Cielo

Infezione ? – Chi ?

Infezione ? – Chi ? on Agosto 25, 2012

Uno dei miei proverbi preferiti viene dalla Cina: “Il saggio biasima se stesso, lo stolto biasima gli altri”. Non perché gli altri non siano mai da biasimare, ovviamente, ma perché in genere io posso fare poco o niente perché cambi il loro comportamento, mentre invece sono padrone del mio, almeno in teoria. Com’è detto nell’Imitazione di Cristo: raramente traiamo profitto pensando ai peccati degli altri, sempre pensando ai nostri stessi peccati.

Questa antica saggezza ci è tornata in mente per una lettera di una lettrice di “Commenti Eleison” (n. 263), dove lei lamenta l’”infezione conciliare” che ha notato nel modo in cui, negli USA, le Messe Tridentine vengono celebrate dai sacerdoti e seguite dai laici. Se riassumiamo di seguito le sue tristi osservazioni, non è per gettare ombra sui sacerdoti o sui laici, ma per suggerire come ognuno di noi debba esaminare il proprio comportamento.

In generale, lei dice che l’”infezione conciliare” si è insinuata da tempo nelle cappelle della FSSPX. E arriva a dire che la situazione è già deteriorata ed è disperata: ormai il danno è fatto. È come se il latino avesse prevalso sulla Fede, come se tutto andasse bene sol perché la Messa Tridentina è detta in latino. Non avendo compreso – o fatto proprio – che cosa sia realmente la Messa – lei dice – i laici trovano normale assistere semplicemente. Molti assistono alla Messa pensando ad altro e ricevono la Santa Comunione in modo molto irriverente, proprio come nella neo-Chiesa.

Lei biasima i sacerdoti perché non spiegano a sufficienza la Fede o la Messa. E per le loro prediche, a volte si chiede se capiscano cosa stanno dicendo, mentre altre volte trova che le idee personali dei sacerdoti e l’insieme della predica si presentano come quelle conciliari. Le norme liturgiche non sarebbero rispettate, le rubriche non sarebbero corrispondenti, il Canone della Messa appare affrettato. In breve, lei non si sorprende se un certo numero di sacerdoti e di laici della FSSPX sembrano pronti per riunirsi alla neo-Chiesa, anzi, è come se già ne facessero parte.

Ora, nessuno potrebbe con giustizia sostenere che questa sua triste descrizione si adatti a tutte le Messe della FSSPX, ma la corruzione del nostro tempo è tale che un deterioramento come quello osservato dalla lettrice appare del tutto normale. Questa corruzione preme sui sacerdoti e sui laici, e significa che tutti noi abbiamo bisogno di controllare da vicino come essa possa insinuarsi in noi stessi. Come disse una volta, nel 1950, Suor Lucia di Fatima: i laici non possono più contare che il clero faccia per loro tutto il lavoro per farli andare in Cielo. In realtà essi non hanno mai potuto farlo, ma una pigra “obbedienza” è ancora oggi una tentazione comune. Se i laici vogliono che a guidarli siano dei buoni sacerdoti, e se non vogliono che la FSSPX diventi conciliare, si preoccupino di mettere ordine nel loro stesso comportamento – per esempio: come assistiamo alla Messa io e la mia famiglia?

Per quanto riguarda i sacerdoti, non dobbiamo dimenticare il grave avvertimento che il profeta Ezechiele (III, 17–21) rivolge ai pastori: se i pastori ammoniscono i fedeli per come stanno peccando e se i fedeli continuano a peccare, il Signore Iddio punirà i fedeli, ma non riterrà responsabili i pastori. Al contrario, se i fedeli peccano e i pastori non li richiamano perché stanno peccando, il Signore Iddio riterrà responsabili i pastori per i peccati dei fedeli. “Il giudizio inizii dalla casa di Dio” (I Pt. IV, 17).

Quindi, dipende da ognuno di noi fare quant’è in nostro potere per evitare che la FSSPX diventi preda dell’”infezione conciliare”, cosa oggi più facile a dirsi che a farsi. In ogni caso, dice San Paolo (I Cor. IV, 3–5): che ognuno di noi guardi ai propri peccati. È Dio che giudica.

Kyrie eleison.

Ancora la Dottrina

Ancora la Dottrina on Agosto 18, 2012

Il disprezzo della dottrina, oggi è un problema immenso. I “migliori” cattolici del nostro XXI secolo riservano un rispetto verbale all’importanza della “dottrina”, ma nel loro intimo moderno essi sentono istintivamente che anche la dottrina cattolica è una sorta di prigione per le loro menti, e la mente non dev’essere imprigionata. A Washington D. C., sul fregio all’interno della cupola del Jefferson Memorial, questo quasi-religioso tempio dedicato al campione della libertà degli Stati Uniti, scorre una sua quasi-religiosa citazione: I have sworn upon the altar of God eternal hostility against every form of tyranny over the mind of man (Ho giurato sull’altare di Dio eterna ostilità contro ogni forma di tirannia sulla mente dell’uomo). Sicuramente, tra altre tirannie sulla mente, egli pensava alla dottrina cattolica. La quasi-religione dell’uomo moderno esclude ogni dottrina fissata.

Tuttavia, una frase del “Commenti Eleison” di due settimane fa (CE 263 del 28 luglio) presenta da una diversa angolazione la natura e l’importanza della “dottrina”: Fino a quando Roma crederà nella sua dottrina conciliare non potrà non utilizzare un tale accordo (non dottrinale) per spingere la FSSPX in direzione del Concilio (Vaticano II). In altre parole, ciò che presumibilmente spinge Roma a non tenere conto della “dottrina” e a riconciliare ad ogni costo la FSSPX, è la sua convinzione circa la sua stessa dottrina conciliare. Come la dottrina cattolica tradizionale è – si spera – la forza trainante della FSSPX, così la dottrina conciliare è la forza trainante di Roma. Le due dottrine si scontrano, ma entrambe sono forze trainanti.

In altre parole, “dottrina” non è solo un insieme di idee nella testa di un uomo, o una prigione della sua mente. Quali che siano le idee che un uomo scelga di tenere in testa, la sua vera dottrina è quell’insieme di idee che muovono la sua vita . Ora, un uomo può cambiare questo insieme di idee, ma non può non averne uno . Ecco come lo diceva Aristotele: “Se vuoi filosofare, devi filosofare. Se non vuoi filosofare, devi ancora filosofare. In ogni caso un uomo deve filosofare.” Allo stesso modo, i liberali possono disprezzare un insieme di idee come fosse una tirannia, ma il ritenere che un insieme di idee sia una tirannia è ancora un’idea forza, ed è l’idea che oggi guida le vite di un’infinità di liberali e di fin troppi cattolici. Questi ultimi dovrebbero saperlo bene, ma tutti noi uomini moderni abbiamo il culto della libertà nel sangue.

Così, la dottrina, nel suo vero significato, non è solo un imprigionante insieme di idee, ma quella centrale nozione di Dio, dell’uomo e della vita, che orienta il vivere di ogni uomo vivo. Anche quando un uomo sta per suicidarsi, viene guidato dall’idea che la vita sarebbe troppo miserevole perché valga la pena di continuare. Una nozione di vita centrata sul denaro può condurre l’uomo a diventare ricco; centrata sul piacere, a diventare libertino; centrata sull’attestazione, a diventare famoso, e così via. Quale che sia la sua centrale concezione di vita, è essa la sua vera dottrina.

I Romani conciliari sono trainati dal Vaticano II, ed è questa loro nozione centrale che li porta a cancellare la FSSPX, che rigetta il Vaticano II, e finché non riusciranno in questo, o cambieranno tale loro nozione centrale, continueranno ad essere spinti a dissolvere la FSSPX di Mons. Lefebvre. Di contro, il centro motore dei chierici e dei laici della FSSPX è il raggiungimento del Paradiso, partendo dall’idea che il Paradiso e l’Inferno esistono, e che Gesù Cristo e la Sua vera Chiesa forniscono il solo e unico modo sicuro per andare in Paradiso. Essi sanno che questa dottrina che li guida non è una loro fantasiosa invenzione, quindi non vogliono che essa possa essere minata o sovvertita o corrotta dai miserabili neo-modernisti della neo-Chiesa, guidati dalla loro falsa, conciliare, nozione di Dio, dell’uomo e della vita. Lo scontro è totale.

Né può essere evitato, come vogliono supporre i liberali. Se vince la falsità, alla fine saranno le pietre che grideranno ( Lc . XIX, 40). Se vince la Verità, Satana susciterà ancora un errore dopo l’altro, fino alla fine del mondo. “Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato.”, dice Nostro Signore ( Mt . XXIV, 13).

Kyrie eleison.

Il Libero Arbitrio Apprezzato

Il Libero Arbitrio Apprezzato on Agosto 11, 2012

A proposito del dramma delle anime che cadono nell’Inferno (e molti scelgono di farlo – Mt . VII, 13; XXII, 14), un lettore solleva il classico problema che può essere inquadrato brevemente come segue. O Dio vuole che le anime si dannino, o non lo vuole. Se lo vuole, è crudele. Se non lo vuole, eppure succede, allora Dio non è onnipotente. Quindi: o Egli è crudele o non è onnipotente? Quale dei due?

Subito vediamo di stabilire che Dio non manda alcuna anima all’Inferno. Ognuna delle molte anime dannate ha condotto se stessa all’Inferno con una serie di scelte che essa ha fatto liberamente durante la sua permanenza sulla terra. Dio ha dato ad essa la vita, il tempo e il libero arbitrio, insieme ad un gran numero di aiuti naturali e di grazie soprannaturali, per convincerla a scegliere di andare in Paradiso, ma se essa le rifiuta, allora Dio lascia che abbia ciò che ha voluto, cioè un’eternità senza di Lui. E per un’anima fatta da Dio solo per possedere Dio, questa perdita di Dio è di gran lunga la più crudele delle sofferenze dell’Inferno. Quindi Dio desidera che l’anima scelga il Paradiso (“vuole che tutti gli uomini siano salvati” – I Tim. II, 4), ma vuole permetterle il male della scelta dell’Inferno, al fine di trarre da questo male un bene maggiore.

Si noti qui l’uso dei due verbi “desiderare” e “volere”. “Volere” qualcosa è più energico che il mero “desiderarla”. È così che un padre di famiglia può anche non desiderare che suo figlio soffra le aspre esperienze della vita, ma in vista di tutte le circostanze egli può volere che il figlio le patisca, perché sa che questo è il solo mezzo perché impari. Allo stesso modo, nella parabola del Figliol Prodigo, il padre non desidera che il figlio più giovane lasci la casa e sperperi i suoi beni, ma vuole lasciarglielo fare perché in effetti il padre sa che da questo può venirne del bene – il ritorno a casa del figlio, ora pentito: un giovane più afflitto, ma più saggio.

Allo stesso modo, Dio desidera per un verso che tutte le anime si salvino, perché è per questo che Egli le ha create, ed è per questo che Egli è morto per tutte loro sulla Croce, dove una gran parte delle sue sofferenze consistette proprio nella sua consapevolezza che molte di esse non avrebbero scelto di approfittare della loro redenzione per salvarsi. Un Dio così in nessun caso può essere considerato o chiamato crudele! Per altro verso, Dio non vuole che tutte le anime si salvino, se loro stesse non lo vvogliono, perché se lo volesse lui sarebbero tutte salve, visto che Egli può tutto: è l’onnipotente. Ma, date tutte le circostanze, questo in pratica significherebbe disprezzare la libera scelta di quelle che, abbandonate a se stesse, sceglierebbero di non essere salvate, significherebbe cioè violare il loro libero arbitrio. E invece, basta vedere con quanta passione gli stessi uomini apprezzino il loro libero arbitrio, come disprezzino il prendere ordini o come amino essere indipendenti. Essi sanno che il libero arbitrio è la prova che non sono animali o robot. Così Dio preferisce che il suo Paradiso sia popolato di uomini e non di animali o robot, ed è per questo che non vuole che tutti gli uomini siano salvati, se loro stessi non lo vogliono.

Ma Dio non vuole che le anime siano dannate, perché questo sarebbe di nuovo una crudeltà da parte sua. Egli vuole solo permettere che esse si dannino, in vista del bene che le anime possano acquisire l’eternità per loro libera scelta, così che Egli avrà un Paradiso di esseri umani e non solo di animali o robot.

E allora, il suo desiderio di salvare tutte le anime significa che Egli non è affatto crudele, mentre la dannazione di molte anime prova che da parte sua non v’è mancanza di onnipotenza, ma la scelta di dar valore al libero arbitrio delle sue creature e l’infinita gioia che prova nel premiare col Paradiso le anime che hanno scelto libremente di amarlo sulla terra.

Madre di Dio, adesso e nell’ora della mia morte, aiutami ad amare tuo Figlio e a scegliere il Paradiso!

Kyrie eleison.

Parlano i Fiori

Parlano i Fiori on Giugno 2, 2012

Dio è l’Essere infinito, infinità Verità, infinita Bontà, infinitamente giusto e infinitamente misericordioso. Così insegna la Sua Chiesa, e l’idea è grande e bella, così che io non ho alcuna obiezione. Ma poi vengo a sapere che la Sua Chiesa insegna anche che per un solo peccato mortale l’anima può essere condannata per tutta l’eternità a sofferenze dure e crudeli al di là di ogni immaginazione, e questo non è bello. Incomincio ad obiettare.

Per esempio, io non fui mai consultato prima che i miei genitori decidessero di mettermi al mondo, né fui consultato, per così dire, sui termini del contratto della mia esistenza. Se fossi stato consultato avrei potuto obiettare circa tale alternativa estrema tra inimmaginabile felicità e inimmaginabile tormento, che, come insegna la Chiesa sono entrambe senza fine. Avrei potuto accettare un “contratto” più moderato, dove in cambio di un Cielo abbreviato avrei accettato il rischio di un Inferno abbreviato; ma non fui consultato. L’infinità di entrambi mi sembra del tutto sproporzionata rispetto a questa mia breve vita sulla terra: 10, 20, 50, perfino 90 anni, oggi qui e poi non più. Ogni uomo è come l’erba – “al mattino fiorisce e germoglia . . . alla sera è falciata e dissecca” (Sal. LXXXIX, 6). Lungo questa linea di pensiero Dio sembra così ingiusto che io mi domando seriamente se realmente Egli esista.

La questione ci obbliga a riflettere. Supponiamo che Dio esista; che Lui è giusto come la Sua Chiesa dice che sia; che è ingiusto imporre a qualcuno un pesante fardello senza il consenso della persona; che questa vita è breve, un mero sbuffo di fumo a paragone di come dev’essere l’eternità; che per giustizia a nessuno può essere imposta una punizione terribile se non ha avuto la consapevolezza di commettere un terribile crimine. Quindi, come può questo supposto Dio essere giusto? Se è giusto, logica vuole che ogni anima che raggiunge l’età della ragione debba vivere abbastanza a lungo per conoscere almeno la scelta che deve compiere per l’eternità e l’importanza di questa scelta. Ma per esempio com’è possibile questo nel mondo di oggi, dove Dio è così universalmente trascurato e sconosciuto nella vita degli individui, delle famiglie e degli Stati?

La sola risposta possibile è che Dio viene prima di individui, famiglie e Stati, e che “parla” entro ogni anima, a prescindere da tutti gli esseri umani e indipendentemente da essi, così che anche un’anima religiosa la cui educazione è stata nulla e vuota sia anche consapevole che in ogni giorno della sua vita sta facendo una scelta, che la sta facendo da sola e per se stessa, e che tale scelta ha delle conseguenze enormi. Ma. ancora una volta, com’è possibile questo, data l’empietà del mondo che ci circonda, com’è oggi il nostro?

È possibile perché il “parlare” di Dio alle anime è molto più profondo, più costante, più presente e più accattivante di quanto possa esserlo quello di un qualsiasi essere umano. Egli solo ha creato la nostra anima. Egli continuerà a crearla in ogni momento della sua esistenza senza fine. Egli è dunque vicino ad essa in ogni momento, anche molto più dei suoi genitori che si limitano a mettere insieme il suo corpo – i cui elementi materiali per essere dipendono solo da Dio. E la bontà di Dio è ugualmente dietro, dentro e sotto ogni cosa buona che l’anima possa mai godere in questa vita, e l’anima in fondo è consapevole che tutte queste cose buone sgorgano dall’infinita bontà di Dio. “Taci”, dice Sant’Ignazio da Loyola a un minuscolo fiore, “Io so di chi stai parlando”. Il sorriso di un bambino, lo splendore quotidiano della natura in ogni momento del giorno, la musica, le nubi come capolavoro di pittura per tutta la giornata, e così via – anche se amati di un amore profondo, dicono all’anima che c’è qualcosa di più, o – Qualcuno.

“In Te, o Signore, ho sperato, che io non sia confuso in eterno” (Sal. XXX, 2)

Kyrie eleison.

L’ecumenismo di Benedetto – II

L’ecumenismo di Benedetto – II on Aprile 7, 2012

Come qualsiasi disputa relativa alle terribili ambiguità del Vaticano II, ciò che il Dott. Wolfgang Schüler presenta nel suo libro del 2008 su “Benedetto XVI e l’auto-comprensione della Chiesa cattolica”, potrebbe richiedere lunghi articoli accademici a sostegno o a confutazione. Tuttavia, il suo argomento principale è abbastanza chiaro e vale la pena presentarlo ai lettori di “Commenti Eleison”, per aiutarli a vederci chiaro in mezzo a tanta confusione. A questo scopo, i confronti hanno i loro inconvenienti, ma aiutano.

Un insieme può essere composto di parti in due modi diversi: come un albero vivo o come una pila di monete. O il tutto è primario e le parti sono secondarie, come per l’albero, o le parti sono primarie e il tutto è secondario, come per una pila di monete. L’insieme dell’albero è primario perché le parti, come i rami, possono essere tagliate, ma l’albero continua a vivere la sua vita da albero sviluppando nuovi rami, mentre quelli tagliati perdono la loro vita e diventano qualcosa di molto diverso, come un ceppo o una sedia. Al contrario, ogni moneta separata dalla pila di monete rimane esattamente ciò che era prima nella pila stessa, e se dalla pila si togliessero abbastanza monete, sarebbe solo la pila a venire meno.

Ora, la Chiesa cattolica, presa nel suo insieme, è più come l’albero o come la pila di monete? La Chiesa cattolica è quella particolare comunione di esseri umani che sono uniti in società da tre cose: la Fede, i sacramenti e la gerarchia. A tutt’e tre la vita è data da Dio stesso. La Fede è una virtù soprannaturale dell’intelletto che solo Dio può dare. I sacramenti si servono di elementi materiali come l’acqua e l’olio, ma ciò che li rende sacramenti è la grazia soprannaturale che essi veicolano e che può venire solo da Dio. Parimenti, la gerarchia è costituita da esseri umani naturali, ma se essi non fossero guidati da Dio, non potrebbero mai riuscire da soli a condurre le anime in Cielo.

Ne consegue che la Chiesa cattolica è molto più simile a un albero vivo che a una pila di monete, fossero perfino d’oro. Al pari, infatti, di ogni organismo vivente che ha in sé un principio vitale che gli dà l’esistenza e l’unità, la Chiesa cattolica ha al suo interno primariamente Dio stesso e secondariamente la sua gerarchia, che le danno l’esistenza e l’unità. Quando quella che era una parte della Chiesa si stacca dalla gerarchia con lo scisma o dalla fede con l’eresia, essa cessa di essere cattolica e diventa qualcos’altro, come gli scismatici Ortodossi o gli eretici Protestanti. Certo, i credenti ortodossi possono aver mantenuto sacramenti validi, ma dal momento che non sono più uniti col Vicario di Cristo a Roma, nessuno sano di mente li chiama cattolici.

Ma ecco che è arrivato il Vaticano II, che ha cambiato la visione della Chiesa, da quella, per così dire, di un albero o di una vite (Nostro Signore stesso fa il paragone in Gv 15, 1–6 ), in quella di una pila di monete d’oro. Partendo dal desiderio di aprire la Chiesa al mondo moderno, gli uomini di Chiesa conciliari hanno cominciato con lo sfumare i confini della Chiesa (LG 8). Questo ha permesso loro di far finta che vi siano elementi della Chiesa di Cristo fuori dai confini visibili della Chiesa cattolica (UR 3), come fossero monete separate dalla pila. E dal momento che una moneta d’oro rimane una moneta d’oro, ecco che essi possono ulteriormente far finta (UR 3) che quelli che erano elementi di salvezza all’interno della Chiesa cattolica rimangano tali anche fuori di essa. Da qui la naturale conclusione a cui giungono innumerevoli anime, che non c’è più bisogno di essere cattolici per andare in Cielo. Questo è il disastro dell’ecumenismo conciliare.

Dobbiamo presentare questi testi del Vaticano II in maniera un po’ più dettagliata, prima di passare agli sforzi di Benedetto XVI tesi a conciliare l’ecumenismo che divide la Chiesa con la dottrina cattolica che la unifica.

Kyrie eleison.

Più Allegro

Più Allegro on Gennaio 28, 2012

Eccellenza, per favore, ci dica qualcosa di più allegro!

Dio esiste. Egli è l’Onnipotente, l’Onnisciente, la Perfetta Giustizia, ma la sua misericordia è anche infinita. Egli ha il perfetto controllo di tutto ciò che accade nel mondo. Né il Diavolo né i suoi servi umani, compresi i criminali che oggi governano il mondo, possono muovere un dito senza il suo permesso. Egli conosce ogni dettaglio dei loro piani diabolici e usa ognuno di loro per realizzare il suo disegno Provvidenziale.

Ma allora, com’è possibile che permetta tanto male in questo mondo?

Perché mentre Egli non vuole il male, vuole permettere che ci sia, così da trarre da esso un bene più grande. Molte profezie indicano che dall’odierna corruzione globale, domani sorgerà il più grande trionfo della Chiesa cattolica. Per esempio la Madonna di Fatima dice: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”. Quello che sta accadendo adesso è che Nostro Signore sta usando i suoi nemici per purificare la Sua Chiesa.

Ma non avrebbe potuto trovare un modo meno spiacevole per purificare la Sua Chiesa, piuttosto che farci sperimentare l’incredibile corruzione odierna?

Se dipendesse solo da Lui, indubbiamente avrebbe potuto trovare altri modi per purificare la Sua Chiesa, ma se tu e io conoscessimo tutto quello che Egli conosce – folle pensiero – e se soprattutto tu e io volessimo rispettare, come Lui, il libero arbitrio che Egli dà a tutti gli esseri umani, allora la cosa più probabile è che tu e io capiremmo che il modo che Egli ha scelto per fare le cose è il migliore.

E cos’ha a che fare con questo il libero arbitrio dell’uomo?

Dio non vuole che siano dei robot o dei meri animali irrazionali a condividere con Lui la Sua beatitudine. Ora, Egli non può dare alle sue creature una meritata felicità senza che abbiano fatto alcunché per meritarla, perché questo sarebbe contraddittorio (la sua onnipotenza si esercita sull’intero essere ma non sul non-essere, quali sono le cose contraddittorie). Ma perché le creature meritino anche solo in parte la Sua beatitudine, Egli deve dar loro il libero arbitrio, il quale per essere reale deve permettere loro di scegliere l’opposto di ciò a cui Egli mira con esso, così che se esse sono davvero in grado di scegliere il male, sarà questo quello che accadrà, più o meno spesso.

Ma Lei dice sempre che la vera Chiesa segue Nostro Signore insegnando che stretta è la via per il Cielo e pochi sono quelli che la trovano (Mt. VII, 14). Come può convenire a Dio l’aver creato, come per esempio oggi, una massa di esseri umani, se poi sono solo relativamente pochi quelli che raggiungono il Cielo? Com’è possibile che così tanti cadano negli orrori dell’Inferno? Non è un prezzo troppo alto da pagare perché pochi raggiungano il Cielo?

No, perché Dio opera in termini di qualità e non di quantità. Che solo dieci uomini potessero salvare dalla sua ira l’intera città di Sodoma (Gen. XVIII, 32), prova quanto sia più preziosa per Dio una sola anima che corrisponda al suo amore, rispetto ad un gran numero che per la loro libera scelta non vogliono questo suo amore.”Avrei patito l’intera Passione solo per te”, ha detto una volta Nostro Signore a un’anima. E direbbe lo stesso ad ogni anima.

Vuol dire che se le afflizioni e i tormenti del mondo attuale non fanno altro che farmi stare ancora più vicino a Dio, Egli tiene conto di questo per me e per coloro che mi sono vicini? Si potrebbe quasi volere che il mondo sia ancora peggio!

Ecco, adesso hai afferrato l’idea!

Kyrie eleison.