Assisi

Semaforo Giallo

Semaforo Giallo on Gennaio 5, 2013

Non tutti voi lettori di “Commenti Eleison” potreste avere avuto la possibilità di leggere la notevole lettera di due mesi fa, scritta da Don Ronald Ringrose a Don Arnauld Rostand, Superiore del Distretto degli USA della Fraternità San Pio X. Don Ringrose è stato per oltre 30 anni pastore indipendente della parrocchia tradizionale di St. Athanasius, appena fuori di Washington, D. C., e in tutto questo tempo è stato un fedele amico, senza esserne membro, della FSSPX. Tuttavia, nel giugno dell’anno scorso ha ospitato nella sua parrocchia il primo incontro negli USA del gruppo di sacerdoti che oggi costituiscono una Resistenza al cambiamento di direzione della Fraternità, a lungo latente, e divenuto chiaro a tutti nella primavera dello scorso anno. Come fedele esecutore di Mons. Fellay negli USA, Don Rostand gli scrisse per proporgli un incontro nel quale avrebbe potuto convincere Don Ringrose che il cambiamento non fosse tale. Ecco cos’ha risposto Don Ringrose:—

«La ringrazio per la sua lettera del 12 ottobre, nella quale mi ha proposto un incontro per discutere della situazione in seno alla Fraternità San Pio X. Benché si tratti di un’offerta molto gentile da parte sua, che ho apprezzato molto, io non penso che un tale incontro sia utile, dato che i problemi derivano dagli alti dirigenti della Fraternità, e Lei non è in condizioni di poterli cambiare.

«È vero che io sono stato un fervente sostenitore della Fraternità da numerosi anni. Questo sostegno si basava sul fatto che la mia missione di sacerdote e la missione della Fraternità erano una sola e stessa missione: aiutare le anime a rimanere legate alla fede cattolica, in questo periodo in cui essa sembra che sia stata abbandonata dalla Roma post-conciliare.

«Oggi devo essere più prudente e riservato in questo sostegno. Io sono allarmato dal fatto che il Superiore generale dica che il 95% del Vaticano II è accettabile. Io sono stupito per il fatto che la direzione della Fraternità risponda ai tre vescovi della Fraternità dicendo che essi fanno degli errori del Vaticano II delle «super-eresie». Io sono deluso per il fatto che la risposta della Fraternità ad Assisi III sia stata così debole e anemica. Io sono rattristato per le ingiuste sanzioni disciplinari contro i sacerdoti della Fraternità che seguono l’esempio di Mons. Lefebvre, e sono indignato per il trattamento riservato a Mons. Williamson – e non solo per la sua recente espulsione, ma per il trattamento squallido che ha subito nel corso degli ultimi anni.

«Prima di quest’anno, quando un parrocchiano mi chiedeva cosa pensassi della Fraternità, io indicavo sempre il semaforo verde. Dopo le recenti azioni della Fraternità, non indico ancora il semaforo rosso, ma il semaforo giallo della prudenza. Il rosso si accenderà se e quando la Fraternità farà in modo di essere assorbita nella Chiesa conciliare, alla quale Mons. Lefebvre ha così vigorosamente resistito.

«È con grande tristezza che Le scrivo queste righe. Nelle fila della Fraternità, vi sono molti buoni sacerdoti, fedeli e zelanti. Molti di essi li conosco personalmente e li ammiro. Molte anime dipendono da loro. È per amore della Fraternità che io temo per il suo avvenire. Temo che essa si trovi su un percorso suicida. La direzione può pensare che un accordo non è più d’attualità, ma temo che questo non sia il pensiero di Roma.

«Prego perché la Fraternità ritorni alla missione assegnatale da Mons. Lefebvre, senza compromessi né dissimulazioni. Quando lo farà, avrà il mio sostegno senza riserve».

E la lettera di Don Ringrose si conclude con i saluti fraterni. Essa è veramente un modello di lucidità e cortesia, fermezza e carità. Lunga vita a Don Ringrose che mantiene un incomparabile bastione del Cattolicesimo proprio accanto alla capitale degli Stati Uniti!

