La Fede in pericolo per la Ragione

Il Pensiero di Benedetto XVI – IV

Il Pensiero di Benedetto XVI – IV on Luglio 30, 2011

Nella quarta e ultima parte di questa panoramica su La fede in pericolo per la ragione di Mons. Tissier, il vescovo esprime un giudizio sul sistema di reinterpretazione della fede cattolica di Benedetto XVI, in base al quale quest’ultima si renderebbe più accessibile all’uomo moderno. I difensori del Papa potrebbero accusare il vescovo di presentare solo un aspetto del suo pensiero, ma tale aspetto c’è, e il vescovo ha fatto bene a portarlo allo scoperto e a mostrarne la coerenza come sistema erroneo, poiché più la verità si mischia con quest’ultimo, meglio l’errore riesce a mascherarsi, così che può arrecare un gran danno alla salvezza delle anime.

Nel cap. IX del suo studio, Mons. Tissier mostra come il Papa cambi ciò che credono i cattolici e perché . I veri cattolici credono negli articoli di Fede come sono definiti dalla Chiesa e li accettano perché rivelati dall’oggettiva autorità di Dio. Ma a Benedetto XVI questa appare come una religione astratta fatta di fredde definizioni, per cui egli dirà: “La fede è un incontro con Gesù, una persona, la presenza di Dio, una presenza d’amore”. Ora, il credo così mutato può percepirsi come più caldo e personale, ma rischia anche di essere il vago frutto dell’esperienza personale basata su sentimenti soggettivi, che sono inaffidabili. Ma chi è che vorrebbe realmente un ponte traballante verso il Cielo sol perché ci si sente bene?

Nel cap. X, il vescovo continua a mostrare come traballi l’intero credo che emerge da questo cambiamento, perché la ricetta di Benedetto XVI per un cattolicesimo più sentito consiste nel purificare i dogmi dalle loro parti non più pertinenti e nell’ arricchirli con una più compresa consapevolezza tratta dal presente. Ma è proprio il caposcuola dell’odierna consapevolezza, il filosofo Kant, seguito da Benedetto XVI, che sostiene che Dio non può essere provato, ma solo postulato o fabbricato sulla base delle esigenze degli uomini, le quali prendono il posto delle realtà oggettive. In un qualunque mondo siffatto, quanta gente postulerebbe Dio? Nessuna sorpresa se nel 1996 il cardinale Ratzinger, con questa “fede”, non era ottimista per il futuro della Chiesa.

Nella sua postfazione, Mons. Tissier conclude dicendo che la sintesi tra la modernità e il cattolicesimo, così soggettivamente ricercata dall’imperativa necessità di Benedetto XVI di conciliare il suo cuore cattolico con la sua testa moderna, è impossibile. Per esempio, il Papa vuole credere che i Diritti dell’Uomo, idolatrati da ogni moderna democrazia, siano un mero aggiornamento del cristianesimo, quando in effetti essi ne sono la morte. Nella loro logica è implicita una dichiarazione di indipendenza da Dio e la liberazione da ogni costrizione della natura umana dataci da Dio. Di fatto, essi sono una bomba atomica nella guerra moderna dell’uomo contro Dio, una chiave di volta nell’edificio del Nuovo Ordine Mondiale.

Così il Papa, dice il vescovo, non deve sperare di mantenere il mondo tramite tale “mutua purificazione e rigenerazione” fra religione e ragione in vista del loro “mutuo arricchimento”. Quando si tratta di religione, la ragione secolarizzata ha poco o niente da offrire di valore, e tutti i tentativi dei teologi cattolici per venire a patti con essa crolleranno come un castello di carte, proprio come il Nuovo Ordine Mondiale che questi teologi sperano di servire. E il vescovo dà a San Paolo l’ultima parola: “Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” ( I Cor. III, 11).

