Messale del 1969, Nuova Messa

Arte Moderna – II

Arte Moderna – II on Luglio 17, 2010

Con la sua stessa bruttezza, l’arte moderna punta all’esistenza e alla bontà di Dio. Dopo tre mesi (cfr. CE 144), torniamo su questo paradosso, nella speranza che le anime che riconoscono col comune buonsenso la differenza fra la bellezza e la bruttezza nell’arte, si lascino aiutare a vedere che se Dio non esistesse, non esisterebbe neanche questa differenza.

La parola “arte” significa abilità, o il prodotto dell’umana abilità. In essa possono rientrare la pittura, il disegno, la scultura, l’abbigliamento, la musica, l’architettura e così via. L’espressione “arte moderna” generalmente si riferisce in modo particolare alla pittura e alla scultura sorte a partire dai primi del 1900 ad opera di un movimento di artisti che rifiutò, e rifiuta, deliberatamente tutti i criteri e i canoni di bellezza così com’erano concepiti prima del XX secolo. La differenza fra l’arte pre-moderna e quella moderna è tangibile e chiara come, qui a Londra, la differenza tra il classico Tate Museum a Millbank e il Tate Modern, un museo completamente nuovo realizzato dieci anni fa su un tratto della opposta riva del Tamigi a valle del primo. È come se l’arte moderna non riesca più a stare sotto lo stesso tetto dell’arte pre-moderna. Si fanno la guerra l’un l’altra, esattamente come accade per le chiese antiche e la nuova Messa.

Ora, l’arte moderna in questo senso è caratterizzata dalla sua bruttezza. Il comune buonsenso in questo caso si trova d’accordo con il capo comunista Kruscev, di cui si dice che ad una mostra d’arte moderna in Russia abbia esclamato: “Un asino può fare meglio con la coda”. E che cos’è la bruttezza? Disarmonia. Nel suo mirabile libro, “Picasso, Creator and Destroyer”, Arianna Huffington ha dimostrato che ogni volta che Picasso si è innamorato di una delle sue sei donne (quelle più importanti), i suoi dipinti erano più calmi e riflettevano qualcosa della loro bellezza naturale, ma non appena finiva l’innamoramento, la sua rabbia lacerava quella bellezza e produceva “capolavori” di arte moderna. Lo schema si ripete in Picasso come un orologio!

In effetti, la bellezza nell’arte nasce da un’armonia nell’anima, sia pure un’armonia solo terrena, mentre la bruttezza deriva da una disarmonia nell’anima, come per l’odio. Ma l’armonia non ha bisogno della disarmonia, mentre invece la disarmonia, come suggerisce la parola stessa, presuppone una certa armonia, con la quale, per la sua stessa essenza, fare la guerra. Così l’armonia primeggia sulla disarmonia, mentre ogni disarmonia testimonia qualche armonia. Ma più profondamente armonioso di qualsiasi dipinto di donne belle può essere un dipinto della Madonna, perché l’armonia nell’anima dell’artista che dipinge la Madre di Dio può essere più alta e più profonda dell’armonia ispirata da un mero modello umano, quantunque bello. Perché? Perché la bellezza della Madonna deriva dalla sua vicinanza a Dio, la cui divina armonia – perfetta semplicità e unità – supera infinitamente l’umana armonia delle più belle fra le semplici creature.

Perciò la povera arte moderna punta all’armonia che le manca, mentre ogni armonia mira a Dio. Allora nessuno ricorra alla bruttezza dell’architettura moderna per accogliere la Messa tridentina. Se uno lo facesse, si potrebbe pensare che stia cercando, o aspettando, di ritornare alla disarmonia del Novus Ordo Missae!

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Accordo del “Tristano”

Accordo del “Tristano” on Ottobre 24, 2009

Ad una struttura oggettiva dell’anima umana corrisponde una struttura oggettiva della musica. Entrambi possono essere disturbate dalle scelte discordanti degli uomini, ma il soggettivo libero arbitrio non può cambiare queste strutture, né la loro reciproca corrispondenza. Non è il buon senso che porta a trasmettere della musica suadente nei supermercati per indurre le donne a comprare? Come viene suonata nell’esercito la musica travolgente per indurre gli uomini a marciare? Commercio e combattimento sono attività troppo reali perché alle fantasie del liberalismo sia permesso di interferire.

Ma i liberali fantasticano. Da qui sicuramente l’attuale produzione del “Tristano e Isotta” al Covent Garden, che cerca di “destrutturare” il capolavoro di Wagner, come descritto nel “Commenti Eleison” della scorsa settimana. Tuttavia, un articolo di due pagine sulle note di programma per la stessa produzione, illustra brillantemente la corrispondenza oggettiva tra i generi musicali e i tipi di reazione umana. Vorrei poter citare tutto, ma non abbiate paura dei dettagli tecnici, cari lettori, perché sono proprio essi che dimostrano l’assunto.

L’articolo è tratto dal libro “ Vorhang Auf! ” (Su il sipario), di un direttore d’orchestra tedesco vivente, Ingo Metzmacher. Esso ruota attorno al famoso “Accordo del Tristano”, che appare per primo nella terza battuta del Preludio. L’accordo è costituito da un tritono (o quarta aumentata), Fa e Si sotto il Do centrale, e sopra di esso una 4 a, Re diesis e Sol diesis sopra il Do centrale. In questo accordo, egli dice, vi è una tensione interna tremenda che tende alla risoluzione, ma ciascuna delle quattro volte che ricorre l’accordo nelle prime 14 battute del Preludio, si risolve solo nella 7 a dominante, essa stessa accordo irrisolto che chiede la risoluzione. E quando alla fine si raggiunge un accordo stabile in Fa maggiore nella battuta 18, esso viene immediatamente destabilizzato da una nota di basso che accresce un mezzo semi- tono nella battuta successiva, e così via. I semitono sono infatti la chiave, dice Metzmacher, del nuovo sistema armonico inventato da Wagner nel “Tristano”, per descrivere il desiderio sconfinato dell’amore romantico. I semitono “lavorano come un virus – nessun suono è al sicuro da loro, e nessuna nota può essere certa che non sarà spostata verso l’alto o verso il basso”. Gli accordi essendo così continuamente violati, ripristinati e subito nuovamente violati, costituiscono una sequela incessante di stati di tensione irrisolta, che in musica corrisponde perfettamente al desiderio reciproco degli amanti, “crescente a dismisura a causa dell’impossibilità di giungere al compimento”.

Ma Metzmacher indica il prezzo da pagare: una musica basata sul sistema di chiavi, una miscela strutturata di semitoni con toni pieni, “trae la sua forza vitale dalla capacità di darci la sensazione di stare a casa in una particolare chiave”. Al contrario, con il sistema del Tristano, “non possiamo mai essere certi che ogni sensazione di sicurezza non sia in realtà un inganno”. Così l’accordo del Tristano “segna un punto di svolta nella storia, non solo della musica, ma di tutta l’umanità”. Metzmacher intenderebbe bene il vecchio proverbio cinese: “Quando il modo della musica cambia, le mura della città si scuotono”. Forse come “Tristano” ha sovvertito la musica tonale, così il produttore del Covent Garden ha cercato di sovvertire il “Tristano”.

Dove si ferma allora la destrutturazione della vita e della musica? Risposta non wagneriana: nelle vere celebrazioni della Messa! Con la nuova Messa massonica i veri cattolici non potranno mai sentirsi a casa.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Errore Della Messa

Errore Della Messa on Ottobre 3, 2009

In un’intervista pubblicata una dozzina di giorni fa in un giornale tedesco, il Cardinale Castrillon Hoyos ha espresso una critica nei confronti della Fraternità San Pio X, che è interessante, perché pur essendo largamente falsa contiene una parte di verità (il testo di quest’intervista è disponibile su internet). Egli ha dichiarato che, al momento dell’incontro con i responsabili della FSSPX, nel 2000, costoro gli fecero l’impressione di essere fissati contro la nuova Messa, come fosse la «fonte di tutti i mali del mondo».

È evidente che la riforma della liturgia Latina della Messa, seguita al Vaticano II (1962–1965), non è responsabile di tutti i mali del mondo, ma lo è per una larga parte dei mali del mondo moderno. Primo, la religione Cattolica Romana è la sola ed unica religione istituita dal solo vero Dio quando, una sola volta, orsono 2000 anni, Egli si è incarnato nella natura umana dell’uomo-Dio Gesù Cristo. Secondo, il sacrificio cruento di Gesù Cristo sulla Croce è il solo in grado di placare la giusta ira di Dio suscitata dall’apostasia generale della nostra epoca; come anche solo il rinnovamento incruento di questo sacrificio è in grado di mantenere questo acquietamento. Terzo, l’antico rito latino della Messa, che nelle sue parti essenziali risale all’inizio della Chiesa, è stato modificato in maniera significativa da Paolo VI dopo il Vaticano II, allo scopo di renderlo meno inviso ai Protestanti, come questo stesso Papa disse al suo amico Jean Guitton.

Ma i Protestanti traggono il loro nome dalla loro opposizione al Cattolicesimo. È per questo che il rito della Messa riformata nello «spirito del Vaticano II» deprezza considerevolmente delle verità cattoliche essenziali che si compenetrano le une nelle altre: 1. La Transustanziazione del pane e del vino, da cui: 2. Il Sacrificio della Messa, da cui: 3. Il sacerdote in quanto è colui che sacrifica, e tutto questo per: 4. Intercessione della Beata Madre di Dio. Infatti, la liturgia Latina antica è l’espressione della totalità della dottrina Cattolica.

Se dunque è assistendo alla Messa e non leggendo dei libri o ascoltando delle conferenze che il gran numero dei Cattolici praticanti assorbe queste dottrine e le mette in pratica nella vita, e se è in questo modo che essi diventano la luce del mondo contro l’errore e il sale della terra contro la corruzione, allora non è molto difficile comprendere perché il mondo moderno si trova in una tale confusione e in una tale immoralità.

«Distruggiamo innanzi tutto la Messa, e distruggeremo la Chiesa», diceva Lutero. «Il mondo può più facilmente sopravvivere alla sparizione della luce del sole, che alla sparizione del sacrificio della Messa», diceva Padre Pio.

È per questo che una delle priorità urgenti per la fondazione della FSSPX, fu quella di formare dei sacerdoti che conservassero l’antico rito Latino della Messa, ma, grazie a Dio, il ritorno di questo rito, d’ora in poi, prosegue il suo cammino, lentamente ma inesorabilmente (cammino che non si farà più sotto l’Anticristo). E allora, oggi la Fraternità di Mons. Lefebvre deve prioritariamente salvare i fondamenti dottrinali di questa Messa dal sovvertimento che vi hanno prodotto gli autori e i continuatori del Vaticano II, sempre fortemente insediati a Roma. Noi dobbiamo pregare ardentemente per queste «discussioni dottrinali» tra Roma e la Fraternità che avranno inizio in questo mese.

Kyrie eleison.

Messale di Giovanni XXIII

Messale di Giovanni XXIII on Ottobre 25, 2008

La Fraternità San Pio X viene attaccata, ma fintanto che è attaccata quasi equamente dal modernismo da sinistra e dal sedevacantismo da destra, non c’è da preoccuparsi troppo – probabilmente sta facendo qualcosa di giusto. Tuttavia, in questo caso l’equanimità non va misurata solo in quantità, – gli attacchi da destra sono tanto più velenosi per quanto bassi di numero! Attualmente la FSSPX è stata ancora attaccata per l’uso che fa del Messale tridentino del 1962, invece di quello del 1955, o del 1945, o del 1905 – come lo si voglia chiamare!

Tre osservazioni:

In primo luogo, come ha sempre spiegato Monsignore, il “Messale di Giovanni XXIII”, così chiamato perché fu promulgato sotto il suo regno nel 1962, fu interamente approntato prima del 1958, sotto il pontificato di Pio XII, certo non caro ai modernisti. Inoltre Monsignore conosceva personalmente il liturgista benedettino che lo aveva preparato ed ha testimoniato che il benedettino non era un modernista.

In secondo luogo, visto che come sempre le cose vanno ripetute, se Monsignore scelse il Messale del 1962 per la sua Fraternità San Pio X, fu perché, per un verso questo Messale non contiene alcunché contro la Fede, mentre il Messale Novus Ordo del 1969 è fortemente protestantizzato e il Messale del 1967 era già stato de-cattolicizzato; per altro verso, nella Chiesa cattolica il Papa è il maestro della liturgia, ed è per questo che il Messale del 1962 è l’ultimo rito pienamente ortodosso della Messa ad essere stato legittimamente promulgato da un Papa regnante, e come tale lo scelse Monsignore, con giudizio motivato e non per gusto personale. I riti precedenti erano stati obrogati. I riti successivi non erano cattolici.

In terzo luogo, la differenza, diciamo così, tra il Messale di “Giovanni XXIII” e quello di San Pio X, sta nel fatto che nel primo sono omessi molti dettagli del secondo, ma in sostanza, prescindendo dai dettagli, i due Messali sono gli stessi – altrimenti come potrebbe essere così facile celebrare una Messa “Giovanni XXIII” con un Messale di San Pio X? Ora, in nessun caso si può sopravvalutare l’importanza del dettaglio senza sottovalutare quella dell’essenziale. Se quindi col deciso rifiuto del “Messale di Giovanni XXIII” si afferma che con i dettagli in esso omessi è stata tradita l’essenza del Messale tridentino, si finisce, con i fatti e non con le parole, sia pure inconsapevolmente, col declassare l’essenza del Messale tridentino, ad esempio gli invariati Canone e Consacrazione, così che con l’esagerazione della relativa importanza dei dettagli, stranamente, si spiana la strada perché per le anime perdano di vista l’assoluta importanza degli elementi essenziali, col risultato che si aiutano le anime ad abbandonare del tutto la Messa tridentina!

Non sarà la prima volta che scomposte esagerazioni da destra finiscano con lo spingere le anime a sinistra!

Divino Signore, Ti prego, riporta presto il Tuo legittimo Vicario ai suoi sensi pienamente cattolici!

Kyrie eleison.

Ancora il bastone

Ancora il bastone on Giugno 28, 2008

Ancora una volta abbondano le voci: prima della fine di giugno, in altre parole nel giro di pochi giorni, o la Fraternità San Pio X incomincerà a cedere alle richieste di Roma di conformarsi al Vaticano II e alla Nuova Messa, o Roma dichiarerà alla Chiesa e al mondo che la Fraternità ed i suoi seguaci sono in scisma formale e fuori dalla Chiesa.

Per quanto riguarda le voci che la Fraternità stia per intraprendere una qualche azione che potrebbe mettere in pericolo la difesa della Fede, penso che siano del tutto scontate. Il 5 maggio del 1988, in particolare, Mons. Lefebvre arrivò fin dove la Fede gli permetteva, ed anche un po’ più lontano, di venire a patti con le autorità della Chiesa, ma alla fine le condizioni poste lo convinsero che loro non potevano più essere attendibili per preservare la Tradizione immutabile della Chiesa, che è il motivo che lo spinse ad andare avanti con le consacrazioni episcopali di 20 anni fa.

Allo stesso modo, a partire dal Pellegrinaggio Giubilare della Fraternità a Roma, nel 2000, essa è giunta per quanto possibile fino a corrispondere ai gesti di buona volontà del cardinale Castrillon, e anche un po’ oltre, ma in otto anni non ha mai concesso al Cardinale quell’abbandono della posizione della Fraternità sulla Tradizione che lui chiedeva. Al contrario, l’ultima Lettera agli Amici e Benefattori del Superiore Generale della Fraternità ha ribadito con fermezza quella posizione, cosa da cui sicuramente derivano le voci sul Cardinale che avrebbe perso la pazienza dopo i suoi otto anni di carota, che avrebbe una volta di più trasformata in bastone.

I cattolici non dovrebbero in alcun modo spaventarsi per la minaccia di essere dichiarati formalmente, cioè propriamente e ufficialmente, in stato di scisma, o fuori dalla Chiesa. La normalità cattolica giudicherebbe come Nostro Signore ci dice di giudicare ( Gv. VII, 24): dalla realtà e non dalle apparenze. E la realtà è evidente: è il “Rinnovamento” conciliare, e non la Tradizione Cattolica, che ha rotto con la Chiesa cattolica.

Tuttavia, quando nei prossimi giorni la Fraternità non farà alcun gesto verso Roma che corrisponda alla proposta di Roma di dissolvere la resistenza della Tradizione Cattolica, io sono del tutto certo che Roma non andrà davvero avanti con qualche dichiarazione di scisma formale. Forse dopo otto, o 20, o 38 anni di resistenza della Fraternità essi stanno davvero perdendo la pazienza, ma tutte le esperienze passate non dicono loro che ogni volta che usano il bastone, quella resistenza si irrigidisce piuttosto che dissolversi?

E se essi andassero avanti con una tale dichiarazione, i cattolici dovrebbero rallegrarsi, perché dopo diversi anni di una certa ambiguità, ci sarebbe di nuovo una certa chiarezza! Venti anni fa, tutti i Superiori della Fraternità riuniti a Ecône gioirono della “scomunica” dei loro vescovi. Non accadrebbe la stessa cosa se questa volta Roma gettasse anche i sacerdoti e i laici nelle tenebre esteriori? Non che qualcuno di noi gioirebbe dell’auto-umiliazione di Roma . . .

Kyrie eleison.