salvezza

L’ecumenismo di Benedetto – II

L’ecumenismo di Benedetto – II on Aprile 7, 2012

Come qualsiasi disputa relativa alle terribili ambiguità del Vaticano II, ciò che il Dott. Wolfgang Schüler presenta nel suo libro del 2008 su “Benedetto XVI e l’auto-comprensione della Chiesa cattolica”, potrebbe richiedere lunghi articoli accademici a sostegno o a confutazione. Tuttavia, il suo argomento principale è abbastanza chiaro e vale la pena presentarlo ai lettori di “Commenti Eleison”, per aiutarli a vederci chiaro in mezzo a tanta confusione. A questo scopo, i confronti hanno i loro inconvenienti, ma aiutano.

Un insieme può essere composto di parti in due modi diversi: come un albero vivo o come una pila di monete. O il tutto è primario e le parti sono secondarie, come per l’albero, o le parti sono primarie e il tutto è secondario, come per una pila di monete. L’insieme dell’albero è primario perché le parti, come i rami, possono essere tagliate, ma l’albero continua a vivere la sua vita da albero sviluppando nuovi rami, mentre quelli tagliati perdono la loro vita e diventano qualcosa di molto diverso, come un ceppo o una sedia. Al contrario, ogni moneta separata dalla pila di monete rimane esattamente ciò che era prima nella pila stessa, e se dalla pila si togliessero abbastanza monete, sarebbe solo la pila a venire meno.

Ora, la Chiesa cattolica, presa nel suo insieme, è più come l’albero o come la pila di monete? La Chiesa cattolica è quella particolare comunione di esseri umani che sono uniti in società da tre cose: la Fede, i sacramenti e la gerarchia. A tutt’e tre la vita è data da Dio stesso. La Fede è una virtù soprannaturale dell’intelletto che solo Dio può dare. I sacramenti si servono di elementi materiali come l’acqua e l’olio, ma ciò che li rende sacramenti è la grazia soprannaturale che essi veicolano e che può venire solo da Dio. Parimenti, la gerarchia è costituita da esseri umani naturali, ma se essi non fossero guidati da Dio, non potrebbero mai riuscire da soli a condurre le anime in Cielo.

Ne consegue che la Chiesa cattolica è molto più simile a un albero vivo che a una pila di monete, fossero perfino d’oro. Al pari, infatti, di ogni organismo vivente che ha in sé un principio vitale che gli dà l’esistenza e l’unità, la Chiesa cattolica ha al suo interno primariamente Dio stesso e secondariamente la sua gerarchia, che le danno l’esistenza e l’unità. Quando quella che era una parte della Chiesa si stacca dalla gerarchia con lo scisma o dalla fede con l’eresia, essa cessa di essere cattolica e diventa qualcos’altro, come gli scismatici Ortodossi o gli eretici Protestanti. Certo, i credenti ortodossi possono aver mantenuto sacramenti validi, ma dal momento che non sono più uniti col Vicario di Cristo a Roma, nessuno sano di mente li chiama cattolici.

Ma ecco che è arrivato il Vaticano II, che ha cambiato la visione della Chiesa, da quella, per così dire, di un albero o di una vite (Nostro Signore stesso fa il paragone in Gv 15, 1–6 ), in quella di una pila di monete d’oro. Partendo dal desiderio di aprire la Chiesa al mondo moderno, gli uomini di Chiesa conciliari hanno cominciato con lo sfumare i confini della Chiesa (LG 8). Questo ha permesso loro di far finta che vi siano elementi della Chiesa di Cristo fuori dai confini visibili della Chiesa cattolica (UR 3), come fossero monete separate dalla pila. E dal momento che una moneta d’oro rimane una moneta d’oro, ecco che essi possono ulteriormente far finta (UR 3) che quelli che erano elementi di salvezza all’interno della Chiesa cattolica rimangano tali anche fuori di essa. Da qui la naturale conclusione a cui giungono innumerevoli anime, che non c’è più bisogno di essere cattolici per andare in Cielo. Questo è il disastro dell’ecumenismo conciliare.

Dobbiamo presentare questi testi del Vaticano II in maniera un po’ più dettagliata, prima di passare agli sforzi di Benedetto XVI tesi a conciliare l’ecumenismo che divide la Chiesa con la dottrina cattolica che la unifica.

Kyrie eleison.

Maledetti Liberali

Maledetti Liberali on Dicembre 3, 2011

Il liberalismo è una malattia terribile, che consegna all’Inferno eterno milioni e milioni di anime. Esso “libera” la mente dalla verità oggettiva e il cuore (volontà e affetti) dal bene oggettivo. Il soggetto regna sovrano. L’uomo si colloca al posto di Dio e concede a Dio quell’importanza che l’uomo stesso ritiene opportuna, generalmente poca. Dio Onnipotente è messo al guinzaglio, per così dire, come un piccolo cucciolo obbediente! Infatti, il “dio” dei liberali è una caricatura del vero Dio. Ma “non ci si può prendere gioco di Dio” (Gal. VI, 7). I liberali vengono puniti in questa vita diventando falsi crociati, veri tiranni e uomini effeminati.

Un esempio classico di falsi crociati è dato dai preti rivoluzionari dell’America Latina, come affermava Mons. Lefebvre. Egli era solito dire che i preti che nella Chiesa perdono la fede sotto l’influenza del movimento modernizzante, si trasformano nei più terribili dei rivoluzionari, perché alla falsa crociata del comunismo essi finiscono per apportare tutta la forza della vera crociata della salvezza delle anime, per la quale sono stati preparati ma alla quale non credono più.

La vera crociata è per Dio, per Gesù Cristo, per la salvezza eterna, quindi, quando non vi si crede più, nella vita degli uomini resta un vuoto corrispondentemente grande che essi finiscono col riempire impegnandosi in qualsiasi cosa: nella lotta contro il fumo (ma con la libertà per la marijuana e l’eroina), nella lotta contro la pena di morte (ma con la libertà di sopprimere i sostenitori di destra), nella lotta contro la tirannia (ma con la libertà di bombardare “democraticamente” qualsiasi paese), nella difesa della sacralità dell’uomo (ma con la libertà di abortire i bambini che sono nel grembo materno), e l’elenco potrebbe continuare a lungo. Le contraddizioni appena indicate sono perfettamente coerenti con la crociata liberale per un nuovo ordine mondiale che rimpiazzi l’ordine cristiano. Danno ad intendere che non combattono Cristo, ma la finzione è divenuta fin troppo evidente.

Logicamente, i liberali diventano dei veri tiranni. Dal momento che si sono “liberati” da ogni divinità o verità o legge che li sovrasti, resta loro solo l’autorità del proprio pensiero e della propria volontà, da imporre agli altri uomini qualunque cosa sia. Per esempio, avendo perso completamente il senso della Tradizione, che era in grado di limitare la sua autorità, Paolo VI, nel 1969, impose alla Chiesa cattolica il nuovo ordinario della Messa, coerente col nuovo ordine mondiale, trascurando il fatto che solo due anni prima un numero significativo di vescovi aveva rigettato un rito sperimentale della Messa sostanzialmente simile. Che poteva importargli l’opinione dei suoi sottoposti che non fossero liberali come lui? Essi non sapevano cos’era bene per loro. Lui si.

Sempre logicamente, i liberali diventano effeminati, perché non possono evitare di considerare ogni cosa in termini personali. Ogni sana opposizione al loro autoritarismo si basa sulla verità o sulla legge che sovrasta tutti gli essere umani, ma i liberali si fanno beffe di queste. Così quando Mons. Lefebvre resistette al liberalismo di Paolo VI, questi non poté fare a meno di pensare che Mons. Lefebvre volesse mettersi al posto del Papa. Egli infatti era incapace di comprendere che ci fosse una Autorità di gran lunga superiore alla sua, sulla quale Monsignore si appoggiava in tutta tranquillità. Chi potrà dubitare che il Signore Iddio possa mai fallire?

Sacro Cuore di Gesù, concedeteci di meritare i buoni capi che possono venire solo da Voi.

Kyrie eleison.

Pericolo Eterno

Pericolo Eterno on Settembre 17, 2011

Un vecchio amico mi ha appena chiesto: “Perché siamo esseri umani qui sulla terra?” Naturalmente ho risposto: «Per pregare, amare e servire Dio e così facendo per salvare . . .” Lui subito mi ha interrotto: “No, non è questo che voglio sapere. Quello che intendo dire è che prima di esistere, non c’ero e non ero in pericolo. Adesso che esisto sono seriamente esposto al pericolo di perdere la mia anima. Perché, senza il mio consenso, mi è stata data questa pericolosa esistenza che, una volta avuta, non posso più rifiutare?

Espressa in questo modo, la domanda è seria, perché getta un dubbio sulla bontà di Dio. Certamente è Dio che dà la vita ad ognuno di noi e ci pone di fronte ad una scelta che non possiamo eludere: o il sentiero ripido e stretto per il Cielo o la strada agevole e larga per l’Inferno ( Mt . VII,13–14). Non v’è dubbio che i nemici della salvezza delle nostre anime: il mondo, la carne e il Diavolo, sono pericolosi, visto che la cosa triste è che la maggior parte delle anime alla fine della propria vita cade nell’Inferno ( Mt. XX, 16). Quindi, come può essere giusto che io mi venga a trovare in tale pericolo senza che vi abbia acconsentito?

La risposta è sicuramente che se il pericolo esistesse senza alcuna mia minima colpa, allora la vita sarebbe veramente un dono avvelenato. Se invece il pericolo c’è spesso in buona parte per colpa mia e se lo stesso libero arbitrio mi conduce all’Inferno se usato erroneamente, mentre se usato correttamente mi permette di entrare in un’eternità di inimmaginabile beatitudine, allora non solo la vita non è un dono avvelenato, ma è l’offerta magnifica di una gloriosa ricompensa, del tutto sproporzionata rispetto allo sforzo relativamente piccolo che può costarmi sulla terra l’evitare il pericolo e l’usare correttamente il mio libero arbitrio ( Is . LXIV, 4).

Ma l’interlocutore potrebbe obiettare che nessuno di questi tre nemici della sua salvezza sono colpa sua: “Il mondo che ci spinge alla mondanità e alla concupiscenza degli occhi, è intorno a noi dalla culla alla tomba, e solo la morte permette di sfuggirvi. La debolezza della carne inizia col peccato originale e risale ad Adamo ed Eva. Ed io allora non c’ero! Anche il Diavolo esiste da molto prima che io nascessi e agisce indisturbato nei tempi moderni!”

Al che si può rispondere che dei tre nemici siamo fin troppo responsabili per colpa nostra.

Circa il mondo, noi dobbiamo essere nel mondo, ma non del mondo ( Gv . XVII, 14–16). Dipende da noi se amiamo le cose del mondo o preferiamo le cose del Cielo. Quante preghiere nel Messale chiedono la grazia di preferire le cose del Cielo!

Così per la carne, quanto più sfuggiamo alla sua concupiscenza dentro di noi, tanto più essa perde il suo pungiglione. Ma chi di noi può dire di non avere alcun peccato personale che abbia rafforzato la concupiscenza e il pericolo, invece di indebolirli? E circa il Diavolo, il suo potere è strettamente controllato da Dio Onnipotente e la stessa Scrittura divina ci assicura che Dio ci offre la grazia necessaria per superare le tentazioni che Egli permette ( I Cor . X, 13).

In breve, ciò che Sant’Agostino dice del Diavolo vale anche per il mondo e la carne: essi sono come dei cani alla catena che possono abbaiare, ma non mordere, a meno che uno scelga di andarci troppo vicino.

Quindi, vi è in effetti un inevitabile grado di pericolo spirituale nella vita umana, ma dipende da noi, con la grazia di Dio, controllare tale pericolo, e la ricompensa si avrà lassù, fuori da questo mondo ( I Cor . II, 9) e al di là di tutte le dimensioni di questa povera vita quaggiù.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Pochi Eletti?

