mondo moderno

Vaticano II Bis

Vaticano II Bis on Luglio 7, 2012

I parallelismi tra il Vaticano II e i recenti avvenimenti all’interno della Fraternità San Pio X sono così impressionanti che tali avvenimenti potrebbero essere chiamati Vaticano II bis. E a ragione. Esattamente la stessa seduzione e la stessa pressione del mondo moderno, che produssero il crollo dei vertici ecclesiastici negli anni ‘60, hanno suggestionato un certo numero di membri della FSSPX negli anni 2000, conducendo la FSSPX vicino al collasso. Recentemente mi imaginavo una madre che raccontava una storiella al suo bambino nel metterlo a letto:—

“C’era una volta una Chiesa cattolica fiorente, che però era circondata da un malvagio mondo moderno. Allora la Chiesa condannò i princípi moderni su cui si basava quel mondo, ma a quel mondo non piaceva essere condannato e allora fece tutto il possibile per infiltrarsi nella Chiesa e fermare le sue condanne. A quel punto, avvenimenti come le due terribili Guerre Mondiali dimostrarono che la Chiesa aveva ragione e allora un gran numero di anime si unirono alla Chiesa perché era capace di fornire le vere soluzioni per i problemi del mondo.

“Ma ecco che accadde il disastro! Proprio quando tante anime si arrendevano al dolce giogo di Cristo, i capi di quella Chiesa decisero che, dopo tutto, il mondo aveva ragione e nel corso di una grande riunione a Roma, durata quattro anni, cambiarono i princípi della Chiesa per adattarsi al mondo moderno. Divennero amici con tutti i vecchi nemici della Chiesa e furono molto crudeli con i veri amici della Chiesa che non vollero avere niente a che fare coll’aggiornamento. Questi veri amici erano solo una piccola minoranza di cattolici, perché avendo imparato nei secoli a riporre molta fiducia nei loro capi, i cattolici continuarono a fidarsi di essi anche quando tradirono la Chiesa. E allora Iddio, nella sua misericordia, diede a questi veri amici un capo scelto tra loro, un vero Arcivescovo cattolico, e così essi incominciarono a radunarsi e diedero vita ad un fiorente movimento di resistenza.

“Ma il movimento era accerchiato dalla cattiva neo-Chiesa ai cui nuovi-preti non piaceva essere condannati come modernisti dal movimento, e allora essi fecero tutto quello che era in loro potere per soffocarlo. Ma eventi come lo svuotamento e la chiusura di un istituto dopo l’altro della neo-Chiesa dimostrarono che il movimento aveva ragione, e allora sempre più anime cattoliche incominciarono ad avviarsi verso il movimento per le sue vere soluzioni ai problemi altrimenti insolubili, sia del mondo moderno, sia della neo-Chiesa che si era unita a quel mondo.

“Ma ecco che accade il disastro! Proprio quando il movimento stava guadagnando sempre più anime per il collasso della neo-Chiesa, i capi del movimento incominciarono a dire che i mali del mondo moderno venivano esagerati e che quella famosa riunione di quattro anni, dopo tutto, non era poi stata così male. E allora questi capi incominciarono a fare amicizia con gli uomini della neo-Chiesa e a dimostrare una grande durezza verso tutti i membri del movimento che insistevano nel condannare la neo-Chiesa e i suoi falsi princípi; e peggio ancora, ad essi non mancarono dei seguaci nel movimento, perché i cattolici erano abituati a pensare che sarebbero stati sleali se non si fossero fidati dei loro capi”

“Oh, mamma, ma nelle storielle non finisce che poi tutti sono felici e contenti?”

“Tesoro, non te lo so dire. La storiella non è ancora finita. Adesso méttiti a dormire”

Kyrie eleison.

Angelismo Mortale

Angelismo Mortale on Febbraio 11, 2012

Nell’indicare cos’è che ha fatto di T. S. Eliot (1888–1965) “indiscutibilmente il più grande poeta inglese del XX secolo”, uno scrittore conservatore inglese dei nostri giorni, Roger Scruton, ha delle cose interessanti da suggerire ai cattolici che in questi primi anni del XXI secolo stanno aggrappati alla loro fede per la punta delle dita – in breve: la soluzione sta nella pena! Se il mondo che ci circonda ci crocifigge, sarà questa la Croce che dobbiamo portare.

Poeticamente, Eliot era un arcimodernista. Come dice Scruton, “Egli ha rovesciato in campo letterario il XIX secolo, inaugurando l’età del verso libero, dell’alienazione, dell’esperimento”. Ci si potrebbe chiedere se la combinazione di Eliot, fatta di fine cultura e di anglicanesimo, fosse sufficiente ad affrontare i problemi con cui era alle prese, ma chi può negare che con il suo famoso poemetto, “La Terra Desolata” del 1922, abbia fatto da battistrada alla poesia inglese contemporanea? L’enorme influenza del suo poemetto ha dimostrato che quantomeno Eliot aveva colto la tensione del suo tempo. Egli era un uomo moderno e si scontrò con i problemi dei tempi moderni, riassunti da Scruton con “frammentazione, eresia e miscredenza”.

Comunque, “La Terra Desolata” non avrebbe potuto essere il capolavoro che è se non avesse dato un qualche senso al caos. Con i suoi soli 434 versi, costituisce infatti un brillante ritratto della frantumazione della “civiltà” europea emersa dalle rovine della Prima Guerra Mondiale (1914–1918). E come è riuscito a realizzarlo Eliot? Perché, come dice Scruton, l’Eliot arcimodernista era anche un arciconservatore. Eliot si era abbeverato ai grandi poeti del passato, in particolare Dante e Shakespeare, ma aveva attinto anche a maestri più moderni, come Baudelaire e Wagner, e da “La Terra Desolata” è chiaro come Eliot sia stato in grado di destreggiarsi nel disordine del presente aggrappandosi all’ordine del passato.

Scruton ritiene che se poi Eliot spazzò via la grande tradizione romantica della poesia inglese del XIX secolo, fu perché quel romanticismo non corrispondeva più alla realtà del suo tempo. “Egli credeva che l’uso che i suoi contemporanei facevano della logora dizione poetica e dei ritmi cadenzati, tradisse una grave carenza morale: una incapacità di guardare alla vita com’essa è, una incapacità di cogliere ciò che va colto attraverso quell’esperienza che è inevitabilmente nostra. E Eliot riteneva che questa debolezza non si limitasse alla sola letteratura, ma attenesse all’insieme della vita moderna”. La ricerca di un nuovo linguaggio letterario, per Eliot faceva parte di una ricerca più ampia – “sulla realtà dell’esperienza moderna”.

Ora, non abbiamo visto, e non vediamo, la stessa “grave carenza morale” all’interno della Chiesa?

Questa debolezza della Chiesa degli anni cinquanta, che si può chiamare “Cinquantismo”, fu il padre diretto del disastro del Vaticano II negli anni sessanta. E di cosa si trattò se non del rifiuto di guardare correttamente al mondo moderno per quello che esso era? Della pretesa che tutto fosse bello e che tutti fossero buoni? Della pretesa che se ci si ammanta di un angelismo sentimentale, ecco che i problemi della Chiesa nel contesto di un mondo rivoluzionario volano via? E cos’è la pretesa che oggi Roma voglia sostenere realmente la Tradizione Cattolica, se non lo stesso essenziale rifiuto della moderna realtà? Come Eliot ci ha insegnato che il sentimentalismo è la tomba della vera poesia, così Mons. Lefebvre ci ha mostrato che esso è la morte del vero cattolicesimo. L’arciconservatore Arcivescovo fu il più vero dei cattolici moderni.

Cattolici, la realtà odierna può crocifiggerci con uno dei suoi tanti metodi corrotti, ma rallegriamoci, ancora come dice San Paolo, gioite perché la personale accettazione della nostra Croce moderna è oggi la nostra sola salvezza e il solo futuro del Cattolicesimo.

Kyrie eleison.

“Malattia Mentale”

“Malattia Mentale” on Gennaio 21, 2012

Recentemente, un corrispondente di molti anni mi ha scritto per mostrarmi, con una dozzina di argomentazioni, perché la FSSPX dovrebbe giungere ad un qualche accordo con Roma, anche se i colloqui dottrinali del 2009–2011 hanno dimostrato che il dissenso dottrinale fra Roma e la FSSPX è radicale. Permettetemi di soffermarmi su uno di questi argomenti, perché penso che esso dia l’idea della dimensione di quello con cui è alle prese la FSSPX.

Egli ha scritto che se la FSSPX non “normalizza” presto la propria posizione con Roma, corre il rischio di perdere il senso di ciò che significa appartenere alla Chiesa. In questa ottica, vi sono dei laici ed anche dei sacerdoti della FSSPX che si trovano a loro agio in questa situazione anormale e che vi si sono adattati, visto che la FSSPX “ha tutto ciò che di cui abbisogniamo, specialmente dei vescovi”. Tale adattamento, scrive il mio amico, si muove verso una mentalità scismatica e un pratico, se non teorico, sedevacantismo. Io ho risposto che secondo la mia opinione, più che nell’acquisizione di una mentalità scismatica, il maggiore rischio sta nel contrarre la “malattia mentale e spirituale dei romani di oggi, causato dall’avvicinarvisi troppo”. Una risposta scandalosa? Permettetemi che mi spieghi.

“Malattia mentale” è l’espressione usata, nei confronti degli ecclesiastici romani, da un altro amico che ha dovuto frequentarli. Egli ha detto che sono degli uomini intelligenti e sinceri, pienamente in grado di cogliere le argomentazioni della Tradizione loro proposte, ma ha concluso che “sono malati mentalmente, ma hanno l’autorità”. Certo, parlando di “malattia mentale”, non ha inteso insultare personalmente questi Romani. Egli ha espresso qualcosa di molto più grave di un mero insulto personale; ha commentato lo stato oggettivo della mentalità dei Romani, come confermato dalle conversazioni avute con loro. Tale mentalità non si muove più secondo la verità.

Un terzo amico, anche lui in contatto con alti ecclesiastici, ha detto la stessa cosa, ma con parole diverse. Gli ho chiesto: “Non avresti potuto arrivare al nocciolo della questione e affrontare con loro il problema basilare della mente e della verità?” “No – mi ha risposto – avrebbero solo detto che loro rappresentano l’autorità e che se noi vogliamo essere cattolici, devono essere loro a dirci come”. Tale mente non si muove secondo la verità, ma secondo l’autorità. Ora, il latte è una bella cosa, ma immaginiamo un proprietario che insistesse tranquillamente nel voler riempire il serbatoio della sua auto con del latte! Il problema gigantesco è che quasi tutto il mondo moderno ha perso interamente il senso e l’amore per la verità. Per lungo tempo la Chiesa ha resistito a questa perdita della verità, ma col Vaticano II anche l’ultima resistenza è crollata.

Perché di fatto il mondo moderno è seducente e incombente, e così è Roma! Ecco come un amico italiano descrive il fascino degli uffici vaticani: “Entrare nei palazzi romani è un’impresa rischiosa, perché l’aria che vi si respira è irresistibile. Il fascino di questi sacri palazzi non viene tanto dall’attrazione degli ufficiali (il che non significa che sono tutti affascinanti), quanto dall’aura che trasuda da 2000 anni di storia della Chiesa. È l’attrazione del Cielo? O dell’Inferno? In ogni caso la sola atmosfera del Vaticano seduce i visitatori e addomestica la loro volontà”

E il fascino del Vaticano è solo una piccola parte della pressione totale che il mondo moderno esercita sulle menti per annebbiarle e farci seguire il suo andazzo. Caro amico, preferirei essere un sedevacantista scismatico che un apostata romano. Con la grazia di Dio, nessuno dei due!

Kyrie eleison.

Decimo Anniversario

Decimo Anniversario on Ottobre 1, 2011

Il decimo anniversario dell’11 settembre è venuto e se n’è andato con l’11 settembre, tre settimane fa. A quanto pare, nei media americani, per l’occasione, si è verificato un tale diluvio di sentimentalismo da far apparire le recenti piogge torrenziali sulla costa orientale come un acquazzone.

Comunque, prima che diventi “antisemita” anche solo il sollevare la questione, chiediamoci, con un commentatore americano di indiscusse intelligenza e integrità, cosa sia stato in realtà questo evento.

Il commentatore è il dottor Paul Craig Roberts, che diversi mesi fa aveva annunciato di volersi ritirare come scrittore, perché scoraggiato dalla mancanza di lettori interessati alla verità. Fortunatamente il suo ritiro non è durato a lungo. Egli è uno scrittore amante della verità e ce ne sono troppo pochi in giro. Il 12 settembre, su infowars.com , ha pubblicato un articolo dal titolo: “ In America Respect for Truth is Dead ”. Come egli suggerisce, il dramma reale dell’11 settembre sta nella perdita della verità, sia su allora sia sui dieci anni successivi, non solo negli USA, ma in realtà in tutto il mondo.

Il dottor Roberts ha una formazione scientifica e come tale asserisce di essere rimasto del tutto convinto dalle prove scientifiche sull’11 settembre 2001 presentate in un convegno tenutosi alla Ryerson University di Toronto, in Canada, dall’8 all’11 settembre scorsi. Nel corso dei 4 giorni, eminenti scienziati, studiosi, architetti e ingegneri hanno presentato il frutto delle loro ricerche sugli eventi dell’11 settembre (i risultati sono forse ancora accessibili su http://​www.​ustream.​tv/​channel/​thetorontohearings ).

Roberts scrive che tali ricerche “provano che per l’edificio 7 del WTC si è trattato di una normale demolizione controllata e che le Torri Gemelle sono state abbattute da esplosivi e ordigni incendiari. Non v’è alcun dubbio su questo. Chiunque dichiara il contrario non ha alcuna base scientifica per sostenerlo. Coloro che credono nella versione ufficiale dimostrano di credere ad un miracolo che sfida le leggi della fisica.”

Roberts cita alcune delle tante prove scientifiche presentate in Canada, per esempio la recente scoperta di nano-termite nelle polveri prodotte dalla caduta delle Torri. Ma scrive che “la cattiveria così revelata è tanto dirompente che per la maggior parte dei lettori si tratterà come di una sfida alla loro capacità emotiva e intellettiva”. La propaganda governativa e i “Presstitute media” hanno una tale presa sulle menti, che la maggior parte delle persone crede seriamente che la versione governativa sia contrastata solo dalla “follia della cospirazione”. I fatti, la scienza, le prove non contano più niente (qualcuno che conosco ce n’è rimasto male!). E ancora Roberts cita un docente di diritto di Harvard e di Chicago che propone perfino di far tacere tutti gli scettici nei confronti della propaganda governativa!

G. K. Chesterton una volta disse che quando la gente smette di credere in Dio, non è vero che non crede più a niente, crede a tutto.

Tra i molti milioni che hanno perso la verità sull’11 settembre, peggio di tutti sono messi i cattolici, che non possono o non vogliono vedere l’evidenza che l’11 settembre è una faccenda interna, che non possono o non vogliono vedere la dimensione veramente religiosa del trionfo mondiale di quella incredibile menzogna rappresentata dall’11 settembre.

Che stiano attenti! Potrà sembrare una eccessiva esagerazione dire che rischiano di perdere la Fede, ma non c’è vicino a noi il terrificante esempio del Vaticano II? Non fu proprio negli anni ‘60 che fin troppi cattolici dimostrarono di avere una così simpatetica visione del mondo moderno da pensare che la loro Chiesa avrebbe dovuto adattarsi ad esso? Non ne uscì il Vaticano II? E cosa causò esso alla loro Fede?

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Il Pensiero di Benedetto XVI – I

Il Pensiero di Benedetto XVI – I on Luglio 9, 2011

“Commenti Eleison” del 18 giugno ha promesso una serie di quattro numeri in cui si dimostra come sia “disorientato” il “modo di credere” di Papa Benedetto XVI. Essi presenteranno infatti una sintesi del prezioso studio scritto due anni fa da Mons. Tissier de Mallerais, uno dei quattro vescovi della Fraternità San Pio X, sul pensiero del Papa. Lo studio del vescovo, La fede in pericolo per la ragione , che lui definisce “senza pretese”, mette a nudo il problema fondamentale del Papa: come credere nella Fede cattolica in modo tale da non escludere i valori del mondo moderno. In esso si dimostra che un tale modo di credere è necessariamente disorientato, anche se il Papa in qualche modo crede ancora.

Lo studio si divide in quattro parti. Dopo un’importante Introduzione all’“ermeneutica della continuità” di Benedetto XVI, Mons. Tissier si sofferma brevemente sulle radici filosofiche e teologiche del pensiero del Papa. Espone poi i frutti di questo pensiero a riguardo del Vangelo, del dogma, della Chiesa e della società, della Regalità di Cristo e dei Fini Ultimi. Infine conclude con un giudizio misurato sulla nuova fede del Papa, molto critico, ma del tutto rispettoso.

Iniziamo con uno sguardo all’ Introduzione :—

Il problema di fondo per Benedetto XVI, come per tutti noi, è costituito dallo scontro tra la Fede cattolica e il mondo moderno. Per esempio, egli vede che la scienza moderna è amorale, che la società moderna è secolarizzata e la cultura moderna è multi-religiosa. Egli precisa che lo scontro è fra fede e ragione, fra la Fede della Chiesa e la ragione come elaborata dall’Illuminismo del XVIII secolo. Tuttavia, egli è convinto che queste possano e debbano essere interpretate in modo tale da armonizzarle tra loro . Da qui la sua incisiva partecipazione al Vaticano II, un Concilio che ha tentato anch’esso di riconciliare la Fede col mondo di oggi. Ma i tradizionalisti sostengono che il Concilio ha fallito, perché i suoi principi sono inconciliabili con la Fede. Da qui l’“ermeneutica della continuità” di Papa Benedetto, ossia un sistema di interpretazione che dimostrerebbe che non v’è rottura fra la Tradizione cattolica e il Vaticano II .

I principi dell’“ermeneutica” di Benedetto XVI risalgono ad uno storico tedesco del XIX secolo, Wilhelm Dilthey (1833–1911). Dilthey sosteneva che le verità sorgono dalla storia, così che esse possono essere comprese solo nella loro storia, e le verità umane non possono essere comprese senza il coinvolgimento del soggetto umano in questa storia. Ne consegue che per perpetuare nel presente il nucleo delle verità del passato, occorre depurarle da tutti gli elementi che appartengono al passato, ormai irrilevanti, e sostituirli con gli elementi importanti del presente. Questo doppio processo di purificazione e di arricchimento, Benedetto XVI lo applica alla Chiesa. Da un lato, la ragione deve purificare la Fede dagli errori del passato, per esempio dall’assolutismo, dall’altro, la Fede deve muovere la ragione a moderare i suoi attacchi contro la religione e a ricordare che i suoi valori umanistici di libertà, uguaglianza e fraternità sono tutti originati dalla Chiesa.

Il grande errore del Papa sta nel ritenere che le verità della Fede cattolica, su cui è stata edificata la civiltà cristiana e si fonda il debole resto rimasto, abbiano la loro origine nella storia umana, mentre in realtà esse originano dal seno eterno dell’immutabile Iddio. Esse sono verità eterne, dall’eternità per l’eternità. “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”, dice Nostro Signore ( Mt . XXIV, 35). Né Dilthey né, come sembra, Benedetto XVI potrebbero concepire delle verità così al di sopra della storia umana, né al di sopra di qualche loro condizionamento storico.

Se il Papa pensa che facendo simili concessioni alla ragione infedele possa attrarre i suoi adepti alla Fede, bisogna farlo ricredere.

Essi semplicemente disprezzeranno la Fede ancor di più!

Nel prossimo si dirà delle radici filosofiche e teologiche del pensiero di Benedetto XVI.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

La libertà contro la natura

La libertà contro la natura on Maggio 17, 2008

Perché la gioventù moderna è così stupida? I film offerti sui voli a lungo raggio raramente promettono di essere tutt’altro che stupidi, ma un film dalla Catalogna ha recentemente attratto la mia attenzione nelle mie 12 ore di prigionia e mi ha suggerito una risposta: la libertà! Il film ha detto infatti più di quello che significava.

Ecco la storia. Una giovane coppia non sposata, ma convivente secondo l’andazzo dell’odierno accompagnarsi, si mette d’accordo per l’eventuale separazione se uno dei due ne avesse mai voglia. Tuttavia, si amano abbastanza da prendere insieme un appartamento dove lei è felice di costruire con il suo uomo il suo primo nido domestico. Ahimè, ecco che lui dev’essere ricoverato in ospedale per un grave problema al fegato, che richiede un trapianto perché sopravviva.

Visitandolo giornalmente e premurosamente in ospedale, lei gli offre una parte del suo fegato. Alla fine egli accetta. I medici la trovano compatibile. Viene eseguito il trapianto. Entrambi superano l’operazione. Con gioia egli torna a casa per ricongiungersi con la ragazza che gli ha salvato la vita, ma la trova . . . diversa! Mentre era in ospedale, un collega di lavoro prova dell’interesse per lei, che a sua volta lo trova attraente. Così, quando il “compagno” che lei ha salvato la raggiunge, lei gli dice che possono rimanere legati perché lui ha adesso una parte fisica di lei, ma non ha più la sua parte migliore: il suo cuore!

Debolmente egli commenta: “Che peccato!” Ma visto il loro accordo originario, che altro poteva dire?

Il film si conclude con lei che piange dolcemente fra le braccia di lui, lasciando aperta la possibilità di un possibile felice domani dove lui potrebbe riconquistare l’affetto del cuore di lei, ecc. ecc. Tuttavia, sembra altrettanto probabile che lei “vada avanti” (come si dice oggi) col suo nuovo “compagno”. Infatti, al legame creato col suo considerevole sacrificio, sembra che lei preferisca la libertà dei suoi sentimenti.

Ora, nulla nel film promuove lontanamente la formula cattolica per la felicità domestica dell’uomo e della donna, com’è possibile in questa “valle di lacrime”, e cioè una ragazza che conserva il suo cuore per l’unico uomo che sposerà, e sposatolo non lo lascia mai. Piuttosto il film non abbastanza obiettivamente suggerisce che “la libertà” può recidere i più profondi istinti naturali di una ragazza per il proprio nido domestico e per il sacrificio di sé per il suo uomo, che non necessariamente possono renderla felice.

Ragazze, se siete alla ricerca della felicità in questa vita, per non parlare dell’eternità, fidatevi di Madre Chiesa.

Kyrie eleison.