Lo studio completo di Mons. Tissier è reperibile in francese presso le Edizioni Le Sel de la terre ( Le Sel de la terre n° 69 – été 2009). È stato tradotto in inglese e in italiano ed è reperibile su internet.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Il Pensiero di Benedetto XVI – III

Il Pensiero di Benedetto XVI – III on Luglio 23, 2011

Dopo aver studiato le radici del pensiero di Papa Benedetto ( CE 209 ), Mons. Tissier, nel suo La fede in pericolo per la ragione , prosegue nello studio dei suoi frutti. Se questo pensiero è radicato soprattutto nel soggettivismo sistematico di Kant (1724–1804), i suoi frutti non possono essere buoni. Come può la verità oggettiva della Fede essere in qualche modo intrinsecamente dipendente dalla partecipazione o dalle reazioni del soggettivo credente? Il Vangelo, il dogma, la Chiesa, la società, Cristo Re e i Fini Ultimi saranno uno dopo l’altro colpiti a morte.

Cominciamo col Vangelo. Il suo valore non risiede più nel racconto dei fatti storici della vita e della morte di Nostro Signore, ma nella forza narrativa capace di evocare i problemi esistenziali del nostro tempo. Per esempio, non è importante che lo stesso corpo di Nostro Signore sia realmente sortito dalla tomba riunito con la sua anima mortale nella mattina di Pasqua, la cosa che conta è il significato moderno che sta dietro la narrazione: l’amore che è più forte della morte, Cristo che vive per la forza dell’amore e garantisce che anche noi sopravviveremo in forza dell’amore. La realtà, i fatti, passano nel dimenticatoio. “Tutto ciò che serve è l’amore”.

Similmente il dogma ha bisogno di essere purificato dal passato e arricchito dal presente. Ora, l’odierno filosofo Heidegger insegna che la persona è “auto-superamento”, quindi Cristo fu l’uomo che si auto-superò totalmente, che si batté completamente per l’infinito al di là di se stesso, che compì se stesso al punto da diventare divino. Tale che il dogma dell’Incarnazione non significa più che Dio si è fatto uomo, ma che l’uomo è diventato Dio! Del pari, la Redenzione non deve più significare che Gesù, con la sua terribile Passione, ha pagato a suo Padre il debito per tutti i peccati degli uomini, ma che Egli, con la sua Croce, ha amato al nostro posto Dio come dev’essere amato e ci attrae perché facciamo lo stesso. Il peccato cessa di essere un’offesa mortale a Dio e diviene semplicemente un atto di egoismo, una mancanza d’amore. Così che la Messa non è più necessario che sia un sacrificio, e il sacerdote può diventare il mero animatore della celebrazione comunitaria. Non stupisce che Benedetto XVI creda nel Novus Ordo Missae.

Quanto alla Chiesa, dal momento che il valore supremo è la persona esistente ( CE 209 ) e tutte le persone sono ugualmente esistenti, basta con la Chiesa delle ineguaglianze gerarchiche e basta con la Chiesa cattolica unica Arca di salvezza, perché anche i seguaci di ogni altra religione sono persone esistenti. Lasciamo che l’ecumenismo rimpiazzi tutti gli sforzi missionari cattolici. Inoltre, facendo della persona il valore supremo, si dissolverà la società subordinando il bene comune ai diritti individuali, si pregiudicherà sia la società sia la famiglia esaltando di fronte ai bambini la mutua compagnia dei maschi e delle femmine. Fino a Cristo Re che verrà detronizzato conferendo ad ogni persona quella dignità per cui lo Stato deve proteggere il diritto della persona a scegliersi la propria religione.

Infine, la morte da pena diventa rimedio per i nostri mali. Il giudizio particolare significa solo ricompensa. L’Inferno non è più che un irrevocabile stato egoistico dell’anima. Il Cielo sarà semplicemente “una sempre nuova immersione nell’infinito dell’essere” – quale essere? – e così via.

Ecco una nuova religione, commenta Mons. Tissier, abbastanza più comoda – almeno qui in terra – della religione cattolica.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Il Pensiero di Benedetto XVI – I

Il Pensiero di Benedetto XVI – I on Luglio 9, 2011

“Commenti Eleison” del 18 giugno ha promesso una serie di quattro numeri in cui si dimostra come sia “disorientato” il “modo di credere” di Papa Benedetto XVI. Essi presenteranno infatti una sintesi del prezioso studio scritto due anni fa da Mons. Tissier de Mallerais, uno dei quattro vescovi della Fraternità San Pio X, sul pensiero del Papa. Lo studio del vescovo, La fede in pericolo per la ragione , che lui definisce “senza pretese”, mette a nudo il problema fondamentale del Papa: come credere nella Fede cattolica in modo tale da non escludere i valori del mondo moderno. In esso si dimostra che un tale modo di credere è necessariamente disorientato, anche se il Papa in qualche modo crede ancora.

Lo studio si divide in quattro parti. Dopo un’importante Introduzione all’“ermeneutica della continuità” di Benedetto XVI, Mons. Tissier si sofferma brevemente sulle radici filosofiche e teologiche del pensiero del Papa. Espone poi i frutti di questo pensiero a riguardo del Vangelo, del dogma, della Chiesa e della società, della Regalità di Cristo e dei Fini Ultimi. Infine conclude con un giudizio misurato sulla nuova fede del Papa, molto critico, ma del tutto rispettoso.

Iniziamo con uno sguardo all’ Introduzione :—

Il problema di fondo per Benedetto XVI, come per tutti noi, è costituito dallo scontro tra la Fede cattolica e il mondo moderno. Per esempio, egli vede che la scienza moderna è amorale, che la società moderna è secolarizzata e la cultura moderna è multi-religiosa. Egli precisa che lo scontro è fra fede e ragione, fra la Fede della Chiesa e la ragione come elaborata dall’Illuminismo del XVIII secolo. Tuttavia, egli è convinto che queste possano e debbano essere interpretate in modo tale da armonizzarle tra loro . Da qui la sua incisiva partecipazione al Vaticano II, un Concilio che ha tentato anch’esso di riconciliare la Fede col mondo di oggi. Ma i tradizionalisti sostengono che il Concilio ha fallito, perché i suoi principi sono inconciliabili con la Fede. Da qui l’“ermeneutica della continuità” di Papa Benedetto, ossia un sistema di interpretazione che dimostrerebbe che non v’è rottura fra la Tradizione cattolica e il Vaticano II .

I principi dell’“ermeneutica” di Benedetto XVI risalgono ad uno storico tedesco del XIX secolo, Wilhelm Dilthey (1833–1911). Dilthey sosteneva che le verità sorgono dalla storia, così che esse possono essere comprese solo nella loro storia, e le verità umane non possono essere comprese senza il coinvolgimento del soggetto umano in questa storia. Ne consegue che per perpetuare nel presente il nucleo delle verità del passato, occorre depurarle da tutti gli elementi che appartengono al passato, ormai irrilevanti, e sostituirli con gli elementi importanti del presente. Questo doppio processo di purificazione e di arricchimento, Benedetto XVI lo applica alla Chiesa. Da un lato, la ragione deve purificare la Fede dagli errori del passato, per esempio dall’assolutismo, dall’altro, la Fede deve muovere la ragione a moderare i suoi attacchi contro la religione e a ricordare che i suoi valori umanistici di libertà, uguaglianza e fraternità sono tutti originati dalla Chiesa.

Il grande errore del Papa sta nel ritenere che le verità della Fede cattolica, su cui è stata edificata la civiltà cristiana e si fonda il debole resto rimasto, abbiano la loro origine nella storia umana, mentre in realtà esse originano dal seno eterno dell’immutabile Iddio. Esse sono verità eterne, dall’eternità per l’eternità. “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”, dice Nostro Signore ( Mt . XXIV, 35). Né Dilthey né, come sembra, Benedetto XVI potrebbero concepire delle verità così al di sopra della storia umana, né al di sopra di qualche loro condizionamento storico.

Se il Papa pensa che facendo simili concessioni alla ragione infedele possa attrarre i suoi adepti alla Fede, bisogna farlo ricredere.

Essi semplicemente disprezzeranno la Fede ancor di più!

Nel prossimo si dirà delle radici filosofiche e teologiche del pensiero di Benedetto XVI.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra