Commenti Eleison

Teismo Degli Atei?

Teismo Degli Atei? on Ottobre 8, 2011

C’è un’affascinante citazione del famoso compositore tedesco Johannes Brahms (1833–1899), che dimostra come un uomo possa non avere affatto una fede religiosa e tuttavia riconoscere che esista un ordine oggettivo. Tale riconoscimento realizza un aggancio con la realtà e fu esso che permise a Brahms di accedere a tutta quella bellezza che egli espresse con la sua musica. La crisi di innumerevoli anime moderne sta nel fatto che esse sono convinte che non ci sia alcunché di oggettivo. Esse sono imprigionate nella loro stessa soggettività, che genera una squallida prigione e una musica da suicidi!

Nel 1878, Brahms scrisse per un violinista d’eccezione, il suo amico Joseph Joachim (1831–1907), uno dei suoi lavori più belli e più amati, il Concerto per violino op. 77 . Quando lo sentì suonare da Joachim, disse: “Humm – si . . . si può suonare anche così”. In altre parole, mentre Brahms componeva il Concerto, con l’orecchio della mente lo aveva percepito in un modo o in un altro, ma adesso riconosceva che l’uso diverso che qualcun altro poteva fare di esso era ugualmente legittimo.

Indubbiamente, ci sono modi di eseguire il Concerto che Brahms non avrebbe accettato, ma quando un esecutore usa la sua composizione riuscendo a cogliere in modo diverso lo scopo da lui stesso perseguito nel comporla, ecco che Brahms non insiste più sul modo suo proprio. Lo scopo oggettivo conta più dell’approccio soggettivo, tale che se con la sua composizione egli riesce a dare la possibilità a ogni tipo di esecutore di cogliere lo stesso scopo, allora – entro certo limiti – essi sono tutti i benvenuti quando suonano il Concerto a modo loro. Oggetto al di sopra del soggetto.

In ultima analisi questo significa che Dio è al di sopra dell’uomo, eppure Brahms non fu un credente. Il compositore cattolico ceco, Antonin Dvorak (1841–1904), amico e ammiratore di Brahms, una volta disse di lui: “Che grand’uomo! Che anima grande! E non credeva in niente! Non credeva per niente!”

Di fatto Brahms non era cristiano – nel suo Requiem Tedesco egli lasciò fuori deliberatamente ogni menzione di Gesù Cristo. E ammetteva di non avere alcun tipo di credenza – egli diceva che i testi biblici che aveva usato nel Requiem erano lì per la loro capacità di esprimere il sentimento, piuttosto che per una professione religiosa.

Qui il soggetto è al di sopra dell’oggetto. Ed è a questa professata miscredenza di Brahms che si può addebitare la mancanza di una certa spontaneità e gioia in gran parte della sua musica.

Ma quanta bellezza velata essa contiene, e che cura artigianale per l’ordine! Questa maestria e questa riflessione delle bellezze della natura, come per esempio nel Concerto per violino , richiamano alla mente Nostro Signore che dice che vi sono anime che lo negano a parole, ma lo onorano con i fatti ( Mt . XXI, 28–29). Oggi che quasi tutte le anime lo negano a parole, quante ve ne sono che in qualche modo, per esempio nella musica o in natura, onorano almeno l’ordine che Nostro Signore ha stabilito dappertutto nel suo universo. Tale fedeltà non è ancora per niente la fede cattolica, la sola che possa salvare, ma almeno costituisce quel lucignolo fumigante che non deve essere estinto ( Mt . XII, 20).

Facciamo che tutti i cattolici dotati della pienezza della Fede abbiano attenzione per queste anime che li circondano e si abbia compassione per la moltitudine di coloro che vengono allontanati da Dio dai suoi nemici, nella musica come in tutti i domini ( Mc. VIII, 2).

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Decimo Anniversario

Decimo Anniversario on Ottobre 1, 2011

Il decimo anniversario dell’11 settembre è venuto e se n’è andato con l’11 settembre, tre settimane fa. A quanto pare, nei media americani, per l’occasione, si è verificato un tale diluvio di sentimentalismo da far apparire le recenti piogge torrenziali sulla costa orientale come un acquazzone.

Comunque, prima che diventi “antisemita” anche solo il sollevare la questione, chiediamoci, con un commentatore americano di indiscusse intelligenza e integrità, cosa sia stato in realtà questo evento.

Il commentatore è il dottor Paul Craig Roberts, che diversi mesi fa aveva annunciato di volersi ritirare come scrittore, perché scoraggiato dalla mancanza di lettori interessati alla verità. Fortunatamente il suo ritiro non è durato a lungo. Egli è uno scrittore amante della verità e ce ne sono troppo pochi in giro. Il 12 settembre, su infowars.com , ha pubblicato un articolo dal titolo: “ In America Respect for Truth is Dead ”. Come egli suggerisce, il dramma reale dell’11 settembre sta nella perdita della verità, sia su allora sia sui dieci anni successivi, non solo negli USA, ma in realtà in tutto il mondo.

Il dottor Roberts ha una formazione scientifica e come tale asserisce di essere rimasto del tutto convinto dalle prove scientifiche sull’11 settembre 2001 presentate in un convegno tenutosi alla Ryerson University di Toronto, in Canada, dall’8 all’11 settembre scorsi. Nel corso dei 4 giorni, eminenti scienziati, studiosi, architetti e ingegneri hanno presentato il frutto delle loro ricerche sugli eventi dell’11 settembre (i risultati sono forse ancora accessibili su http://​www.​ustream.​tv/​channel/​thetorontohearings ).

Roberts scrive che tali ricerche “provano che per l’edificio 7 del WTC si è trattato di una normale demolizione controllata e che le Torri Gemelle sono state abbattute da esplosivi e ordigni incendiari. Non v’è alcun dubbio su questo. Chiunque dichiara il contrario non ha alcuna base scientifica per sostenerlo. Coloro che credono nella versione ufficiale dimostrano di credere ad un miracolo che sfida le leggi della fisica.”

Roberts cita alcune delle tante prove scientifiche presentate in Canada, per esempio la recente scoperta di nano-termite nelle polveri prodotte dalla caduta delle Torri. Ma scrive che “la cattiveria così revelata è tanto dirompente che per la maggior parte dei lettori si tratterà come di una sfida alla loro capacità emotiva e intellettiva”. La propaganda governativa e i “Presstitute media” hanno una tale presa sulle menti, che la maggior parte delle persone crede seriamente che la versione governativa sia contrastata solo dalla “follia della cospirazione”. I fatti, la scienza, le prove non contano più niente (qualcuno che conosco ce n’è rimasto male!). E ancora Roberts cita un docente di diritto di Harvard e di Chicago che propone perfino di far tacere tutti gli scettici nei confronti della propaganda governativa!

G. K. Chesterton una volta disse che quando la gente smette di credere in Dio, non è vero che non crede più a niente, crede a tutto.

Tra i molti milioni che hanno perso la verità sull’11 settembre, peggio di tutti sono messi i cattolici, che non possono o non vogliono vedere l’evidenza che l’11 settembre è una faccenda interna, che non possono o non vogliono vedere la dimensione veramente religiosa del trionfo mondiale di quella incredibile menzogna rappresentata dall’11 settembre.

Che stiano attenti! Potrà sembrare una eccessiva esagerazione dire che rischiano di perdere la Fede, ma non c’è vicino a noi il terrificante esempio del Vaticano II? Non fu proprio negli anni ‘60 che fin troppi cattolici dimostrarono di avere una così simpatetica visione del mondo moderno da pensare che la loro Chiesa avrebbe dovuto adattarsi ad esso? Non ne uscì il Vaticano II? E cosa causò esso alla loro Fede?

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Film Sulla Crisi

Film Sulla Crisi on Settembre 24, 2011

Sono già apparsi due film interessanti sulla crisi finanziaria ed economica negli USA, che dal 2008 minaccia di minare l’intero stile di vita occidentale. Entrambi i film sono ben fatti. Entrambi sono convincenti. Eppure uno dice che i banchieri sono eroi, mentre l’altro sostiene che sono malvagi. Se la società occidentale dovrà avere un futuro, la contraddizione merita una riflessione.

Il film documentario Inside Job è costituito da una serie di interviste con banchieri, politici, economisti, imprenditori, giornalisti, docenti universitari, consulenti finanziari, ecc. Qui emerge un quadro terrificante di avidità e di complicità in frode al vertice della società americana e in tutti questi ambiti. La libera impresa è stata la giustificazione per la deregolamentazione finanziaria degli anni ‘80 e ‘90, che ha dato sempre più potere ai finanzieri fino al punto che costoro sono riusciti a porre sotto il loro controllo tutti i politici o i giornalisti o gli intellettuali influenti. Di fatto un processo di spietato saccheggio delle classi medie elavoratrici è ancora in corso. La rabbia delle vittime sta montando verso l’esplosione, ma almeno per adesso i finanzieri continuano a rimpinzarsi alla greppia che hanno così ben predisposto per loro stessi.

“L’avidità è cosa buona. Fa girare il mondo”, dicono i banchieri.

Il secondo film, Too Big to Fail [Troppo grandi per fallire], ricostruisce i drammatici avvenimenti dell’autunno del 2008, con al centro il crollo della Lehman Brothers, una delle più grandi banche d’investimenti di New York.

Hank Paulson, allora Segretario del Tesoro degli USA, è presentato mentre assume una classica decisione da libero mercato, rifiutando l’intervento del governo, il solo che potesse salvarela Lehman Brothers dal fallimento. Ma il risultato è un tale shock per la comunità finanziaria mondiale che viene paventato il tracollo della finanza e del commercio mondiali, al punto che Paulson, con i suoi compagni di governo e con l’aiuto dei principali banchieri di New York, è costretto a persuadere il Congresso degli USA ad approvare un intervento finanziario governativo a favore di tutte le grandi banche, che non si possono lasciar fallire. La cosa si realizza a stento. Il sistema è salvo. Il governo e i banchieri sono gli eroi del giorno. Ancora una volta il capitalismo ha dimostrato di essere la meraviglia che sempre abbiamo saputo fosse . . . grazie all’intervento socialista!

I banchieri sono quindi eroi o malvagi? Risposta: eroi al massimo nel breve periodo, ma certamente malvagi nel lungo periodo, poiché basta il minimo buonsenso per capire che ogni società ha bisogno dell’altruismo, nessuna società può costruirsi con l’avidità, cioè con l’egoismo. In ogni società ci saranno sempre gli abbienti e i non abbienti (cf. Gv . XII, 8). I dirigenti delle società che hanno il denaro e il potere devono assolutamente badare alle masse che non ne hanno, diversamente sarà la rivoluzione e il caos. Naturalmente i mondialisti contano su questo caos di domani per poter prendere il potere mondiale il giorno dopo, ma per quanto essi possano proporre, è Dio che dispone.

Nel frattempo i cattolici e chiunque abbia a cuore il futuro, dovrebbero andare a vedere questi due film e quindi porsi alcune domande scomode sul capitalismo e il libero mercato. Com’è capitato che questa volta il capitalismo sia stato salvato solo dal socialismo? Il governo è dunque realmente così malvagio? Il capitalismo è realmente così buono? Com’è possibile che una società, per sopravvivere, dipenda dall’avidità degli uomini? Come mai la società si è messa in tale stato di dipendenza? Vi è qualche segno che faccia pensare che qualcuno si stia ponendo queste domande? O l’universale culto di Mammona – chiamiamo le cose col loro nome – procede indisturbato?

In definitiva, se Gesù Cristo non assolve gli uomini dai loro peccati tramite i suoi sacerdoti, non può esistere alcun sistema sociale idoneo dopo l’Incarnazione. Negli ultimi secoli, il capitalismo è vissuto sempre e solo come parassita del Cattolicesimo dei secoli precedenti. Il Cattolicesimo è esaurito? Il capitalismo sta morendo!

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Pericolo Eterno

Pericolo Eterno on Settembre 17, 2011

Un vecchio amico mi ha appena chiesto: “Perché siamo esseri umani qui sulla terra?” Naturalmente ho risposto: «Per pregare, amare e servire Dio e così facendo per salvare . . .” Lui subito mi ha interrotto: “No, non è questo che voglio sapere. Quello che intendo dire è che prima di esistere, non c’ero e non ero in pericolo. Adesso che esisto sono seriamente esposto al pericolo di perdere la mia anima. Perché, senza il mio consenso, mi è stata data questa pericolosa esistenza che, una volta avuta, non posso più rifiutare?

Espressa in questo modo, la domanda è seria, perché getta un dubbio sulla bontà di Dio. Certamente è Dio che dà la vita ad ognuno di noi e ci pone di fronte ad una scelta che non possiamo eludere: o il sentiero ripido e stretto per il Cielo o la strada agevole e larga per l’Inferno ( Mt . VII,13–14). Non v’è dubbio che i nemici della salvezza delle nostre anime: il mondo, la carne e il Diavolo, sono pericolosi, visto che la cosa triste è che la maggior parte delle anime alla fine della propria vita cade nell’Inferno ( Mt. XX, 16). Quindi, come può essere giusto che io mi venga a trovare in tale pericolo senza che vi abbia acconsentito?

La risposta è sicuramente che se il pericolo esistesse senza alcuna mia minima colpa, allora la vita sarebbe veramente un dono avvelenato. Se invece il pericolo c’è spesso in buona parte per colpa mia e se lo stesso libero arbitrio mi conduce all’Inferno se usato erroneamente, mentre se usato correttamente mi permette di entrare in un’eternità di inimmaginabile beatitudine, allora non solo la vita non è un dono avvelenato, ma è l’offerta magnifica di una gloriosa ricompensa, del tutto sproporzionata rispetto allo sforzo relativamente piccolo che può costarmi sulla terra l’evitare il pericolo e l’usare correttamente il mio libero arbitrio ( Is . LXIV, 4).

Ma l’interlocutore potrebbe obiettare che nessuno di questi tre nemici della sua salvezza sono colpa sua: “Il mondo che ci spinge alla mondanità e alla concupiscenza degli occhi, è intorno a noi dalla culla alla tomba, e solo la morte permette di sfuggirvi. La debolezza della carne inizia col peccato originale e risale ad Adamo ed Eva. Ed io allora non c’ero! Anche il Diavolo esiste da molto prima che io nascessi e agisce indisturbato nei tempi moderni!”

Al che si può rispondere che dei tre nemici siamo fin troppo responsabili per colpa nostra.

Circa il mondo, noi dobbiamo essere nel mondo, ma non del mondo ( Gv . XVII, 14–16). Dipende da noi se amiamo le cose del mondo o preferiamo le cose del Cielo. Quante preghiere nel Messale chiedono la grazia di preferire le cose del Cielo!

Così per la carne, quanto più sfuggiamo alla sua concupiscenza dentro di noi, tanto più essa perde il suo pungiglione. Ma chi di noi può dire di non avere alcun peccato personale che abbia rafforzato la concupiscenza e il pericolo, invece di indebolirli? E circa il Diavolo, il suo potere è strettamente controllato da Dio Onnipotente e la stessa Scrittura divina ci assicura che Dio ci offre la grazia necessaria per superare le tentazioni che Egli permette ( I Cor . X, 13).

In breve, ciò che Sant’Agostino dice del Diavolo vale anche per il mondo e la carne: essi sono come dei cani alla catena che possono abbaiare, ma non mordere, a meno che uno scelga di andarci troppo vicino.

Quindi, vi è in effetti un inevitabile grado di pericolo spirituale nella vita umana, ma dipende da noi, con la grazia di Dio, controllare tale pericolo, e la ricompensa si avrà lassù, fuori da questo mondo ( I Cor . II, 9) e al di là di tutte le dimensioni di questa povera vita quaggiù.

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

Il Pomodoro e il Palo – I

Il Pomodoro e il Palo – I on Settembre 10, 2011

Poco tempo fa una moglie e madre di famiglia mi ha detto che faceva fatica a comunicare col marito. A stento incominciavano a discutere di ciò che andava male, che subito si arrabbiavano l’uno con l’altro. Giusto o sbagliato che fosse, percepii che il suo problema rientrava in quella universale, deliberata e diabolica negazione del ruolo meravigliosamente complementare voluto da Dio nel matrimonio per l’uomo e per la donna. Ecco cosa le ho risposto. Lei mi ha fatto sapere che l’ha aiutata. Spero quindi che possa aiutare altri (attenzione, care signore, io non penso che il problema stia tutto dalla vostra parte!):—

Mi dispiace sentire che il suo matrimonio attraversa un momento difficile. Regola numero uno: non disputare mai col marito in presenza dei bambini o mentre essi possono ascoltare. La prima preoccupazione dev’essere per loro. Non si può aiutare la famiglia sminuendo il marito o disputando con lui di fronte ai bambini. Al contrario.

Regola numero due: RISPETTI suo marito, anche se non sempre lo merita. Le donne si muovono con l’amore, gli uomini con l’ego, una differenza non da poco. Ecco perché San Paolo – PAROLA DI DIO – dice: “Mogli, obbedite ai vostri mariti, mariti, amate le vostre mogli”. Una differenza enorme! Quando nel matrimonio il marito dimostra amore per la moglie e la moglie rispetta il marito, normalmente si pongono le basi per un matrimonio felice. E se lui non dimostra amore per lei, lei si renda amabile, cosa che non potrà mai fare battagliando con lui.

A qualunque costo, rispetti suo marito. Egli ha bisogno del suo rispetto ancor più che del suo amore. Lei invece ha bisogno del suo amore ancor più che del suo rispetto. Gli obbedisca. Non dimostri mai che gli sta dicendo cosa deve fare. Lo induca a decidere di fare ciò che lei vuole che egli faccia. Non è buona cosa per la moglie lavorare fuori casa, specialmente se guadagna più del marito. Se lei deve guadagnare, e di fatto guadagna più di lui, non lo faccia mai pesare. Sminuisca la cosa. Un uomo ha bisogno di considerarsi il sostegno e il capo della casa. Lei ne è il cuore, altrettanto necessario che il capo famiglia, forse di più, ma non è lei il capo. E se talvolta è costretta ad agire come il capo, non lo dia a vedere, ma lo dissimuli.

Mi sorprenderebbe se lei non riuscisse a far funzionare il suo matrimonio. Generalmente spetta alla donna adattarsi all’uomo e non viceversa. Un proverbio russo dice: “Come il pomodoro si attacca al palo (su cui si arrampica), così fa la donna con l’uomo”. Se lui non è un palo, faccia di tutto perché lo diventi. E se non ci riesce, allora faccia di tutto perché lo sembri. Dio fa le donne più adattabili degli uomini, così che possano adattarsi ai loro uomini.

Lei dice che la famiglia ha avuto bisogno di soldi per educare le sue bambine.

Ha pensato che la migliore e più importante educazione delle bambine si realizza nella cucina della madre? Posto che la madre stia in casa. Lei, col suo esempio, può dare alle sue bambine molto di più di quanto possa dare qualsiasi scuola fuori casa. Può dar loro il prezioso esempio di una moglie e di una madre che obbedisce e rispetta il proprio marito, nonostante tutto. I bambini sono degli ottimi osservatori. Il suo esempio è di cruciale importanza per la felicità dei loro futuri matrimoni e delle loro future case.

Disputi con suo marito, se vuole, ma con calma, rispettosamente e sempre lontano dai bambini. E non dica: “Sono stata fuori tutto il giorno a lavorare, a casa ho bisogno anch’ io di comprensione”. Lavorare fuori casa, per le madri non è normale, e gli uomini lo percepiscono, anche se si tratta del loro stesso difetto. Gli uomini sono quelli che sono. Questo è l’uomo che Dio le ha dato in sposo. Dia ai suoi figli l’esempio col rispetto che gli porta. Per loro si tratta di un regalo prezioso, specialmente per le sue ragazze.

Oggi, tutte le famiglie hanno bisogno di molte preghiere. Madre di Dio, aiutaci!

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra

“I regali dei Greci” – III

“I regali dei Greci” – III on Settembre 3, 2011

La speculazione è solo speculazione. I giornalisti sono solo giornalisti.

Il mese scorso, un giornalista italiano ha affermato che “ Vatican insider “era in grado di confermare l’incontro del 14 settembre tra gli Ufficiali romani e il Superiore Generale della Fraternità San Pio X con i suoi due Assistenti, e ha sostenuto che si sarebbe potuto discutere di una possibile regolarizzazione canonica della FSSPX.

Questa la sintesi dei punti principali presentati da Andrea Tornielli:—

Gli Ufficiali del Vaticano presenteranno alla FSSPX (1) dei chiarimenti basati sull’“ermeneutica della continuità” di Benedetto XVI e in grado di dimostrare qual è l’interpretazione più autentica dei testi del Vaticano II.

“Soltanto se saranno superate le difficoltà dottrinali” – dice Tornielli -, sarà sottoposta (2) una soluzione alla irregolarità canonica in cui si trovano ancora i vescovi e i sacerdoti della FSSPX: un Ordinariato come quello concesso agli Anglicani a maggio, col quale la FSSPX potrebbe dipendere direttamente dalla Santa Sede tramite la Commissione Ecclesia Dei . Questo assetto permetterebbe alla FSSPX di “mantenere le sue caratteristiche senza dover rispondere ai vescovi diocesani”. Ma (3) un accordo del genere non è sicuro perché “all’interno della Fraternità San Pio X convivono diverse sensibilità”.

Da tutto quello che si conosce pubblicamente sulle relazioni fra il Vaticano e la FSSPX, le previsioni di Tornielli per l’incontro del 14 settembre sembrano altamente probabili. Ma ognuno dei suoi tre punti principali abbisogna di un commento:—

In primo luogo, visto l’abisso dottrinale che separa il Vaticano odierno dalla FSSPX di Mons. Lefebvre, non si può dire che l’“ermeneutica della continuità” di Benedetto XVI sia una soluzione (si vedano i CE 208–211). Se Tornielli ha ragione, sarà interessante (ma non edificante) vedere come Roma provi ancora una volta a dimostrare che 2+2 possa fare indifferentemente 4 o 5. La dottrina cattolica è rigida esattamente come l’affermazione che 2+2 fa solo 4, anche se per noi esseri umani questa rigidità non è ugualmente chiara.

In secondo luogo, in merito all’assetto canonico evocato da Tornielli, se – incredibilmente – la FSSPX finisse con l’accettare una qualche sorta di compromesso dottrinale, in alcun modo potrebbe ritrovarsi sulle posizioni della Santa Sede (2+2 = 4 o 5) e contemporaneamente “mantenere le sue caratteristiche” (basate sul fatto che 2+2 fa esclusivamente 4). L’accordo pratico finirebbe con l’esercitare una costante ed infine irresistibile pressione per rendere la dottrina cattolica non più esclusiva, ma inclusiva dell’errore, tale da portare all’adozione dell’ideologia massonica e all’abbandono della stessa ragione d’essere della Fraternità di Mons. Lefebvre.

In terzo luogo, Tornielli potrebbe aver ragione nel giudicare che l’accordo non è sicuro, ma o lui o “Vatican insider” si sbagliano del tutto se pensano che il problema starebbe nelle “diverse sensibilità”. Le sensibilità sono cose soggettive, mentre il problema centrale tra il Vaticano e la Fraternità di Mons. Lefebvre è del tutto oggettivo, come 2+2 = 4. In nessun tempo, avanti o indietro nell’eternità, in nessun luogo, pianeta o stella creata o creabile, 2+2 può equivalere a qualcosa che non sia esclusivamente 4.

Non a caso, quando tutti gli sforzi tattici di Mons. Lefebvre fallirono con la denuncia dell’accordo del maggio 1988, volto ad ottenere dall’allora cardinale Ratzinger un posto sicuro per la Fede all’interno della Chiesa ufficiale, egli pronunciò le famose parole: «Eminenza, anche se Lei fosse pronto a darci tutto quello che chiediamo, noi saremmo costretti a rifiutare, perché noi stiamo lavorando per cristianizzare la società, mentre voi state lavorando per decristianizzarla. La collaborazione tra noi è impossibile.»

Kyrie eleison.Londra, Inghilterra