Pochi Eletti? on Gennaio 22, 2011

Perché è così apparentemente difficile salvare la propria anima?

Perché – come ci viene detto – sono poche le anime salvate in rapporto al numero di anime dannate?

Dal momento che Dio vuole che tutte le anime si salvino ( I Tim . II, 4), perché non ha reso la cosa un po’ più facile, come sicuramente avrebbe potuto fare?

La risposta semplice e immediata è che non è poi così difficile salvare la propria anima.

Parte dell’agonia delle anime all’Inferno è costituita dalla chiara conoscenza che hanno di come avrebbero potuto evitare facilmente la dannazione.

I dannati non cattolici potrebbero dire: “Sapevo che c’era qualcosa come il Cattolicesimo, ma ho scelto di non approfondire perché mi sono subito accorto che avrei dovuto cambiare il mio modo di vivere.” (Winston Churchill una volta disse che ogni uomo si imbatte nella verità in qualche momento della sua vita, ma la maggior parte di loro gira la testa nella direzione opposta.)

I dannati cattolici potrebbero dire: “Dio mi ha dato la Fede e sapevo che tutto quello di cui avevo bisogno era fare una buona confessione, ma ho ritenuto che fosse più conveniente non farla, e così sono morto nei miei peccati . . .”.

Tutte le anime all’Inferno sanno che si trovano lì per loro colpa, per loro scelta. Non Dio è da biasimare. Infatti, guardando indietro alla loro vita sulla terra, esse vedono chiaramente quanto ha fatto Dio per cercare di fermarle dal precipitarsi nell’Inferno, ma esse hanno scelto liberamente il loro destino e Dio ha rispettato questa scelta . . . . Tuttavia, vediamo di approfondire un po’ la questione.

Essendo infinitamente buono, infinitamente generoso e infinitamente felice, Dio ha scelto di creare – e non era in alcun modo obbligato – esseri in grado di condividere la sua felicità. Dal momento che Egli è puro spirito ( Gv . IV, 24), tali creature avrebbero dovuto essere spirituali e non solo materiali, come gli animali, i vegetali o i minerali. Da qui la creazione degli angeli, senza alcuna parte materiale, e degli uomini, con un’anima spirituale in un corpo materiale.

Ma questo stesso spirito, per il quale gli angeli e gli uomini sono in grado di partecipare alla felicità divina, include necessariamente la ragione e il libero arbitrio, anzi è proprio col libero arbitrio, con lo scegliere liberamente Dio, che si merita di partecipare alla sua felicità.

Ma come potrebbe essere davvero libero lo scegliere Dio, se non ci fosse la scelta alternativa di potersi allontanare da Lui?

Che merito avrebbe un ragazzo nell’acquistare un volume di Dante, se nella libreria ci fossero solo volumi di Dante?

E se la cattiva alternativa esiste, e il libero arbitrio è una realtà e non una finzione, com’è possibile che ci siano angeli o uomini che scelgono ciò che non è buono?

Tuttavia, ci si può ancora chiedere: come mai Dio può aver deciso di consentire alla maggior parte delle anime (Mt . VII, 13–14; XX, 16) di incorrere nella terribile punizione riservata a coloro che rifiutanoil suo amore?

Risposta, più l’Inferno è terribile e più è cosa certa che ad ogni uomo vivente Dio offre la grazia, la luce e la forza sufficienti per evitarlo, ma, come spiega San Tommaso, la maggioranza degli uomini preferisce le attuali e conosciute gioie dei sensi alle future e sconosciute gioie del Paradiso.

Ma allora, perché Dio ha connesso piaceri così forti ai sensi?

In parte, indubbiamente, per assicurare che i genitori abbiano dei figli per popolare il suo Cielo, ma sicuramente anche per rendere più meritorio il comportamento di ogni essere umano che sottomette il perseguimento del piacere in questa vita alle vere delizie della vita futura, le quali potranno essere nostre col volerlo !

Abbiamo bisogno solo di volerle abbastanza “violentemente” (Mt . XI, 12)!

Dio non è un Dio mediocre, e alle anime che lo amano vuole offrire un Paradiso non mediocre.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Assisi-Smo – NO!

Assisi-Smo – NO! on Gennaio 8, 2011

Alcune persone temono ancora che la Fraternità San Pio X dell’Arcivescovo Lefebvre si avvii verso un cattivo accordo con la Roma di Benedetto XVI, ma con l’Assisi-ismo del Papa, fra le altre cose, si potrebbe dire che lo stesso Benedetto XVI sta facendo del suo meglio per impedire una tale eventualità.

Sei giorni fa egli ha sostenuto, in teoria, che le “grandi religioni” del mondo possono costituire “un importante fattore di pace e di unità del genere umano”. Cinque giorni fa, egli ha annunciato, in pratica, che ad ottobre di quest’anno andrà “come pellegrino” ad Assisi per commemorare il 25° anniversario dell’Incontro di Preghiera delle Religioni Mondiali tenuto nel 1986 dal Papa Giovanni Paolo II. Ma la teoria che tutte le “grandi religioni del mondo” possano contribuire alla pace del mondo, fu rigettata decisamente dall’Arcivescovo Lefebvre, mentre la pratica dell’incontro di preghiera di Assisi del 1986 venne da lui condannata come una flagrante violazione del Primo Comandamento, violazione che, attuata dal Vicario di Cristo, costituì uno scandalo inaudito in tutta la storia della Chiesa. Forse solo il timore che l’eccessiva ripetizione si rivelasse controproducente gli avrebbe impedito di censurare severamente quest’ultimo tassello dell’Assisi-ismo.

Comunque, l’Arcivescovo allora riconosceva che troppi pochi cattolici avevano colto l’enormità dello scandalo. E questo perché l’intero mondo moderno emargina Dio, pone tra parentesi la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, fa della religione una questione di libera scelta e relega la Tradizione cattolica nel mero ambito della sensibilità o del sentimento. Colpendo anche i papi, questo modo di pensare è diventato così normale dappertutto che ognuno di noi è in pericolo.

Occorre tornare ad alcune nozioni basilari:—

Ogni cosa che esiste richiede una Causa Prima. Questa Causa, per essere la Prima, dev’essere l’Essere stesso, Essere del tutto perfetto, poiché qualsivoglia secondo dio, per essere differente dal Primo, dovrebbe avere una qualche perfezione mancante al Primo. Così che il vero Dio può essere solo uno. Quest’unico vero Dio ha assunto la natura umana una volta, e solo una volta, nella Divina persona di Nostro Signore Gesù Cristo, il quale ha provato la sua divinità con una tale quantità e qualità di miracoli che mai hanno accompagnato alcun altro uomo e che per di più da allora hanno accompagnato la Sua Chiesa: la Chiesa Cattolica Romana. L’appartenenza a questa Chiesa è data dalla fede, che è aperta a tutti gli uomini. Accettare questa fede è per loro l’indispensabile punto di partenza verso la salvezza eterna. Se invece si rifiutano di credere, si pongono sulla strada che li porta alla dannazione eterna (Mc, XVI, 16).

Pertanto, se con le loro iniziative passate e future su Assisi, i Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno incoraggiato e incoraggiano le anime a pensare che il Cattolicesimo non è la sola e unica via per la felicità eterna, ma solo uno dei tanti promotori (anche se il migliore) “della pace e dell’unità” del genere umano nella vita di quaggiù, ne consegue che entrambi i papi hanno facilitato nella vita di lassù la terribile dannazione di innumerevoli anime.

Piuttosto che avere una qualche parte in tale tradimento (quantomeno oggettivo), l’Arcivescovo Lefebvre preferì essere dileggiato, rigettato, disprezzato, marginalizzato, ridotto al silenzio, “scomunicato”, e così via.

C’è un prezzo da pagare per mantenersi fermi nella Verità. Quanti cattolici sono pronti a pagarlo?

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra