque lo esamini attentamente, può negare che, così com’è, esso è concepito per condurre le menti dalla Verità cattolica all’errore conciliare? Esso fa fluttuare le parole come fanno gli eretici, e gli eretici che fanno fluttuare le parole fanno perdere la fede alle anime e le spingono all’Inferno. Chiunque sia stato il responsabile di questo settimo paragrafo, sia anátema!

Kyrie eleison.

Elmer Gantry

Elmer Gantry on Ottobre 13, 2012

In un sistema di intrattenimento (IFE) di un volo a lunga distanza, ho trovato recentemente, elencato tra i “classici”, un film che ricordavo di aver visto circa 50 anni fa: la versione cinematografica del 1960 di una novella di Sinclair Lewis, Elmer Gantry. Mi ricordavo del film perché mi erano rimasti impressi due momenti dello sceneggiato. Quello di un vecchio che paragona la conversione religiosa all’ubriacarsi, e quello di una giovane donna che chiede di essere ingannata. Guardai il film di nuovo . . .

Elmer Gantry è un ciarlatano americano che si innamora di una revivalista, sorella Falconer, mentre questa sta conducendo una crociata di conversione per tutto il paese con una grande tenda itinerante. Mancando del tutto della vera religione, il film è piuttosto confuso, ma tratteggia bene sia il reale bisogno che hanno le anime di religione, sia la falsità della “religione” protestante fondamentalista. Il vero bisogno e la falsa soddisfazione sono evidenziati insieme quando Elmer pone delle domande ad un vecchio che pulisce la tenda: “Mister”, gli risponde questi, appoggiato alla sua scopa, “sono stato convertito cinque volte. Da Billy Sunday, il reverendo Biederwolf, Gypsy Smith e due volte da suor Falconer. Ho preso delle terribil sbornie, poi ho preso quella buona e mi sono salvato. In entrambi i casi ne ho avuto un gran bene –quando ho preso la sbornia e quando mi sono salvato”.

Naturalmente la battuta ha un suo lato comico, ma diventa tragica quando si pensi a tutte le anime per le quali è diventato una specie di comune sentire il mettere la conversione religiosa allo stesso livello della sbronza. È l’idea della sopravvivenza che rimpiazza quella della rinascita spirituale, un’ottima strada per ridicolizzare del tutto la religione. Quante anime devono esserci per le quali il Santo Nome di “Gesù” è stato praticamente annichilito dall’emotività dei predicatori fondamentalisti! Si legga “La Saggezza del Sangue” e altre novelle di Flannery O’Connor (1925–1964), una scrittrice cattolica che è scioccante ma non confusa, e che descrive quanto l’istinto religioso dell’uomo possa essere fuorviato dal protestantesimo dell’America del profondo Sud. Dio può far scaturire rose da una fogna, ma l’eresia fa un danno terribile!

Il secondo elemento che ricordavo del film, si colloca in un contesto privato, ma la sua potenziale applicazione è molto più vasta. Mentre corre dietro a sorella Falconer, Elmer si imbatte per caso in una donna che aveva trattata male e abbandonata anni prima. Quando la donna viene a sapere della sua relazione con la Falconer, medita la sua vendetta, ma mentre sta tendendo una dolce trappola per screditarlo pubblicamente, non riesce ad impedirsi di desiderare che lui le dica di amarla. Gli dice: “Dimmi una bella grossa bugia che io possa crederci, ma tienimi stretta a te”. Amandolo così, tutto quello che vuole veramente è essere ingannata.

Tale è il mondo che ci circonda. Tutto quello che chiede è essere ingannato. È per questo che viviamo in un mondo di sataniche falsità. Non vogliamo Dio. Ora, nonostante la vita senza Dio non possa funzionare – vedi il Sal. 126, 1, e basta guardarsi intorno – noi vogliamo credere disperatamente che la vita funzioni meglio senza di Lui. Infatti diciamo ai nostri capi, “Vi abbiamo eletti perché ci raccontiate delle grandi belle bugie e possiamo tenerci stretti alla nostra empietà. Per favore, fate un 11 settembre, un 7 luglio (l’11 settembre inglese) o quello che volete, basta che possiamo continuare a credere in voi come a sostituti di Dio che si prendono cura di noi. Più grande è la bugia, più ci crederemo, ma teneteci stretti a voi. Costringeteci quanto volete con la polizia, ma tenete fuori Dio.

C’è da meravigliarsi se abbiamo il mondo satanico che abbiamo?

Kyrie eleison.

Dichiarazione Reversibile

Dichiarazione Reversibile on Settembre 22, 2012

Forse non tutto ciò che riguarda il Capitolo Generale della Fraternità San Pio X, tenutosi a luglio in Svizzera, è stato disastroso, ma dei suoi due frutti ufficiati: le “Sei Condizioni” sono “pericolosamente deboli” (cfr. EC 268 del 1 settembre) e la “Dichiarazione” finale lascia molto a desiderare. Ecco una brevissima sintesi dei suoi dieci punti:—

1. Ringraziamo Dio per i 42 anni d’esistenza della nostra Fraternità. 2. Abbiamo ritrovato la nostra unità dopo la recente crisi (davvero?). 3. riguardo alla professione di fede, 4. nella Chiesa, nel Papa, in Cristo Re. 5. Teniamo fermo il Magistero costante della Chiesa, 6. come pure la costante Tradizione. 7. Ci uniamo a tutti i cattolici oggi perseguitati. 8. Chiediamo l’aiuto della Beata Vergine Maria, 9. di San Michele 10, e di San Pio X.

Si tratta di una Dichiarazione non priva di pietà, che San Paolo dice essere utile in ogni circostanza (I Tim. IV, 8). Tuttavia, ai suoi due discepoli, Timoteo e Tito, egli sottolinea continuamente la necessità della dottrina, che rimane il fondamento della vera pietà. Ahimè, la Dichiarazione è un po’ meno forte in dottrina. Invece di mettere in risalto gli errori dottrinali del Concilio, che sono stati devastanti per la Chiesa negli ultimi 50 anni, essa presenta, nei suoi paragrafi più dottrinali, il 5 e il 6, solo una timida condanna di questi errori, insieme ad un tributo agli immutabili Magistero (5) e Tradizione (6) della Chiesa, tributo corretto, ma in grado di costituire un argomento fin troppo facilmente reversibile per un conciliarista. Vediamo come:—

Nel paragrafo 5 è detto che il Vaticano II è “viziato da errori”, mentre il Magistero costante della Chiesa è “ininterrotto”, e “con la sua azione di insegnamento trasmette il deposito rivelato in perfetta armonia con tutto ciò che la Chiesa intera ha sempre creduto, in ogni luogo.” Cosa che naturalmente implica che Roma deve rivedere il Vaticano II per depurarlo dagli errori. Ma vediamo come può replicare un Romano: “L’affermazione del Capitolo sulla continuità del Magistero è del tutto ammirevole! Ma noi Romani siamo questo Magistero, e noi diciamo che il Vaticano II non è viziato da errori!”

Stessa cosa per il paragrafo 6. La Dichiarazione afferma: “La Tradizione costante della Chiesa trasmette e trasmetterà fino alla fine dei tempi l’insieme degli insegnamenti necessari al mantenimento della fede e alla salvezza”. Così che si può pensare ad un ritorno delle autorità della Chiesa alla Tradizione. Ma troppo facilmente il Romano ribatte: “L’affermazione del Capitolo su come la Tradizione mantiene la fede è del tutto ammirevole! Ma i guardiani di questa Tradizione siamo noi Romani, e noi diciamo, in base all’ermeneutica della continuità, che il Vaticano II non interrompe, ma continua la Tradizione. Quindi il Capitolo è del tutto in errore quando insinua che noi abbiamo bisogna di ritornare ad essa.”

Che contrasto con la forza dell’attacco irreversibile di Mons. Lefebvre contro gli errori del Vaticano II, espresso nella sua famosa Dichiarazione del 21 novembre 1974! Dove egli dichiara che la Roma conciliare non è la Roma cattolica perché la riforma conciliare è “naturalista, teilhardiana, liberale e protestante . . . tutta e interamente avvelenata . . . essa nasce dall’eresia e finisce nell’eresia”, ecc. ecc. E la sua conclusione è un rifiuto categorico ad avere a che fare con la neo-Roma, perché essa non è assolutamente la vera Roma.

Basta scaricare da Internet entrambe le dichiarazioni per rendersi conto quale di esse costituisca un inconfondibile squillo di tromba che chiama alla battaglia necessaria (I Cor. XIV, 8). C’è da chiedersi quanti sono i capitolari che hanno studiato ciò che ha detto Mons. Lefebvre, e perché.

Kyrie eleison.

Un Capitolo

Un Capitolo on Agosto 4, 2012

Come molti di voi sanno, un certo vescovo è stato escluso dal Capitolo Generale, la riunione dei capi della Fraternità San Pio X, tenutosi il mese scorso a Ecône, Svizzera. Per confermare l’esclusione sembra che sia stato fatto uso dell’adattamento di “Commenti Eleison” (n° 257 del 16 giugno) dell’apparente desiderio omicida di San Paolo che voleva tagliare fuori i corruttori della fede cattolica (Galati V, 12). In realtà, Ambrogio, Girolamo, Agostino e Crisostomo ritengono tutti che in quel contesto ( Gal. V, 1–12) il pensiero fosse rivolto alla virilità dei giudaizzanti piuttosto che alle loto vite, e Crisostomo pensa che sia uno scherzo.

Tuttavia, quando ho sentito dell’uso serio che nel Capitolo si è fatto di tale scherzo, devo ammettere che ho avuto una visione un po’ birichina: ho immaginato i miei nobili colleghi del quartier generale della FSSPX che guardavano fuori dalle finestre, nella notte, per vedere se non potesse esserci un allampanato vescovo inglese, travestito da Jack lo Squartatore, che si aggirasse tra i cespugli con un lungo coltello da scalco luccicante alla luce lunare, alla ricerca di qualcuno da fare a pezzi. Cari colleghi, dormite sonni tranquilli – io non ho ambizioni omicide. Davvero no!

Ma il Capitolo è stato una faccenda seria. Cos’ha prodotto? Soprattutto una Dichiarazione, resa pubblica pochi giorni dopo, e sei condizioni per un futuro accordo Roma- FSSPX, trapelate presto su internet (visto che molte anime stanno attualmente affidando la propria fede e la loro salvezza a chi guida la FSSPX, trovo tale fuga di notizie non irragionevole). Ora, ogni onore alle persone buone del Capitolo che, a detta di tutti, hanno fatto del loro meglio per limitare i danni, ma se la Dichiarazione e le condizioni ci dicono qual è l’intento attuale dell’insieme dei capi della Fraternità, allora c’è da preoccuparsi.

Circa questa Dichiarazione del 2012, è sufficiente confrontarla brevemente con la Dichiarazione di Mons. Lefebvre del 1974, per chiedersi cosa sia accaduto alla sua Fraternità. Considerato che Monsignore denunciò esplicitamente e ripetutamente la riforma attuata dal Vaticano I (“uscita dal liberalismo e dal modernismo, è tutta e interamente avvelenata; essa nasce dall’eresia e finisce nell’eresia”) con parole che attirarono su di lui l’ira dei papi conciliari, invece questa Dichiarazione del 2012 si limita a riferirsi al Concilio una sola volta, parlando di “novità” semplicemente “viziate da errori”, in termini che, si può facilmente immaginare, possono essere sottoscritti da Benedetto XVI dall’inizio alla fine. La FSSPX ritiene che i papi conciliari non rappresentino più un problema serio?

Circa le sei condizioni per ogni futuro accordo Roma-FSSPX, esse meritano un esame approfondito, ma per il momento sia sufficiente far notare che la deliberazione del Capitolo Generale del 2006, che stabilì che ogni accordo pratico doveva essere preceduto da un accordo dottrinale, sembra completamente accantonata. Ritiene oggi la FSSPX che la dottrina dei Romani a cui si sottometterebbe non è più così importante? Oppure è la stessa FSSPX che sta cedendo al fascino del liberalismo?

Per un punto di vista opposto, mi permetto di raccomandare la collezione, dal 1994 al 2009, di “Sermons and Doctrinal Conferences” di Sua Eccellenza Jack la Squartatore, adesso disponibili in sette CD su http://truerestorationpress.com/node/52, con speciali incentivi per l’acquisto fino a fine mese. Non tutte le parole di queste 30 ore di registrazioni audio sono oro, alcune sono indubbiamente troppo accalorate, ma almeno ci si sforza di sbudellare i nemici e non gli amici della nostra fede cattolica.

Kyrie eleison.

L’ecumenismo di Benedetto – V

L’ecumenismo di Benedetto – V on Maggio 19, 2012

A causa della necessità di frazionare un lungo argomento in più pezzi, i lettori possono aver perso il filo dei vari Commenti su “L’ecumenismo di Benedetto”. Cerchiamo di riassumere l’argomento fino ad oggi:—

CE 241 ha fissato alcuni principi di base: la Chiesa cattolica è un tutto organico, e se qualcuno seleziona e sceglie fra le sue credenze, come tale è eretico. Inoltre, se questi porta una credenza cattolica fuori dalla Chiesa, questa non rimarrà la stessa, al pari dell’ossigeno che fosse tratto dall’acqua per elettrolisi, cessando così di far parte di un liquido per trasformarsi in un gas. L’ecumenismo conciliare suppone che ci siano delle credenze che i non-cattolici condividano con i cattolici, ma in effetti anche “Io credo in Dio” rischia di essere molto diverso a seconda che sia incorporato in un sistema di credenze, o credo, protestante o cattolico.

CE 247 ha utilizzato un altro confronto per illustrare come le parti di un tutto cattolico non rimangano le stesse quanto vengono portate fuori da esso. Le monete d’oro rimangono se stesse quando sono separate da un mucchio di monete, ma un ramo tagliato da un albero vivo diventa qualcosa di molto diverso: del legno morto. La Chiesa è più simile all’albero che al mucchio di monete, perché Nostro Signore ha paragonato la Sua Chiesa a una vite, infatti ha detto che ogni tralcio tagliato viene gettato nel fuoco e bruciato (Gv XV, 6 – Interessante notare come nessun ramo vivo è così fruttuoso come il tralcio della vite, mentre nessun legno morto è così inutile come il legno del vitigno). Così che le parti recise dalla Chiesa cattolica non rimangono cattoliche, come pretende l’ecumenismo Conciliare.

CE 249 ha mostrato come i documenti del Vaticano II promuovano queste false idee di ecumenismo, ma prima CE 248 ha dovuto mettere sull’avviso circa il fatto che tali documenti sono noti per la loro ambiguità, facendo l’esempio di come la Dei Verbum 8 abbia aperto la porta alla falsa nozione di “tradizione vivente” dei modernisti. Di conseguenza CE 249 ha presentato tre testi del Concilio, cruciali per l’ecumenismo dei modernisti: Lumen Gentium 8, che suggerisce che la “vera” Chiesa di Cristo si estende oltre la “ristretta” Chiesa cattolica; e Unitatis Redintegratio 3, che suggerisce per prima cosa che la Chiesa è costituita da “elementi” o parti che si possono trovare ugualmente dentro o fuori la Chiesa cattolica (come le monete dentro o fuori il mucchio) e secondariamente che di conseguenza questi elementi possono servire per salvare le anime dentro o fuori la Chiesa cattolica.

CE 251 infine ha parlato particolarmente dell’ecumenismo di Benedetto XVI. Delle citazioni di Don Joseph Ratzinger, presentate dal Dr. Schüler nel suo libro Benedetto XVI e l’auto-comprensione della Chiesa cattolica, hanno mostrato come il giovane teologo negli anni 1960 ragionasse interamente secondo la logica delle monete d’oro che possono stare dentro o fuori il mucchio. E delle citazioni successive hanno mostrato come l’anziano cardinale e Papa abbia cercato continuamente di mantenere l’equilibrio tra la Chiesa come un mucchio di monete e la Chiesa come un tutto organico, ma, come sostiene il Dr. Schüler, questa stessa azione di bilanciamento presuppone che metà di lui creda ancora alla Chiesa come fosse un mucchio di monete.

A meno che i lettori non chiedano delle citazioni testuali di Joseph Ratzinger per provare che esse non siano state mescolate o tratte fuori dal contesto, l’ultimo CE di questa serie concluderà con una applicazione delle sue lezioni alla situazione della Fraternità San Pio X di Mons. Lefebvre. Per un verso la FSSPX è parte del vero insieme cattolico, dell’”una, santa, cattolica e apostolica”; per l’altro ha fatto meglio ad evitare di far parte dell’insieme malsano conciliare. Un ramo sano innestato nella malsana pianta conciliare finirebbe col prendere necessariamente la malattia conciliare. In nessun modo un semplice ramo può guarire questa malattia.

Kyrie eleison.