Kyrie eleison.

“Ribelle, Divisivo”

“Ribelle, Divisivo” on Settembre 15, 2012

Il settimo capitolo del Vangelo di San Giovanni contiene una particolare lezione per oggi: chi sono i veri ribelli contro l’autorità e chi sono i ribelli semplicemente apparenti ? Chi sembra dividere il popolo di Dio e chi lo sta realmente dividendo? Le cose non sono sempre come appaiono. È sempre necessario “non giudicare secondo le apparenze, ma giudicare con giusto giudizio” ( Gv . VII, 24).

Giovanni VII è a ridosso della fine della vita di Nostro Signore sulla terra. Gli Ebrei cercano di uccidere Gesù (versetto 1), ma Nostro Signore va comunque a Gerusalemme e insegna nel Tempio (14). La folla è già divisa (12) e così l’effetto del suo insegnamento è che alcuni (40) riconoscono in Lui il profeta (Cfr. Dt . XVIII, 15–19), mentre altri (41, 42) rifiutano di riconoscerlo perché è un Galileo. Quindi vi sono divisione e discordia. Ora, la divisione come tale è biasimevole, ma chi è da biasimare? Certo, non Nostro Signore, che predica semplicemente la dottrina del Padre Suo nei Cieli (16–17). Né può essere biasimata quella parte della folla che accetta il divino insegnamento. Chiaramente, il biasimo per la discordia spetta alle autorità del Tempio e a quella parte della folla che rifiuta la Verità.

Parimenti, negli anni ‘70 e ‘80 Mons. Lefebvre divise i cattolici insegnando e praticando la verità della Tradizione cattolica, ma quale cattolico che oggi si vanta di essere tradizionale lo biasima per quella divisione? Chiaramente, il biasimo per la divisione della Chiesa non ricade né su Monsignore né su coloro che lo seguirono, ma principalmente su quelle autorità della Chiesa che distorsero la vera religione, come le autorità del Tempio al tempo di Nostro Signore. Ripetute volte, Monsignore supplicò costoro di “giudicare con giusto giudizio” e di affrontare il problema centrale generato dal loro adulterio conciliare col mondo moderno. Cosa che si rifiutano di fare ancora oggi. E ripetute volte la loro unica risposta è stata “Obbedienza!”, “Unità!”. La loro mancanza di argomenti sulle questioni della verità, non suggerisce già che sono loro i veri ribelli e divisori della Chiesa?

Nonostante, la discordia come tale non è cosa buona. E sia Nostro Signore, sia Mons. Lefebvre sapevano a priori che al loro insegnamento sarebbe seguita la discordia. Perché allora hanno continuato ad andare avanti? Perché le anime possono salvarsi con la discordia (Cfr. Lc . XII, 51–53), ma non possono salvarsi senza la verità . Se le autorità religiose sviano gli uomini – e il Diavolo lavora particolarmente su di esse perché con il loro potere possono condurre fuori strada molte altre anime – allora dev’essere proclamata la Verità per ricondurre gli uomini sulla via del Cielo, anche se per effetto si avrà la discordia. In questo senso la Verità è al di sopra dell’autorità e dell’unità.

E dove sta la verità nel 2012? Il Vaticano II è stato un disastro per la Chiesa – è vero o falso? Le autorità della Chiesa che hanno prodotto Assisi III e la “beatificazione” di Giovanni Paolo II, si aggrappano al Vaticano II – è vero o falso? E quindi se la Fraternità San Pio X si sottomettesse a tali autorità, queste, usando tutto il loro prestigio e il potere sulla FSSPX che essa stessa avrebbe riconosciuto loro, farebbero tutto per dissolvere la sua resistenza contro il Vaticano II – è vero o falso? Quindi la FSSPX correrebbe il grave rischio di perdere definitivamente tutto quello che gli permette ancora di resistere a tale prestigio e a tale potere – è vero o falso? Come dicono i Romani: “Roma può aspettare”!

E allora, oggi, nella FSSPX se uno “giudica non secondo le apparenze, ma con giusto giudizio”, chi è che realmente è “divisivo”? Chi sono in realtà i “ribelli contro l’autorità”? Coloro che criticano il rischio di una tale confusione fra la Verità cattolica e l’errore conciliare, o coloro che la promuovono?

Kyrie eleison.

Svolta Decisiva

Svolta Decisiva on Marzo 10, 2012

Il mese scorso, parlando negli Stati Uniti fra altro delle relazioni fra Roma e la Fraternità San Pio X, il Superiore Generale ha detto che un qualche accordo pratico tra i due potrebbe essere possibile se Roma accettasse la FSSPX così com’essa è, ed ha citato Mons. Lefebvre che aveva detto spesso che una tale soluzione sarebbe stata accettabile. Ma Mons. Fellay ha aggiunto che l’ultima volta che Mons. Lefebvre aveva detto questo fu nel 1987. Questa aggiunta è altamente significativa e merita che ci si soffermi su di essa, specialmente per la nuova generazione che non può avere familiarità col dramma storico delle Consacrazioni Episcopali del 1988.

In realtà, il dramma dei drammi, senza il quale la FSSPX non sarebbe neanche nata, è stato il Concilio Vaticano II (1962–1965), dove la gran maggioranza dei vescovi cattolici del mondo sottoscrisse quell’”aggiornamento” della Chiesa col quale separarono la loro autorità cattolica dalla verità della Tradizione cattolica. Da allora i cattolici hanno dovuto scegliere fra Verità e Autorità. A tutt’oggi, se scelgono l’Autorità devono bramare la Verità, se invece scelgono la Verità restano in attesa della riunione con l’Autorità. Mons. Lefebvre scelse la Verità e fu per questo, per difenderla, che fondò la FSSPX nel 1970, mentre per quanto possibile fece tutto quello che era in suo potere per sanare la sua rottura con l’Autorità, sforzandosi di ottenere da Roma l’approvazione della Fraternità. È per questo che Mons. Fellay può dire che fino al 1987 Monsignore desiderò ripetutamente e lavorò per raggiungere un qualche accordo pratico con Roma.

Tuttavia, nel 1987 Monsignore aveva 82 anni, e prevedeva che senza dei vescovi suoi la FSSPX si sarebbe bloccata e per la Tradizione sarebbe stata la fine. Diventava urgente ottenere da Roma almeno un vescovo, ma Roma frenava, sicuramente perché era ben consapevole che senza dei vescovi suoi la FSSPX sarebbe morta di una morte lenta. Il risoluto freno dell’allora Cardinale Ratzinger, nel maggio del 1988, rese chiaro a Monsignore che la Roma neo-modernista non aveva intenzione di proteggere o di approvare la Tradizione Cattolica . Quindi il tempo della diplomazia era finito ed egli andò avanti con le Consacrazioni Episcopali. Da allora, disse, sarebbe stata o la dottrina o niente . Da allora, disse, ogni contatto fra Roma e la FSSPX avrebbe richiesto, come pregiudiziale assolutamente necessaria, la professione di Fede di Roma nei grandi documenti antiliberali della Tradizione Cattolica, come Pascendi , Quanta Cura , ecc.

È per questo che, come ha suggerito Mons. Fellay il 2 febbraio, mai più si sentì dire al grande Arcivescovo, fino alla sua morte nel 1991, che potesse essere possibile o desiderabile un qualche accordo pratico con Roma. Egli stesso si era mosso per quanto possibile per ottenere dall’Autorità i requisiti minimi per la Verità. Una volta disse anche che nel maggio del 1988 si era spinto troppo avanti. Ma da allora non vacillò e non si compromise mai, ed esortava chiunque lo ascoltasse a tenere la stessa linea.

Da allora, la situazione è cambiata? Roma è ritornata a professare la Fede di tutti i tempi? Ad ascoltare Mons. Fellay, che nella stessa omelia dice che Roma ha modificato la sua dura posizione del 14 settembre e che adesso si dichiara disposta ad accettare la FSSPX com’essa è, sembrerebbe di sì. Ma basta solo ricordare Assisi III e la neo-beatificazione di Giovanni Paolo II, per sospettare che dietro la ritrovata benevolenza dei prelati romani nei confronti della FSSPX, vi sia con ogni probabilità l’aspettativa e la speranza loro che l’euforia del ristabilimento e del prolungamento del mutuo contatto finisca col diluire, annacquare ed eventualmente dissolvere la finora ostinata resistenza della FSSPX nei confronti della loro nuova Chiesa. Ahimè!

“Il nostro aiuto è nel nome del Signore”.

Kyrie eleison.

“I regali dei Greci” – I

“I regali dei Greci” – I on Agosto 20, 2011

Il 14 settembre, fra poche settimane, si dice che si terrà a Roma un incontro tra il Cardinale Levada con degli ufficiali romani e il Superiore Generale della Fraternità San Pio X con i suoi due Assistenti. I cattolici che apprezzano tutto quello che negli ultimi 40 anni è stato fatto da Mons. Lefebvre e dalla sua Fraternità in difesa della Fede, conviene che siano avvisati, perché la Fede è sempre più in pericolo, e “uomo avvisato è mezzo salvato”, specialmente con la preghiera.

Fu il Cardinale Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ad essere incaricato due anni fa di presiedere ai colloqui dottrinali che si sono svolti tra l’autunno del 2009 e l’aprile di quest’anno fra Roma e la FSSPX. Fu Roma ad invitare la FSSPX a questo incontro. Sembra ragionevole prevedere che il 14 settembre saranno i Romani a presentare le loro decisioni sulle future relazioni con la FSSPX, sulla base di quanto emerso da questi colloqui.

Ora, a detta di tutti, i colloqui hanno chiarito che non è possibile un accordo dottrinale tra la FSSPX, che aderisce alla secolare dottrina della Chiesa, e la Roma odierna ferma all’insegnamento conciliare della neo-Chiesa, tanto più che essa continua a perseverare in questo disorientamento come si evince dalla neo-beatficazione di Giovanni Paolo II del maggio scorso e dalla convocazione di Assisi III per il prossimo ottobre. Così, la situazione che è seguita ai colloqui resta esattamente quella esistente due anni fa prima che questi stessi colloqui iniziassero: da un lato, per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime, la FSSPX si sforza di aiutare Roma a ritornare alla vera Fede cattolica, dall’altro, per la gloria dell’uomo moderno e per la soddisfazione dei suoi ignobili mezzi di comunicazione (vedi gennaio e febbraio 2009), la Roma conciliare fa quanto è in suo potere per indurre la FSSPX a lasciarsi dissolvere nel depravante ecumenismo della neo-Fede.

Quindi, cosa possiamo supporre che imporrà Roma il 14 settembre? O il bastone o la carota, oppure, considerata la sua capacità di cogliere l’attuale condizione di spirito esistente dentro la FSSPX, più probabilmente entrambe. Il bastone potrebbe consistere nella minaccia di una completa e definitiva “scomunica” della FSSPX. Ma, possedendo la Fede cattolica, chi mai potrebbe spaventarsi per una minaccia simile? Quando Mons. Lefebvre fu minacciato per la prima volta di “scomunica” dalla neo-Chiesa, ricordiamo la sua risposta: «Come posso essere escluso da una Chiesa di cui non ho mai fatto parte?»

Per altro verso, la carota più intelligente presentata da Roma potrebbe consistere nell’offerta apparentemente irresistibile della “piena comunione con Roma” proprio come la vuole la FSSPX . Solo che tale offerta potrebbe contenere nascostamente una piccola clausola che stabilirebbe che i futuri Superiori e Vescovi della FSSPX dovrebbero essere scelti da una commissione mista tra Roma e la FSSPX, comportante una leggera maggioranza di membri . . . . Romani. Dopo tutto, la FSSPX vuole porsi sotto Roma o no? “Decidetevi!”, si esclamerebbe ragionevolmente, come si dice abbia fatto nel 2001 il card. Ratzinger.

Gli spiriti vigili ricordano il monito del saggio – ma disprezzato – Troiano che non voleva che si portasse a Troia il cavallo dei Greci: “Comunque sia, temo i Greci anche quando portano doni”. Eppure il cavallo di Troia fu portato dentro, e tutti sappiamo che ne è stato di Troia.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Vero Papa? – I

Vero Papa? – I on Aprile 30, 2011

Dopo che tre settimane fa ( CE 195 del 9 aprile ) ho detto che la “beatificazione” di domani di Giovanni Paolo II farà di lui un Neo-Beato della Neo-Chiesa, mi è stato chiesto ragionevolmente se non fossi un cosiddetto “sedevacantista”. Dopotutto, se io dichiaro praticamente che Benedetto XVI è un Neo-Papa, come posso credere che sia ancora un vero Papa?

In realtà, io credo che egli sia ad un tempo Neo-Papa della Chiesa conciliare e vero Papa della Chiesa cattolica, perché i due ancora non si escludono completamente l’un l’altro, di modo che io non sono ciò che viene detto sedevacantista.

Ecco la prima parte del mio ragionamento:—

Per un verso, io ritengo che Benedetto XVI è un Papa valido, perché è stato validamente eletto Vescovo di Roma dai parroci di Roma, cioè dai Cardinali, nel conclave del 2005, e se anche per qualche difetto nascosto quella stessa elezione non fosse valida, essa è stata poi convalidata, come insegna la Chiesa, dal fatto che subito dopo la Chiesa del mondo intero lo ha accettato come Papa.

Di modo che, nei confronti di Benedetto XVI io voglio manifestare tutto il rispetto, la riverenza e il sostegno dovuti al Vicario di Cristo.

Per l’altro, dalle parole e dagli atti del Pontefice è evidente che egli è un Papa “conciliare” e capo della Chiesa conciliare. Cosa semplice da osservare dalle due ultime prove evidenti: la neo-beatificazione di domani di Giovanni Paolo II, gran promotore del Vaticano II, e la prossima commemorazione ad ottobre del disastroso evento di Assisi del 1986 voluto da Giovanni Paolo II, con cui si è violato il Primo Comandamento di Dio in nome dell’ecumenismo conciliare dell’uomo. Mentre questo Comandamento esclude tutte le false religioni ( Deut . V, 7–9), il Vaticano II praticamente le abbraccia tutte ( Unitatis Redintegratio , Nostra Aetate ).

Quindi, oltre ad essere il Vicario di Cristo, io credo che Benedetto XVI stia anche tradendo la sua sacra funzione di confermare i suoi fratelli nella Fede ( Lc . XXII, 32), tale che mentre io voglio rispettarlo debitamente come Pietro, ritengo anche di non poterlo seguire né obbedirgli (Atti V, 29) quando non si comporta come Pietro. Era questa la distinzione che faceva Mons. Lefebvre.

Da notare, però, che pur tradendo – almeno oggettivamente – la vera religione, Benedetto XVI ad essa ci tiene!

Per esempio, volendo evitare che Assisi III venga accusato di mischiare le religioni come Assisi I, egli ha disposto che la pubblica processione in comune di tutte le religioni sia silenziosa. Il che significa che mentre promuove l’errore, Benedetto XVI non vuole abbandonare la verità!

E nel suo condursi costantemente in questo modo, egli assomiglia ad un matematico che sostiene che 2 più 2 può fare 4 o 5!

Usata da un Papa, si tratta di una ricetta che genera nella Chiesa una totale e generale confusione, poiché chi segue il Papa su queste “matematiche” che una volta danno 4 e un’altra danno 5, finisce solo col produrre nella sua testa della pura contraddizione e confusione!

Ma bisogna anche notare che Benedetto XVI, come “matematico”, rivendica assolutamente che egli crede che 2 più 2 fa 4. E nei termini in cui la sua rivendicazione è sincera, ed egli sembra sincero – Dio solo lo sa per certo – Benedetto XVI non nega volontariamente ciò che sa essere le verità definite della Fede cattolica. Piuttosto egli sembra convinto, come dimostra Mons. Tissier, che le può “rigenerare” con l’aiuto del pensiero moderno!

Il che rende difficile che nel suo caso si possa provare l’accusa di eresia, ed è per questo che anche il suo amore e la sua promozione del 2+2=5 non fanno ancora di me un sedevacantista.

Madre di Dio, Sede della Sapienza, proteggici dalla confusione!

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

E Adesso Dove Andiamo?

E Adesso Dove Andiamo? on Aprile 2, 2011

Se, come sembra essere il caso, i colloqui dottrinali di quest’ultimo anno e mezzo fra Roma e la FSSPX non hanno convinto né Roma a convertirsi né la Fraternità a tradire, ecco che sorge la domanda: verso dove andiamo adesso? Sicuramente la crisi del Vaticano II ha dimostrato se non altro la necessità per i cattolici di riflettere un po’ su una domanda del genere, non limitandosi semplicemente a seguire ciecamente i loro capi – non è forse vero, infatti, che milioni di cattolici continuano ad essere condotti morbidamente all’apostasia?

È per questo che un francese battagliero pone ai vescovi della Fraternità una triplice domanda, certo abbastanza seria da meritare una risposta (le sue domande sono qui abbreviate e adattate):—

Secondo Lei, il recente annuncio di Assisi III, in solenne commemorazione dell’incontro ecumenico fra le diverse religioni voluto da Giovanni Paolo II ad Assisi 25 anni fa, aggiunge qualcosa di nuovo a quanto già sappiamo del percorso ecumenico seguito da Benedetto XVI?

Risposta: È una prova in più che la direzione della Chiesa a Roma è intenta a perseverare lungo il percorso disastroso del riconoscimento cattolico ufficiale di ogni sorta di falsa religione. L’Arcivescovo Lefebvre una volta ha detto: “Non credo che possiamo dire che Roma non abbia perso la fede”.

Secondo Lei, questo annuncio conforta o smentisce l’opportunità dei colloqui dottrinali in corso fra Roma e la FSSPX?

Risposta: Esso prova sicuramente l’opportunità che essi si concludano. Mentre si sono svolti hanno prodotto dei vantaggi collaterali, bene elencati dal Vescovo de Galarreta (vedi CE 156 del 10 luglio 2010 ). Tuttavia, il solo fatto che si siano svolti ha anche prodotto lo svantaggio di suscitare tra le anime sia delle false speranze sia delle vere paure per una pseudo riconciliazione tra posizioni dottrinali che in realtà sono assolutamente inconciliabili. L’annuncio di Assisi III ha contribuito a porre fine a tali speranze e paure, almeno per il momento – si badi, i sognatori si aggrappano sempre ai loro sogni!

Come Assisi I fu un importante incentivo che indusse l’Arcivescovo Lefebvre a consacrare quattro vescovi nel 1988, l’annuncio di Assisi III dovrebbe incoraggiare la FSSPX a consacrare altri vescovi?

Risposta: il Superiore Generale della FSSPX ha risposto a questa domanda due mesi fa in America. Egli ha detto che se si ripetessero le circostanze che nel 1988 spinsero l’Arcivescovo alla consacrazione, vi sarebbero altri vescovi. La domanda allora diventa: le circostanze di Assisi III ricalcano quelle di Assisi I? Si può solo rispondere che le opinioni sono diverse. Molti cattolici seri pensano che le circostanze siano peggiorate, ma questa non è necessariamente l’opinione di Mons. Fellay, che come Superiore Generale è responsabile di una decisione così importante per la FSSPX.

Torniamo allora alla domanda iniziale: dove va adesso la FSSPX?

La risposta è chiara. Deve continuare lungo il percorso tracciato dal suo Fondatore, cioè ferma resistenza nei confronti degli apostati (quanto meno oggettivi) di Roma, facendo conoscere il più ampiamente possibile la diagnosi dell’Arcivescovo sui problemi altrimenti insolubili della Chiesa e del mondo.

La soluzione consiste semplicemente nel mantenere la vita cattolica in conformità con la dottrina cattolica preconciliare e con la morale di sempre, a maggior gloria di Dio e per la salvezza di quante più anime è possibile.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra