Commenti Eleison

Ricercare la Verità

Ricercare la Verità on Giugno 6, 2009

La perdita della verità è una caratteristica dei tempi moderni. La gente sembra credere o che la verità non esiste (“Che cos’è la verità?”, chiese Ponzio Pilato), o che esiste ma non è importante, o che esiste ed è importante, ma non può essere scoperta dalla mente umana. In qualunque modo, cerchiamo di mangiare, bere e divertirci, perché se la menzogna è buona come la verità, l’errore è tanto buono quanto giusto, questo mi rende libero di fare come mi pare.

Che cos’è la verità? La verità è l’incontro tra la mente e la realtà. C’è del vero nella mia mente quando ciò che è in essa eguaglia o corrisponde a ciò che è fuori di essa, nella realtà. Nessuno crede seriamente che non vi sia alcuna realtà fuori dalla sua mente (a meno che non sia pazzo), perché, per esempio, nessuno il cui motore dell’automobile si ferma non solleva il cofano per scoprire la causa. Quindi la verità per me esiste ogni volta che ciò che è nella mia mente corrisponde alla realtà esterna.

E questa verità è importante? Certo che lo è. La mia sopravvivenza in questa vita dipende minuto dopo minuto dal sapere se l’aria sia veramente respirabile, giorno dopo giorno dal sapere quale cibo e bevanda siano veramente commestibili, e la mia felicità per l’eternità dipende dal sapere se Dio esiste davvero, se sia veramente il dispensatore di tale felicità e se egli mi pone davvero talune condizioni per ottenerla. Se su uno di questi punti nella mia mente vi è falsità e non verità, o io muoio in pochi minuti, o in pochi giorni, o mi manca la felicità per tutta l’eternità.

Certo che importa che ciò che è nella mia mente corrisponda alla realtà fuori di essa!

Ma può la mente umana conoscere sempre la verità? In effetti a volte non può. Ma di solito ricerca la verità: “chi cerca trova”. Spesso, se gli uomini non trovano la verità, non è perché essa non può essere trovata, ma perché non c’è la reale volontà di trovarla. Si prenda per esempio l’attuale difficile e costosa caccia alle prove capaci di dire perché l’aereo di linea francese si sia schiantato tra Rio de Janeiro e Parigi. Esse alla fine possono o non possono dirci la verità, ma vanno trovate, perché, per quanto ne sappiamo, la sicurezza dei voli futuri può dipendere da esse.

Che nessuno pretenda che non possa essere trovata alcuna verità quando ci sia un modo per trovarla. Egli dimostrerebbe la sua mancanza di volontà di trovarla. C’è una grande mancanza di tale volontà in quella che è ancora chiamata “civiltà occidentale”. Questo è il motivo per cui essa è satanica ( Gv. VIII, 44).

Kyrie eleison.

Giuste pretese

Giuste pretese on Maggio 30, 2009

Partendo dal presupposto che il Concilio Vaticano II abbia istituito all’interno della Chiesa cattolica una grave frattura tra Verità cattolica e Autorità cattolica, “Commenti Eleison” di tre settimane fa (“Palese contraddizione”) ha diviso i cattolici di oggi tra coloro che si aggrappano alla Verità e hanno problemi con l’Autorità cattolica, e coloro che si aggrappano all’Autorità cattolica e hanno problemi con la Verità cattolica o dottrina, ad esempio sulla libertà religiosa.

Impostare un tale parallelo tra “conciliaristi” che seguono il Vaticano II e “tradizionalisti” che seguono le antiche dottrina e liturgia, potrebbe scioccare molti in entrambi gli schieramenti, per le ragioni richiamate in precedenza, ma cerchiamo di fare appello alle realtà della Chiesa che ci stanno intorno. Non si osserva che, come i tradizionalisti che rifiutano totalmente le attuali autorità della Chiesa rischino di perdere il loro senso cattolico, così anche i conciliaristi che disprezzano totalmente gli attuali tradizionalisti (come fa la maggior parte dei vescovi tedeschi) rischino di cessare di essere cattolici per la mancanza di un qualsiasi senso della verità dottrinale?

Tuttavia, il parallelo regge solo fin qui. Infatti, mentre l’integrale “sedevacantismo” e l’integrale neo-modernismo sono, sotto questo aspetto, logicamente comparabili, essi non sono affatto equivalenti, perché la Verità è superiore all’Autorità, che esiste solo per servire la Verità. Se tutta l’Autorità scompare, la Verità persiste ancora (“ Le mie parole non passeranno ”, dice il Signore – Mc. XXV, 35). Ma se tutta la Verità fosse affogata nelle menzogne, come sta accadendo oggi, avremmo in questo, come stiamo avendo, tutta l’Autorità screditata e sostituita dalla forza bruta. La verità e la sua conseguente giustizia sono la linfa vitale dell’Autorità. L’Autorità è solo servitore e protettore della Verità e della Giustizia.

È per questo che i tradizionalisti aggrappati alla Verità sono, in quanto tali, e ripeto in quanto tali, cattolici migliori dei conciliaristi aggrappati all’Autorità – giudicare dai frutti! E mentre la Verità, con la sua natura corrispondente all’oggetto e non al soggetto, non può piegarsi all’Autorità, al contrario, le Autorità della Chiesa, Papi e Cardinali e Vescovi, dovranno un giorno piegarsi nuovamente alla Verità, e prima sarà e meglio sarà. E non si tratta di un’arrogante pretesa dei tradizionalisti, come ha opinato una volta il Cardinale Ratzinger, perché i tradizionalisti non hanno mai inventato la Tradizione, la Tradizione è un dato di fatto, ed è dall’essere semplicemente fedeli ad essa che deriva il loro appellativo. Mons. Lefebvre incise sulla sua lapide il “ Tradidi quod et accepi ” di San Paolo ( I Cor. XI, 23), perché fu il primo a sostenere che non aveva fatto altro che trasmettere ciò che era stato trasmesso a lui.

Questo fondamentale primato della Verità sull’Autorità si applica dentro e fuori la Chiesa cattolica, dentro e fuori qualsiasi parte della Chiesa. Ma le anime moderne hanno perso quasi tutta l’aderenza alla Verità. Ecco il dramma.

Kyrie eleison.

Pretese malate

Pretese malate on Maggio 23, 2009

Un altro mio amico mi dice che in occasione di qualche anniversario di Shakespeare (1564–1616), molte persone, senza dubbio per combattere l’”omofobia”, sostengono ancora che lui fosse uno di “loro”. Per provare che il Bardo appartenesse a quello che viene spesso chiamata la “Lavender Brigata” [dallo pseudonimo usato dal primo artista americano dichiaratamente omosessuale], ricorrono solitamente ai Sonetti, molti dei quali erano davvero amorevolmente indirizzati a un certo giovane. Cerchiamo di districare il pasticcio.

In primo luogo, gli uomini che male usano con gli uomini o le donne che male usano con le donne, quel processo che Dio ha dato loro perché gli uni lo pratichino con le altre propriamente per la riproduzione e la continuazione della razza umana, commettono un così grave peccato contro Dio e la società umana che la Chiesa cattolica lo indica come uno dei quattro peccati che gridano “vendetta al cospetto di Dio”. Per garantire la continuità dell’umanità, Dio ha dato ad ognuno di noi una profonda e naturale ripugnanza dell’uomo per l’uomo, o della donna per la donna. Abbellire il peccato oscurandone la ripugnanza come “omofobia”, è cosa mentalmente e moralmente malata.

Tuttavia, “ per i contaminati e gli infedeli nulla è puro ” ( Tito I, 15). Per le menti malate, non ci può essere qualcosa come un amore puro tra uomo e uomo. Pertanto, quando la Scrittura ( II Samuele I, 26), ci presenta un tale amore come nobile all’estremo, come quando Davide piange per il suo amico morto Gionata – “ l’angoscia mi stringe per te,?fratello mio Giònata!?Tu mi eri molto caro;?la tua amicizia era per me preziosa?più che amore di donna, come la madre ama il suo unico figlio, così io ti ho amato ”, queste menti malate diranno che tale amore dev’essere approvato non perché sarebbe privo di peccato, ma solo perché condannarlo come peccato sarebbe “omofobia”.

Il caso dell’amore di Shakespeare per il giovane da lui ha reso famoso nei suoi Sonetti è sicuramente simile. Molti di essi ci dicono come questo giovane fosse stato gratificato di una bellezza paragonabile a quella delle donne, o anche di più, dice Shakespeare. E a quanto pare quelli che ora cercano di arruolare il Bardo nei loro ranghi, si appellano in particolare al Sonetto 20, come alla prova della sua perversione. Ma mi chiedo: sanno leggere? Le prime otto strofe di questo sonetto possono lodare la bellezza femminile del giovane, ma le successive raccontano di come la natura lo avesse dotato anche di una funzione maschile, che non è (1.12) ad uso di Shakespeare, ma solo delle donne (1.13). Conclusione? – “ Sia mio l’amare e loro il godere ” (1.14).

Se le persone che si sono lasciate intrappolare nel vizio contro natura, fanno tutto il possibile per uscirne, esse meritano la simpatia di tutte le anime sane. Ma se esse sguazzano nella loro perversione, facendo finta che i sani grandi uomini del passato fossero come loro, hanno bisogno di essere energicamente e chiaramente denunciate – fino a quanto non sarà illegale farlo!

Kyrie eleison.

Debole obiezione

Debole obiezione on Maggio 16, 2009

Un amico mi ha appena ricordato la classica obiezione all’insegnamento della vera Chiesa cattolica sulla libertà religiosa, delineato qui la scorsa settimana. Ecco l’obiezione: Maggiore: Forzare la fede di qualcuno è assurdo, perché la fede non è qualcosa che può essere imposta a forza. Minore: Ma rifiutare la libertà religiosa delle persone significa forzare le loro credenze. Conclusione: Rifiutare la libertà religiosa è assurdo.

Il Maggiore qui è vera. Che qualcuno creda o non creda in materia di religione è una scelta del suo proprio libero arbitrio, che o non può essere determinato al di fuori di lui, e / o – soprattutto nel caso della Fede cattolica – non dev’essere determinato dal di fuori, perché “ Nemo nolens credit ” (Sant’Agostino), cioè nessuno può credere contro la sua volontà. Così la forzatura esterna della Fede cattolica è impossibile o sbagliata.

Il problema sta nel termine Minore dell’obiezione. La dottrina tradizionale della Chiesa: che uno Stato cattolico non debba concedere ai propri cittadini la libertà religiosa, non significa che lo Stato dovrebbe forzare la fede privata di qualcuno, né significa che lo Stato dovrebbe costringere qualcuno ad agire pubblicamente in conformità col credo cattolico. Significa invece che uno Stato cattolico ha il diritto di impedire la pratica pubblica di ogni religione contraria al credo cattolico, e se il divieto realizza più bene che male, lo Stato ha il dovere di vietare tale pratica. Questo perché ogni Stato costituito da esseri umani viene da Dio, al pari di essi, e ha da Dio il corrispondente dovere di provvedere temporalmente (cioè fare il possibile nel tempo, qui in basso sulla terra) al benessere eterno dei suoi cittadini (cioè alla loro salvezza in Cielo). I cittadini sono normalmente influenzati da tutto quello che succede intorno a loro nello Stato, quindi la loro salvezza eterna è normalmente ostacolata dalla pratica pubblica delle false religioni.

Così la Chiesa cattolica insegna che la libertà religiosa deve essere negata 1) solo nel caso di false religioni, 2) solo nella loro pratica pubblica, e 3) solo quando si farà più bene che male a vietare tale pratica. Questo ha un significato solo negli Stati cattolici, perché dove vi è poca o nessuna Fede cattolica, tale divieto ha poco o nessun senso. Oggi questo significa in quasi tutti gli Stati, perché i cittadini di tutti gli Stati moderni sono così immersi nel liberalismo (la quasi-religione della libertà), che anche in un presumibile Stato cattolico oggi un tale divieto sarebbe un oltraggio al culto della libertà della gente e quindi tale che farebbe più male che bene.

Tuttavia, di queste tre condizioni, la prima è la chiave. Se non si coglie che il cattolicesimo è l’unica religione completamente vera, non si potrà mai concepire il perché tutte le altre religioni devono sempre essere vietate in pubblico. Al contrario, se si coglie che solo il cattolicesimo (almeno accettato implicitamente) è in grado di inviare le anime al Cielo, e che tutte le altre religioni, come tali, e ripeto come tali, inviano le anime all’Inferno, ne consegue automaticamente che la loro pratica pubblica dovrebbe, ove ragionevole, essere vietata. È una questione di Fede. “ Signore, io credo, aiutami nella mia incredulità ” ( Mc. IX, 24).

Kyrie eleison.

Palese contraddizione

Palese contraddizione on Maggio 9, 2009

Da quando, con il Concilio Vaticano II, l’Autorità cattolica e la Verità cattolica sono state sostanzialmente separate, i cattolici che si sono aggrappati all’Autorità hanno avuto problemi con la Verità, e i cattolici che si sono aggrappati alla Verità hanno avuto problemi con l’Autorità cattolica. Cosa potrebbe esserci di più logico? I cattolici di entrambi gli schieramenti vagheggiano una riunione. Soprattutto tra i cattolici conciliari decenti, la cosa prende la forma concreta del desiderio ardente che Papa Benedetto XVI e la Fraternità San Pio X giungano ad un’intesa.

Benissimo. Ma c’è un problema. Il Vaticano II contraddice la Verità cattolica, senza la quale l’Autorità cattolica si dissolve, e oggi si sta dissolvendo, perché il suo Divino Maestro, nostro Signore Gesù Cristo, è “la Via, la Verità e la Vita” ( Gv. XIV, 6). A riprova della contraddizione, si legga per esempio “ Il Concilio Vaticano II e la libertà religiosa ” di Michael Davies, dove egli dimostra che, mentre la Chiesa cattolica ha sempre insegnato che nessun uomo ha un vero e proprio diritto a non essere impedito dal propagare l’errore, il Vaticano II ( Dignitatis Humanae ) insegna che ogni uomo ha un vero e proprio diritto a non essere impedito dal propagare l’errore (tolto l’ordine pubblico – si veda in particolare il capitolo XXII di Davies). La contraddizione è palese.

A prima vista può sembrare poco importante, perché che importa se poche persone folli in più o poche persone folli in meno declamino pubblicamente una cosa insensata? Ma in realtà la differenza tra il diritto e il non-diritto a propagare l’errore è esattamente la differenza che c’è tra la divinità di celluloide di Hollywood e il Signore Dio degli Eserciti, che con tuoni e fulmini riempì di terrore i cuori degli Israeliti anche miglia lontano dal suo fiammeggiante Monte Sinai ( Esodo XX, 18–21).

Necessariamente, ogni azione umana segue qualche pensiero. Ma il pensiero è espresso tra gli uomini, o nella società, soprattutto con le parole. Così l’essere e l’azione di ogni società umana si basano su scambi di parole. Pertanto o la verità e l’errore in tali scambi non sono di alcuna importanza per l’esistenza di qualsiasi società o della direzione che va prendendo, o qualsiasi società deve controllare i discorsi pubblici che si fanno, almeno quanto basta per controllare la trasmissione significativa dell’errore significativo.

Ora l’unico limite fissato dal Vaticano II al discorso pubblico è che esso non debba turbare “l’ordine pubblico”. Così, secondo il Vaticano II, ogni eresia o blasfemia può essere espressa in pubblico fino a quando non si rende necessario chiamare la polizia, e ogni divinità esistente deve inchinarsi davanti a queste “libertà e dignità della persona umana”!

Al contrario, il Signore Iddio del Sinai, la Santa Trinità la cui Seconda Persona è Gesù Cristo, ci dice che risponderemo di ogni parola infondata ( Mt. XII, 36), e anche dei pensieri peccaminosi ( Mt. V, 28). Quindi, in accordo con la Verità di Dio (e purché faccia più bene che male), la società cattolica deve controllare la pubblica propagazione dell’errore contro la Fede o la morale.

Kyrie eleison.

Re insufficienti

Re insufficienti on Maggio 2, 2009

Non mi sono mai sentito completamente a mio agio tra i monarchici, termine col quale intendo le persone per le quali un ritorno a re e regine potrebbe risolvere gran parte dei nostri attuali guai democratici. Convengo che le passate monarchie come quelle di Inghilterra, Francia e Russia siano di grande prospettiva per un viaggio nostalgico, e che Cromwell, Robespierre e Lenin furono degli infidi pionieri di un orribile Nuovo Ordine Mondiale. Tuttavia, la nostalgia risulta essere per me come una distrazione.

Tali pensieri nascono da una visita alla deliziosa mostra alla Tate (Britain) Gallery di Londra, aperta fino al 17 maggio, dal titolo “Van Dyck e la Gran Bretagna”. Sir Anthony van Dyck, nominato cavaliere dal Re Carlo I, fu il pittore eccezionale del XVII secolo in Inghilterra. Nato nel 1599 ad Anversa, in quello che oggi si chiama Belgio, mostrò un precoce talento per la pittura, e divenne ben presto il “miglior allievo” del celebre pittore fiammingo Peter Paul Rubens (1577–1640). Tra i viaggi giovanili sul continente, in particolare a Genova per imparare dai maestri italiani, fece una breve visita a Londra nel 1620–1621.

Tuttavia, dal 1632 fino alla sua morte prematura nel 1641, su invito del Re Carlo I Stuart, un appassionato mecenate, van Dyck venne in Inghilterra per rimanervi. Qui divenne il ritrattista alla moda e molto influente della classe dirigente inglese, proiettando, come senza dubbio voleva il Re, un’immagine fascinosa del regno degli Stuart. Il fascino rivive nei ritratti colorati e caratteristici che costituiscono la maggior parte di questa mostra.

Come i suoi maestri continentali, Rubens e Tiziano, e come la sposa del Re, Enrichetta Maria di Francia, van Dyck era cattolico. Anche se un puritano possa essere un pittore, mai potrebbe gioire come fa van Dyck nel gioco di luce su splendidi tessuti, né potrebbe ritrarre costumi ancora più fantasiosi di quanto fossero in realtà, come le maniche a palloncino di van Dyck. Naturalmente i puritani fecero guerra a Carlo, e nel 1649 gli tagliarono la testa, ma con la restaurazione degli Stuart del 1660 parte del colore e della gioia tornarono, e l’influenza di Van Dyck sulla ritrattistica inglese durò – si pensi in particolare a Gainsborough e Reynolds nel XVIII secolo – fino ai primi del XX secolo, quando alla fine le luci furono spente in tutta Europa, e le restanti monarchie si estinsero con esse, o si svuotarono.

Quindi solo i re non sono sufficienti. Essi possono patrocinare le arti, e le loro corti possono mantenere per un po’ il fascino e la gloria, come risulta ad esempio da van Dyck, nelle cui fascinose tele si trova sorprendentemente poca o nessuna traccia delle tensioni omicide presenti negli anni 1630 in Inghilterra. Infatti, subito dopo di lui il Re e la corte furono spazzati via, e restaurati solo con criteri moderni. Che serve allora per superare la modernità incolore e senza fascino? Non meno del Re dei re, e della sua Croce cattolica! “O crux ave, spes unica” – “Salve a te, o Croce, nostra unica speranza”.

Kyrie eleison.